Federalimentare

en

TUTTO QUELLO CHE VOLEVATE SAPERE SUL COLESTEROLO

Prof. LUCA PIRETTA, Gastroenterologo e Nutrizionista, Università Campus Biomedico di Roma

Colesterolo, una parola che solo a sentirla mette paura. E giustamente, perché quando il suo livello nel sangue è troppo alto, la salute del nostro cuore è a rischio. In realtà questo grasso, in gran parte auto-prodotto dal nostro organismo e in minima parte introdotto con la dieta, non nasce cattivo. Si tratta infatti, di una molecola essenziale per l’organismo in quanto è parte integrante delle pareti cellulari, partecipa alla produzione di vitamina D, importante per la salute delle ossa, è il precursore di alcuni ormoni (estrogeni, testosterone, progesterone), è coinvolto nel processo di digestione grazie al suo ruolo nella sintesi dei sali biliari e infine è la molecola a partire dalla quale viene sintetizzato il cortisone endogeno. È quindi comprensibile immaginare che le nostre cellule siano dotate di un apparato enzimatico in grado di produrre il colesterolo senza il quale non sarebbe possibile vivere in salute. Ci sono però alcune persone che con il passare degli anni tendono a produrlo in eccesso e quindi lo si trova in grandi quantità nel sangue, in aggiunta a quello che arriva con l’alimentazione. Questa tendenza all’iperproduzione è determinata geneticamente e si trova più frequentemente in gruppi di persone imparentate, e per questo viene chiamata in questi casi “ipercolesterolemia famigliare”.

Ecco, dunque, che il colesterolo diventa pericoloso soltanto quando circola in eccesso nel torrente sanguigno, quando cioè la sua presenza nel sangue supera i valori considerati normali e configura il quadro della ipercolesterolemia, una condizione pericolosa perché favorisce il suo deposito nelle pareti delle arterie, restringendole e causando patologie da ostruzione vascolare come ictus e infarto.  

Purtroppo, l’ipercolesterolemia è una condizione molto diffusa, con incidenza sia sulla popolazione maschile sia femminile, e rappresenta un fattore di rischio importante per le malattie cardiovascolari che si va sommare ad altri come il tabagismo, il diabete mellito, l’obesità, l’ipertensione arteriosa e la sedentarietà. A differenza di altri, l’ipercolesterolemia rappresenta un fattore di rischio correggibile con un corretto stile di vita (alimentazione e attività fisica) ed eventualmente con l’aggiunta di una terapia farmacologica. 

Il colesterolo viene distinto in base alle lipoproteine che lo trasportano nel sangue: avremo quindi quello LDL (legato alle lipoproteine a bassa densità), cosiddetto “cattivo” perché identifica quello che può depositarsi nelle arterie, e quello HDL (legato alle lipoproteine ad alta densità), detto “buono” perché non provoca danni ai vasi, ma anzi rappresenta quello che si allontana dalle arterie e viene trasportato al fegato grazie al legame con quelle lipoproteine “buone” che agiscono come uno “spazzino” rimuovendo il colesterolo depositato. 

Il colesterolo che invece rimane aderito alle pareti vascolari sotto forma di “placca” diventa particolarmente pericoloso quando subisce il processo di ossidazione, dando origine a processi infiammatori che destabilizzano la placca stessa, la fanno crescere e favoriscono la comparsa di trombi responsabili dell’interruzione del flusso ematico causando ictus e infarto. Ecco, quindi, che la prevenzione dell’ossidazione, grazie all’assunzione di nutrienti antinfiammatori come vitamine, polifenoli e antiossidanti in genere, risulta determinante nella prevenzione delle malattie cardiovascolari che non è quindi rappresentata esclusivamente dall’assunzione di alimenti poveri di colesterolo ma anche da quelli ricchi in sostanze antiossidanti e antinfiammatorie. 

L’Istituto Superiore di Sanità indica come desiderabili i seguenti valori:

  • Colesterolo totale: fino a 200mg/dl
  • Colesterolo LDL: fino a 100mg/dl
  • Colesterolo HDL: non inferiore a 50mg/dl

In alcune categorie a rischio (pazienti con pregresso infarto, ictus o affetti da diabete) questi parametri di normalità possono essere più stringenti e i target considerati ottimali devono essere più bassi. 

Molto può essere fatto nella nostra vita quotidiana per prevenire l’ipercolesterolemia, partendo dal praticare regolare attività fisica, mangiare in modo sano, smettere di fumare, controllare il peso e moderare il consumo di alcol.

Una gran parte della battaglia contro il colesterolo alto si svolge a tavola e non si vince eliminando del tutto i grassi, perché in realtà la colesterolemia è influenzata dal tipo di grassi che si assumono: quelli saturi, sia di origine animale che vegetale, provocano l’aumento del colesterolo LDL, mentre quelli insaturi (che si trovano prevalentemente nel pesce, noci e olio di oliva) possono abbassarlo o contribuire a far alzare quello HDL che, come abbiamo detto, contribuisce alla pulizia della arterie. 

In quest’ottica, la dieta Mediterranea è la miglior arma che abbiamo: seguire le sue linee guida vuol dire favorire i livelli ottimali di colesterolo nel sangue perché ricca in grassi polinsaturi e povera di grassi saturi e colesterolo.

Seguendo i principi della dieta Mediterranea, scopriamo quali sono gli alimenti ideali per contrastare l’innalzamento del colesterolo.

Frutta e verdura sono due categorie con cui si casca sempre in piedi, perché contengono vitamine, sali minerali e soprattutto fibra, che interferisce con l’assorbimento dei lipidi e tiene bassi i parametri del colesterolo. Gli ortaggi anticolesterolo ideali sono pomodori (grazie al licopene),finocchi, carciofi, carote, broccoli, cavolfiori e verdure a foglia verde, che possiedono anche elevati livelli di acido folico, importante per abbassare i valori di omocisteina, sostanza che favorisce l’ossidazione del colesterolo cattivo e che danneggia l’endotelio vascolare. Tra la frutta, per la quantità di fibra, spiccano le mele, ma sono di aiuto anche uva, mirtilli e tutti i frutti ricchi di vitamina C, come kiwi, agrumi e fragole. L’avocado invece, può avere un effetto benefico sul colesterolo per la presenza di acidi grassi monoinsaturi, ma essendo più calorico di altra frutta va consumato con moderazione. 

I cereali integrali assicurano più fibre rispetto a quelli raffinati: avena e orzo sono particolarmente ricchi di betaglucano, fibra in grado di formare una sorta di gel che ostacola l’assorbimento del colesterolo alimentare. 

Tutti i legumi (fagioli, lenticchie, ceci e piselli) aiutano a mantenere adeguati i livelli di colesterolo grazie alla presenza di fibre e di steroli vegetali. Ottima anche la soia, che contiene fitosteroli in grado di “mimare” il colesterolo, quindi di essere assorbiti dall’intestino al suo posto e la lecitina, un grasso che esterifica il colesterolo nelle cellule epatiche ostacolando la sua uscita, mentre a livello periferico l’esterificazione con gli acidi grassi della lecitina ne facilita l’incorporazione nelle lipoproteine HDL che lo tolgono dalle arterie e lo riportano al fegato.

Per la particolare composizione dei suoi grassi, il pesce può essere consumato con grande beneficio da chi deve tenere sotto controllo il colesterolo. In particolare, quello azzurro, come sgombro, alici, sardine e tonno, contiene acidi grassi omega 3, in grado di alzare i livelli di colesterolo buono.

Nella guerra al colesterolo alto, abbiamo un alleato incredibile, l’olio extravergine di oliva, ricco di grassi monoinsaturi, protettori della salute del sistema cardiovascolare. Ottimi anche quelli di semi, come soia, girasole, mais e arachidi o quello di riso che, grazie al contenuto in fitosteroli e acidi grassi polinsaturi, svolge un’azione di controllo sul colesterolo. Usarli a crudo permette di ottimizzare l’assunzione di tutti i loro preziosi nutrienti.

