Federalimentare
IT
CORRETTE PORZIONI E FREQUENZE DI CONSUMO

Prof. LUCA PIRETTA

Gastroenterologo e Nutrizionista

 Università Campus Biomedico di Roma

Quando si parla di alimentazione ci si ferma abitualmente al concetto legato al tutto o niente. Ovvero un alimento “fa bene” o “fa male” in base a stereotipi generici o appartenenti all’immaginario collettivo e raramente ci si addentra nella complessità dell’argomento. Non esistono in realtà alimenti “buoni” o “cattivi” ma esiste il concetto di proporzionalità come suggerito egregiamente dalla grafica della piramide della dieta mediterranea (figura 1) dove appare chiaro che non esiste una discriminazione in termini di scelte di alimenti ma quello che deve guidare le logiche di una sana alimentazione sono ispirate alla proporzionalità e alla frequenza di consumo di alcuni cibi rispetto ad altri.

Sia i LARN (livelli di assunzione di riferimento) (1) che le Linee Guida italiane per una sana alimentazione (2) hanno chiarito dettagliatamente come le porzioni e le frequenze di consumo rappresentino l’obiettivo principale di insegnamento in una corretta campagna di educazione alimentare. I LARN definiscono porzione standard la quantità di alimento che si assume come unità di riferimento riconosciuta e identificabile sia dagli operatori del settore nutrizionale e sia dalla popolazione. La porzione standard deve essere coerente con la tradizione alimentare e di dimensioni ragionevoli, in accordo con le aspettative del consumatore. È una unità di misura di riferimento della quantità di alimento consumata e può essere espressa in unità naturali o commerciali effettivamente visualizzabili (ad es. frutto medio, fetta di pane, fetta di prosciutto, lattina, scatoletta ecc.) oppure in unità di misura casalinghe di uso comune (ad es. cucchiaio, mestolo, bicchiere, tazza ecc.). La porzione rimane comunque un concetto approssimativo e puramente indicativo sebbene molto importante. Una singola porzione può variare in funzione dell’esigenza calorica dell’individuo, della sua età, del suo sesso, della sua attività fisica, della soddisfazione personale, della sua sfera psicologica e della sua capacità organizzativa giornaliera. Pertanto, appare sbagliato considerare la porzione come un dogma insormontabile. Piuttosto, diventa opportuno considerare che un regime alimentare venga suggerito partendo da questo concetto di porzione per poi adattarsi alle singole esigenze individuali in modo da personalizzare il modello alimentare. Analogamente a questo concetto si esprime quello delle frequenze di consumo. Questo significa che una volta definita la porzione, diventa importante stabilire quante volte questa porzione può essere consumata in un giorno, o in una settimana, dal consumatore. A questo proposito, le linee guida per una sana alimentazione (2) hanno indicato le frequenze di consumo in base all’ammontare di differenti quote di calorie totali giornaliere assunte dal consumatore, cercando in questo modo di modulare e personalizzare l’assunzione degli alimenti in modo più congeniale alle reali necessità, sebbene, come abbiamo detto, l’apporto complessivo giornaliero rappresenta soltanto uno dei parametri da considerare in un’ottica di personalizzazione.

Ecco, quindi, che la scelta degli alimenti da utilizzare in una corretta dieta alimentare non deve tenere conto soltanto della composizione in macronutrienti (carboidrati, lipidi, proteine, fibre e acqua) o molecole bioattive (polifenoli, antiossidanti, fitosteroli, fitoestrogeni) o dell’apporto calorico perché, alla luce delle attuali conoscenze, sarebbe fortemente riduttivo se non andiamo oltre prendendo anche in considerazione il concetto di “quanto” e “quando” assumere gli stessi alimenti. 

Sappiamo che la dieta mediterranea non esalta un singolo alimento rispetto ad un altro, ma che al contrario valuta nel loro insieme la combinazione di vari alimenti e li associa ad un regolare svolgimento dell’attività fisica. Gli alimenti base della dieta mediterranea come sappiamo sono: frutta e verdura (apportano vitamine, sali minerali, polifenoli, antociani, acqua, fibra), cereali (carboidrati complessi e proteine), pesce (proteine di elevato valore biologico, omega 3, sali minerali), legumi (proteine di medio valore biologico, fibra, carboidrati complessi), olio (acidi grassi MUFA e PUFA, vitamine, polifenoli, molecole bioattive). Diciamo che questi sono gli alimenti base proprio perché sono quelli che devono essere consumati in maggior quantità (porzioni) e con maggior frequenza. Il concetto di porzione e frequenza permette peraltro di non escludere dalla dieta mediterranea anche gli altri alimenti, i cui consumi devono essere definiti anch’essi da porzioni e frequenze e mai esclusi. Ci riferiamo per esempio alle carni, ai prodotti dolciari e ai condimenti. Questo è molto importante perché l’aspetto edonistico, sociale, psicologico e conviviale del cibo rappresenta una dei cardini moderni della dieta mediterranea. I nutrienti apportati da questi altri alimenti sono altrettanto importanti per la salute (zuccheri, grassi, sali minerali ecc.) e il loro apporto in una corretta alimentazione è altrettanto valido ed opportuno se si rispettano anche per loro i concetti di porzione e frequenza. La proibizione immotivata non è salutare ma soprattutto non è necessaria. Anche la restrizione eccessiva può essere controproducente. Un recente report della commissione EAT Lancet suggerisce un progetto di dieta universale prendendo come riferimento la dieta mediterranea cercando di darle una veste di universalità per adattarla a tutti i paesi del mondo e genericamente a tutti gli individui andando in direzione opposta ai concetti di personalizzazione appena espressi.

