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Il presidente Vacondio: "Nutrire il pianeta e dare stabilità sociale alle nazioni è il compito del futuro. Serve un nuovo modello di diplomazia alimentare”

“Può sembrare strano essere a Cibus per celebrare il food&beverage Made in Italy considerando il difficile contesto internazionale e le preoccupanti conseguenze che anche l’Italia sta subendo. Ma io credo che questa assemblea sia la più importante non malgrado la situazione che stiamo vivendo, ma proprio a causa di quanto sta accadendo”. Così Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, ha esordito all’assemblea generale della federazione che si è tenuta oggi a Cibus.

L’assemblea “Dal Covid alla guerra: il diritto al cibo, la coesione sociale. Il ruolo dell’industria alimentare”, che ha visto la partecipazione anche del Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Stefano Patuanelli, del Senatore Pier Ferdinando Casini, del Segretario Generale del Banco Alimentare e Membro del Board European Food Bank Federation Marco Lucchini, del Direttore del Centro Studi di Confindustria Alessandro Fontana e del Presidente di Confindustria Carlo Bonomi, è stata anche l’occasione per fare il punto sul settore. Un comparto che, nel 2021, ha chiuso con un fatturato di 155 miliardi di euro (considerando la sola industria alimentare), di cui 40 di esportazioni (che diventano 50 se consideriamo l’agroalimentare). Su queste cifre dell’export pesa la performance degli USA. Nel 2021 la quota di esportazioni in America del food&beverage nazionale ha infatti raggiunto un +14,0% sull’anno precedente, dando un segnale importante anche rispetto a quanto sta accadendo a livello geopolitico: gli Stati Uniti si preparano a diventare il nostro primo mercato di riferimento per quanto riguarda l’export, con crescite consistenti anno su anno.

Questa assemblea è anche l’ultima per Vacondio che, dopo quattro anni, giunge alla fine del suo mandato. Una presidenza in cui sono state affrontate situazioni complesse, come la pandemia e ora una guerra ai confini dell’Europa. Sfide inaspettate che hanno cambiato per sempre la nostra consapevolezza su questioni che davamo per scontate, una su tutte il cibo, considerato dalle ultime generazioni come qualcosa di sicuro e di certo, con prezzi sempre accessibili. “La pandemia prima e la guerra ora ci hanno messo di fronte alla vulnerabilità del nostro sistema alimentare e ci hanno fatto notare il rapporto stretto, strettissimo, tra la pace e il cibo, sottolineando la funzione di stabilizzatore sociale di quest’ultimo – e continua il presidente – Non mi riferisco solo a quanto sta accadendo nei territori in guerra, ma al fatto che, proprio a causa della guerra, sia iniziato un forte ridisegno delle catene di approvvigionamento con conseguenze che solo in parte possiamo prevedere. Questo perché il problema non riguarda solo i paesi coinvolti nel conflitto, ma tutto il pianeta”.

“L’aumento dei prezzi delle materie prime, quello dell’energia, ma anche l’aumento dei costi dei trasporti, dei container e dei noli si ripercuotono sulla filiera del food&beverage, mostrandoci molteplici fragilità”. Parole avvalorate anche dai numeri, con un’inflazione che in Italia ad aprile si è attestata al 6,2%, dopo il 6,7% di marzo, con una lieve diminuzione quindi, ma con un livello che non si registrava dal settembre 1991.

“Oltre a risolvere i problemi che da questo cambio di paradigma si sono venuti a creare, allora – dice Vacondio – sarà importante iniziare a pensare a un nuovo modello di diplomazia alimentare da perseguire con un duplice obiettivo: nutrire il pianeta e dare stabilità sociale alle nazioni. Un obiettivo ambizioso che solo l’Europa unita può risolvere”.

