Federalimentare

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Comunicato Stampa

“La dicitura “Spesso buono oltre” non può essere legalmente definita, quindi crediamo che questo tipo di espressioni non dovrebbero essere richieste su base obbligatoria, ma solo volontaria” così Federalimentare sulla proposta contenuta nella bozza della Commissione Ue per la revisione delle norme sulla data di scadenza degli alimenti.

“Condividiamo l’obiettivo della Commissione Europea di combattere lo spreco alimentare ma il principio di un descrittore basato sulla sicurezza e di un descrittore basato sulla qualità rimane appropriato e non dovrebbe essere modificato”.

Espressioni come “spesso buono dopo”, invece, possono sollevare preoccupazioni a causa delle incertezze relative alla responsabilità legale degli operatori del settore alimentare con possibili conseguenze per l’integrità del marchio. Ciò è dovuto al fatto che concetti come “spesso”, “buono” e “dopo” non possono essere legalmente definiti. “Anche se rilevante per molti prodotti, “spesso buono dopo” non è appropriato per tutti” dicono da Federalimentare.

Per questo, Federalimentare ritiene che espressioni del genere debbano essere a discrezione del produttore che, a differenza dei consumatori, può contare su una vasta conoscenza tecnica delle caratteristiche specifiche dei propri prodotti, anche per evitare che gli operatori del settore alimentare seguano un approccio frammentario – oltre che costoso – delle modifiche delle etichette.

“Un sistema di marcatura della data armonizzato, affidabile e coerente rivolto al consumatore è uno degli strumenti che possono aiutarlo a prevenire lo spreco alimentare. Ciò deve essere accompagnato da una comunicazione coordinata e duratura a livello di UE, anche attraverso iniziative per aumentare la consapevolezza su come prevenire e ridurre lo spreco alimentare” conclude Federalimentare.

Comunicato Stampa

3 febbraio 2022 – Dimezzare gli sprechi alimentari entro il 2030, questa è la priorità fissata a livello comunitario, sulla quale anche la filiera agroalimentare italiana sta intensificando i propri sforzi. In Italia, le eccedenze alimentari riguardano 6 milioni di tonnellate all’anno, equivalenti a circa 1/6 dei consumi, per un valore di 13 miliardi di euro, il 92,5% delle quali diventa spreco alimentare.

L’industria alimentare. Azioni concrete, come la scelta di packaging più evoluti per preservare la qualità degli alimenti più a lungo, ma anche azioni di sensibilizzazione verso gli attori della filiera agroalimentare sui temi della riduzione degli sprechi. Queste le due strade che l’industria alimentare ha messo in campo per ridurre il fenomeno. Già, perché la grande sfida – dicono da Federalimentare, la federazione confindustriale che rappresenta il food&beverage italiano “è prevenire lo spreco ancor prima che si realizzi”. Azioni come il riporzionamento degli alimenti in linea con nuovi stili di vita e abitudini di consumo, l’utilizzo di packaging più evoluti per preservare più a lungo sicurezza e qualità degli alimenti e garantire l’estensione della shelf-life, l’ideazione di prodotti ad alto servizio aggiunto che minimizzino le manipolazioni domestiche e le occasioni di spreco vanno proprio in questa direzione, come anche la promozione di informazioni sempre più accurate per la corretta preparazione degli alimenti e la loro conservazione a livello domestico.

Vademecum per il consumatore. Ma quali sono i consigli che l’industria alimentare può dare al consumatore per far sì che sprechi il meno possibile?

La spesa. La lotta contro lo spreco alimentare inizia dal carrello della spesa. Eh già, perché è meglio entrare al supermercato con le idee ben chiare, anzi, ben scritte: fare una lista della spesa, quindi, è necessario per evitare di comprare cose inutili o doppioni. Anche meglio fare un menù che sia giornaliero o settimanale: prenderemo solo ciò che ci serve e al tempo stesso risparmieremo.

L’etichetta. “Leggere attentamente le istruzioni”, soprattutto se parliamo di cibo. C’è differenza tra “da consumare preferibilmente entro il…” e “da consumare entro…”: nel primo caso si tratta di una indicazione sulla qualità e, superata quella data, il prodotto si può ancora mangiare, nel secondo caso, invece, no.

Il frigorifero. Il metodo Marie Kondo dovrebbe valere soprattutto in frigo. L’ordine, infatti, è fondamentale per combattere lo spreco: gli alimenti con la data di scadenza più lontana vanno dietro, mentre quelli con la data di scadenza più vicina vanno davanti. Non solo: è importante mettere ogni cosa al suo posto. Frutta e verdura vanno nei cassetti, pesce e carne cruda al primo piano, carne cotta al secondo e affettati e formaggi nel ripiano più alto. La temperatura giusta? È a 4 gradi.

Il congelatore. Il congelatore è un valido alleato contro lo spreco: se siamo soliti comprare prodotti confezionati e spesso ci accorgiamo che siamo pericolosamente vicini alla data di scadenza, possiamo agire d’anticipo conservando alcuni di questi in freezer dopo averli acquistati. In questo modo, allungheremo la loro vita e potremo utilizzarli fino a tre mesi dopo la data di scadenza per preparare piatti da cuocere, avendo l’accortezza di farli scongelare in frigorifero per un’intera notte. In generale, è sempre importante riportare la data del congelamento di un prodotto e consumarlo poi entro le 24 ore dallo scongelamento.

La dispensa. In dispensa vanno tutti gli alimenti a lunga conservazione, anche quando già aperti. Capita a volte che le “farfalline da farina” si annidino nelle confezioni aperte dei nostri cibi, rendendoli di fatto da buttare. C’è un rimedio? Basta conservare i prodotti alimentari in contenitori rigidi in vetro e tenere la dispensa pulita.