Noci, mandorle, nocciole o semi di lino, zucca, girasole ecc., sono di aiuto nel mantenere in salute il cuore grazie ad un giusto mix di acidi grassi omega 3 e omega 6, grassi polinsaturi buoni che aiutano a tenere basso il colesterolo LDL e proteggono il sistema cardiovascolare. Bisogna però porre attenzione alle quantità perché, pur essendo grassi buoni sono pur sempre grassi, e quindi la loro assunzione va controllata per il notevole apporto calorico. 

Gli zuccheri semplici in eccesso stimolano la produzione di insulina che a sua volta induce la sintesi del colesterolo endogeno. Inoltre, un eccesso della loro assunzione può contribuire ad un innalzamento della glicemia con una sofferenza vascolare ulteriore che si va a sommare al danno che può creare un elevato colesterolo circolante. È importante sempre ricordare che parliamo di zuccheri in eccesso rispetto a quelli raccomandati dai LARN, e che lo zucchero di per sé non crea un danno specifico alle pareti delle arterie.

I grassi saturi vanno evitati o limitati fortemente, e pertanto tutti quei grassi animali che ne sono ricchi, in particolare burro, lardo, strutto, panna, insaccati, frattaglie, molluschi e crostacei devono essere assunti con cautela da chi soffre di ipercolesterolemia. La carne rossa deve essere consumata con estrema moderazione, sostituendola con le carni bianche magre e comunque assumerla al massimo 1 o 2 volte a settimana. Attenzione però, perché alcuni studi hanno dimostrato che eliminare totalmente l’assunzione di colesterolo può favorire una maggiore sintesi del colesterolo endogeno grazie a un sistema di tipo “compensatorio” e di conseguenza gli estremismi alimentari, oltre a portare a derive psicologiche del comportamento alimentare possono determinare un effetto contrario sui valori di colesterolo nel sangue.

Per quanto riguarda latte, yogurt e formaggi meglio prediligere quelli freschi magri come la ricotta vaccina, mentre per le uova, da sempre demonizzate per l’alto contenuto in grassi, si possono consumare controllandone la quantità, che dovrebbe essere limitata a 2 uova a settimana. In questo dosaggio bisogna però sempre tener conto anche delle uova contenute in altri alimenti, come dolci, biscotti o pasta all’uovo.

Quando la correzione alimentare e dello stile vita non porta risultati sufficienti oppure la presenza di altri fattori di rischio importanti come obesità e diabete è necessario ricorrere alla terapia farmacologica. Lo stesso discorso riguarda  i pazienti che hanno già delle placche sulle arterie o hanno subito precedenti eventi di infarto o ictus.  Oltre alle classiche statine che inibiscono la sintesi endogena del colesterolo e la ezetimibe, sostanza che riduce l’assorbimento intestinale di colesterolo, oggi ci sono nuovi farmaci come gli anticorpi monoclonali. Questi ultimi agiscono inibendo l’attività di una proteina, la PCSK9, la cui funzione, normalmente è quella di distruggere i recettori delle LDL. Questa proteina in pratica, riducendo il numero dei recettori LDL fa circolare più a lungo il colesterolo cattivo. Gli anticorpi monoclonali eliminando questa proteina aumentano il numero dei recettori LDL che possono quindi sottrarre il colesterolo più rapidamente dalla circolazione. 

“Creare Futuro”, le tre filiere simbolo del Made in Italy  protagoniste del primo Forum Nazionale dei Giovani

Milano, 15 maggio 2025 – Si è svolto ieri a Milano, nella prestigiosa cornice di Palazzo Lombardia, il primo Forum Nazionale dei Giovani del Made in Italy, dal titolo “Creare Futuro”. L’evento è nato su iniziativa dei presidenti dei Gruppi Giovani di FederlegnoArredo, Confindustria Accessori Moda e Federalimentare che, insieme ad alcuni esponenti del mondo imprenditoriale e accademico, hanno dato vita a un confronto dinamico e costruttivo per tracciare una visione innovativa e proiettata al futuro.

Il Forum ha rappresentato un’importante occasione di riflessione sul ruolo delle nuove generazioni nel guidare il rinnovamento del sistema produttivo italiano, a partire dai tre pilastri dell’eccellenza manifatturiera nazionale: Fashion, Food e Furniture. Settori chiave che, insieme, contribuiscono a circa il 20% del PIL nazionale e che rappresentano al meglio il saper fare italiano nel mondo.

In un contesto globale sempre più dinamico e complesso, è emersa con forza la necessità di fare sistema, valorizzare le competenze e promuovere sinergie tra le diverse filiere. I giovani imprenditori desiderano essere protagonisti di questo cambiamento, portando visione, innovazione e apertura al dialogo, per continuare a rafforzare e promuovere l’identità del Made in Italy su scala internazionale.

Carlo Briccola, presidente Giovani Confindustria Accessori Moda, ha dichiarato: “La moda è un patrimonio straordinario per l’Italia, ma solo attraverso la connessione tra filiere diverse, unite dallo stesso saper fare italiano, possiamo parlare al mondo con una voce coesa. Con questo Forum desideriamo trasmettere fiducia, ottimismo e senso di responsabilità alle generazioni attuali e future, affinché possano proseguire nel solco della tradizione, valorizzando il genio creativo e produttivo che distingue il Made in Italy. Il nostro focus è chiaro: rafforzare la competitività delle nostre imprese. Perché se la qualità, soprattutto nella moda, è spesso considerata un dato acquisito, oggi è necessario confrontarsi con uno scenario europeo complesso, fatto di normative difficili da recepire, che richiedono preparazione, visione strategica e coesione”. 

Guglielmo Gennaro Auricchio, Presidente Giovani Federalimentare: “Il confronto trasversale tra settori strategici è fondamentale per condividere esperienze, visioni e affrontare insieme le sfide di un mondo in continua evoluzione. Crediamo fermamente che il futuro del Made in Italy passi attraverso la sinergia e la collaborazione con le altre eccellenze manifatturiere del Paese ed eventi come quello di oggi ci permettono di riflettere sullo straordinario valore del Made in Italy riconosciuto in tutto il mondo grazie alle scelte di milioni di consumatori. Come Giovani di Federalimentare siamo pronti a dare il nostro contributo per crescere e costruire insieme questo futuro nel segno della tradizione, dell’innovazione e della sostenibilità”.

Filippo Santambrogio, presidente Giovani FederlegnoArredo, aggiunge: “Il forum Creare Futuro va oltre la singola filiera, perché solo facendo sistema tra le eccellenze italiane possiamo costruire un modello di impresa più competitivo, inclusivo e capace di attrarre i talenti di domani. È un’occasione concreta di un confronto trasversale per affrontare sfide comuni e per condividere esperienze e visioni tra settori strategici del Made in Italy che insieme rappresentano il cuore manifatturiero e l’eccellenza del nostro Paese in un mondo sempre più complesso ed in costante evoluzione. Tramite competenze diverse vogliamo rafforzare un’identità imprenditoriale italiana che sia aperta, collaborativa e proiettata al futuro, perché il Made in Italy non è solo un marchio: è un’eredità da innovare, insieme”. 

I settori rappresentati costituiscono una colonna portante dell’economia italiana, sia per valore generato che per impatto occupazionale. La filiera legno-arredo registra un fatturato annuo superiore ai 51 miliardi di euro, mentre la filiera pelle supera i 30 miliardi. Il settore alimentare, vero gigante del Made in Italy, raggiunge invece la soglia dei 197 miliardi di euro.