“Dal nostro punto di vista, mi sento di poter dire che l”industria alimentare ha avuto un ruolo esemplare nonostante le grandi crisi che sono arrivate all’improvviso e le cui conseguenze sono ricadute in primis sul food&beverage” continua Vacondio. Nel periodo pandemico, infatti, il settore ha fatto il possibile per garantire il cibo sulle tavole degli italiani, non prestando il fianco a inutili allarmismi ma anzi lavorando sodo per tranquillizzare tutti i consumatori, già preoccupati per la situazione sanitaria. “La possibilità che venisse a mancare il cibo durante il Covid – ricorda Vacondio – è uno spettro che abbiamo subito allontanato con il duro lavoro”. Con l’aumento prima delle materie prime e poi dell’energia, inoltre, l’industria alimentare ha fatto fronte per molti mesi a quasi tutti i costi: stiamo parlando di rincari del 50% per il grano duro, dell’80% per quello tenero, di oltre il 90% per il mais, senza considerare gli aumenti esponenziali dell’energia che le imprese hanno subito.

Una condizione per nulla semplice che si sta ripercuotendo tuttora sui prezzi alla produzione dell’industria alimentare che hanno segnato a febbraio un tendenziale del +9,0%, dopo aver
chiuso nel dicembre 2021 sul +6,6%. D’altra parte, la crescita tendenziale dei prezzi alimentari al consumo è salita ad aprile al +6,3%, dopo il +5,5% di marzo. Nel complesso, tra alimentari lavorati e non, l’Istat segnala che la crescita del cosiddetto “carrello della spesa” si porta al +6,0%. È un aumento preoccupante e i prezzi alla produzione dell’industria alimentare degli ultimi mesi ci dicono che la pressione a monte dei costi di produzione alimentare è lontana dall’essersi scaricata ragionevolmente sul cosiddetto “costo della vita”.

“Queste sono state senz’altro le battaglie più difficili che abbiamo dovuto affrontare negli ultimi quattro anni, ma non le uniche. Ne ricordo qui solo un’altra: quella contro il Nutriscore, il sistema di etichettatura francese che, quando ho iniziato il mio mandato, sembrava destinato a diventare il prescelto dalla maggioranza dei paesi europei e che invece oggi è indebolito dal lavoro che la nostra federazione, insieme a tutta la filiera e alle istituzioni italiane, ha portato avanti, presentando un sistema alternativo, il NutrInform battery, scongiurando il rischio di compromessi al ribasso”.

“Questi citati sono naturalmente solo alcuni dei punti su cui, come seconda manifattura del Paese, abbiamo voluto batterci per riconquistare il ruolo che ci spetta, cioè quello di attore protagonista della rappresentanza dell’industria alimentare” dice Vacondio. “È l”obiettivo più importante? Certo che no. Ma è l’obiettivo che mi ero posto e che vorrei rappresentasse un punto di partenza essenziale per far fronte alle sfide future” ha concluso il presidente.

Cibus 2022

Torna dal 3 al 6 maggio Cibus, la fiera di riferimento per il settore alimentare italiano, organizzata da Fiere di Parma e Federalimentare. E proprio Federalimentare sarà tra i protagonisti dei quattro giorni dedicati al food&beverage Made in Italy con una serie di eventi e convegni.

Si parte il 3 maggio alle 14.30 (sala plenaria – padiglione 1) con l’Assemblea pubblica di Federalimentare, “Dal Covid alla guerra: il diritto al cibo, la coesione sociale. Il ruolo dell’industria alimentare”, l’ultima da presidente di Ivano Vacondio che quest’anno conclude il suo mandato. Il convegno, che vedrà la partecipazione anche del Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali Stefano Patuanelli, del Senatore Pier Ferdinando Casini, del Segretario Generale del Banco Alimentare e Membro del Board European Food Bank Federation Marco Lucchini, del Direttore del Centro Studi di Confindustria Alessandro Fontana e del Presidente di Confindustria Carlo Bonomi, sarà anche un momento per fare una ricognizione del settore e per discutere delle sfide importanti che l’industria alimentare sta affrontando e dovrà affrontare in futuro.