Tutto si trasforma. Questa legge vale anche in cucina. Gli scarti che a volte produciamo mentre cuciniamo non devono essere buttati, ma possono essere riutilizzati per un’altra ricetta. Tra l’altro, ormai internet è pieno di “ricette zero spreco” da cui prendere spunto. Un esempio su tutti: per evitare di buttare il pane una soluzione è acquistarlo appena uscito dal forno e poi affettarlo e congelarlo in freezer. Se per qualche motivo ce ne dimentichiamo e il pane diventa duro, niente paura: possiamo farne del pangrattato per un’altra ricetta.

Batch cooking e altri inglesismi. Batch cooking e family bag: non solo parole inglesi diventate familiari anche da noi ma soprattutto modi virtuosi a cui approcciarsi. Il batch cooking, ad esempio, consiste nel cucinare una sola volta alla settimana, preparando tutto ciò di cui c’è bisogno per i giorni successivi. In realtà questa è un’usanza antica che nel tempo è andata perduta ma che permette di sprecare il meno possibile. E si può essere virtuosi anche quando si mangia fuori casa: basta chiedere la family bag quando qualcosa che stiamo mangiando non ci va più. Riscaldata, anche il giorno dopo a casa, sarà buonissima.

In scena il futuro dei consumi e dell’export agroalimentare italiano – Gli interventi dei relatori alla conferenza stampa odierna

(Roma, 2 marzo 2023) – Non esiste sviluppo senza innovazione, con un’attenzione all’evoluzione della domanda nazionale ed internazionale. È l’assunto irrinunciabile col quale Cibus Connecting Italy 2023 torna in scena a Parma dal 29 al 30 marzo. L’ambizioso progetto che il Salone internazionale dell’alimentazione porta avanti è convogliare esigenze ed esperienze di produzione, industria e distribuzione attorno a un unico tavolo, che lavori alla delineazione di nuovi scenari per il mondo del Food. Scenari che vedono modelli di approvvigionamento di filiera più prossimi ma discontinui, ma anche la maggiore valorizzazione del legame territoriale e di continua riscoperta di produzioni, tradizioni e cultura del vivere e mangiare all’italiana. È quanto emerso dalla conferenza stampa odierna di presentazione della manifestazione, tenutasi a Roma.

L’ESPERIENZA IMMERSIVA – Cibus Connecting Italy si compone organicamente di due anime. La prima è senz’altro quella esperienziale e immersiva nella tradizione e nel “saper fare” del Made in Italy agroalimentare. Visitando la fiera, un operatore può realmente comprendere, esplorare e toccare con mano le radici del food & beverage Autentic Italian: materie prime, ingredienti semilavorati e prodotti trasformati sono, infatti, al centro non soltanto dell’attività espositiva, ma anche dei numerosi “Cibus Destination on the Road”, che la fiera riserva tradizionalmente a centinaia di buyers esteri nei diversi territori.

L’INNOVAZIONE – La seconda anima di Cibus Connecting Italy è legata a quel suo ruolo da piattaforma privilegiata di networking e mutuo scambio. Tema centrale della fiera è proprio l’abilità dell’industria alimentare e di tutta la filiera di realizzare e proporre prodotti innovativi e tailor-made, in grado di incrociare la domanda premium proveniente dal mercato interno e da quello estero. Sotto la lente di ingrandimento il catalogo delle novità di prodotto e l’Innovation Corner, esposizione delle 100 più interessanti innovazioni di prodotto, valutate e selezionate da una giuria di esperti. Ampio lo spazio che la fiera, in collaborazione con Le Village By Crédit Agricole, riserva alle start-up, autentici laboratori di novità e propulsori di progetti sostenibili affascinanti e spesso dall’altissimo coefficiente innovativo.

IL RUOLO CHIAVE DELL’HO.RE.CA. – Ruolo chiave all’interno di Cibus Connecitng Italy è riservato al canale Foodservice: il salone, infatti, dedica ampio spazio alla ricerca di qualità, allo scouting di materie prime tipiche e ad attività di education destinate agli operatori del settore. Il senso profondo di tutto questo è trasformare i mondi hôtellerie, ristorazione e catering in vetrine ideali per promuovere l’eccellenza italiana fuori dai confini nazionali.

LE AREE SPECIALI, LA MULTICANALITÀ, IL PROGRAMMA – Una fiera multicanale che si rinnova costantemente: oggi Cibus è soprattutto questo. Quattro le nuove aree dell’edizione 2023: ortofrutta (con l’esordio assoluto tra gli espositori della fiera di produttori italiani di frutta e verdura fresca), semilavorati per gelateria e pasticceria, prodotti “rich in” e plant-based.

Grande enfasi alla fluidità di interazione tra diversi strumenti e canali: all’esperienza in fiera e al programma “Cibus Destination on the Road” si aggiungono le funzionalità di MyBusinessCibus, piattaforma che replica in chiave digitale l’incontro tra domanda e offerta.

Completa la multicanalità della fiera un programma di circa 40 eventi, tra tavole rotonde, attività di networking, mostre, seminari e l’immancabile Doposalone, “Cibus After”.

Ad aprire simbolicamente la manifestazione, mercoledì 29 marzo alle ore 11, nella nuova Sala Plenaria del Padiglione 4, il convegno inaugurale; prevista la presenza dei rappresentanti del mondo istituzionale e politico. Tra le voci più autorevoli che si alterneranno al microfono, anche quella di Nielsen IQ che con l”ultimissima “Consumer Outlook Survey” presenterà dati inediti sugli eventi inflattivi di inizio 2023 e diverse possibili chiavi per interpretare la transizione dei consumi sui molteplici canali di vendita.