Anche sotto il profilo occupazionale i numeri sono rilevanti: quasi 300mila addetti operano nel legno-arredo, circa 150 mila nella filiera pelle e ben 467 mila nel settore alimentare.

Sul fronte dell’export, il 2024 è stato un anno da record per il comparto alimentare, che ha toccato i 56,8 miliardi di euro, con un incremento dell’8,6% rispetto al 2023. La filiera pelle ha totalizzato 25 miliardi di euro di esportazioni, mentre il settore legno arredo ha raggiunto quota 19,4 miliardi. 

Confindustria Accessori Moda

Confindustria Accessori Moda è la Federazione che riunisce le associazioni cui fanno riferimento i comparti chiave della filiera pelle italiana: calzaturiero (Assocalzaturifici), pelletteria (Assopellettieri), abbigliamento in pelle e pellicceria (AIP), concia (Unic concerie italiane). La Federazione tutela quella filiera di eccellenza che ha reso l’industria degli accessori moda Made in Italy grande nel mondo. Il suo ruolo è la difesa e la valorizzazione di tutto quel saper fare, creativo e tecnico, che in Italia produce ricchezza, cultura e crescita sociale.

Federalimentare

Federalimentare è la Federazione italiana dell’industria alimentare e delle bevande. Fondata nel 1982, rappresenta e tutela gli interessi delle imprese del settore, a livello nazionale, europeo e internazionale. La Federazione promuove qualità, sicurezza alimentare e competitività del food and beverage Made in Italy, nonché un modello alimentare equilibrato e sostenibile, nell’ambito di corretti stili di vita. Federalimentare sostiene la vocazione all’export delle aziende e preserva le produzioni alimentari italiane da imitazioni (Italian sounding) e contraffazioni, rispondendo alle esigenze del mercato e dei consumatori e favorendo la ricerca e l’innovazione, nel pieno rispetto della tradizione.

FederlegnoArredo

FederlegnoArredo è la Federazione italiana delle industrie del legno, del sughero, del mobile, dell’illuminazione e dell’arredamento. Dal 1945 difende il saper fare italiano, sostiene lo sviluppo delle imprese, ed è ambasciatrice del gusto italiano dell’abitare in tutto il mondo. All’interno di FederlegnoArredo sussistono varie articolazioni merceologiche, che rappresentano tutte le componenti della filiera legno-arredo, dalla materia prima al prodotto finito. FederlegnoArredo partecipa all’affermazione di un sistema imprenditoriale innovativo, internazionalizzato, sostenibile e capace di promuovere la crescita economica, sociale, civile e culturale del Paese. 

IL RISCATTO DEI CEREALI RAFFINATI

Prof. LUCA PIRETTA

Gastroenterologo e Nutrizionista –  Università Campus Biomedico di Roma

Insieme a un corretto stile di vita, seguire una dieta sana, varia e bilanciata è fondamentale per poter vivere in salute e prevenire alcune patologie. Questo il risultato a cui sono giunti gli studi scientifici rivolti a comprendere come prevenire le più importanti malattie dei paesi occidentali come l’obesità e le patologie ad essa correlate come diabete, malattie cardiovascolari e tumori. 

Il dilagare dell’obesità ha un’origine multifattoriale e vede tra i principali fattori una cattiva educazione alimentare e comportamentale. Purtroppo, e ingiustamente, la risposta dietetica che viene spesso messa in atto è quella di ridurre gli zuccheri o carboidrati (“carbofobia”, paura dei carboidrati) e di aumentare le proteine (diete Atkins e Scarsdale negli anni Settanta e, più di recente, Dukan e Paleolitica). 

Una corretta educazione alimentare si basa sul concetto che i nutrienti non sono intercambiabili e ciò spiega perché sia sbagliato sostituire gli zuccheri con le proteine, come sostengono alcune diete poco salutari. 

I carboidrati e i lipidi svolgono un ruolo prevalentemente energetico e solo in piccola parte funzionale. Le proteine, al contrario, sono destinate a compiti plastici e di funzionalità, e solo in caso di forzata necessità possono essere utilizzate a fini energetici. Se si segue una dieta eccessivamente iperproteica e, di conseguenza, con pochi carboidrati, succede che l’organismo si vede obbligato a sopperire alla carenza di “benzina” (gli zuccheri, appunto) bruciando le proteine ingerite o, peggio ancora, cannibalizzando le strutture nobili come i muscoli, per produrre quel glucosio mancante ma essenziale, in quanto alimento quasi esclusivo per la sopravvivenza e il buon funzionamento delle cellule cerebrali e dei globuli rossi. I carboidrati, inoltre, rappresentano il combustibile di elezione per i muscoli durante l’attività̀ fisica soprattutto nelle prime fasi dell’attività aerobica e, quindi, sono essenziali per lo sportivo. Un’alimentazione eccessivamente iperproteica è sconsigliabile anche perché affatica fegato e reni, obbligati a lavorare di più per smaltire i composti azotati derivati dalla scomposizione molecolare delle proteine, che sarebbero altrimenti tossici per l’organismo. 

La fonte privilegiata dei carboidrati è rappresentata dai cereali perché forniscono prevalentemente carboidrati complessi che hanno un impatto minore sull’aumento della glicemia e sulla stimolazione della secrezione insulinica. Sappiamo che i cereali integrali rispetto a quelli raffinati forniscono un plus in termini di fibre, sali minerali e vitamine e hanno un impatto più favorevole sullo stato di salute. Questo concetto ha portato purtroppo alla demonizzazione delle farine “bianche” considerate pericolose per la salute. Fermo restando il concetto che le farine integrali hanno un profilo nutrizionale più completo rispetto a quelle bianche, il reale impatto di queste ultime sullo stato di salute non sembra assolutamente dimostrare una correlazione tra il loro consumo e l’incidenza di patologie. 

In una review del 2020 sono stati valutati i rapporti tra consumo di cereali raffinati e impatto sulla salute. Sono stati presi in considerazione un totale di 135 articoli e nella grande maggioranza dei casi non sono state riscontrate associazioni tra il consumo di alimenti a base di cereali raffinati e malattie cardiovascolari, diabete, aumento di peso o mortalità generale. L’insieme delle evidenze dimostra che il consumo dei raffinati, fino al 50% del totale di cereali (senza elevati livelli di grassi, zuccheri o sodio aggiunti), non è associato ad alcun aumento del rischio di malattie, sebbene resti valida la raccomandazione di aumentare il consumo di cereali integrali per raggiungere una quantità superiore alla metà del consumo complessivo di cereali. (1)

Le linee guida dietetiche raccomandano di aumentare il consumo di cereali integrali e allo stesso tempo di limitare il consumo di alimenti a base di cereali raffinati e/o arricchiti ma le ricerche emergenti suggeriscono che alcuni cereali raffinati potrebbero far parte di un modello alimentare sano. Un gruppo di esperti si è riunito per esaminare i dati pubblicati a partire dalla pubblicazione delle linee guida dietetiche americane del 2015 ed elaborare una consensus conclusiva. Sulla base di una tavola rotonda, il gruppo di esperti ha raggiunto un consenso sul fatto che 1) i cereali integrali e quelli raffinati possono fornire un contributo nutritivo significativo ai modelli alimentari, 2) i cereali integrali e raffinati contribuiscono alla densità dei nutrienti, 3) l’arricchimento e il potenziamento dei cereali rimangono vitali per garantire l’adeguatezza dei nutrienti nella dieta americana, 4) non esistono solide prove scientifiche a favore del fatto che i cibi a base di cereali raffinati siano collegati al sovrappeso e all’obesità e 5) esistono lacune nella letteratura scientifica per quanto riguarda i cereali e la salute. (2)

