Federalimentare

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“Federalimentare è molto soddisfatta dell’intesa raggiunta con il Ministro Urso che, grazie ad un dialogo costante proseguito per tutto il periodo estivo e mai interrotto, ha permesso anche all’industria alimentare di poter aderire al trimestre anti-inflazione con una specifica lettera di intenti”. Così in una nota il Presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino commenta l’intesa raggiunta stamane fra il MIMIT, l’industria alimentare, Centromarca e IBC.

“La firma odierna conferma il grande senso di responsabilità dell’industria alimentare italiana sia verso il Governo che verso i consumatori. Nonostante il comparto abbia subito fortissimi aumenti sul costo delle materie prime, degli imballaggi e dell’energia ed abbia assorbito gran parte degli aumenti dovuti all’inflazione, in noi è prevalso il senso di responsabilità e di tutela verso gli italiani e le famiglie in difficoltà. Infatti – prosegue Mascarino – secondo l’ultima analisi fatta dal Centro Studi di Confindustria il margine lordo del settore industriale alimentare si è molto ridotto, passando dal 10,3% medio nel 2019 al 5,7% nel 2022, segno evidente che le imprese hanno dovuto assorbire internamente parte dei maggiori costi della spirale inflazionistica non scaricandoli sul consumatore finale”.

“Nonostante le gravi difficoltà che ancora colpiscono l’industria alimentare – conclude Mascarino – ribadiamo la piena e totale soddisfazione sull’intesa odierna e ringraziamo ancora il ministro Urso per avere proseguito un costante e collaborativo dialogo con l’industria che ha portato oggi al buon esito dell’accordo”.

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“La partecipazione di Federalimentare al “Summit sui sistemi alimentari delle Nazioni Unite” promosso dalla FAO è stata l’occasione per porre al centro del dibattito odierno l’aspetto valoriale che la dieta mediterranea rappresenta a livello mondiale, sia in termini di sostenibilità che di salute, protezione dell’ambiente e benessere sociale, ma è stata anche l’occasione per illustrare come l’industria alimentare italiana stia procedendo celermente verso una costante riduzione delle emissioni di CO2 e come stia rendendo il settore sempre più sostenibile e resiliente”. Lo ha dichiarato in una nota il presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino al termine della sua partecipazione alla sessione ‘Diete alimentari, culture e tradizione, quello che insegna la dieta mediterranea’.

“Proprio su questo doppio binario – ha proseguito – si stanno concentrando i maggiori sforzi dell’industria alimentare e, se da un lato l’industria sta applicando i principi dell’economia circolare (riciclato il 73% degli imballi, superando il target UE 2030 del 70%; prodotto il 25% delle emissioni CO2 nazionali, contro il 30% della media UE e il 34% della media mondiale) e dell’utilizzo efficace delle risorse (-50% consumo di acqua in 30 anni; -30% di energia consumata in 20 anni), dall’altro – ha continuato Mascarino – così come ha avuto modo di sottolineare il ministro Lollobrigida durante il suo intervento, sta promuovendo i principi della dieta mediterranea, che ricordo essere patrimonio dell’Unesco, mettendo al centro il benessere e la salute delle persone con prodotti di assoluta qualità, dagli elevati standard di sicurezza alimentare e con un”ampia offerta di alimenti sempre più in linea con le nuove esigenze dei consumatori”.

“Attraverso queste nostre finalità – ha aggiunto il presidente di Federalimentare– l’industria alimentare oltre a svolgere un ruolo per l’economia del Paese, svolge anche un ruolo sociale per la collettività risultando proprio grazie a questa sua vocazione, un settore di assoluta affidabilità nel quale hanno fiducia 9 italiani su 10. Un impegno che Federalimentare vuole implementare anche verso i giovani cogliendo e apprezzando l’invito del ministro Schillaci a promuovere una costante educazione alimentare nelle scuole proprio per insegnare i corretti stili di vita e per combattere l’obesità giovanile”.