Il resto degli eventi in programma è disponibile all’indirizzo https://www.cibus.it/convegni-2023/

I
 NUMERI – 20.000 i visitatori attesi in fiera da 90 diversi Paesi esteri, tra cui 1.300 top buyer, in arrivo a Parma grazie al programma di incoming sviluppato in collaborazione con Agenzia ICE. Circa un migliaio i brand del food made in Italy rappresentati.

Tra i top buyers presenti a Cibus, Metro AG International Germany, Selfridges, Sodexo UK, Waitrose UK, Albertsons, H-E-B USA, Rouses Supermarkets, Meijer, Albertsons, Performance Food Group, Sysco, The Kroger Co. Sysco, Marks & Spencer, Lulu Group International, Mercadona, Eroski Spain, Biedronka (Jeronimo Martins), Lotte Mart, Coop Estonia, Colruyt, Delhaize, Billa, Leclerc, Tesco… e molti altri.

LE DICHIARAZIONI –

“L’Italia – ha osservato Paolo Mascarino, Presidente di Federalimentare – è nota in tutto il mondo per la sua cultura del cibo e per il suo modello alimentare, che ha nella Dieta mediterranea il suo punto di riferimento culturale. Questo modello è riconosciuto come uno dei più salutari ed equilibrati al mondo e ciò si riflette in tutte le classifiche mondiali relative a salute generale della popolazione, longevità e bassi livelli di obesità, dove l’Italia figura regolarmente ai primissimi posti. Il modello alimentare italiano è anche tra i più sostenibili, perché basato sulla valorizzazione del territorio: siamo un Paese ricco di biodiversità e di produzioni locali, per le quali è fondamentale la salvaguardia del paesaggio. L’industria alimentare rappresenta poi uno dei principali motori dell’economia del Paese. La grande varietà di prodotti originali e la presenza di marchi di eccellenza hanno consentito all’export italiano di conquistare rilevanti quote di mercato a livello internazionale, al punto che il “Made in Italy” all’estero è ormai sinonimo di gusto e di qualità. Nemmeno le crisi internazionali e la pandemia sono riusciti a frenare questa tendenza: i dati evidenziano infatti livelli da record per le nostre esportazioni che dal 2000 al 2022 segnano quasi un +300%, mentre se guardiamo il solo export del 2022, vediamo che è arrivato intorno ai 50 miliardi, +19% rispetto all”anno precedente. Cibus rappresenta l’occasione per mostrare al pubblico del mondo tutto questo: il nostro modello di alimentazione sana e sostenibile, che esalta i valori del gusto e della tradizione.

“Cibus Connecting Italy continua a crescere e ha già raggiunto numero significativi – ha detto Gino Gandolfi, Presidente di Fiere di Parma, “ma mi sento di poter affermare che siamo ancora all’inizio di un percorso di sviluppo e di una sempre più intensa valorizzazione non solo di Cibus, ma di tutta la filiera agroalimentare italiana, orgoglio nazionale e vera eccellenza del Made in Italy. Sono convinto” conclude Gandolfi “che il Governo anche per il tramite di Agenzia ICE, ci saprà sostenere e supportare nella pregevole missione di contribuire alla promozione del Made in Italy nel mondo”.

“Cibus è definitivamente il manifesto del made in Italy alimentare, della capacità della nostra manifattura e delle nostre filiere di essere sempre più in sintonia con i consumatori di tutto il mondo – ha dichiarato Antonio Cellie, CEO di Fiere di Parma – Negli ultimi 10 anni l’export agroalimentare è cresciuto a doppia cifra, anche durante la pandemia e la guerra, in tutte le geografie e su tutti i canali. Per questo, similmente a come accaduto in altri settori leader del made in Italy, Cibus ha voluto e potuto diventare un evento internazionale di successo con cadenza annuale.”

“Il food & beverage Made in Italy vola sui mercati internazionali e Agenzia ICE anche a Cibus Connecting Italy è al fianco delle imprese, con i suoi servizi innovativi all’export. L’attenzione del settore è rivolta alla blockchain, un sistema di tracciabilità che attraverso l”utilizzo di nuove tecnologie garantisce il consumatore sulla qualità e la provenienza del prodotto, certificandone la filiera – ha osservato il Presidente di Agenzia ICE, Matteo Zoppas – La diffusione della blockchain consente di valorizzare e proteggere al tempo stesso il Made in Italy, è un tema cruciale per l’intero settore e uno degli strumenti per contrastare il problema dell’Italian Sounding. I servizi innovativi a maggior valore aggiunto possono così consentire alle aziende ulteriori miglioramenti rispetto a performance che sono già importanti: nei primi 11 mesi del 2022 l’export aumenta del 16% rispetto al 2021 e supera i 54 miliardi di euro. In particolare, i prodotti alimentari segnano +20%, vini e bevande + 11%, su cui incide il tasso di inflazione a doppia cifra. L’aiuto concreto alla categoria sarà indiscutibilmente dato dalla recente riduzione a doppia cifra del costo dei trasporti overseas che si auspica diventi strutturale”.