Il giorno dopo, 4 maggio, alle 15.00 in Sala workshop (padiglione 4), Federalimentare organizza il convegno “La catena del freddo nella filiera agroalimentare: innovazione e opportunità”. Il workshop mira a trasferire i principali risultati e strumenti di monitoraggio energetici elaborati dal progetto europeo H2020 ICCEE Improving Cold Chain Energy Efficiency, tenendo presente i differenti passaggi lungo la filiera agroalimentare. Lo sviluppo di tecnologie innovative nella “cold chain” rappresenta infatti un fattore importante per migliorare l’efficienza energetica delle aziende agroalimentari ma non solo. Una migliore gestione dei consumi energetici permette di mitigare il livello delle emissioni di CO2 emesse in atmosfera e la quota di sprechi alimentari associata alla degradazione della qualità degli alimenti non correttamente refrigerati.

Nello stesso giorno, alle 16.30 in Sala Barilla (padiglione 1), si parlerà di sostenibilità nel convegno organizzato da Fiere di Parma e Federalimentare in collaborazione con PwC “Cibus 4 sustainability: le buone pratiche di industria e distribuzione”. Il progetto è stato creato in occasione della 21° edizione della Manifestazione e dedicato alla diffusione di esempi virtuosi di sostenibilità lungo la filiera alimentare: dalla produzione, alla trasformazione fino alla distribuzione.

Il 5 maggio si parte alle 10 (Sala workshop – padiglione 4) con il workshop “Progetti europei sulle dichiarazioni ambientali di prodotto: opportunità a confronto”, un’occasione per promuovere una discussione sul rapporto tra cibo e ambiente, condividendo le risultanze di tre progetti europei, con il coordinamento ENEA, e il punto di vista di stakeholder pubblici, privati e della rappresentanza imprenditoriale del settore agricolo. L’analisi e il monitoraggio delle performance e gli impatti ambientali dei prodotti alimentari sono infatti un tema di crescente importanza fra i consumatori, che chiedono informazioni sempre più dettagliate in etichetta e anche fra le imprese che hanno bisogno di parametri chiari e possibilmente armonizzati per competere sul mercato europeo e con i Paesi Terzi.

Nella stessa giornata, alle 11 si terrà il World Food Forum (Palazzo Soragna – Strada al Ponte Caprazucca 6/a), in cui si parlerà di sovranità e diplomazia alimentare ed energetica, le sfide dei sistemi alimentari nel contesto geopolitico europeo e globale. Tra gli speaker, Ivano Vacondio a cui saranno affidate le conclusioni finali.

Nella giornata conclusiva di Cibus, alle 10 (Sala workshop, padiglione 4) ci sarà la dodicesima edizione di Ecotrophelia Italia, il concorso organizzato da Federalimentare con l’obiettivo di favorire l’eco-innovazione nello sviluppo di nuovi prodotti alimentari industriali.

L’Autorità per la Sicurezza Alimentare Europea sottolinea l’importanza della dieta complessiva rispetto ai singoli alimenti. Bocciato l’algoritmo del Nutriscore