“Ovviamente il nostro compito è quello di continuare sulla strada fin qui tracciata e di continuare a fare meglio per l’interesse dell’Italia e dei cittadini. Fin d’ora – ha concluso Mascarino – siamo pronti a dare alle Istituzioni il nostro contributo di esperienze e conoscenze affinché gli obiettivi comuni, a livello di agenda ONU, siano raggiunti”.

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“Come industria alimentare apprezziamo l’iniziativa promossa dal ministro delle Imprese e del made in Italy Adolfo Urso di dar vita ad un paniere di prezzi calmierati che possa venire incontro alle esigenze delle famiglie più in difficoltà”. Lo dichiara in una nota il presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino.

“Fin da ora a nome di Federalimentare e dei presidenti che compongono la Federazione – prosegue – diamo la nostra disponibilità a collaborare con il ministro affinché la lunga catena dell’agroalimentare italiano, fatta da industria, Gdo, intermediari, logistica e magazzini possa trovare una sintesi costruttiva nell’interesse dei cittadini tenendo anche in considerazione la crisi che alcuni settori stanno ancora attraversando per la mancanza di materie prime”.

“È perciò indispensabile – aggiunge Mascarino – che al tavolo di confronto vengano coinvolti il maggior numero dei protagonisti che compongono la filiera, penso ad esempio alla distribuzione e alle sue associazioni, affinché ognuno possa portare il proprio contributo e il proprio punto di vista”.

“Avere un tavolo il più possibile aperto al confronto – conclude Mascarino – è di interesse non solo strategico, ma anche e soprattutto indirizzato a cogliere le adeguate misure da adottare per rendere l’obiettivo del Mimit funzionale a raggiungere lo scopo di aiutare cittadini e famiglie in difficoltà”.

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“Fra gennaio e maggio 2023 i listini di vendita dei prodotti dell’industria alimentare sono scesi di 7,4 punti percentuali segno evidente che la spirale inflazionistica su energia e materie prime sta diminuendo progressivamente con evidenti benefici sulla produzione industriale”. Lo comunica in una nota Federalimentare commentando i dati Istat.

“L’istituto statistico – prosegue la nota – sottolinea come i prezzi alla produzione dell’industria alimentare complessiva siano rallentati, dal +14,8% di gennaio, al +7,4% di maggio, con un taglio di 7,4 punti percentuali sui listini di vendita. Emerge altresì che in questa fase congiunturale, ci siano anche indicatori disomogenei nella catena complessiva. Al consumo – continua la Federazione – i prezzi dell’alimentare lavorato sono scesi, dal +14,9% di gennaio al +11,9% di giugno, con un taglio di 3 punti. Ciò evidenzia come ci sia una differenza da parte della lunga filiera distributiva di adeguare i listini, dovuta in larga parte a quello che potremmo definire ‘effetto scorte’”.

“Infatti, – conclude Federalimentare – se l’industria alimentare ha fatto la sua parte riducendo i listini, non bisogna dimenticare che a valle esiste una lunga filiera fatta di intermediari, magazzini, logistica che, proprio per il cosiddetto ‘effetto scorte’ sta rallentando il passaggio nell’offerta ai consumatori di prodotti a prezzi più bassi”.

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“Il Nutriscore, il sistema di etichettatura a semaforo che penalizza quasi tutte le eccellenze alimentari italiane, perde consensi in tutta Europa e seri dubbi cominciano ad affiorare anche nei Paesi che lo hanno adottato”. È quanto dichiara in una nota Federalimentare in merito alle recenti decisioni di Spagna, Romania e Polonia di non adottare il sistema di etichettatura semaforico francese.

“Dopo le elezioni del 2019 il Governo spagnolo aveva annunciato che entro il primo trimestre 2021 avrebbe implementato lo schema semaforico francese. Ora, non solo il Nutriscore non è mai stato adottato, ma a meno di un mese dalle elezioni politiche tutti i principali partiti sono ufficialmente schierati contro. La Svizzera (Paese extra-UE ma molto importante per le esportazioni italiane) – prosegue la nota – raccomanda il Nutriscore dal 2019, ma martedì 6 giugno il Consiglio degli Stati ha accolto con 33 voti a favore e solo 8 contrari una mozione presentata dalla Commissione della Scienza, dell’educazione e della Cultura che invita a considerare gli effetti negativi dello schema a semaforo. La questione – aggiunge – dovrà ora essere esaminata dal Consiglio Nazionale, ma il Presidente della Confederazione Elvetica, Alain Berset, ha già chiarito che se il Nutriscore verrà bocciato anche in quella sede, la sua adozione dovrà essere revocata”.