“1.300 top buyer totali da 90 paesi esteri incontreranno circa 500 espositori in due giorni al Cibus Connecting Italy 2023 di Parma – ha affermato Roberto Luongo Direttore Generale Agenzia ICE – Questi i numeri che confermano il ruolo dell”ICE nel sostegno all”internazionalizzazione della filiera agroalimentare italiana, al fianco delle PMI italiane e della Fiera: un ampio programma di incoming di operatori esteri, preceduto da una serie di azioni di comunicazione, condotte attraverso la propria rete di 78 Uffici all”estero e mirate a promuovere l’evento, il settore, il brand Italia e i suoi prodotti. “

“Tradizione e innovazione saranno le parole chiave del futuro dell’agricoltura italiana. – ha dichiarato il Senatore Luca De Carlo, Presidente della 9ª Commissione permanente (Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare) – A Cibus la grande attenzione all’innovazione ci consentirà appunto di affrontare le sfide con un approccio meno ideologico e più scientifico.”

Comunicato Stampa

3 febbraio 2022 – Dimezzare gli sprechi alimentari entro il 2030, questa è la priorità fissata a livello comunitario, sulla quale anche la filiera agroalimentare italiana sta intensificando i propri sforzi. In Italia, le eccedenze alimentari riguardano 6 milioni di tonnellate all’anno, equivalenti a circa 1/6 dei consumi, per un valore di 13 miliardi di euro, il 92,5% delle quali diventa spreco alimentare.

L’industria alimentare. Azioni concrete, come la scelta di packaging più evoluti per preservare la qualità degli alimenti più a lungo, ma anche azioni di sensibilizzazione verso gli attori della filiera agroalimentare sui temi della riduzione degli sprechi. Queste le due strade che l’industria alimentare ha messo in campo per ridurre il fenomeno. Già, perché la grande sfida – dicono da Federalimentare, la federazione confindustriale che rappresenta il food&beverage italiano “è prevenire lo spreco ancor prima che si realizzi”. Azioni come il riporzionamento degli alimenti in linea con nuovi stili di vita e abitudini di consumo, l’utilizzo di packaging più evoluti per preservare più a lungo sicurezza e qualità degli alimenti e garantire l’estensione della shelf-life, l’ideazione di prodotti ad alto servizio aggiunto che minimizzino le manipolazioni domestiche e le occasioni di spreco vanno proprio in questa direzione, come anche la promozione di informazioni sempre più accurate per la corretta preparazione degli alimenti e la loro conservazione a livello domestico.

Vademecum per il consumatore. Ma quali sono i consigli che l’industria alimentare può dare al consumatore per far sì che sprechi il meno possibile?

La spesa. La lotta contro lo spreco alimentare inizia dal carrello della spesa. Eh già, perché è meglio entrare al supermercato con le idee ben chiare, anzi, ben scritte: fare una lista della spesa, quindi, è necessario per evitare di comprare cose inutili o doppioni. Anche meglio fare un menù che sia giornaliero o settimanale: prenderemo solo ciò che ci serve e al tempo stesso risparmieremo.

L’etichetta. “Leggere attentamente le istruzioni”, soprattutto se parliamo di cibo. C’è differenza tra “da consumare preferibilmente entro il…” e “da consumare entro…”: nel primo caso si tratta di una indicazione sulla qualità e, superata quella data, il prodotto si può ancora mangiare, nel secondo caso, invece, no.

Il frigorifero. Il metodo Marie Kondo dovrebbe valere soprattutto in frigo. L’ordine, infatti, è fondamentale per combattere lo spreco: gli alimenti con la data di scadenza più lontana vanno dietro, mentre quelli con la data di scadenza più vicina vanno davanti. Non solo: è importante mettere ogni cosa al suo posto. Frutta e verdura vanno nei cassetti, pesce e carne cruda al primo piano, carne cotta al secondo e affettati e formaggi nel ripiano più alto. La temperatura giusta? È a 4 gradi.

Il congelatore. Il congelatore è un valido alleato contro lo spreco: se siamo soliti comprare prodotti confezionati e spesso ci accorgiamo che siamo pericolosamente vicini alla data di scadenza, possiamo agire d’anticipo conservando alcuni di questi in freezer dopo averli acquistati. In questo modo, allungheremo la loro vita e potremo utilizzarli fino a tre mesi dopo la data di scadenza per preparare piatti da cuocere, avendo l’accortezza di farli scongelare in frigorifero per un’intera notte. In generale, è sempre importante riportare la data del congelamento di un prodotto e consumarlo poi entro le 24 ore dallo scongelamento.

La dispensa. In dispensa vanno tutti gli alimenti a lunga conservazione, anche quando già aperti. Capita a volte che le “farfalline da farina” si annidino nelle confezioni aperte dei nostri cibi, rendendoli di fatto da buttare. C’è un rimedio? Basta conservare i prodotti alimentari in contenitori rigidi in vetro e tenere la dispensa pulita.

Tutto si trasforma. Questa legge vale anche in cucina. Gli scarti che a volte produciamo mentre cuciniamo non devono essere buttati, ma possono essere riutilizzati per un’altra ricetta. Tra l’altro, ormai internet è pieno di “ricette zero spreco” da cui prendere spunto. Un esempio su tutti: per evitare di buttare il pane una soluzione è acquistarlo appena uscito dal forno e poi affettarlo e congelarlo in freezer. Se per qualche motivo ce ne dimentichiamo e il pane diventa duro, niente paura: possiamo farne del pangrattato per un’altra ricetta.

Batch cooking e altri inglesismi. Batch cooking e family bag: non solo parole inglesi diventate familiari anche da noi ma soprattutto modi virtuosi a cui approcciarsi. Il batch cooking, ad esempio, consiste nel cucinare una sola volta alla settimana, preparando tutto ciò di cui c’è bisogno per i giorni successivi. In realtà questa è un’usanza antica che nel tempo è andata perduta ma che permette di sprecare il meno possibile. E si può essere virtuosi anche quando si mangia fuori casa: basta chiedere la family bag quando qualcosa che stiamo mangiando non ci va più. Riscaldata, anche il giorno dopo a casa, sarà buonissima.