“Il nuovo parere dell’EFSA sui profili nutrizionali conferma la bontà della posizione italiana sull’etichettatura fronte pacco e boccia l’algoritmo del Nutriscore”. Lo afferma in una nota Federalimentare, soddisfatta che l’Autorità per la Sicurezza Alimentare Europea abbia indicato il profilo nutrizionale dell’intera dieta, e non quello dei singoli alimenti, come il più importante fattore di una buona salute.
L ’Autorità ha rilevato, infatti, che “dato che le diete sono composte da numerosi alimenti, l’equilibrio generale si ottiene con il contributo di cibi dal profilo nutrizionale diverso”.
Infine va considerato che l’Agenzia non ha avallato l’utilizzo delle etichette semaforiche e anche sulle porzioni ha rinviato al Parere pubblicato nel 2008 in cui, valutando pro e contro dei due approcci, sottolineava come l’utilizzo di un parametro fisso come 100 grammi (quello adottato dal Nutriscore) fosse slegato dai consumi reali.
L’EFSA europea ha confermato anche la validità dei Dietary Reference Values (DRV), i valori di riferimento della dieta europei, sui quali si basano i parametri del Nutrinform Battery. “Come italiani siamo felici che il nostro approccio basato sulla chiara e trasparente informazione al consumatore stia guadagnando consensi. Il Nutrinform Battery proposto dal nostro Governo non si basa su misteriosi algoritmi ma su informazioni relative al contenuto di nutrienti degli alimenti e al loro contributo alla dieta complessiva quotidiana in base alle porzioni suggerite dai nutrizionisti. Mentre per adeguarsi alle conclusioni dell’EFSA, l’algoritmo del Nutriscore andrebbe completamente rivoluzionato”.
“Dopo questa posizione dell’EFSA – conclude la nota di Federalimentare – forse sarebbe il caso di superare i profili nutrizionali degli alimenti per 100g così come pensati finora (di cui la stessa Autorità ha rilevato a suo tempo i “limiti scientifici intrinseci”) e cercare strumenti più efficaci e moderni per disciplinare “claim” pubblicitari, etichettatura degli alimenti e politiche sulla nutrizione in generale. Strumenti che però, grazie a più solide basi scientifiche e all’adozione del concetto di dieta complessiva e porzione, abbiano realmente la capacità di favorire l’educazione alimentare dei cittadini e l’adozione di diete più sane.”

Auricchio succede alla presidenza quinquennale di Alessandro Squeri e resterà in carica fino al 2024. Primo compito sarà comporre la nuova squadra

Passaggio di testimone nei Giovani Imprenditori di Federalimentare. Durante il Consiglio nazionale del Gruppo che si è tenuto a Milano è stato eletto all’unanimità il nuovo presidente. Si tratta di Guglielmo Auricchio (Gennaro Auricchio S.p.A.) che succede alla presidenza di Alessandro Squeri (Steriltom srl).

“In questi cinque anni abbiamo fatto tanto in termini di creazione di valore per gli associati, formazione, innovazione e valorizzazione del Made in Italy – sottolinea Squeri – l’apprezzamento del lavoro svolto da parte degli imprenditori ha portato a un livello di partecipazione agli eventi e alla vita associativa altissimo, mai visto prima. Di questo sono molto felice. Conosco Guglielmo Auricchio da anni, è una persona brillante, intelligente e volenterosa e sono sicuro che guiderà il gruppo al meglio. Gli faccio i miei migliori auguri confermandogli che, se avrà bisogno, avrà sempre il mio pieno supporto”.

Il nuovo Presidente dei Giovani di Federalimentare, eletto all’unanimità, dal canto suo intende proseguire sulla scia del suo predecessore. “È con grande orgoglio e piacere che ho subito dato la mia totale disponibilità alla proposta di succedere all’amico Alessandro come prossimo presidente del Gruppo dei Giovani Imprenditori di Federalimentare e dare continuità a quanto è stato raggiunto da Alessandro e la sua squadra in questi cinque anni. Sono determinato a riuscire a mantenere alto il livello delle attività del gruppo e riuscire ad accrescerne ulteriormente il numero di partecipanti, promuovendo sempre formazione ed innovazione con un’attenzione particolare alla sostenibilità, indispensabile per tutto il settore, e ricercando occasioni di contaminazione anche con i gruppi dei giovani imprenditori degli altri comparti industriali”. Queste le prime dichiarazioni di Guglielmo Auricchio, che resterà in carica per il triennio 2022-2024 e che come primo compito dovrà comporre la squadra di Presidenza nei prossimi mesi.

