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Il settore agroalimentare italiano su nuova proposta etichettatura all’ONU

6 Novembre 2018

Scordamaglia: "Alt a chi prova ad aggirare il no dei capi di stato e di governo su tasse e etichette penalizzanti per le eccellenze Made in Italy"

“Le eccellenze agroalimentari del Made in Italy, come il Parmigiano Reggiano, il Prosciutto di Parma o l”Olio di oliva, sono ancora una volta sotto l”attacco di iniziative scellerate che prediligono sistemi di etichettatura ingannevoli e nocivi per il consumatore e per tutto il comparto alimentare italiano”. Così Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare, commenta l”iniziativa presentata dai sette paesi – Brasile, Francia, Indonesia, Norvegia, Senegal, Sudafrica e Thailandia – appartenenti alla Foreign Policy and Global Health che esortano “gli Stati Membri ad adottare politiche fiscali e regolatorie” in materia di etichettatura; un progetto di risoluzione che sarà discusso entro l”anno all”Assemblea Generale Onu a New York al fine di predisporre apposite etichette nutrizionali e una riformulazione delle ricette sulla riga.

“Etichettando come insalubri alimenti che contengono al loro interno anche grassi e sali – commenta Scordamaglia – si corre il rischio di ingannare il consumatore, si pensi ai bollini neri apposti sul Parmigiano in Cile, e di nuocere all”altissima qualità dei prodotti italiani, in primis i DOP e gli IGP, e in generale alla filiera agroalimentare nel suo complesso che si ispira ai più alti standard di qualità, sia per quanto riguarda le materie prime che i processi di trasformazione. Non solo: con questo genere di iniziative si rischia di distruggere intere filiere agroalimentari di milioni di agricoltori e PMI avvantaggiando solo poche multinazionali più interessate ad usare la chimica come ingredientistica di base per ridurre i costi di produzione e innalzare i propri margini a scapito del consumatore oggetto di una vera e propria campagna di disinformazione”.

Scordamaglia è chiaro: “Si sta facendo passare il messaggio che esistano cibi salubri e cibi non salubri, mentre la verità è che esistono solo diete e stili di vita salubri o insalubri e che la dieta migliore è quella italiana, la quale contiene tutti i cibi in modo equilibrato. Un concetto che il comparto agroalimentare italiano ha ben capito dal momento che il nostro Paese è in cima alla classifica di Bloomberg per longevità”.

Tali considerazioni non possono essere ignorate e le norme proposte pongono l”OMS davanti a un atto di responsabilità: scegliere come far fronte alla sfida di nutrire la popolazione del futuro. “Per questo – conclude Scordamaglia, presente oggi a Ginevra al WHO GCM/NCD general meeting – è necessario che l”OMS smetta di sostenere posizioni ideologiche e nella maggior parte dei casi prive di evidenze scientifiche e che finiscono con il tutelare interessi di pochi; non servono bollini o etichettature che mettano in guardia su specifici cibi, ma è necessario educare il consumatore alla consapevolezza alimentare, promuovendo iniziative di sensibilizzazione e comunicazione, non certo avvisi macabri e ingannevoli”.

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