Il comitato che ha definito le linee guida dietetiche americane del 2015 ha raccomandato che per migliorare la qualità della dieta, la popolazione statunitense dovrebbe sostituire la maggior parte dei cereali raffinati con cereali integrali. Questa raccomandazione si basava in gran parte sui risultati di studi che esaminavano modelli dietetici complessivi e non gruppi alimentari separati. Un modello dietetico occidentale in genere include carne rossa processata, cibi e bevande zuccherati, patatine fritte e latticini ad alto contenuto di grassi, nonché cereali raffinati, e questo modello alimentare è stato collegato ad un aumento del rischio di molte malattie croniche. Tuttavia, quando questi cibi sono stati valutati come categorie alimentari distinte, 11 meta-analisi di studi di coorte prospettici, che includevano un totale di 32 pubblicazioni con dati da 24 coorti distinte, hanno dimostrato che l’assunzione di cereali raffinati non è associata ad un aumento della mortalità per tutte le cause, ma neanche per le singole malattie come diabete tipo 2, malattie cardiovascolari, malattia coronarica, ictus, ipertensione o cancro. Il consumo di cereali raffinati fino a 6-7 porzioni/giorno (1 porzione = 30 g) non è stato associato a un rischio più elevato di malattia cardiovascolare, diabete, ipertensione o di morte di qualunque causa. Inoltre, l’assunzione totale di cereali è stata associata a un rischio inferiore di mortalità per tutte le cause. Di conseguenza, la raccomandazione di ridurre l’assunzione di cereali raffinati basata sui risultati di studi che collegano un modello alimentare occidentale a numerosi effetti negativi sulla salute non è suffragata da un corpo sostanziale di prove scientifiche pubblicate. La ricerca futura deve valutare meglio l’impatto dell’assunzione di cereali raffinati separata da altre abitudini alimentari per consentire una corretta definizione dei benefici dei cereali integrali rispetto ai cereali raffinati. (3)

In conclusione, possiamo affermare che quello che sembra essere importante per una dieta sana è consumare una quantità adeguata di cereali. Tra questi, quelli di farina integrale hanno una composizione nutrizionale più ricca e il loro consumo dovrebbe essere incentivato perché attualmente è molto scarso, ma il consumo in quantità adeguata di quelli raffinati non sembra essere correlato in modo evidente ad un maggior rischio di patologia. 

Bibliografia

  1. Papanikolaou Y, Do Refined Grains Have a Place in a Healthy Dietary Pattern: Perspectives from an Expert Panel Consensus Meeting. Curr Dev Nutr 2020;4:nzaa125. 
  2. Williams PG, Evaluation of the evidence between consumption of refined grains and health outcomes doi:10.1111/j.1753-4887.2011.00452.x  Nutrition Reviews® 
  3. Gaesser GA, Perspective: Refined Grains and Health: Genuine Risk, or Guilt by Association? AdvNutr 2019;10:361–371. 

Made in Italy: alla Camera l’evento di Federalimentare “Il valore dello stile italiano tra cultura del buon vivere e alimentazione”

Per oltre il 93% degli italiani è fondamentale seguire una dieta sana ed equilibrata senza privarsi di nessun alimento

Roma, 15 aprile 2025 – In occasione della Giornata Nazionale del Made in Italy (#giornatamadeinitaly2025) si è svolto alla Camera dei Deputati il convegno promosso da Federalimentare “Il valore dello stile italiano tra cultura del buon vivere e alimentazione”. Nel corso dell’evento è stato presentato il Secondo Rapporto Federalimentare-Censis “Cibo e libertà. Binomio inscindibile nello stile di vita italiano”.

Lo studio ha evidenziato che per gli italiani i corretti stili di vita e una dieta equilibrata sono fra le loro priorità. Così come una educazione alimentare responsabile deve passare dalla conoscenza e dal sapere. Per i cittadini, infatti, mangiare bene e sano non significa eliminare cibi, ma vuol dire trovare il giusto equilibrio fra gli alimenti. Gli italiani vogliono essere liberi di scegliere, senza demonizzare i cibi presunti non sani e affidano all’industria alimentare italiana il ruolo di garante per avere sulle loro tavole cibo di qualità, sano e sicuro.

Il cibo è cultura

Per il 93,2% degli italiani il cibo è cultura. Questo dato riflette il legame profondo che c’è tra gli alimenti e la tradizione italiana che si radica nella storia dei territori, nelle identità locali e nell’Italia dei Comuni e dei borghi. Il cibo diventa non solo veicolo di espressione personale, ma anche simbolo di identità collettiva che li identifica nel Made in Italy.

Tradizione alimentare scudo italiano

La tradizione alimentare italiana rappresenta per il 93,5% dei cittadini uno scudo di pragmatismo, di buon senso, di moderazione e di qualità per cui non bisogna escludere dalla dieta nessun cibo, ma bisogna invece valorizzarlo. Mangiare bene non significa eliminare, ma trovare un sano e giusto equilibrio tra gusto, qualità e salute. In questo campo il compito primario viene riconosciuto all’industria alimentare che attraverso i suoi prodotti offre innovazione, tradizione, sicurezza, accessibilità e equità preservando il valore sociale e culturale del cibo.

Industria alimentare garante di libertà

Garante della libertà nella scelta degli alimenti è l’industria alimentare italiana. Per il 93% dei cittadini, infatti, è proprio nell’industria che la loro libertà di scelta si esercita consapevolmente grazie alla vastità dei prodotti sani, sicuri, ben fatti, buoni e sostenibili che offre. L’industria, ogni giorno, soddisfa queste esigenze rispondendo ai desideri dei consumatori che possono esercitare liberamente la propria scelta preferendo ciò che si adatta meglio alle proprie esigenze e gusti. Questa capacità unica, che ha solo l’industria, garantisce un’alimentazione democratica, sostenibile e accessibile che coniuga tradizione e innovazione senza demonizzare, ma offrendo un ventaglio di prodotti sani e alla portata di tutti. Per il 90,7% degli italiani, infatti, la libertà di scegliere cosa mangiare è presupposto di una più alta consapevolezza alimentare.

No demonizzazioni, sì varietà di scelta

Gli italiani sono consapevoli che uno stile di vita inappropriato possa avere conseguenze negative sulla salute. Oltre il 37% infatti è convinto che il proprio benessere non sia causato dalla scelta di un singolo alimento o di un prodotto, ma dal proprio stile di vita alimentare. Questo elemento evidenzia come sia fondamentale adottare un approccio equilibrato, basato su scelte consapevoli e abitudini sane che comprendono un bilanciamento fra alimenti senza nessuna demonizzazione tra “cibi buoni” e “cibi cattivi”, una differenziazione che per il 44,1% degli intervistati molto spesso rappresenta una fake news.

Adolfo Urso, Ministro delle Imprese e del Made in Italy, intervenuto con un messaggio, ha affermato: “La giornata nazionale del Made in Italy nasce per riconoscere e celebrare il talento e la tenacia delle imprese e laboratori italiani, che ogni giorno con orgoglio portano nel mondo prodotti straordinari, simbolo di qualità e del saper fare italiano. Grazie a questa eccellenza nel 2024 l’Italia è diventato il quarto Paese esportatore al mondo. Oggi guardiamo avanti con determinazione, investendo nelle nuove generazioni e tecnologie più avanzate. Quest’anno l’attenzione è rivolta all’innovazione, ben consapevoli che identità e innovazione sono i due binari su cui da sempre ha fatto leva il Made in Italy per affermarsi nel mondo. Innovazione significa intelligenza artificiale, robotica, aerospazio, blue economy, sono queste le nuove frontiere che rendono le nostre imprese protagoniste della transizione digitale. Questa giornata diventa, così, l’occasione ideale per scoprire e apprezzare il valore straordinario della nostra cultura e imprenditorialità, della capacità di guardare sempre al futuro, senza dimenticare mai le nostre radici”.