Comunicato stampa

Tornano i buyer dai Paesi d’oltremare – Tremila aziende espositrici – Gli interventi nella conferenza stampa odierna di Manlio Di Stefano, Sottosegretario di Stato al Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale; Carlo Ferro, Presidente, ICE – Agenzia; Ivano Vacondio, Presidente di Federalimentare; Antonio Cellie, ceo Fiere di Parma – Il messaggio di Luigi Di Maio, Ministro degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale

(Parma, 9 marzo 2022) – Cibus sarà la prima grande fiera internazionale dell’agroalimentare che vedrà il ritorno dei buyer esteri. La 21° edizione, organizzata da Fiere di Parma e Federalimentare, si terrà a Parma dal 3 al 6 maggio 2022. L’allentamento dell’emergenza pandemica e le nuove norme a favore della partecipazione fieristica da parte di operatori extra-UE consentirà l’arrivo di buyer e operatori commerciali da ogni continente, anche d’oltremare. Sono attesi circa 60 mila visitatori professionali e circa 3 mila aziende espositrici. La guerra in Ucraina e la delicata situazione geopolitica internazionale sta condizionando anche il settore alimentare: gli aumenti del gas e delle materie prime e i problemi logistici stanno infatti mettendo a dura prova il food and beverage italiano. Ma proprio questa particolare situazione assegna agli eventi fieristici come Cibus un ruolo delicato: da un lato tentare una sintesi proiettiva tra domanda e offerta, dall’altro pianificare approvvigionamenti e assortimenti superando le difficoltà della supply chain.

D’altronde è sempre forte la domanda di agroalimentare italiano nel mondo. Basta scorrere le statistiche dell’export dell’industria alimentare: USA +14,3%, Cina +32,7%, Corea del Sud +30,7%, Cile +50,5%, Sud Africa +21,2%, Polonia +21,4%, Spagna +19,6%, Germania + 6,7%, Francia +7,1%, (dati Federalimentare elaborati su base Istat, gennaio/novembre 2021).

Cibus 2022 rimetterà il cibo al centro del dibattito sociale ed economico, mostrando gli scenari e il suo ruolo imprescindibile all’interno della nostra società. La manifestazione ribadisce il ruolo del food come archetipo dei rapporti sociali, inquadrando come questa attenzione possa riconciliarci con un modello di sviluppo coerente alle istanze del consumatore, delle comunità, dell’ambiente e delle aziende agroalimentari sempre più orientate a comportamenti virtuosi. A Cibus 2022 l’attenzione alla sostenibilità sarà intesa in tutti i suoi molteplici aspetti: ambientale, economica e sociale. Protagonisti di Cibus anche i prodotti IG italiani ed internazionali per la promozione e la valorizzazione dei territori d’origine, il set informativo necessario a creare valore sugli scaffali e un’area start up con realtà italiane ed estere come incubatore di proposte innovative. Non mancherà, poi, la valorizzazione delle buone pratiche dell’industria agroalimentare per innescare una reazione a catena positiva lungo tutta la filiera.

In conferenza stampa è stato letto un indirizzo di saluto di Luigi Di Maio, Ministro degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale che ha dichiarato: “La drammatica situazione internazionale purtroppo mi impedisce di partecipare di persona a questa iniziativa. Cibus è un esempio della resilienza e della capacità di ripartire, essendo stata tra le prime manifestazioni fieristiche a svolgersi in presenza lo scorso anno, dopo la fase più acuta dell’emergenza sanitaria globale. Siamo pienamente consapevoli che le prossime saranno settimane complesse da gestire. voglio rassicurarvi in merito al fatto che la Farnesina continuerà a lavorare con la medesima, accresciuta intensità che ci ha consentito, nell’ultimo biennio, di sostenere e promuovere il Made in Italy. Nei giorni scorsi, abbiamo avviato una riflessione insieme a Ministero delle Finanze e Ministero dello Sviluppo Economico per potenziare il nostro sostegno alle filiere più esposte alle tensioni con la Russia. Vorrei ribadire ancora una volta che potrete sempre contare sul costante impegno del Ministero degli Esteri a favore dell’export e dell’internazionalizzazione delle aziende italiane”.