Comunicato Stampa

Milano, 2 Febbraio 2023 – È stato firmato questa mattina il protocollo di intesa tra il Cluster MinIt (Cluster Tecnologico Nazionale dedicato al Made in Italy) e il Cluster CL.A.N. (il CL.uster A.grifood N.azionale), con l’obiettivo di promuovere un percorso di lavoro comune e interdisciplinare, su alcuni specifici filoni tematici delle filiere Agrifood e Made in Italy.

Al termine di un incontro tra le due delegazioni dei Cluster – formate dalle rispettive presidenze e vice presidenze, oltre che dalle presidenze dei comitati scientifici – e con la partecipazione dei vari associati, è stata siglata la partnership strategica tra queste organizzazioni, a cui aderiscono centinaia di attori, appartenenti al mondo della Ricerca, delle Imprese e delle Agenzie territoriali, e assieme rappresentativi di uno dei più articolati e capillari sistemi di attori del Made in Italy.

Dagli interventi dei responsabili dei due CTN è emersa la necessità di un approccio strategico e congiunto al fine di sviluppare sinergie, costruire proposte concrete e stimolare le Istituzioni sui temi di interesse.

Il percorso si baserà sulla collaborazione tra gli organi scientifici, per accrescere il patrimonio di conoscenze scientifiche e tecnologiche nei settori del Made in Italy e dell’Agrifood; questa intesa dovrebbe favorire lo sviluppo di progettualità comuni e cross industrie, con il fine di determinare approcci integrati e sostenibili in ottica di economia circolare per le rispettive filiere di interesse.

Per raggiungere gli obiettivi previsti dall’accordo, CL.A.N. e MinIT si impegnano ad avviare una serie di attività, come ad esempio: costituzione di gruppi di lavoro ad hoc di alto profilo scientifico con esperti indicati da entrambi i Cluster; progetti comuni con modelli di open innovation e cross fertilization; azioni dirette a stakeholder di interesse e alle Istituzioni competenti.

“Ritengo di fondamentale importanza sviluppare un percorso di approfondimento congiunto strategico, al fine di sviluppare sinergie, costruire proposte concrete e stimolare le Istituzioni sui temi di interesse di entrambi i Cluster” sottolinea la presidente del Cluster MinIt Silvana Pezzoli. “Desideriamo come MinIt mettere a disposizione tutte le nostre competenze per poter costruire con CL.A.N. il necessario approccio strategico al fine di elaborare nuovi processi alimentari 2.0”.

Questo accordo di collaborazione pluriennale è anche finalizzato a promuovere una strategia di medio-lungo periodo per una efficace partecipazione congiunta, anche in contesti europei e internazionali, che permetta di posizionare e valorizzare a pieno il brand Made in Italy all’estero.

“In un contesto di forte incertezza come quello attuale” commenta Mauro Fontana, Presidente del Cl.uster A.grifood N.azionale CLA.N. “è più che mai importante promuovere sinergie volte a tutelare e supportare, attraverso l”introduzione di innovazioni tecnologiche e digitali, la competitività e la crescita sostenibile del food and beverage nazionale, vera eccellenza e asset strategico dell’economia del Paese”. “Il protocollo di intesa tra il Cluster CL.A.N. e il Cluster MinIt” continua Mauro Fontana “va in questa direzione e segna l”avvio di un percorso di lavoro comune e reciproca collaborazione per lo sviluppo di progettualità relative alle sfide interdisciplinari da raccogliere per la salvaguardia del Made in Italy agro-alimentare, dalla lotta alla contraffazione e all”Italian Sounding, alla valorizzazione della nostra dieta mediterranea e all’ulteriore sviluppo di innovazione nella qualità, sicurezza alimentare e sostenibilità di prodotti e processi, in continuità con il patrimonio agroalimentere italiano consolidato nel tempo”.

I Cluster Tecnologici Nazionali

Nel 2012 il Ministero dell”Istruzione, dell”Università e della Ricerca, in linea con le priorità fissate dal Programma Quadro dell”UE per la Ricerca e l”Innovazione Horizon2020, ha promosso la creazione e lo sviluppo di 12 Cluster Tecnologici Nazionali. Dal 2019 con Decreto Direttoriale n. 392 del 6 marzo 2019 il MIUR riconosce ai Cluster Tecnologici Nazionali il ruolo di cabina di regia e interlocutore unico nella relazione con le istituzioni nazionali ed europee in materia di ricerca e innovazione, ciascuno per il proprio settore di specializzazione (Aerospazio, Agrifood, Chimica Verde, Fabbrica intelligente, Mezzi e sistemi per la mobilità di superficie terrestre e marina, Scienze della Vita, Tecnologie per gli ambienti di vita, Tecnologie per le Smart Communities, Patrimonio Culturale, Design, creatività e Made in Italy, Economia del Mare, Energia).
I Cluster Nazionali rappresentano strumenti strategici per attivare le eccellenze italiane nella ricerca e nell’innovazione in un’ottica di specializzazione intelligente del sistema Paese per competere in Europa e nel Mondo. L’obiettivo principale dei Cluster Nazionali è quello di creare uno stretto legame tra sistema industriale, sistema della ricerca e Istituzioni nazionali e regionali, a supporto delle linee strategiche nazionali di ricerca, di sviluppo e di formazione del capitale umano.