Il problema di questo report sulla dieta universale è che dopo una banale e scontata dichiarazione di intenti e propositi, coraggiosamente suggerisce in modo particolareggiato le grammature dei singoli alimenti da ingerire da parte di ogni individuo. E qui non può che alzarsi una montagna di perplessità. Per fare qualche esempio. Si consiglia un consumo di 14 g al giorno di prodotti derivati dalla carne. Questo corrisponde a una piccola fettina di carne o una mezza bistecca a settimana. Il pesce, circa 200 g a settimana (una porzione), il pollo idem (una porzione a settimana) e le uova 2 a settimana (piccole però). Da sottolineare che non si tiene conto (e non sarebbe possibile farlo) delle enormi diversità tra giovani e anziani, sportivi e non, ecc.

Questa estremizzazione va probabilmente molto aldilà delle raccomandazioni della dieta mediterranea (che consiglia 1 o 2 porzioni, e non mezza, di carne rossa a settimana, più di due porzioni di pesce e di pollo e fino a 4 uova). Non ci sono evidenze che ridurre drasticamente questi alimenti sotto queste quantità porti dei vantaggi in termini di salute. Riducendo così tanto i prodotti di origine animale la commissione EAT si vede peraltro costretta, per garantire il fabbisogno proteico, ad aumentare in modo alquanto bizzarro le porzioni di cereali (232 g, ovvero 3 piatti di pasta al giorno) o di legumi (3 porzioni di 200 g a settimana, difficilmente tollerabili da chi soffre di colon irritabile o di gonfiore addominale) e di noci/mandorle (50 g al giorno per ben 300 calorie!) suggerendo un apporto calorico giornaliero di ben 2500 calorie! Diventa complicato combattere la piaga dell’obesità e promuovere la cultura dell’educazione alla riduzione dell’apporto calorico globale. Basterebbe essere meno ideologici e un po’ più pratici, e pensare che per avere 5 gr di proteine le noci apportano 300 calorie, mentre una porzione da 150 gr di merluzzo apporta ben 25 g di proteine con solo 100 calorie.  

In conclusione, possiamo affermare che una sana alimentazione si ispira alla varietà e alla diversità (2) e che la gamma di alimenti che offre la dieta mediterranea, il miglior modello scientificamente validato, consente di non escludere alcun alimento. Quello che invece deve essere tenuto in debito conto è il concetto di porzione e di frequenza di consumo, un criterio che deve essere basato, però, sull’idea di personalizzazione e non determinato da schemi ideologici. 

  Figura 1.           PIRAMIDE DELLA DIETA MEDITERRANEA

RIFERIMENTI

  1. https://sinu.it/wp-content/uploads/2019/07/20141111_LARN_Porzioni.pdf
  2. https://www.crea.gov.it/documents/59764/0/LINEE-GUIDA+DEFINITIVO.pdf/28670db4-154c-0ecc-d187-1ee9db3b1c65?t=1576850671654

Il 60% degli italiani ha fiducia nella scienza e nel progresso tecnologico. Il 78% ne conosce i vantaggi

In occasione dellaGiornata Mondiale della Sicurezza Alimentare, proclamata il 7 giugno dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, oggi alla Camera dei Deputati è stato presentato l’evento “La sicurezza alimentare è scienza”, promosso e organizzato dal Cluster Agrifood Nazionale CL.A.N. con lo scopo di aumentare la consapevolezza e l’importanza che la sicurezza alimentare riveste per i cittadini, illustrandone i progressi metodologici, i processi e gli scenari futuri del food safety.

“È con grande piacere che colgo questa opportunità per portare un saluto al Presidente Mascarino e a tutti voi e per sottolineare, a nome del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni e di tutto il Governo, la nostra vicinanza a organizzazioni come la vostra, che giocano un ruolo cruciale nel settore agroalimentare. Il nostro impegno è quello di sostenere e promuovere l’opera di organizzazioni che, con dedizione e competenza, contribuiscono alla sicurezza alimentare, anche attraverso l’innovazione e la creazione di nuove competenze. Siamo certi che grazie alla vostra collaborazione e al nostro supporto, riusciremo a costruire un futuro più sicuro e prospero per l’agroalimentare italiano”. È quanto ha dichiarato il Ministro dell’Agricoltura, della Sostenibilità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida in un messaggio di saluto inviato agli organizzatori in occasione dell’apertura dei lavori.

Per Paolo Mascarino, Presidente del Cluster Agrifood Nazionale CL.A.N. e di Federalimentare: “Dall’evento odierno, il dato che emerge con chiarezza è che per gli italiani la scienza, la tecnologia e l’innovazione sono le soluzioni per contrastare i rischi legati alla sicurezza alimentare. È un dato che ci conforta perché il ruolo che svolgiamo in materia di ricerca e innovazione è percepito come indice di qualità e di fiducia verso il settore, che rappresenta un valore indiscusso per garantire ai consumatori cibo sicuro, buono e ben fatto”.