“Dal 1° maggio, – continua la Federazione – in Romania l’utilizzo del Nutriscore è stato vietato dall’Autorità Nazionale per la Protezione dei Consumatori (ANPC) in quanto fuorviante e non approvato dalle autorità. Una decisione che si allinea a quella dell’Antitrust italiano (AGCM), che nel 2022 aveva preso un provvedimento molto simile nei confronti di alcune aziende che utilizzavano lo schema in Italia. A febbraio si è poi registrata l’importante presa di posizione da parte della Polonia, per voce del Ministro dell’Agricoltura e Vice Primo Ministro, Henryk Kowalczyk. Il Ministro ha spiegato che la sua opinione sul sistema francese è negativa e ha riferito di averlo fatto presente nel corso del precedente Consiglio Agricoltura dell’Unione Europea”.

“Appare dunque ormai chiaro che a sostenere l’adozione del Nutriscore in Europa è solo un ristretto gruppo di cinque Paesi (Francia, Germania, Belgio, Olanda e Lussemburgo), lontanissimo dalla maggioranza qualificata richiesta da un eventuale voto in sede di Consiglio europeo, che prevede un minimo di 15 Stati favorevoli, rappresentanti almeno il 65% della popolazione europea. Al contrario, il fronte degli oppositori, che già nel 2020 annoverava sette Paesi (Italia, Cipro, Grecia, Lettonia, Repubblica Ceca, Romania e Ungheria), con Spagna e Polonia si è allargato al punto da superare ampiamente la minoranza di blocco – pari a quattro Paesi e il 35% della popolazione UE – necessaria per fermare un’eventuale proposta per l’introduzione del Nutriscore”.

“Alla luce di queste evidenze, è ora auspicabile che la Commissione prenda atto della volontà degli Stati membri e si orienti verso modelli di informazione al consumatore più indicati per la tutela della salute dei cittadini europei, come il NutrInform Battery, uno schema informativo, non discriminatorio, conforme alle norme comunitarie, basato sui consumi giornalieri di riferimento stabiliti dall’EFSA a livello UE e realmente in grado di aiutare i consumatori a seguire una dieta sana, varia e bilanciata”, conclude Federalimentare.

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“Aver ottenuto dal Comitato Amministrativo del Tribunale Unificato dei Brevetti, all’unanimità, l’istituzione della sezione di Milano della Divisione centrale del Tub è davvero un ottimo risultato per l’Italia. Come Federalimentare siamo assolutamente lieti, in quanto, fra le competenze giuridiche nell’ambito dei contenziosi brevettuali, uno spazio significativo sarà dedicato al settore dell’agri-industria”. Lo dichiara in una nota il presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino.

“E’ un risultato significativo per il Paese e per tutto il settore perché, ricordo, che proprio il comparto agroalimentare e del food nella sua totalità, rappresenta per l’industria alimentare uno dei settori cruciali da difendere contro le contraffazioni. Aver scelto Milano – aggiunge – riconosce l’importanza dell’Italia nello scacchiere europeo e conferma la nostra centralità nel cooperare a livello Ue contro tutte le forme di falsificazioni nel nostro settore. Un risultato prezioso ottenuto grazie al grande lavoro svolto dal ministro Tajani che, in un proficuo e attento lavoro di squadra, ha centrato un obiettivo strategico di cui essere orgogliosi”, ha concluso.