Cluster Tecnologico Nazionale del Made in Italy (Cluster MinIT), è uno dei cluster riconosciuti dal Ministero dell”Università e della Ricerca. È composto dai principali enti pubblici e privati operanti sul territorio nazionale nell’ambito della ricerca industriale, della formazione e del trasferimento tecnologico: imprese, università, enti di ricerca pubblici e privati, start-up, incubatori e altri attori attivi nel campo dell”innovazione. Gli interessi strategici del Cluster Made in Italy sono moda, arredamento, nautica, cibo, design e creatività. L”intenzione del cluster è quello di supportare la crescita economica e sostenibile nei settori di sua competenza, operando in coerenza alle agende strategiche comunitarie e prestando particolare attenzione ai territori del Mezzogiorno.

CLUSTER CL.A.N. è un’Associazione multistakeholder nel settore Agrifood che aggrega Imprese, Associazioni di categoria, Università, Organismi di ricerca e Rappresentanze territoriali.
Nato sotto il coordinamento di Federalimentare e ART-ER in risposta all’Avviso MIUR del 2012 per lo sviluppo e il potenziamento di Cluster Tecnologici Nazionali, il CL.A.N. ha lo scopo di promuovere, difendere e incrementare lo sviluppo sostenibile della filiera agroalimentare, attraverso lo stimolo dell’Innovazione, l’accesso e la valorizzazione dei risultati della Ricerca, la creazione di nuove competenze, la collaborazione tra Ricerca, Imprese e Amministrazione pubblica.
Dal 2019 il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (MIUR), diventato dal 2020 Ministero dell’Università e Ricerca (MUR), riconosce al Cluster CL.A.N il ruolo di interlocutore unico nella relazione con le Istituzioni nazionali ed europee in materia di Ricerca e Innovazione per il sistema agroalimentare.

Comunicato Stampa

Al via la presidenza di Paolo Mascarino, già vicepresidente di Federalimentare, che dal primo gennaio 2023 guiderà la Federazione per i prossimi 4 anni. Il passaggio di consegne tra Ivano Vacondio, presidente uscente, e Paolo Mascarino è avvenuto a Roma durante l’annuale Assemblea di Federalimentare.

Durante l’incontro, il neo presidente Mascarino ha presentato il nuovo Consiglio Generale della Federazione. I consiglieri, proposti da Mascarino e confermati dal voto dell’Assemblea, sono Riccardo Cassetta (presidente Assitol), Ettore Fortuna (vicepresidente delegato Mineracqua), Giangiacomo Pierini (presidente Assobibe), Alfredo Pratolongo (presidente Assobirra) e Marco Serafini (presidente Anicav) che ricopriranno il ruolo di vicepresidenti mentre Paolo Zanetti (presidente Assolatte) ricoprirà il ruolo di Consigliere Incaricato. L’organico è stato poi completato con la nomina di Raffaele Boscaini (Masi Agricola) e Nicola Levoni (Levoni S.p.A), che saranno i Consiglieri Elettivi proposti dall’Assemblea.

Mascarino ha ringraziato Vacondio per il lavoro svolto in un quadriennio particolarmente difficile, che ha visto succedersi una pandemia, una guerra in Europa e un tasso di inflazione che non si vedeva da quarant’anni. Il nuovo Presidente ha chiarito di aspettarsi un periodo altrettanto impegnativo nei prossimi quattro anni e si anche è detto fiducioso di poter collaborare con i nuovi Consiglieri per affrontare insieme le nuove sfide. “L’incertezza del quadro politico-economico internazionale e l’intreccio di gravi crisi come il costo dell’energia, l’alta inflazione, il rischio della recessione, la mancanza di alcune materie prime fondamentali per la nostra industria impone alla Federazione la necessità di sapersi muovere con determinazione e flessibilità di fronte a scenari in continua evoluzione” – ha detto Mascarino nella sua relazione all’Assemblea – “Per questo intendo guardare in avanti, con l’obiettivo non solo di uscire dalla crisi ma di uscirne più forti di prima, a vantaggio di tutto il Paese. Credo che gli imprenditori alimentari italiani siano i migliori del mondo. Più vi conosco e più mi rendo conto che ognuno di voi rappresenta prodotti, valori, famiglie che meritano di emergere nel panorama europeo e mondiale”.

Comunicato Stampa

“Pur condividendo gli obiettivi generali relativi alla proposta di Regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, non possiamo non unirci al coro di critiche che sono state già lanciate a mezzo stampa da tutti i principali rappresentanti del mondo industriale” così Ivano Vacondio interviene sulla proposta che la Commissione Europea ha pubblicato all”interno del secondo pacchetto economia circolare il 30 novembre scorso in termini di prevenzione, riduzione e riutilizzo degli imballaggi immessi nel mercato.

Una misura che rischia di essere devastante, osserva il Presidente di Federalimentare, per tutto il settore alimentare e delle bevande: “L’impatto potenziale derivante dalla combinazione delle diverse misure contenute nella proposta di regolamento, in una fase congiunturale così difficile, risulterebbe insostenibile sia dal punto di vista economico, a causa dei maggiori costi e oneri sugli operatori economici sia dal punto di vista tecnologico, in relazione alle difficoltà logistiche e organizzative di non poco conto in capo alle imprese “impossibilitati” ad adeguarsi in così poco tempo. Senza contare le ricadute di un potenziale un effetto depressivo sui consumi e in contrasto con la forte propensione delle nostre imprese all’export” prosegue il presidente.