L’evento, seguendo la risoluzione dell’Assemblea generale dell’ONU che “invita tutte le autorità, l’industria, i consumatori, le organizzazioni internazionali competenti, le ONG e il mondo accademico a partecipare alle attività di promozione della sicurezza alimentare a tutti i livelli” ha chiesto all’Istituto Piepoli di interrogare i cittadini italiani su quale fosse il loro grado di fiducia nella scienza, nel progresso tecnologico e nell’industria alimentare e quali i rischi percepiti per il raggiungimento della sicurezza alimentare che per le Nazioni Unite rappresenta uno degli obiettivi di sviluppo sostenibile che gli Stati membri dell’ONU sono chiamati a raggiungere entro il 2030.

Fiducia nella scienza e nell’industria: giovani in testa 

Il 60% degli italiani intervistati ha fiducia nel progresso scientifico e tecnologico e la fetta più ampia appartiene ai giovani fra i 18 e i 34 anni che rappresentano il 75% del dato complessivo aggregato. Anche l’industria alimentare, grazie al suo processo produttivo, svolge un ruolo molto importante nel consolidare questo “sentiment” positivo e i giovani sono coloro che lo esprimono maggiormente. Per l’80% c’è l’etichettatura degli alimenti, seguito dalla certificazione di qualità (79%) e dalla trasparenza (78%). Osservando il dato complessivo aggregato rivolto all’industria, la fiducia della popolazione è pari al 71%.

Ricerca scientifica: conoscenza e vantaggi 

La ricerca scientifica ha fatto breccia tra i consumatori. Il 78% degli intervistati, infatti, dichiara di conoscere una o più applicazioni in materia. Il 25% la identifica con l’etichettatura alimentare intelligente, il 21% con la conservazione degli alimenti, mentre un 20% con l’agricoltura di precisione e con l’intelligenza artificiale. La scienza poi è percepita come un vantaggio. Per il 35%, infatti, grazie all’innovazione c’è una maggiore conservazione degli alimenti, per il 32% aumenta la produttività e per il 28% si riduce lo spreco alimentare. Senza l’uso di tecnologie applicate al settore alimentare, invece, per il 31% degli intervistati i rischi maggiori potrebbero riguardare la perdita dell’autenticità di alcuni prodotti, per il 25% verrebbero compromessi i livelli occupazionali, mentre per il 27% potrebbe aumentare l’uso degli OGM.

Rischi alimentari percepiti. Tv e Internet media più seguiti

Per gli italiani è ampio il ventaglio dei rischi alimentari percepiti, che spazia tra tutte e tre le aree di rischi alimentari (biologico, chimico e fisico) che comprendono antibiotici o ormoni ma anche preoccupazioni legate al cibo conservato in maniera non corretta o scaduto e alla presenza di OGM (20%). Più bassi i dati riferiti alla presenza di corpi estranei (micro-plastiche) per il 18%; cibo proveniente da Paesi non controllati 17%, mentre per il 16% i rischi sono legati alla presenza di virus o batteri. Tv e Internet sono le fonti più accreditate e anche quelle considerate fra le più affidabili quando si parla di temi legati alla food safety. Per il 59% degli italiani, infatti, la televisione è il mezzo di informazione più affidabile e credibile, seguito da Internet per il 19%. Giornali, stampa, social media e influencer invece sono i meno affidabili e sono giudicati rispettivamente al 14%, al 6% e all’1%. Anche per quanto riguarda la divulgazione, la Tv risulta il media più diffuso per il 62% degli italiani, seguito da Internet al 38% e dalla stampa al 23%.

Giacomo Vigna, Direzione generale per la Politica Industriale, la Riconversione e la Crisi Industriale, l’Innovazione, le PMI e il Made in Italy del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, ha dichiarato: “La sicurezza alimentare, declinata nelle sue varie forme, tocca anche l’industria alimentare che sa giocare un ruolo fondamentale in questo contesto. È un’industria che, grazie alla scienza, riesce a tenere in vita prodotti più a lungo, garantendo il fabbisogno interno e l’export. Il Mimit con grande piacere e passione supporta tutta l’industria agroalimentare e presta molta attenzione ai consumatori”.

Per il Prof. Emanuele Marconi, Presidente CTS Cluster Agrifood Nazionale CL.A.N e Direttore del CREA: “Il processo applicato agli alimenti garantisce la sicurezza alimentare, la disponibilità e l’accesso al cibo, l’adeguatezza nutrizionale, l’accettabilità sensoriale, la riduzione degli sprechi in un contesto di economia circolare e sostenibilità ambientale, etica, sociale e culturale. La ricerca e l’innovazione tecnologica nel settore alimentare sono infatti indirizzati al continuo miglioramento della sicurezza e della qualità degli alimenti attraverso la riduzione del danno termico e meccanico, delle contaminazioni chimiche e biologiche e dell’impiego dei mezzi chimici e degli additivi e coadiuvanti tecnologici”.

Francesco Cubadda, Coordinatore del LNR Nanomateriali ed esperto EFSA – Istituto Superiore di Sanità: “Garantire la sicurezza degli alimenti in un contesto planetario e produttivo in continuo cambiamento è una sfida difficile. L’Europa gode oggi degli standard più elevati in tema di sicurezza alimentare: per fare in modo che questo continui ad essere vero nel futuro è richiesto impegno su tanti fronti. Sul fronte della conoscenza e degli approcci scientifici a tutela della salute umana, i continui progressi metodologici nella valutazione dei rischi in sicurezza alimentare testimoniano che gli strumenti sono all’altezza della sfida”.