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“I dati Istat sulla produzione industriale diffusi quest’oggi indicano che, nonostante l’impegno dell’industria alimentare nell’assorbire quanto possibile l’aumento dei costi per cercare un equilibrio tra garantire la tenuta della domanda e salvaguardare la sopravvivenza delle imprese, permane una significativa flessione della domanda, che lascia intravedere un secondo semestre dell’anno molto difficile”. Lo comunica in una nota Federalimentare commentando i dati Istat.

“I dati concernenti le vendite alimentari di aprile indicano un calo tendenziale in quantità del -5,4%, il risultato più pesante dal dicembre scorso. Si tratta – aggiunge la Federazione – di una situazione preoccupante, perché già nel 2022 si era verificato un calo tendenziale medio delle vendite alimentari, in quantità, pari al -4,2%, dopo che per lungo tempo il mercato alimentare era stato caratterizzato da una marcata stabilità”.

“Malgrado i grandi sforzi dell’industria, che da gennaio ad aprile ha praticato una riduzione dei prezzi franco fabbrica pari a -4,6 punti percentuali (dal +13,8% al +9,2%), i prezzi al consumo stanno rientrando con molta fatica, con un arretramento nello stesso periodo del -1,5 punti percentuali (dal +14,9% di gennaio al +13,4% di aprile). A questi – continua la nota – si aggiungono altri dati preoccupanti relativi agli indici di produzione dell’industria alimentare ad aprile, con un tendenziale di produzione pari al -5,6% rispetto all’aprile 2022, dopo il -4,5% registrato a marzo”.

“Alla luce di questo quadro – conclude Federalimentare – il consuntivo di produzione del primo quadrimestre dell’anno si attesta a un tendenziale pari a -1,9%, in controtendenza rispetto al +1,2% con cui si era chiuso, solo quattro mesi prima, il consuntivo di produzione del 2022. Tutti indici che ci allarmano e che potenzialmente fotografano un secondo semestre 2023 preoccupante e in negativo”.

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“Il disegno di legge approvato ieri dal Consiglio dei Ministri, che introduce disposizioni per la valorizzazione, la promozione e la tutela del Made in Italy, è un’iniziativa dall’alto valore sociale ed economico mirata allo sviluppo del Paese, al quale l’industria alimentare può dare un grande contributo”. Lo ha dichiarato in una nota il Presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino.

“Di grande importanza – sottolinea Mascarino – è l’istituzione del Fondo sovrano a sostegno delle filiere strategiche, al quale potranno ricorrere anche le imprese alimentari, in particolare per l’export, che ha ancora ampi margini di crescita”.

“Un altro aspetto di grande rilievo – osserva Mascarino – sono le misure intraprese a tutela dei nostri prodotti e della nostra cultura alimentare, tra le quali la promozione del NutrInform Battery, l’alternativa con solide basi scientifiche alle etichette semaforiche discriminatorie proposte da altri Paesi; la certificazione di qualità a favore della ristorazione italiana all’estero; il sostegno all’imprenditoria femminile, il fondo per la protezione delle certificazioni IIGG e il sostegno al sistema fieristico nazionale, che auspichiamo includa le due grandi fiere dell’alimentare, Cibus e Tuttofood”.

“Trasformare materie prime in prodotti dal gusto straordinario, unici e inimitabili – prosegue il Presidente di Federalimentare – non è una competenza che si può acquistare sul mercato. I tre articoli dedicati alla formazione (liceo del Made in Italy, trasferimento delle competenze e Fondazione su imprese e competenze) consentiranno di trasferire alle nuove generazioni il saper fare dei nostri imprenditori, un vero e proprio vantaggio competitivo da valorizzare e tutelare”.

“Il settore industriale alimentare – conclude Mascarino – vuole continuare a dare un contributo importante allo sviluppo del Paese. L’Italia ha bisogno di una grande alleanza per la crescita che coinvolga pubblico e privato, e questo disegno di legge è un passo concreto in questa direzione”.

L’86,4% degli italiani ha fiducia nell’industria alimentare italiana. Con 179 miliardi di euro di fatturato annuo, 60 mila imprese e 464 mila occupati è componente di primo piano dell’interesse nazionale.