È poi intervenuto Manlio Di Stefano, Sottosegretario di Stato al Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale: “Guardando il contesto generale, al di là della crisi attuale, il Ministero degli Esteri è impegnato nel sostegno all’export italiano, grazie al “Patto per l’Export”. Ricordiamo che l’Italia vanta un primato mondiale sulle produzioni biologiche, il record per le produzioni agroalimentari a denominazione d’origine, e una varietà produttiva unica. Per quanto riguarda la crisi russo/ucraina stiamo attivando dei giri di tavolo per sostenere le imprese esportatrici, per eventualmente riprogrammare su altri mercati le perdite sui mercati russo/ucraini, per esplorare risposte compensative”.

I riflessi delle tensioni internazionali sul settore agroalimentare sono stati al centro dell’intervento di Ivano Vacondio, Presidente di Federalimentare: “La guerra in Ucraina sta provocando un aumento di prezzi smisurato di gas e di materie prime fondamentali, come il grano, il mais e il girasole e la situazione logistica non migliora la situazione. Con il blocco dal Mar Nero, infatti, l”unico trasporto possibile è quello via terra e via ferro ma l”Ungheria, proprio in questi giorni, sta rendendo molto difficile se non impossibile il trasporto dei cereali, provocando un reale rischio di approvvigionamento per il nostro Paese. L”appuntamento di Cibus serve a ribadire la centralità delle nostre imprese alimentari che, pur in condizioni sfavorevoli, continuano a produrre, a cercare nuove soluzioni, consapevoli del fatto che fermarsi non è possibile. Cibus ci ricorda così il valore del food&beverage in condizioni ordinarie e, ancor di più, in condizioni extra-ordinarie”.

Un sostegno alle imprese e a Cibus viene assicurato da ICE – Agenzia, come ha riferito il Presidente Carlo Ferro: “L’export del nostro Paese è ripartito nel 2021 e così l’agroalimentare italiano che ha registrato una crescita del +14.7% rispetto al 2019. Alle nuove sfide dei mercati internazionali post-Covid, si aggiunge, tuttavia, uno scenario internazionale dominato da inattese e drammatiche complessità geopolitiche. In questo quadro fare sistema è ancor più importante. ICE Agenzia sostiene la 21ma edizione di Cibus, appuntamento iconico del mondo agroalimentare italiano, con lo stanziamento di risorse più importante negli ultimi sei anni. Per questa edizione i nostri uffici prevedono di portare a Parma 380 buyer specializzati e 10 giornalisti da 42 Paesi e faciliteranno la diffusione della piattaforma My Business Cibus. Queste azioni vogliono contribuire al successo di Fiere di Parma e degli espositori nel mitigare l’impatto del momento per le imprese esportatrici. Con l’auspicio, di cuore, che ben prima della data di apertura della fiera il mondo abbia ritrovato la pace”.

Cibus 2022 sarà un’occasione per definire il ruolo di resilienza dell’agroalimentare, come ha detto Antonio Cellie, ceo di Fiere di Parma: “Il Made in Italy durante il Covid ha mostrato tutta la sua flessibile resilienza quindi si candida, anche in questa delicata fase, a fornire ‘creativamente’ la distribuzione mondiale. Migliaia di buyer verranno a Cibus con questo spirito: capire con i loro fornitori chiave come gestire l’emergenza e, auspicabilmente, uscirne. Dobbiamo ricordare che il cibo è un bene primario e personalmente auspico che il dibattito della community di fronte alla tragedia umanitaria in Ucraina viri rapidamente dagli aspetti economici a quelli sociali. Su questo infatti apriamo Cibus 2022: come l’Agroalimentare può e potrà contribuire alla stabilità dei territori e all’ inclusione delle persone”.

Su Cibus capitale della Food Valley, Gino Ganfolfi, Presidente di Fiere di Parma, ha dichiarato: “Radicata sul territorio e in stretta collaborazione con le Istituzioni, Cibus costituisce l”ingresso ideale per i buyer che provengono da tutto il mondo per scoprire la Food Valley e i suoi prodotti. La pandemia ci ha offerto l’opportunità di ripensare alcuni processi e di ottimizzare le nostre risorse. Grazie ai ristori del Governo, al grande impianto fotovoltaico e alle decisioni assunte, possiamo presentare oggi una manifestazione in grado di creare valore e di generare anche un rilevante impatto economico e sociale per la Comunità locale e per l’intero territorio nazionale”.