Per Claudia Zoani, Coordinatore Infrastruttura METROFOOD.IT – ENEA: “Lo sviluppo di prodotti agroalimentari sostenibili, nonché la promozione di diete sane, passa per la sicurezza alimentare. E la ricerca scientifica svolge quotidianamente un ruolo fondamentale per accrescere le nostre conoscenze sulla sicurezza alimentare: in questo contesto si inserisce l’attività di METROFOOD.IT, l’infrastruttura di ricerca nazionale a supporto dei sistemi agroalimentari finanziata nell’ambito del PNRR e coordinata da ENEA, che si propone come interfaccia tra ricerca e innovazione, attori industriali e consumatori, mettendo in campo azioni di trasferimento tecnologico, così da spingere lo sviluppo di conoscenze e competenze a supporto dell’agroalimentare”.

Secondo Giorgio Donegani, Portavoce Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Tecnologi Alimentari: “Ciò che emerge, come dato estremamente positivo, è la dimensione strutturale nella quale si colloca l’approccio alla sicurezza alimentare nel nostro Paese. Una dimensione nella quale la ricerca scientifica, le più avanzate metodologie di controllo, le tecniche più innovative di produzione e conservazione, possono esprimere il massimo delle loro potenzialità grazie a un efficace coordinamento e supporto a livello istituzionale per offrire massima tutela dei consumatori e dell’eccellenza di tutto il nostro sistema agroalimentare”.

“Federalimentare ringrazia il Ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare, Francesco Lollobrigida, per essersi adoperato affinché il nuovo Governo portoghese revocasse l’ordinanza che introduceva il Nutriscore, ereditata dal precedente esecutivo”. Lo scrive in una nota il Presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino.

“La notizia che il Portogallo non applicherà la norma sul Nutriscore, riferita dallo stesso Ministro Lollobrigida, è molto importante”, spiega Mascarino, “in primo luogo perché riporta l’unità tra i Paesi del Mediterraneo su questo tema, in secondo perché conferma il progressivo arretramento del Nutriscore in tutta Europa. Negli ultimi mesi, infatti, in Francia e in Germania alcuni importanti marchi hanno deciso di non esporre più l’etichetta a semaforo, mentre in Svizzera, dopo che entrambi i rami del Parlamento si sono espressi per limitare “gli effetti problematici del Nutriscore”, anche la più grande catena di distribuzione e il principale fornitore di prodotti lattiero- caseari hanno abbandonato il sistema francese”.

“Considerato che la Spagna ne ha da tempo bloccato l’adozione e che in Romania il Nutriscore è vietato per legge poiché ingannevole per i consumatori, crediamo che i tempi siano maturi affinché l’Europa decida di orientarsi su modelli meno fallaci e discriminatori, capaci di indurre realmente i cittadini a seguire diete più sane e bilanciate”, conclude Mascarino.

“Come Federalimentare siamo molto soddisfatti che il Governo abbia rinviato al 1 luglio 2025 una tassa ingiusta e illiberale come la Sugar Tax che, oltre ad essere una misura depressiva per l’industria alimentare e per l’economia del Paese, non aiuta a combattere l’obesità e le malattie non trasmissibili, così come eminenti medici, professori e studi scientifici hanno dimostrato e dimostrano”. Lo dichiara in una nota il Presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino
“Questo rinvio, dunque, è una vittoria del buon senso e della scienza contro l’ideologia, a vantaggio dei consumatori e delle imprese. Una tassa che che, se introdotta, avrebbe anche tradito la storica posizione delle Istituzioni italiane contrarie a policy nutrizionali discriminatorie, che classificano come “non sane” le nostre eccellenze alimentari e appongono ad esse etichette a semaforo e nuove tasse”.
“Aver disinnescato questa tassa di scopo, poco utile per la salute delle persone e molto dannosa per l’industria alimentare – prosegue il Presidente di Federalimentare – è un grande successo per il nostro Paese, e di questo dobbiamo ringraziare il Governo Meloni e il Vice premier Antonio Tajani, che si è adoperato affinché venisse rinviata la Sugar Tax per tutto il 2024. Auspichiamo – aggiunge Mascarino – che dopo le elezioni europee si possa svolgere un lavoro di merito, su solide evidenze scientifiche, che rivedano i principi con i quali la Sugar Tax è stata concepita per abolirla definitivamente. Questo lavoro farà emergere le contraddizioni di una tassa ideologica che non ha concreti effetti positivi sulla salute pubblica ma crea solo distorsioni alle libere scelte dei consumatori, così come avviene per il Nutriscore”, conclude Mascarino.

“Abbiamo appreso con stupore e rammarico la notizia di una seppur parziale applicazione della Sugar Tax dal 1° luglio di quest’anno, a fronte delle ripetute rassicurazioni ricevute da diversi membri del Governo negli ultimi mesi”. Lo afferma il Presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino, in una nota. 

“Siamo ancora fiduciosi – prosegue Mascarino – che possa trattarsi di un disguido, considerato che la Relazione Tecnica, di cui ha dato conto anche la principale agenzia di stampa nazionale, faceva esplicito riferimento al rinvio sia della Plastic Tax che della Sugar Tax al 1° luglio 2026. Auspichiamo quindi un pronto intervento del Governo volto a correggere una misura ideologica e non efficace, che rischia di attivare un nuovo pericoloso processo inflattivo sui beni di consumo e di danneggiare le nostre esportazioni in tutto il mondo”.