Roma, 11 maggio 2023 – È stato presentato, presso la Sala della Regina alla Camera dei Deputati, il primo Rapporto FEDERALIMENTARE-CENSIS “Il valore economico e sociale dell’industria alimentare italiana”. Dalla ricerca emerge come l’industria alimentare italiana, con 179 miliardi di euro di fatturato annuo, 60 mila imprese, 464 mila addetti e oltre 50 miliardi di export in valore in un anno, rappresenti una componente di primo piano dell’interesse nazionale. Oltre a generare prodotti e occupazione, e quindi esprimere un forte potenziale economico, l’industria alimentare con la sua attività contribuisce al benessere psicofisico e alla qualità della vita degli italiani, dimostrando così anche un elevato valore sociale. È anche una protagonista di rilievo all’interno della filiera del food italiano, che ha un fatturato totale di 607 miliardi di euro, in valore pari al 31,8% se rapportato al Pil, con 1,3 milioni di imprese, 3,6 milioni di addetti e che costituisce quindi un patrimonio di interesse nazionale.

Potenza economica e alto valore sociale
Nelle graduatorie dei settori manifatturieri italiani l’industria alimentare è al primo posto per fatturato, al secondo posto per numero di imprese, per addetti e per l’export in valore. In dieci anni il fatturato ha registrato in termini reali un incremento del 24,7%, il numero di addetti del 12,2% e il valore delle esportazioni del 60,3%. L’industria alimentare risponde a una spesa interna che, come quota del totale della spesa, è in Italia pari al 16,6%, come la Spagna, superiore a Francia (15,7%), Paesi Bassi (13,9%), Germania (13,4%) e media della Ue a 27 Paesi (16,1%). Come si evince dal Rapporto, poi, l’86,4% degli italiani dichiara di avere fiducia nell’industria alimentare italiana ed è una fiducia trasversale, che coinvolge il 93,8% degli anziani, l’84,2% degli adulti e l’81,6% dei più giovani.

Patrimonio e welfare dei consumi
La ricerca FEDERALIMENTARE-CENSIS evidenzia la riconoscibilità dell’origine localistica, territoriale di marchi e prodotti, che va di pari passo con la vocazione a conquistare i mercati con il Made in Italy. Il 78,3% degli italiani valuta molto positivamente che gli stabilimenti dell’industria alimentare siano localizzati in Italia, perché contribuiscono alla creazione di redditi e occupazione nei territori coinvolti. Inoltre, pur in situazioni di crisi e nell’attuale inflazione, l’industria alimentare ha sempre garantito un’articolazione interna di prezzi che rende possibile l’inclusività, anche dei gruppi sociali più vulnerabili, nei consumi alimentari. Il 90,7% degli italiani dice che mangiare il cibo che preferisce è importante per il proprio benessere psicofisico. Pur non rinunciando al rigoroso controllo del budget familiare, il 63,4% degli italiani per alcuni alimenti acquista solo prodotti di qualità, senza badare al prezzo. Il 79%, pur praticando diete soggettive nel perimetro di quelle tipicamente italiane, apprezza la disponibilità di nuove referenze nei punti vendita. È il senso del ruolo sociale di promozione del benessere e di welfare dei consumi alimentari.

Stili alimentari e valori degli italiani
Il 42,1% degli italiani a tavola nel quotidiano si definisce un abitudinario, cioè mangia più o meno sempre lo stesso cibo, il 20,5% un innovatore a cui piace sperimentare alimenti e gastronomie nuove, il 9,2% un salutista che mangia sempre e solo cibo che fa bene alla salute, il 7% un appassionato, cura la spesa e gli piace cucinare, il 6,3% un italianista, vuole sempre e solo prodotti italiani, il 5,8% un convivialista, considera il cibo importante perché occasione per stare con gli altri, il 4,4% godereccio, perché mangia sempre quel che gli piace. Ma cosa mangiano gli italiani? Il 92,7% ha l’abitudine di mangiare un po’ di tutto senza vincoli particolari, solo il 7,1% si dichiara vegetariano e il 4,3% vegano o vegetaliano.