“Mi preme ribadire che la transizione verso imballaggi sempre più sostenibili non può avvenire tramite l’approccio “packaging free” che è nelle intenzioni della CE. L’imballaggio alimentare non è un semplice “contenitore” ma ha una funzione essenziale per mantenere inalterata la conservazione, la qualità, la sicurezza del prodotto alimentare lungo tutte le fasi della filiera. Le nostre imprese in questi anni hanno già fatto tantissimo: penso ad esempio alla riduzione e all’alleggerimento degli spessori, all’ecodesign, all’aumento di contenuto di materiale riciclato fino all’etichettatura ambientale degli imballaggi con la previsione di informazioni sempre più chiare ed accurate sulla composizione del materiale di imballaggio e quelle relative al corretto smaltimento dei consumatori nella raccolta differenziata. C”è dunque da parte delle nostre imprese tutto l”interesse a procedere in una direzione che sia quanto più possibile sostenibile dal punto di vista ambientale, ma non a discapito di una sostenibilità economica e sociale”. C”è poi un altro aspetto, affatto secondario, che riguarda il nostro modello circolare, spiega Vacondio: “La proposta di regolamento è costruita con un”impostazione fortemente ideologica che rischia di scardinare l’eccellenza del modello, rappresentato dal sistema CONAI, grazie al quale l’Italia ha già raggiunto gli obiettivi UE di riciclo al 2030″ conclude il presidente.

Rimini, 10 novembre 2022 – Sicurezza alimentare e transizione ecologica sono un binomio possibile grazie al ruolo delle tecnologie, che hanno fatto ingresso nel settore primario e della trasformazione con una visione innovativa e sostenibile.

È quanto è emerso nella tavola rotonda stamani a Ecomondo “Farm to Fork 2.0: filiere agroalimentari rigenerative, food security, competitività economica” con i presidenti di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti; di Federalimentare, Ivano Vacondio, di Federchimica Assofertilizzanti, Giovanni Toffoli; di Federchimica Agrofarma, Riccardo Vanelli, e la vicepresidente di Federchimica Assobiotec, Elena Sgaravatti.

L’Italia, rispetto agli obiettivi della Farm to Fork, ha fatto molto, tuttavia – come è emerso nella relazione di Denis Pantini di Nomisma, che ha introdotto i temi della tavola rotonda – le recenti proposte normative, quali il regolamento sull’uso sostenibile dei fitofarmaci e la direttiva emissioni, potrebbero penalizzare pesantemente il nostro sistema agroalimentare e di conseguenza mettere a rischio la nostra “food security”.

“Nel dibattito relativo alla transizione ecologica – ha detto Massimiliano Giansanti – il settore primario è spesso sul banco degli accusati, tuttavia gli agricoltori stanno pagando duramente gli effetti della crisi climatica. L’interesse a intraprendere il percorso della sostenibilità è, quindi, vivo e reale, guidato dalla necessità di coniugare la salvaguardia dell’ambiente e della competitività aziendale. Purtroppo, nel dibattito in corso si tende ancora a contrapporre la sostenibilità ambientale con quella economica. La sicurezza alimentare, per il momento, è garantita ma non è scontata per sempre, ha bisogno di attenzione, di cure e di rinnovate strategie che la preservino. La strada prefigurata dalla commissione, fatta di divieti, tagli e burocrazia, mette a rischio il potenziale produttivo delle aziende e la sicurezza dei rifornimenti”.

“In merito al Farm to fork – ha affermato Ivano Vacondio – da subito ci siamo ripromessi di lottare per affermare il principio per il quale la sostenibilità va sempre vista in tutte le sue componenti (sociale, ambientale ed economica) ed evitare che si trasformi esclusivamente in uno strumento di politica commerciale tendente a compromettere interi settori e mettendo fuori mercato molti prodotti del Made in Italy alimentare, che rappresenta il fiore all’occhiello del nostro Paese. Fortunatamente qualche segnale positivo lo stiamo registrando. È il caso dell’etichettatura fronte pacco (FOP) – una proposta fortunatamente ancora in gioco. La Commissione sembra essersi resa conto della complessità del tema e delle ricadute di una eventuale scelta inadeguata sulla stabilità del mercato unico”.

“La sfida della sostenibilità – ha detto Elena Sgaravatti – corre parallela a quella della produttività e il sistema agroalimentare italiano deve affrontarle entrambe. Come conciliarle? Certamente una gestione oculata di tutte le risorse e le prospettive della digitalizzazione vanno in questo senso. Ma le scienze della vita, le biotecnologie avanzate, continueranno ad avere un ruolo determinante. La possibilità di intervenire con i metodi precisi del genome editing, per noi Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA), capaci di valorizzare la straordinaria biodiversità del patrimonio varietale italiano, apre strade che dobbiamo percorrere con determinazione. Produrre cibo abbondante e sicuro per tutti e difendere la competitività del “made in Italy” su tutti i mercati è quello che dobbiamo porci come obiettivo, disponendo di nuove varietà resistenti alle avversità e adeguate alle nuove condizioni climatiche. Questo può avvenire solo se disporremo di un quadro normativo adeguato e di investimenti sull’innovazione orientati a sostenere le eccellenze della nostra ricerca, che consentano di trasferire rapidamente al campo coltivato i successi ottenuti in laboratorio.”

“La nostra industria – ha affermato Riccardo Vanelli – condivide l’obiettivo di un sistema agroalimentare più sostenibile e ha assunto degli impegni volontari nelle aree dell’innovazione, della formazione e dell’economia circolare che vanno proprio in questa direzione. Ma abbiamo bisogno di un contesto normativo che valorizzi l’introduzione di nuove soluzioni e che, al contempo, tuteli la competitività del Made in Italy, e non di limiti quantitativi fissati senza un’adeguata valutazione d’impatto complessiva”.