“L’applicazione di una tassa sulle bevande zuccherate in Italia – osserva il Presidente di Federalimentare – crea inoltre un vulnus drammatico alla posizione italiana sui temi della nutrizione ma soprattutto crea un pericolosissimo precedente. Alla vigilia di scadenze importantissime come il rinnovo delle istituzioni europee e il vertice delle Nazioni Unite sulle malattie non trasmissibili, dove è già forte la pressione a favore dell’applicazione di tasse non solo sulle bevande zuccherate, ma anche sulle bevande alcoliche e su tutti i prodotti ricchi di sale, grassi o zuccheri, cioè i nostri vini, i nostri formaggi, i nostri salumi e tutti i principali prodotti del made in Italy, l’Italia di fatto si consegna e si arrende ai propri avversari storici”. 

“Abbiamo sempre apprezzato – continua Mascarino – la posizione pragmatica tenuta dal Governo Meloni su questi temi in ambito internazionale, contraria a misure che attribuissero a un singolo alimento o a un singolo ingrediente la responsabilità dell’aumento dell’obesità, patologia multifattoriale che può essere combattuta efficacemente solo attraverso l’educazione alimentare e la promozione di stili di vita sani, come la Dieta mediterranea. L’applicazione di una tassa su generi alimentari in Italia darebbe senza dubbio nuova linfa ai fautori del Nutriscore e di altre misure discriminatorie verso il made in Italy”. 

“Auspichiamo pertanto – conclude Mascarino – che il Governo possa rivedere al più presto questa norma, che a fronte di un gettito irrisorio colpirebbe principalmente piccole e medie imprese italiane, rischiando peraltro di affossare per sempre alcuni marchi storici della nostra tradizione. L’errore nel testo del decreto-legge è ancora reversibile, mentre i danni che causerebbe la sua applicazione alle imprese del nostro Paese sono incalcolabili e irreversibili”. 

Cibus 2024. Federalimentare: “Da industria alimentare italiana grandi opportunità di sviluppo nell’Europa del futuro”

Parma, 7 maggio 2024 – A Cibus, presso Fiere di Parma, si è svolta l’Assemblea Pubblica di Federalimentare “L’Industria alimentare italiana: opportunità e sfide nell’Europa del futuro”, nel corso della quale è stata presentata la Ricerca Federalimentare-Censis “L’industria alimentare tra Unione europea e nuove configurazioni globali” che ha evidenziato la centralità dell’industria alimentare e del Made in Italy e l’importanza delle future scelte in Europa.

Per il 93% degli italiani l’industria alimentare è sinonimo di sviluppo sociale ed economico, per il 94% il Made in Italy è uno dei principali ambasciatori dell’italianità nel mondo e un traino per l’economia grazie all’export (53 miliardi di valore nel 2023), mentre per l’89% un aiuto al settore potrà arrivare dalle future scelte che verranno prese in Ue se ci saranno azioni più incisive a supporto della competitività delle imprese europee nei confronti di quelle extra europee.

Valore manifattura: il buon caso dell’alimentare

L’industria alimentare è oggi al primo posto dei settori manifatturieri per valore del fatturato e al secondo posto sia per numero di imprese che di addetti, con un valore pari a 193 miliardi di euro, cioè il 15,6% del totale del fatturato dei settori industriali. Nel periodo 2013-2023 il fatturato dell’alimentari e bevande è aumentato del 31,3%. Il settore si compone di 60,4 mila imprese aumentate dell’1,5% nel 2013-2023; di un totale di quasi 464 mila addetti, +12% nello stesso periodo. In Italia la spesa delle famiglie per prodotti alimentari e bevande vale 195 miliardi di euro e risulta pari al 15,2% del totale spesa delle famiglie per consumi, quota più alta di Paesi omologhi come Francia, Spagna, Germania e Paesi Bassi.

Motore Export

Nel 2023 il valore delle esportazioni dell’industria alimentare e delle bevande è stato pari a 53,4 miliardi di euro con un incremento del 57,3% nel 2013-2023 e del 148,5% nel 2003-2013. Una crescita impetuosa, che connota l’industria alimentare come uno dei best performer della nostra economia. I dati 2023 relativi alla distribuzione del valore totale dell’export di prodotti alimentari e bevande tra le aree geografiche di destinazione segnalano che il 56,2% è andato nei mercati dei 27 Paesi della Ue e il 14,9% in quelli dei Paesi europei non Ue.

Made in Italy, una realtà economica possente

Anche nell’export si materializza la possenza del Made in Italy: nel 2023 il suo valore è stato pari a oltre 380 miliardi di euro, più di due terzi del totale del valore dell’export italiano nell’anno indicato. Quasi il 91% dei cittadini definisce i prodotti Made in Italy come espressione dell’orgoglio italiano e, con riferimento al nostro cibo, il 94% degli italiani è convinto sia uno dei principali ambasciatori dell’italianità nel mondo. Inoltre, quasi il 93% degli italiani ritiene importante tutelare e potenziare le industrie italiane, come quella alimentare. L’87% esprime, poi, apprezzamento per le iniziative di tutela di marchi e imprese per evitare che finiscano sotto il controllo straniero.

Quel che ci si aspetta dalla Ue

L’84,9% degli italiani è convinto che occorra innalzare barriere alle merci che arrivano da Paesi con regole sanitarie, sociali e di sicurezza inadeguate rispetto a quelle imposte alle imprese Ue. Oltre l’89% degli italiani ritiene che l’Unione Europea dovrebbe affiancare le imprese dei Paesi membri nel loro sforzo per diventare più competitive rispetto a quelle dei Paesi non Ue. L’Europa è per una consistente maggioranza di italiani un valore, anche se molto deve cambiare a cominciare dalla sua azione in ambito economico, di rapporto con le industrie, come quella alimentare, che generano tanto valore e che troppo spesso sono costrette a fare dei percorsi accidentati per scelte e regolamentazioni europee.