Comunicato stampa

“I prodotti alimentari stanno per subire un ulteriore rincaro a causa dell’impossibilità di usufruire della logistica marittima in partenza dal Mar Nero. Questo blocco, infatti – spiega il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio – aumenterà la domanda di materie prime (grano tenero, mais, girasole principalmente, ma non solo) da altri paesi dell”est che possono utilizzare il trasporto via ferro e via gomma, con un conseguente ulteriore consistente aumento di prezzo” dice Vacondio.

“È importante che gli operatori del settore pensino sin d”ora a come poter rafforzare la logistica su ferro e gomma che dovrà farsi carico di un maggior numero di merci da trasportare, soprattutto materie prime che servono per i prodotti alimentari e sono quindi essenziali” – continua il presidente di Federalimentare. “Al tempo stesso, è fondamentale che questo ulteriore rincaro che sta per abbattersi sul nostro Paese sia percepito molto seriamente da tutta la filiera. Non si tratta di aumenti opinabili ma di dati tanto drammatici quanto chiari e trasparenti e nessuno può fingere che non esistano, distribuzione in primis. In caso contrario, sarebbe l’ennesimo aumento nel giro di pochi mesi che graverebbe sulla sola industria alimentare che si sta sobbarcando tutti i costi già da tempo e che è al collasso. L’inflazione dei prodotti alimentari è di gran lunga maggiore rispetto a quella generale indicata dall”Istat e se la distribuzione non ne terrà conto subito dovrà prendersi la responsabilità della chiusura di diverse aziende alimentari. Ma a quel punto a essere in gioco non sarebbero più solo loro: sarebbe a rischio l’intera filiera” conclude Vacondio.

Comunicato stampa

“Quella che nei giorni scorsi sembrava essere una notizia priva di fondamento appare oggi invece come una notizia certa che si aggiunge a un quadro già nero per l’industria alimentare” dice Vacondio, presidente di Federalimentare, a proposito della decisione del governo ungherese di bandire tutte le esportazioni di grano e cereali con effetto immediato a causa degli aumenti dei prezzi causati dall”invasione russa dell’Ucraina.

“Come Federalimentare stiamo chiedendo immediatamente e in modo formale che il governo italiano intervenga presso l”Unione Europea affinché venga rispettato il principio della libera circolazione delle merci, dato che quello che sta facendo l”Ungheria è contro tale principio” continua il presidente.

“Il problema, a questo punto – dice Vacondio – non sarebbe solo quello di un aumento dei prezzi, ma inizierebbe ad apparire lo spettro di una reale difficoltà di approvvigionamento per il nostro paese di materie prime come il grano, il mais e il girasole con conseguenze drammatiche per le rispettive filiere”. La decisione del governo ungherese, infatti, segue il blocco della logistica marittima in partenza dal mar Nero – “Due eventi che ridisegnano in peggio la situazione” conclude Vacondio.

Comunicato stampa

“Quanto sta accadendo in Ucraina si sta ripercuotendo anche sul nostro Paese come un terremoto che vede le industrie alimentari nell”epicentro” dice Ivano Vacondio presidente di Federalimentare, in relazione ai costi, già altissimi, che sono aumentati ancora di più nella notte. È il caso del petrolio, che ha superato i 100 dollari al barile con un conseguente aumento dei costi logistici, dovuti anche al fatto che sulle vie aeree e su quelle marittime i trasporti dall’Ucraina sono bloccati. Non solo: anche il costo del gas è lievitato di un ulteriore 30% nelle ultime ore, mentre il prezzo dei cereali è aumentato nella notte di 50 punti nella borsa di Chicago.