“Grazie anche al nuovo Regolamento fertilizzanti – ha commentato Giovanni Toffoli – le imprese del settore stanno portando avanti attività di ricerca per prodotti sempre più sostenibili ed efficaci. Non possiamo, però, non considerare le criticità che stiamo vivendo in questo periodo storico, tra crisi energetica e conflitto in Ucraina. Per questo motivo – ha concluso – auspichiamo un sostegno concreto da parte delle istituzioni per garantire la capacità produttiva europea, ribadendo l’importanza della fertilizzazione per la sicurezza alimentare”.

Vacondio: “Il cibo è una questione centrale. Report di oggi è punto di partenza per raccontare l’evoluzione dell’industria alimentare attraverso la lente della sostenibilità”

Parma, 25 ottobre – Presentato oggi a Parma il primo report sulla sostenibilità di Federalimentare relativo alle attività svolte nel 2021, predisposto con il supporto di Deloitte. Volto ad illustrare l’impegno della Federazione riguardo alla sostenibilità, da intendersi nella sua più ampia accezione, il report è stato presentato oggi nell’ambito di Cibus Tec, alla presenza di Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, Franco Amelio, Deloitte Sustainability Leader, Paolo Andrei, Rettore università Parma e Antonio Matonti, Direttore Affari Legislativi Confindustria. Al suo interno, sono elencati i principali ambiti di azione in cui la federazione ha operato nel 2021, un anno di ripresa da una crisi economica e sociale senza precedenti che, insieme alle recenti difficoltà legate alle risorse e all’approvvigionamento, ha mostrato da un lato la centralità del settore e dall’altro l’importanza di sviluppare un sistema alimentare sempre più solido e resiliente. Su queste basi, il report fornisce una panoramica del settore – dai numeri dell’industria del food&beverage, alle politiche nutrizionali messe in atto, dall’attenzione ambientale, alle attività formative, dalle attività fieristiche, all’internazionalizzazione – che è anche uno strumento per capire come agire, mettendo al centro delle priorità le dimensioni ambientali, sociali ed economiche al fine di accompagnare la filiera verso modelli di produzione e consumo sempre più evoluti. In questo contesto, l’industria alimentare può giocare un ruolo unico per la ricchezza che produce, l’occupazione che crea, l’immagine che rappresenta nel mondo e le grandi potenzialità che la caratterizzano.

“La questione della sostenibilità non è ovviamente un tema nuovo, ma è una questione sempre più urgente soprattutto per la nostra industria che crea prodotti di importanza primaria per le persone. Una imprescindibilità che il 2021 e l’anno in corso ci stanno mostrando una volta di più, ribaltando completamente l’idea piuttosto comune del cibo come qualcosa di scontato – ha detto il presidente di Federalimentare Ivano Vacondio, che ha aggiunto – Lungi da essere un elemento ovvio, ciò che mangiamo è strettamente interconnesso con ciò che ci accade intorno. Il cibo, cioè, è una questione centrale e proprio per questa ragione ha senso parlare di sostenibilità. Una sostenibilità che deve essere ambientale, che è la grande sfida del nostro tempo, sociale ed economica. In questo senso è importante che coesistano istanze differenti come ad esempio la volontà di sprecare meno possibile, la volontà di mantenere alti i livelli occupazionali e la volontà di esportare sempre di più in sempre più Paesi e che vengano portate avanti insieme e con lo stesso impegno. Il report che presentiamo oggi, allora, si propone di essere proprio il punto di partenza di un percorso che nel tempo può raccontare l’evoluzione della federazione dell’industria alimentare italiana attraverso la lente della sostenibilità – conclude Vacondio.

“Il tema della sostenibilità costituisce da tempo uno degli ambiti nei quali l’Università di Parma si sta impegnando con grande determinazione, coinvolgendo tutte le sue missioni principali (didattica, ricerca e rapporto con la società) – ha dichiarato il Rettore Paolo Andrei – Si tratta di un principio di primaria importanza nelle sue implicazioni economiche, sociali e ambientali, e sul quale si gioca una partita fondamentale per il nostro presente e per il nostro futuro: una responsabilità da cui nessuno può esimersi e che coinvolge pienamente l’intera filiera delle produzioni e dei consumi alimentari”.

“In un contesto così complesso come quello attuale, la sostenibilità è ormai una dimensione imprescindibile per le imprese, anche per quelle del settore Food&Beverage” – conclude Franco Amelio, Deloitte Sustainability Leader. “Per le aziende è infatti essenziale ormai dotarsi di una strategia climatica, sia nel breve che nel lungo termine, che deve tenere conto degli aspetti ambientali, economici e sociali e declinarsi in obiettivi concreti in termini di metriche, processi e rendicontazione. Per questo siamo lieti di aver supportato Federalimentare nella realizzazione del loro primo report dedicato a tali aspetti”.

Comunicato Stampa

L’Assemblea di Federalimentare ha eletto Paolo Mascarino alla presidenza della Federazione per il quadriennio 2023-2026. Mascarino succederà a Ivano Vacondio a partire dal 1° gennaio 2023.

Paolo Mascarino è Vice Presidente Affari Istituzionali del Gruppo Ferrero e già Vice Presidente di Federalimentare con delega alla Nutrizione, Informazione al Consumatore e Educazione alimentare.

Nel ringraziare per la fiducia, Mascarino ha assicurato agli associati “il massimo impegno per garantire che Federalimentare sia unita, autorevole, efficace e competente così da poter affrontare adeguatamente le complesse sfide future”.

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