Per Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy: “Il Made in Italy ormai nel mondo è considerato il prodotto di qualità ed eccellenza a livello globale. Questo è espressione della peculiarità del nostro Paese e del suo sistema produttivo che ha saputo vincere controcorrente la sfida della globalizzazione”.

Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, ha osservato che: “Ogni iniziativa di altissimo livello, come Cibus, che promuove le eccellenze italiane ha un valore incalcolabile. Per questo sosteniamo tali attività con ogni modalità, così da rafforzare la presenza dei produttori sui mercati nazionali e internazionali. Ci sono tanti buyer di altri paesi che vengono alle fiere perché i cittadini del mondo hanno fame d’Italia. In merito al Dl Agricoltura c’è una visione strategica che conferma la volontà dell’Italia di avere al centro il settore produttivo, tutelandolo e garantendo ai nostri produttori il giusto prezzo. Garantendo anche la possibilità di avere terreni agricoli protetti da eventuali speculazioni e di poter contrastare le criticità del settore”.

Secondo Paolo Mascarino, Presidente di Federalimentare: “L’industria alimentare italiana può e vuole dare un grande contributo all’agenda di sviluppo del Paese. Oltre a garantire la sicurezza alimentare in Italia, abbiamo una grande opportunità di crescita sui mercati internazionali. Le imprese hanno fondamentali solidi, e sanno come produrre alimenti unici e inimitabili. Ma per continuare la traiettoria di crescita, occorre anche un impegno delle istituzioni, europee e italiane, a livello strutturale. A tal proposito vorremmo una Europa che favorisse il talento imprenditoriale del nostro comparto con iniziative legislative e regolatorie che ne promuovano la competitività a livello internazionale”.

Per Gian Marco Centinaio, Vice Presidente del Senato: “Il decreto approvato ieri conferma l’attenzione del governo per il settore agroalimentare e promuove l’alleanza tra produttori agricoli, industria alimentare e distribuzione, con il riconoscimento per tutti di un compenso adeguato. Ora serve un maggior impegno in Europa per sostenere il Made in Italy, evitando restrizioni eccessive e limitando le importazioni da Paesi che non rispettano le nostre stesse regole. Questo non è protezionismo, è semplice buon senso”.

Mirco Carloni, Presidente della Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, ha affermato che: “Federalimentare svolge un ruolo molto importante nella protezione e nella promozione della nostra filiera di qualità. Senza un’organizzazione e soprattutto senza corpi intermedi che gestiscano l’operazione di controllo dell’attività produttiva delle nostre filiere agroalimentari, il valore aggiunto che ha il Made in Italy non esisterebbe ed è molto importante da valorizzare. Il mondo agricolo ha bisogno di regole chiare e di organizzazioni che sappiamo gestire le filiere e valorizzare i prodotti”.

Matteo Zoppas, Presidente Agenzia ICE, ha precisato che: “Cibus, con 3mila marchi esposti e tantissimi panel esteri, è un punto di riferimento internazionale per quanto riguarda la cucina, con particolare attenzione a quella italiana. Qui si creano i trend per i prossimi anni, vedremo come si comporranno durante la fiera. In questo senso, la candidatura della cucina italiana a Patrimonio dell’Unesco è un canale comunicazionale che tutti gli imprenditori vogliono sfruttare per poter meglio raccontare quel Made in Italy buono e ben fatto che noi riusciamo a portare in giro per il mondo”.

Per Giorgio De Rita, Segretario Generale Censis: “Dalla ricerca Federalimentare-Censis emerge come l’Italia cresca ancora troppo poco e stia ritrovando solo negli ultimi mesi un po’ di vocazione alla crescita. Una crescita che l’Italia sta ritrovando grazie all’industria e soprattutto all’alimentare italiano, condizionata da una dimensione europea che diventa sempre più significativa”.

“La dieta mediterranea è un metodo basato su un’alimentazione bilanciata per vivere bene. Questa è una dieta che deve essere esportata all’estero come modello sano anche per vivere più a lungo”. Lo ha detto Pietro Paganini, Professore alla Temple University di Philadelphia e Presidente di Competere.

All’evento il saper fare italiano sinonimo di "bello, buono e ben fatto"

In occasione della prima Giornata Nazionale del Made in Italy (#GiornataMadeInItaly2024) promossa dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, il Cl.uster A.grifood N.azionale CL.A.N ha presentato presso la sala Pininfarina della Confindustria l’evento scientifico-culturale “Italian Food Design: cibo, persone, scienza e creatività per il Made in Italy” che per la prima volta ha unito due vere eccellenze di italianità: il cibo e il design.

L’evento, che ha visto la partecipazione di ricercatori, designer, tecnologi alimentari, rappresentanti delle istituzioni e aziende italiane, è stata l’occasione per aprire un dialogo fra alcuni settori strategici del nostro Made in Italy uniti da un unico denominatore: la qualità del saper fare italiano riconosciuto nel mondo, sinonimo di ‘bello, buono e ben fatto’.