Luigi D’Eramo, Sottosegretario al Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, delegato dal Ministro Francesco Lollobrigida, ha osservato: “È fondamentale consolidare la nostra presenza su diversi mercati internazionali senza tralasciare lo spazio importante che abbiamo conquistato nel mercato americano. Occorre, pertanto, un approccio basato sul buon senso per evitare una guerra dei dazi. La semplificazione normativa, poi, è un altro aspetto cruciale per competere ad armi pari con altri Paesi, così come salvaguardare le nostre produzioni e i nostri alimenti da attacchi sconsiderati come è stato il Nutriscore. Un sistema di etichettatura fuorviante e antiscientifico che, se fosse stato introdotto, avrebbe compromesso il nostro Made in Italy che, ricordo, rappresenta un ambasciatore credibile della nostra italianità nel mondo, in grado di coniugare parole chiave come cultura, equilibrio, qualità, rispetto dell’ambiente e del territorio”.

Secondo il Segretario di Presidenza e Vicepresidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati, Francesco Battistoni: “L’industria alimentare italiana rappresenta un’eccellenza nel mondo grazie alla sua capacità di esportare il nostro Made in Italy offrendo prodotti sani, di qualità e sostenibili. In un momento di grandi incertezze è importante poter contare su un comparto sano e in continua evoluzione che sa rinnovarsi e sa soprattutto rispondere ai bisogni dei consumatori. Qualità che attribuiscono al comparto grande fiducia, riconoscendone l’alto valore sociale e la democraticità della sua offerta, accessibile a tutti. Un elemento, quest’ultimo, di grande importanza per i cittadini che possono esercitare consapevolmente la loro libertà di scelta scegliendo il prodotto più adatto alle loro esigenze”.

Alessandro Colucci, Segretario di Presidenza della Camera dei Deputati, ha dichiarato: “Il cibo italiano piace perché risponde a degli standard che garantiscono la massima sicurezza oltre alla qualità e alla sostenibilità. Tra i diversi fattori alla base del successo del cibo italiano occorre ricordare il numero più alto di indicazioni geografiche e riconosciute. Parallelamente vantiamo una filiera radicata sul territorio, che è attenta al sociale e all’ambiente. La trasformazione alimentare si conferma come l’attività manifatturiera più diffusa a livello nazionale, svolgendo una funzione importantissima. La domanda di prodotti italiani aumenta ed è una domanda di eccellenza che va intercettata per garantire crescita e sviluppo al Paese”.

Per il Presidente di Federalimentare, Paolo MascarinoL’incontro di oggi ci permette di riflettere sullo straordinario valore del Made in Italy alimentare. Un valore riconosciuto in tutto il mondo grazie alle scelte di milioni e milioni di consumatori. Siamo la prima manifattura del Paese con quasi 200 miliardi di fatturato, e abbiamo raggiunto un nuovo record dell’export, 57 miliardi, +9% rispetto all’anno precedente.  Il principale merito di questi risultati è dei nostri imprenditori che, in un tempo di grosse incertezze, non hanno perso la fiducia, ma hanno continuato ad investire e a produrre cibo di qualità, sicuro e ben fatto. Un ulteriore merito va certamente alle nostre istituzioni che ci sostengono e che aiutano il settore rendendolo più competitivo sui mercati internazionali, promuovendo l’eccellenza del nostro cibo. Prodotti che oltre ad esprimere l’italianità nel mondo, esprimono la nostra identità culturale grazie alla quale, attraverso il cibo, tramandiamo il nostro sapere millenario”.

Secondo Sergio Marchi, Direttore Generale Ismea: “La sfida della qualità è fondamentale e da questo punto di vista il nostro Paese riveste un ruolo importante. Il tema della libertà di scelta è sempre più cruciale, poiché i cittadini vogliono essere informati per decidere consapevolmente. Il valore dell’agroalimentare italiano è, oggi, riconosciuto a livello mondiale, ma occorre investire in innovazione tecnologica agevolando i giovani imprenditori. Nonostante il periodo complesso l’export cresce a livello record, rafforzando il primato del Made in Italy in termini di qualità e stile”.

Maria Siclari, Direttore Generale Ispra, ha dichiarato: “Sicurezza alimentare significa offrire a tutti alimenti che siano sani e nutrienti. Bisogna, inoltre, assicurare il rispetto di requisiti igienico sanitari specifici per evitare che alcune malattie passino dagli alimenti alle persone garantendo, altresì, che tutti dispongano di quantità di cibo sufficienti. Con il nostro personale qualificato siamo in prima linea nel monitorare i rischi per la popolazione e gli ecosistemi. Per questo riteniamo di poter dare un contributo significativo al fine di rafforzare la sostenibilità ambientale attraverso un approccio One Health, grazie anche ai progetti e alle risorse legate al Pnrr”.

Enrico Del Prato, Professore di Diritto Civile Università Sapienza di Roma, ha affermato: “L’esercizio della libertà è assicurato solo laddove ci sia una scelta informata. Non si può vietare o imporre qualcosa senza che vi siano evidenze scientifiche adeguate. È fondamentale salvaguardare il diritto dell’impresa a stare sul mercato e il diritto del consumatore ad alimentarsi”.

Giorgio De Rita, Segretario Generale del Censis, ha rilevato: “Dal Rapporto emerge un’attenzione allo stare insieme, alla dieta equilibrata, all’alimentazione come forma di welfare, quali aspetti cruciali che hanno innescato una fiducia nel settore agroalimentare italiano. Il binomio fra tradizione e cultura è entrato nei gangli vitali della società italiana, generando un valore economico determinante nello sviluppo del Made in Italy”.

Dazi, Paolo Mascarino (Pres. Federalimentare): “Negoziato prudente UE – USA. Governo ci convochi”

“I dazi dell’amministrazione di Trump ci preoccupano e non poco. Il +20% di tasse, che si sommano a quelle già previste per le nostre esportazioni, unite alla possibilità di averne ulteriori di tipo verticale su alcuni nostri prodotti merceologici come il vino, rischiano di avere effetti devastanti lungo tutta la catena del valore che come Federalimentare stimiamo in un -10% sui fatturati e un -30% nei volumi dell’export”. Lo dichiara il Presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino.

“Il momento è molto delicato, come industria alimentare siamo consapevoli che ogni decisione dovrà essere presa a livello europeo. Il negoziato, così come ha sostenuto il Presidente di Confindustria Emanuele Orsini – prosegue Mascarino – dovrà essere prudente e fermo, evitando di innescare una guerra dei dazi fra Ue e America che sarebbe ancora più drammatica con scenari ritorsivi che potrebbero peggiorare ulteriormente i dazi al nostro settore. Dobbiamo trattare con gli Stati Uniti perché è un mercato per noi fondamentale, e al tempo stesso dobbiamo diversificare le destinazioni del nostro export così da compensare le nostre eventuali perdite derivanti dal mercato americano. Quindi – aggiunge – ben vengano da parte dell’Europa proposte in tal senso”.  

“Federalimentare è convinta – conclude Mascarino – che sarà decisivo poterci presentare in Ue con una proposta univoca e pragmatica che metta al centro gli interessi nazionali e del nostro comparto alimentare, trainante  per l’economia del paese. Per questa ragione, così come è avvenuto in Spagna e Francia, chiediamo al Governo di essere convocati insieme a Confindustria per gestire insieme e al meglio questa situazione”.