“A questi aumenti spaventosi, si aggiunge la follia degli scioperi dei trasportatori in diverse regioni italiane che riteniamo assolutamente inopportuni in una situazione già così drammatica. La conseguenza di tutto questo – continua Vacondio – è che si sta andando verso un ulteriore aumento dei costi dei prodotti a base di cereali nel nostro paese, come uova, latte, pasta, carne ecc. Molte aziende del centro e sud Italia, come i mulini, sono già fermi già da lunedì e altrettanti pastifici e aziende che producono prodotti della filiera del pane hanno dovuto bloccare la produzione per mancanza di materie prime. A pagare il conto, salato, sono prima le aziende e poi i consumatori, trattandosi di due facce della stessa medaglia”.

“Come Federalimentare condanniamo l’invasione russa in Ucraina; per quel che riguarda gli scioperi dei trasportatori e il relativo fermo, riteniamo di vitale importanza che il governo trovi il prima possibile un accordo con i trasportatori per mitigare almeno questa problematica. Ogni giorno che si ritarda, si perde un’enorme quantità di ricchezza” conclude Vacondio.

Comunicato stampa

“Un’altra scure si sta abbattendo sulle industrie alimentari. Dopo il caro bollette – i prezzi dell”energia elettrica sono addirittura quadruplicati – e gli aumenti delle materie prime – grano, mais e soia in primis – si aggiunge ora la questione del blocco dei trasporti, una notizia che rischia di complicare ancora di più la situazione di molte aziende alimentari” a lanciare l”allarme è Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, in relazione agli scioperi che stanno avvenendo in più regioni d’Italia a causa del caro gasolio.

“La conseguenza di questi blocchi potrebbe essere molto seria: se non si trova un accordo tra i trasportatori e il governo, il pericolo è che la materia prima non arrivi più alle aziende alimentari che devono lavorarla e che, quindi, torni la paura degli scaffali vuoti nei supermercati” – e continua il presidente – “È necessario che i blocchi lascino passare chi trasporta i prodotti alimentari deperibili e indispensabili per alimentare le famiglie”.


“Non è un problema secondario o da sottovalutare: occorre intervenire nei tempi giusti per scongiurare ulteriori preoccupazioni. Tanto più – conclude il presidente – che questa difficoltà cade in un momento già drammatico per tutte le aziende alimentari”.

Comunicato stampa

“Il governo ha fatto il massimo sforzo sulle risorse da mettere in campo per le famiglie e le aziende per contrastare il caro bollette, ma lo tsunami energetico che stiamo vivendo ha necessità di risorse che sono impensabili da ottenere in un così breve periodo” così Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, commenta il decreto appena approvato, che stanzia quasi 6 miliardi per aiutare imprese e famiglie sulla questione del caro bollette.

“Siamo in particolare soddisfatti per quanto riguarda l’inserimento nel provvedimento della possibilità per le imprese energivore di beneficiare di uno sconto, come credito d’imposta, pari al 20% delle spese sostenute per l’energia acquistata nel secondo trimestre – continua Vacondio – anche se siamo consapevoli che le risorse stanziate vanno ad intervenire sul corto periodo, cioè sui primi due trimestri dell’anno, ma che per uscire del tutto da questa crisi c”è bisogno di interventi strutturali”.

“E a proposito degli interventi strutturali, un altro segnale positivo è quello di aver dato corso all”aumento dell’estrazione del gas in Italia. Ovvio – continua il presidente di Federalimentare – non è sufficiente e occorre diversificare le fonti di approvvigionamento, ma è un passo in avanti per non trovarsi di nuovo in questa situazione”.

“Come industria del food&beverage, e vista anche la preoccupazione di molte delle nostre aziende che sono energivore e che rischiano tuttora di fermarsi, siamo moderatamente ottimisti sull’intervento, anche se rimaniamo in attesa di vedere i decreti attuativi”.

“La cosa importante – conclude Vacondio – è che non si pensi a famiglie e imprese come a due problemi distinti, perché sono due facce della stessa filiera: se il costo dell’energia grava di più sul consumatore, ci sarà un blocco dei consumi; viceversa, se saranno le imprese a pagare di più, saranno costrette a scaricare i costi a terra, cioè sul consumatore, il che porterebbe allo stesso problema”.

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