Ai lavori hanno preso parte: Paolo Mascarino, Presidente del Cl.uster A.grifood N.azionale CL.A.N e Presidente di Federalimentare, Federico Eichberg, Capo di Gabinetto del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Emanuele Marconi, Presidente CTS Cl.uster A.grifood N.azionale CL.A.N e Direttore del Centro di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (CREA), Laura Mongiello, Presidente del Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Tecnologi Alimentari (OTAN), Stefania Ruggeri, Prima ricercatrice CREA Alimenti e Nutrizione, Francesco Subioli, Food designer studio Kromosoma e docente IED Roma, Marco Brambilla, Corporate Communication & Pr Manager Ferrero Italia S.r.l., Cristina Gallina, Director of Global Discovery Center Barilla G.R. F.lli, Laura De Gara, Prorettore Vicario Università Campus Bio-Medico di Roma, Daniele Rossi, Vicepresidente del Cl.uster A.grifood N.azionale CL.A.N., Arduino Fratarcangeli, Presidente Associazione RES Ciociaria, Giorgia Pontetti, Ferrari Farm Società Agricola S.r.l., Nicoletta Amodio, Responsabile Ricerca e Innovazione Confindustria e Direttrice Fondazione “Giuseppina Mai”, Carlo Hausmann, Direttore Generale Agro Camera, Aurelio Latella, Founding Partner Ettore Fieramosca Private Equities & Venture e Andrea Pontarelli, Dirigente scolastico ITAGG – Istituto Agrario “Giuseppe Garibaldi e ITS Academy Agroalimentare Roma.

Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha inviato un video messaggio, affermando: “Noi siamo percepiti come leader di prodotti di qualità, per cui la Giornata Nazionale del Made in Italy che nasce in onore di Leonardo Da Vinci deve essere da ispirazione per le nuove generazioni affinché partecipino anche esse a questo straordinario processo che ha fatto dell’Italia il luogo più bello dove creare e produrre qualcosa che stupisca il mondo”.

Per Paolo Mascarino, Presidente del Cl.uster A.grifood N.azionale CL.A.N e di Federalimentare, “con il ruolo che svolgiamo in materia di ricerca e innovazione per il settore agroalimentare, l”evento di oggi è stata un”occasione molto importante per mettere in relazione fra loro due realtà molto rappresentative del nostro Made in Italy, come il cibo e il design. Grazie al confronto fra il mondo dei ricercatori, dei designer, dei tecnologi alimentari e delle aziende italiane, è emerso come sia possibile costruire sinergie per progredire nell”innovazione e nella ricerca da applicare al sistema agroalimentare. Una collaborazione proficua grazie alla quale renderemo il nostro Made in Italy alimentare sempre di più identificativo e alfiere della nostra italianità”.

Secondo Emanuele Marconi, Presidente CTS Cl.uster A.grifood N.azionale CL.A.N e Direttore del Centro di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (CREA): “oggi si sostanzia un nuovo modo di fare ricerca nel settore dell’agroalimentare italiano con una più stretta collaborazione tra tecnologi, nutrizionisti e designer del cibo, antropologi e altre figure professionali, che arricchiranno con le loro competenze il valore dei nostri alimenti. Un connubio più stretto tra discipline diverse per rafforzare e rendere ancora più unico e identitario il nostro Made in Italy”.

Per il Presidente del Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Tecnologi Alimentari (OTAN), Laura Mongiello: “in un”era caratterizzata da sfide globali senza precedenti, quali il cambiamento climatico, l’esplosione demografica, la lotta alla fame e la sostenibilità ambientale, l”innovazione nel settore agroalimentare emerge come un cruciale catalizzatore di soluzioni. In questo quadro, la ricerca rivolta ai cosiddetti ‘novel food’ e alle nuove tecnologie di produzione e trasformazione del cibo offre prospettive di grande interesse, da considerare senza pregiudizi ideologici, valutandone tanto i potenziali benefici quanto i possibili rischi, nella consapevolezza che è comunque urgente aprirsi a nuovi modelli alimentari. Come Tecnologi alimentari non possiamo che apprezzare ogni tentativo che vada nel senso di affrontare in modo efficace le problematiche che affliggono il pianeta, nella consapevolezza che solo un approccio sistemico, attuato a livello globale, possa portare a una loro soluzione”.

“Italian Food Design”: Università, Enti di ricerca, Imprese insieme per celebrare l’eccellenza del saper fare italiano in occasione della prima Giornata del Made in Italy

Martedì 23 aprile nell’evento organizzato dal Cl.uster A.grifood N.azionale CL.A.N. saranno protagoniste le eccellenze sinonimo in tutto il mondo della qualità, del gusto e dello stile italiano

Il Cl.uster A.grifood N.azionale CL.A.N., in occasione della prima Giornata Nazionale del Made in Italy (#GiornataMadeInItaly2024), presenta “Italian Food Design: cibo, persone, scienza e creatività per il Made in Italy”.

Al centro dell’evento scientifico-culturale, che si terrà martedì 23 aprile nella sala Pininfarina di Confindustria, a partire dalle ore 9.30, le eccellenze che rappresentano in tutto il mondo la qualità, la bellezza, lo stile italiano, unico e inconfondibile.

Italian Food Design vedrà il mondo della ricerca sulla scienza degli alimenti dialogare con il design italiano insieme alle aziende agroalimentari del nostro Paese. Un’occasione unica che coinvolgerà Imprese, Università, Associazioni di settore, ITS Academy del sistema agroalimentare e del Made in Italy.

“L’iniziativa – commenta il presidente del Clu.ster A.grifood N.azionale CL.A.N e Presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino – è una prima assoluta per valorizzare “il bello, il buono e il ben fatto” del saper fare italiano, frutto della creatività e delle radici culturali delle nostre imprese alimentari, e vedrà protagoniste le imprese italiane insieme ai progressi scientifici nel settore agroalimentare e nel design”.