I COLORI DI FRUTTA E VERDURA

Prof. LUCA PIRETTA

Gastroenterologo e Nutrizionista – Università Campus Biomedico di Roma

A tutti è capitato di ascoltare le raccomandazioni relative al consumo di frutta e verdura. La quantità di questi alimenti che abitualmente troviamo nelle indicazioni salutistiche o nelle linee guida per una sana alimentazione si aggira intorno alle famose cinque porzioni giornaliere. Ma la frutta e la verdura sono tutte uguali? Le cinque porzioni riguardano qualunque tipologia abbiamo voglia di assumere? Ovviamente no, perché non esiste un frutto (o una verdura) in grado di fornire da solo tutte le vitamine, minerali e molecole bioattive di cui abbiamo bisogno, e di conseguenza potrebbe essere di aiuto una guida facile per comprendere come e quali scegliere. Lo strumento più semplice è quello di farsi guidare dai colori, perché il colore di frutta e verdura permette di orientarci sulla loro composizione e pertanto una corretta e completa variazione dei colori nell’arco di una settimana consente di garantire un apporto adeguato dei nutrienti che frutta e verdura possono fornire. 

ROSSO (ravanelli, pomodori, peperoni rossi, barbabietole). La caratteristica della frutta e della verdura di colore rosso è rappresentata dalla presenza dei carotenoidi. I carotenoidi sono un gruppo di pigmenti di colore rosso molto diffusi in natura (come frutti e ortaggi) e agiscono come antiossidanti proteggendo il vegetale dagli effetti nocivi delle radiazioni solari. Una volta entrati nell’organismo umano svolgono, come tali, la stessa funzione sulla pelle per essere trasformati successivamente in vitamina A che compie altre funzioni come favorire la visione notturna, aiutare la crescita di organi e tessuti, facilitare il lavoro del sistema immunitario e consentire la tolleranza alimentare. Tra i vari carotenoidi il licopene (l’unico a non trasformarsi in vitamina A) occupa un posto speciale. Il licopene lo troviamo in particolare nel pomodoro dove è più abbondante nella buccia (54 mg per 100 g) rispetto alla polpa (11 mg per 100 g) perché è più concentrato ma è meno biodisponibile. È stato dimostrato da numerosi studi scientifici che questo particolare carotenoide possiede una spiccata azione nel diminuire il colesterolo cattivo (LDL) circolante nel sangue. Infatti, il licopene riduce la funzione dell’enzima deputato alla produzione di colesterolo e allo stesso tempo aumenta l’attività dei recettori “spazzini” presenti su molte cellule dell’organismo e in particolare su quelle del fegato. In questo modo il risultato finale è quello di abbassare il livello di colesterolo circolante. Ma la sua azione non finisce qui. Infatti, è stato scoperto che il colesterolo cattivo esercita la sua azione dannosa sulle arterie del nostro corpo non solo favorendo la crescita delle placche aterosclerotiche ma anche in seguito alla sua ossidazione favorita dall’abbondanza dei radicali liberi. Il licopene, in virtù della sua spiccata azione antiossidante, rende il colesterolo cattivo molto meno aggressivo e passibile di deposito.

Da altri studi si è osservato come il licopene del pomodoro, sempre grazie all’azione antiossidante, svolge un ruolo preventivo nella comparsa di vari tipi di tumore.

Una caratteristica del licopene è quella di essere presente maggiormente nei prodotti cotti rispetto a quelli freschi perché la cottura lo trasforma dalla forma trans a quella cis che è più efficace e disponibile. I prodotti confezionati come la passata e la salsa ne hanno di più anche se il prodotto che ne contiene di più in assoluto rimane il pomodoro secco.

BIANCO (aglio, cipolle, cavolfiori, finocchi, funghi, mele, pere, porri, sedano, noci, nocciole, castagne).

 Questo colore identifica alcuni alimenti che sono ricchi di potassio e fibra. Il potassio è un minerale essenziale per la corretta funzionalità di muscoli e nervi dato che è il responsabile della trasmissione dell’impulso nervoso. È, pertanto, determinante anche nella corretta funzionalità del cuore e del sistema nervoso. È inoltre il minerale maggiormente presente in tutte le cellule dell’organismo ed è necessario per garantire una corretta secrezione di acido nello stomaco e per regolare il corretto pH dell’organismo.

La fibra (in particolare quella solubile) costituisce l’alimento principe per la selezione e lo sviluppo di un sano microbiota grazie alla capacità di dare origine agli acidi grassi a catena corta come il butirrato, molecola essenziale per il nutrimento delle cellule del colon, per il mantenimento dell’integrità della barriera intestinale e per regolare il metabolismo dei nutrienti e la trasmissione neuro-ormonale gastrointestinale. Aiuta inoltre, a favorire la prevenzione del tumore del colon e a ridurre la velocità di assorbimento degli zuccheri e del colesterolo. 

GIALLO-ARANCIONE (cachi, arance, mandarini, limoni, carote, peperoni gialli, meloni, zucche). Il colore giallo arancio caratterizza gli alimenti ricchi di vitamina C, carotenoidi e flavonoidi. La vitamina C permette la sintesi del collagene, agisce come potente antiossidante, interviene in molte reazioni enzimatiche comprese quelle del sistema immunitario, e nel metabolismo degli aminoacidi. I flavonoidi sono molecole con azione antiossidante e antiaging, aiutano a mantenere lo stato di salute di vene e capillari.

VERDE (bietole, broccoletti, broccoli, cavolo cappuccio, carciofi, cetrioli, cicoria, insalate, piante aromatiche, zucchine, kiwi). Negli alimenti di colore verde troviamo il magnesio, abbondante nella clorofilla, il potassio e i folati. Il contenuto corporeo di magnesio nell’organismo adulto è di 20 – 28 g circa: il 60% è presente nelle ossa, il 39% nei compartimenti intracellulari e circa l’1% nei liquidi extracellulari. Il magnesio svolge un ruolo fondamentale in un gran numero di importanti reazioni cellulari. Ha anche ricoperto un ruolo importante nell’evoluzione biologica, in quanto componente della clorofilla e dei composti contenenti legami altamente energetici come il complesso Mg- ATP. È pertanto essenziale in molti processi metabolici (biosintesi dei lipidi, delle proteine e degli acidi nucleici, formazione del “secondo messaggero” AMP-ciclico e glicolisi) oltre che in processi di trasporto di membrane energia-dipendenti. Il magnesio partecipa all’attività di oltre 300 sistemi enzimatici. 

I folati sono essenziali per ridurre i livelli di omocisteina del sangue (fattore di rischio per le malattie cardiovascolari) e per la protezione del DNA cellulare riducendo in questo modo il rischio di alcuni tumori. Inoltre, i folati svolgono un ruolo determinante nella corretta formazione degli organi fetali durante la gravidanza e in particolare quello di prevenire la comparsa della spina bifida. Affinché la sua azione sia efficace è necessaria una presenza adeguata di vitamina B12, a dimostrazione di quanto sia importante l’integrazione alimentare in una sana alimentazione

BLU/VIOLA (melanzane, radicchio, prugne, uva nera, more, mirtilli). Questo colore identifica quegli alimenti ricchi di antociani, flavonoidi e vitamina C. I benefici degli antociani si osservano prevalentemente a livello della piccola circolazione con effetto protettivo sui capillari migliorando la vista, le piccole insufficienze venose e i gonfiori di tipo vascolare. Alcuni studi hanno osservato anche una azione antiaging sulle cellule e un rallentamento delle patologie neurodegenerative con miglioramento di quei parametri comportamentali che si riducono con l’età quali equilibrio, coordinazione, memoria di lavoro e memoria di riferimento. In particolare, i microcostituenti del mirtillo a livello cerebrale riducono la suscettibilità dei neuroni agli effetti a lungo termine dello stress ossidativo e dei meccanismi infiammatori che sono alla base dei processi degenerativi.

L’importanza del ruolo di frutta e verdura in una sana alimentazione viene sottolineata in tutte le pubblicazioni scientifiche e raccomandazioni sanitarie. Nel loro insieme devono essere presenti 5 volte al giorno (almeno 4). Queste 4-5 porzioni giornaliere servono a garantire l’apporto dei loro principi nutritivi caratteristici, vale a dire vitamine, fibre, polifenoli, sali minerali e zuccheri. Per porzione si intende convenzionalmente un frutto grande qualsiasi – una mela o una pera – ovvero tre albicocche, due kiwi, dieci ciliegie e così via; quanto alla verdura, cento o centocinquanta grammi di prodotto.

Si tende però a parlare di frutta e verdura spesso in termini generici, come se si trattasse di un alimento unico, mentre è prioritario tenere a mente che ogni frutto e ogni verdura ha delle caratteristiche che ne contraddistinguono la funzionalità come abbiamo visto. Ecco anche perché è l’insieme che conta (anche se questo riguarda tutti gli alimenti della dieta mediterranea, non solo frutta e verdura). Non è pensabile che un solo frutto o una sola verdura, o anche un piccolo gruppo di esse, possa offrire la totalità delle sostanze necessarie all’organismo sia in termini di quantità che di qualità. Insomma, il radicchio piuttosto che la carota o il cavolfiore offrono proprietà predominanti peculiari e magnifiche che si completano soltanto tra di loro; da soli, non sarebbero sufficienti. 

Infine, ricordiamo che sarebbe meglio consumare frutta e verdura fresche, di stagione e che possibilmente abbiano viaggiato poco. Non tutti però possiamo concederci un orto dal quale attingere quotidianamente e pertanto, in considerazione dell’importanza strategica di questi alimenti in una sana alimentazione non bisogna disdegnare quelle forme di conservazione che permettono a tutti di consumarli in quantità adeguate. Il congelamento o l’imbustamento di quarta gamma (almeno per le verdure) rappresentano ottime forme di conservazione che permettono di mantenere il più a lungo possibile quei nutrienti così importanti per la nostra salute.

Roma, 19 febbraio 2025. La Federazione italiana dell’industria alimentare e delle bevande (Federalimentare) accoglie con favore il nuovo approccio del Commissario Hansen nei confronti del settore agricolo e del food, espresso nella Vision pubblicata oggi. 

“La Comunicazione riprende molti dei concetti cari all’industria italiana degli alimenti e delle bevande e presenti nel suo Manifesto di priorità per la legislatura europea 2024-2029. Siamo lieti di constatare una maggiore attenzione alla competitività e un approccio nuovo, più orientato al dialogo e meno direttivo”, ha dichiarato il presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino. “Il cambiamento di strategia che auspicavamo da parte della Commissione appare evidente. Confidiamo, quindi, che nella sua implementazione l’industria ottenga maggiore riconoscimento del ruolo che svolge, assieme all’agricoltura, e che possa beneficiare di misure mirate che la supportino nel suo percorso di crescita futuro”, ha aggiunto. 

La Vision riconosce sia l’importanza della sicurezza alimentare in tempi turbolenti, sia quella della competitività. Promette di ridurre la dipendenza dalle importazioni di materie prime strategiche, di perseguire un maggiore allineamento degli standard produttivi applicati ai prodotti importati e, allo stesso tempo, di aumentare i controlli sulle importazioni. Il cambiamento di approccio è evidente anche nell’atteggiamento verso il settore zootecnico, che è chiaramente riconosciuto come parte essenziale dell’agricoltura, della competitività e della coesione dell’UE. Federalimentare, inoltre, apprezza l’impegno preso dalla Commissione di sottoporre tutte le nuove policy a un “controllo di competitività” e di presentare un pacchetto trasversale di semplificazioni normative. 

La Vision riconosce anche l’importanza che l’UE non invada le competenze nazionali e regionali in materia di salute pubblica e libertà di scelta dei consumatori (non si fa cenno, ad esempio, a temi molto controversi come l’etichettatura fronte pacco), puntando invece a individuare quelle aree in cui l’intervento della Commissione può portare valore aggiunto.

In particolare, viene prestata maggiore attenzione al tema dell’educazione dei consumatori, per la quale si incoraggiano sia le iniziative a livello comunitario che lo scambio di buone pratiche tra i Paesi dell’UE. Federalimentare è pienamente disponibile a collaborare con la Commissione per condividere politiche collaudate in materia di educazione alimentare e per la promozione di diete sane. 

Rimangono, tuttavia, alcune aree da migliorare. Federalimentare osserva ad esempio che la Vision si concentra sul settore agricolo più che su quello alimentare. Pertanto, sarebbe necessaria una maggiore chiarezza sulle azioni specifiche che la Commissione intende proporre per stimolare gli investimenti e l’innovazione nel settore. 

Da parte sua, Federalimentare è pronta a contribuire alla costruzione di questa roadmap assieme alla Commissione e di affrontarne eventuali problematiche durante l’implementazione.


The Commission’s new Vision for Agri-Food sector is a welcome change in approach

Rome, 19 February 2025. The Italian food and drink industry federation, Federalimentare, welcomes the new approach of Commissioner Hansen towards the agriculture and food sector in the Commission’s new Vision for Agriculture and Food released today. 

“The Commission’s new Agri-Food Vision embraces many of the priority topics dear to the Italian food and drink industry which featured in its 2024-2029 Manifesto for the EU. We are glad to see an EU focus on competitiveness, and a fresh approach oriented towards dialogue that is less directorial”, said the president of Federalimentare, Paolo Mascarino. “The change in Commission strategy that we hoped for is evident. We trust that in its implementation, the food industry will gain more recognition for the role it plays, together with agriculture, and that it will benefit through targeted measures that support its future growth.”, he added. 

The Vision is grounded in a recognition of the importance of food security in turbulent times, and competitiveness. It promises to reduce dependence on imports of strategic materials, pursue a stronger alignment of production standards applied to imported products, while at the same time, increase import controls. The notable shift in approach is also evident in the attitude towards the livestock sector, which is clearly recognized as an essential part of EU agriculture, competitiveness and cohesion. Federalimentare appreciates the commitment that all new policies will be subjected to a ‘competitiveness check’, and that a package of cross-cutting legislative simplification will be presented. 

It is also recognized how important it is for the EU not to encroach on national and regional competences concerning public health and consumers’ freedom of choice (there is no mention, for instance, of highly sensitive issues such as front-of-pack labelling) but rather to identify areas where its intervention can bring added value.

In fact, special attention is paid to the educational dimension of consumers in the Vision. Community-led initiatives and the exchange of good practices between EU countries is encouraged. Federalimentare is keen to work together with the Commission to share proven policies on food education and the promotion of healthy diets. 

There are some areas for improvements too. Federalimentare notes that the Vision focuses on the agriculture sector more than food. Thus, more clarity is needed on the specific actions the Commission proposes to stimulate investment and innovation in the food and drink sector. 

Federalimentare looks forward to building on this roadmap together with the Commission and addressing any areas of weakness during implementation. 

Sugar Tax, Paolo Mascarino (Pres. Federalimentare): “Tassare imprese scelta che fa male, confidiamo ripensamento Governo”

“Federalimentare esprime profonda amarezza per il parere negativo espresso dal Mef e dalla Ragioneria dello Stato agli emendamenti presentati in Commissione Affari costituzionali del Senato sul rinvio della Sugar Tax. Nonostante ci fosse la volontà politica al rinvio della tassa e nonostante si fosse trovata una concorde trasversalità da parte dei gruppi parlamentari di posticipare al 2026 l’introduzione della Sugar Tax, purtroppo questa speranza è venuta meno”.  Lo dichiara in una nota il Presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino. 

“Siamo perciò stupiti e increduli per la scelta odierna che fa male all’industria, ai consumatori e a tutta la filiera produttiva con pesanti ripercussioni sul settore food & beverage che pagherà il conto più alto. Come industria alimentare, in totale sintonia con le critiche emerse in Commissione sull’introduzione della Sugar Tax – prosegue Mascarino – auspichiamo un ripensamento da parte del Governo affinché possa riconsiderare la scelta, trovando una soluzione tecnica che risolva positivamente la situazione. Infatti, questa tassa di scopo, oltre ad essere una decisione che penalizza il mondo dell’industria, rende l’Italia più fragile agli occhi degli altri competitor soprattutto nei consessi internazionali”. 