Ai lavori parteciperanno Federico Eichberg, Capo di Gabinetto del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Emanuele Marconi, Presidente CTS Cl.uster A.grifood N.azionale CL.A.N, Laura Mongiello, Presidente del Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Tecnologi Alimentari (OTAN), Stefania Ruggeri, Prima ricercatrice CREA Alimenti e Nutrizione, Francesco Subioli, Food designer studio Kromosoma e docente IED Roma, Marco Brambilla, Corporate Communication & Pr Manager Ferrero Italia S.r.l., Cristina Gallina, Director of Global Discovery Center Barilla G.R. F.lli, Laura De Gara, Prorettore Vicario Università Campus Bio-Medico di Roma, Daniele Rossi, Vicepresidente del Cl.uster A.grifood N.azionale CL.A.N., Arduino Fratarcangeli, Presidente Associazione RES Ciociaria, Giorgia Pontetti, Ferrari Farm Società Agricola S.r.l., Nicoletta Amodio, Responsabile Ricerca e Innovazione Confindustria e Direttrice Fondazione “Giuseppina Mai”, Carlo Hausmann, Direttore Generale Agro Camera, Aurelio Latella, Founding Partner Ettore Fieramosca Private Equities & Venture, Andrea Pontarelli, Dirigente scolastico ITAGG – Istituto Agrario “Giuseppe Garibaldi e ITS Academy Agroalimentare Roma.

Sarà possibile seguire l”evento anche su Youtube:
https://www.youtube.com/channel/UChdPq6Y5-8lfTy2Vjc2cpOw

Comunicato Stampa

“Come Federalimentare sposiamo totalmente quanto sostenuto dal Ministro della Salute, Orazio Schillaci, d’intesa con il Ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara di introdurre nelle scuole lo studio dell’educazione alimentare basato sui principi della dieta mediterranea”.

Lo dichiara in una nota il Presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino.

“Questa proposta – prosegue – va nella direzione da sempre auspicata dall’industria alimentare, che da sempre sostiene che l’educazione ad una sana alimentazione e ai corretti stili di vita passi da un insegnamento corretto e costruttivo: non tanto allarmando i consumatori con la distinzione fra ‘cibi sani’ o ‘cibi non sani’, concetto privo di validità scientifica, quanto sulla promozione positiva alle ‘diete sane’, con un giusto equilibrio nella somministrazione di tutti gli alimenti, nelle giuste porzioni”.

“In questo contesto, Federalimentare ha aderito con grande interesse alla Giornata del Made in Italy, promossa dal Ministro Adolfo Urso e sostenuta dal Ministro Francesco Lollobrigida, che ringraziamo, e in questa occasione abbiamo ribadito come il ‘saper fare’ dei nostri imprenditori è un vantaggio competitivo da promuovere e tutelare.

Trasformare materie prime in prodotti dal gusto straordinario, unici e inimitabili non è una competenza che si può acquistare sul mercato ma che deve nascere e svilupparsi nelle scuole e crescere nelle imprese. Il know-how che caratterizza l’industria – aggiunge Mascarino – è frutto di molteplici personalità leonardesche, capaci di conciliare una profonda competenza tecnica con uno straordinario spirito artistico. Parliamo di un ingegno tipicamente italiano, che occorre saper trasferire alle nuove generazioni evitando di disperderlo. In questo senso l’avvio del liceo del Made in Italy può essere il luogo didattico-formativo per eccellenza dove creare gli imprenditori alimentari del domani, che sapranno conservare, preservare e promuovere nel tempo e, di generazione in generazione, il nostro ‘saper fare’ che ci rende unici nel mondo”, conclude Mascarino.

Comunicato Stampa

“Come Federalimentare ringraziamo il ministro Adolfo Urso per aver dato vita alla prima Giornata Nazionale dedicata al Made in Italy, con un calendario di eventi che rende omaggio anche alle imprese, ai distretti e alle filiere del settore alimentare italiano, che con il loro lavoro e impegno contribuiscono a valorizzare la nostra cultura gastronomica, il nostro stile di vita e i nostri prodotti alimentari nel mondo”. Lo dichiara il Presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino, in occasione dell’avvio della Giornata Nazionale del Made in Italy.

“L’industria alimentare è un comparto sano e in costante crescita – prosegue Mascarino – e siamo il primo settore per export che si rivolge direttamente ai consumatori internazionali con i propri marchi e prodotti unici e inimitabili, rappresentando quindi un vero alfiere del Made in Italy nel mondo. Nel 2023, le nostre esportazioni hanno registrato il valore record di 52 miliardi di euro, con una crescita del +7% rispetto all’anno scorso. Un dato che certifica come l’industria alimentare sia uno dei settori più performanti del Made in Italy, sia in termini economici che di contributo all’immagine del nostro Paese nel mondo”.

“Per celebrare la creatività e le radici culturali italiane delle nostre imprese alimentari – conclude Mascarino – nell’ambito delle iniziative della Giornata del Made in Italy abbiamo deciso di promuovere, insieme al Cluster CL.A.N Agrifood Nazionale e al Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Tecnologi Alimentari (OTAN) un evento scientifico-culturale che si terrà a Roma il 23 aprile dal titolo “Italian Food Design: Cibo, Persone, Scienza e Creatività”. Un evento che, per la prima volta, unirà due importanti eccellenze del nostro Made in Italy: il cibo e il design”.

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