“Ci riferiamo – continua il Presidente di Federalimentare – al Vertice ONU sulle malattie non trasmissibili, previsto il prossimo 24 settembre 2025, dove altre Nazioni potranno adottare o chiedere che una simile tassazione venga applicata ad alcuni dei nostri prodotti alimentari, come salumi, formaggi e olio d’oliva, considerati da loro dannosi per la salute. Alla luce di questo quadro generale, l’approvazione della Sugar Tax è una scelta che come industria non comprendiamo e per la quale esprimiamo ancora una volta il nostro totale disappunto”, conclude Mascarino.  

“La tassa sulle bevande analcoliche con edulcoranti aggiunti la cosiddetta Sugar Tax, introdotta nell’ordinamento italiano con la Legge di Bilancio 2020, più volte rinviata e ora prevista per luglio 2025 è una tassa di scopo, un tributo aggiuntivo in capo alle imprese e ai consumatori che solo apparentemente andrà a sostenere la fiscalità generale dello Stato, ma in effetti creerà un danno alle industrie e certamente non gioverà alla salute dei cittadini”. Lo dichiara in una nota il Presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino.

“Come tassa di scopo la Sugar Tax, sulla base del nostro Ordinamento, deve essere introdotta con una legge ad hoc la quale, volendo rispettare il principio di trasparenza e piena responsabilità della pubblica amministrazione, richiede non solo chiare motivazioni, ma che siano forniti tutti gli elementi in grado di farne comprendere la logica sottostante, in modo da garantire il controllo esterno dell’efficacia ed efficienza dei processi innescati dal provvedimento fiscale in questione”.

“Purtroppo, – aggiunge Mascarino – l’unico riferimento presente nella relazione illustrativa al disegno di legge è un sintetico richiamo alle raccomandazioni dell’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS). Le raccomandazioni dell’OMS – prosegue – sono ovviamente generiche, in quanto rivolte ai quasi 200 Stati del Mondo, segnalano un problema sanitario legato a stili alimentari non salutari e solo suggeriscono, fra le possibili soluzioni, l’adozione di interventi di politica fiscale. Come tali, le raccomandazioni dell’OMS non possono certo essere prese a riferimento sic et simpliciter”.

“In più – continua il Presidente di Federalimentare – le analisi mediche sulla relazione tra alcune patologie e consumo di bevande analcoliche con edulcoranti aggiunti ne rappresentano in maniera inequivocabile la natura multifattoriale, per cui l’OMS stessa non ritiene di sostenere alcuna forma di proibizione, ma si limita a richiamare l’opportunità di ridurne il consumo eccessivo, in modo da contribuire alla diminuzione delle malattie non trasmissibili legate alla dieta”. 

“Come rilevato poi nell’Analisi dell’imposta sulle bevande analcoliche con edulcoranti aggiunti (sugar tax) condotta dal Prof. Cesare Pozzi dall’Università Luiss Guido Carli – prosegue Mascarino – l’Italia, in una ipotetica graduatoria del consumo medio pro-capite di bevande con edulcoranti aggiunti si colloca non solo all’ultimo posto fra gli Stati europei, ma con un valore nel 2022 di 54 litri/anno che è circa il 45% inferiore rispetto ai 98 litri/anno della media europea. La raccomandazione dell’OMS relativa all’introduzione di una sugar tax non può rappresentare, pertanto, il fondamento economico-sanitario per la sua applicazione in Italia”.

“Peraltro, – continua Mascarino – a oggi si fa ancora richiamo alla Relazione tecnica della Legge Bilancio con cui il Governo Conte approvò la Sugar Tax che stima il gettito fiscale derivante dall’introduzione dell’imposta nell’ipotesi non ci sia contrazione dei consumi per effetto della tassazione, aspetto molto grave da un lato perché dichiaratamente in palese contraddizione con il richiamo alla raccomandazione dell’OMS, che giustificherebbe la tassa solo nel caso riducesse effettivamente i consumi, e, dall’altro, in quanto non considera l’impatto negativo che si produrrà sull’intera filiera industriale coinvolta”.

“Alla luce di questa grande incertezza e senza una precisa indicazione da parte dell’OMS che ponga in essere una correlazione convincente e reale fra i consumi di bevande analcoliche con edulcorati e malattie non trasmissibili come l’obesità o di altre legate alle diete, come Federazione siamo convinti che l’introduzione della Sugar Tax dovrebbe essere cancellata. In più – sottolinea ancora Mascarino – l’adozione della Sugar Tax da parte dell’Italia nel luglio 2025 indebolirebbe il nostro Paese sui temi nutrizionali in ambito europeo e internazionale. Basti pensare, infatti, agli effetti negativi che, un mancato rinvio e una conferma della tassazione, sortirebbero nel negoziato previsto per il Vertice ONU sulle malattie non trasmissibili del prossimo 24 settembre 2025 dove verranno discusse proposte che riteniamo aggressive per il nostro export agroalimentare, tra cui la tassazione di cibi ricchi di sale, grassi saturi o propriamente di zuccheri”.

“L’adozione in Italia di una tassa di scopo come la Sugar Tax su un singolo nutriente, proprio a luglio 2025 quando il negoziato intergovernativo all’ONU sarà nelle fasi decisive, priverebbe di forza le nostre argomentazioni e l’Italia e i suoi comparti produttivi non potrebbero difendere efficacemente alcuni settori strategici dell’agroalimentare (formaggi, salumi, olio d’oliva) dal rischio di analoghe tasse in altre nazioni, per una manifesta incoerenza rispetto a quanto legislativamente deciso nel nostro Paese”.

“In tale contesto, – conclude Mascarino – rinnovando la nostra piena fiducia nell’Esecutivo, auspichiamo una interlocuzione con il Governo Meloni e, in particolare, con il Ministero dell’Economia e delle Finanze. Interlocuzione fondamentale per entrambe le parti affinché venga eliminato un indebito ulteriore elemento di incertezza nel tutt’altro che facile quadro di orizzonte che ci aspetta, così da permettere alle imprese di programmare i loro investimenti e al settore nel suo complesso di offrire il proprio contributo alla crescita del nostro Paese, senza la zavorra di quello che è, a tutti gli effetti, un balzello”.

“È con immenso dolore e profonda commozione che apprendo della tragica scomparsa di Lorenzo Rovagnati, un imprenditore di grande capacità e dedizione, che ha saputo guidare con passione e visione l’azienda di famiglia, un’eccellenza del settore alimentare italiano. La sua perdita è un colpo durissimo non solo per la sua famiglia e per i collaboratori, ma per tutto il comparto agroalimentare, che perde uno dei suoi protagonisti più brillanti. A nome di Federalimentare e di tutto il settore, esprimo le più sentite condoglianze alla famiglia Rovagnati, al fratello Ferruccio e a tutti coloro che gli erano vicini. Rivolgo, inoltre, un pensiero di vicinanza e cordoglio alle famiglie dei piloti Flavio Massa e Leonardo Italiani, che hanno perso la vita in questo tragico incidente avvenuto a Castelguelfo, frazione di Noceto, nel Parmense. Lorenzo Rovagnati, a soli 42 anni, aveva saputo portare avanti con orgoglio la tradizione di un’azienda simbolo del nostro Paese, incarnando i valori di qualità, impegno e innovazione che rappresentano il cuore pulsante dell’agroalimentare italiano”. Lo ha dichiarato Paolo Mascarino, Presidente di Federalimentare, in merito alla tragica scomparsa di Lorenzo Rovagnati e dei due piloti Flavio Massa e Leonardo Italiani.

Copyright © 2025 - Federalimentare