Per gli italiani, infine, sono importanti anche i valori etici e sociali che li orientano quando fanno la spesa o si mettono a tavola: il 66,7% è pronto a rinunciare a prodotti che potrebbero essere dannosi per la salute, il 52,6% a quelli non in linea con criteri di sicurezza alimentare, il 43,3% a quelli la cui produzione e distribuzione non rispetta l’ambiente, il 35,6% a quelli per la cui produzione non sono tutelati i diritti dei lavoratori e dei fornitori.

“I dati e l’analisi contenuti nel primo Rapporto FEDERALIMENTARE-CENSIS – ha affermato Lorenzo Fontana, Presidente della Camera dei Deputati – restituiscono con grande efficacia il ruolo significativo che l’industria agroalimentare svolge per la crescita economica e sociale del Paese. Espressione di eccezionali canoni di qualità e di tipicità noti e apprezzati in tutto il mondo, questo settore riveste un’importanza strategica per la nostra economia, come dimostrano gli indicatori relativi a fatturato, occupati ed export. Si tratta di numeri importanti che ben rappresentano il prezioso contributo dell’industria agroalimentare al benessere dei consumatori, allo sviluppo di un”economia competitiva e alla coesione sociale. Le imprese del settore sono oggi chiamate a nuove e impegnative sfide riguardo alla modernizzazione e sostenibilità dei processi produttivi, alla valorizzazione dei prodotti e alla difesa degli alti livelli di qualità e sicurezza. Sono certo che sapranno essere all”altezza di questo compito”.

Francesco Lollobrigida, Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, ha dichiarato che: “L”industria alimentare italiana ha un valore strategico ed è un elemento portante della nostra economia. Bisogna sempre più comprendere la potenzialità legata ai prodotti italiani. I dati che sono stati diffusi dal primo Rapporto FEDERALIMENTARE-CENSIS fotografano una crescita del settore, sul quale il Governo continua a investire. La qualità è al centro del nostro dibattito e lo facciamo attenzionando il contesto, ma anche incentivando l’esportazione e promuovendo le aziende del Paese all’estero”.

Maria Tripodi, Sottosegretario di Stato al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ha sottolineato che: “Come Ministero stiamo dedicando una particolare attenzione al settore agroalimentare attraverso il sostegno all”export e all”internazionalizzazione, mettendo a disposizione strumenti di finanza agevolata per incentivare la competitività. Quando parliamo di agroalimentare parliamo di Italia e di alta qualità. Grazie al supporto della nostra rete estera promuoviamo il cibo e la dieta mediterranea, le nostre eccellenze affinché il Made in Italy si affermi sempre di più verso traguardi ambiziosi”.

Per Luigi D’Eramo, Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste: “C’è la consapevolezza, non soltanto del mondo industriale ma anche politico, da una parte di difendere il Made in Italy e dall’altra di continuare a moltiplicare l’importanza strategica delle eccellenze dei nostri prodotti alimentari. La dieta mediterranea è la più salutare al mondo in termini di qualità e benessere. L’industria alimentare italiana è in buona salute, dimostra la propria vitalità e si distingue per uno sviluppo sostenibile e di progresso alimentare. Inoltre, il conflitto in Ucraina ci ha fatto capire quanto sia importante la sovranità alimentare per non dipendere da Paesi terzi ed è una missione del nostro Ministero. Il Governo sta anche lavorando per aprire nuovi canali commerciali internazionali, sul contrasto alla contraffazione e per tutelare il Sistema Italia. L”agroalimentare è un patrimonio prezioso che dobbiamo salvaguardare e promuovere che ci rende unici, attrattivi e competitivi nel mondo”.

Secondo Paolo Mascarino, Presidente di FEDERALIMENTARE: “Il primo Rapporto FEDERALIMENTARE-CENSIS, presentato oggi alla Camera dei Deputati, certifica che l’industria alimentare italiana dà un poderoso contributo al Paese, sia come valore economico sia come valore sociale. Il settore è uno dei più dinamici e robusti dell’industria italiana e, dopo secoli di storia al fianco della nostra popolazione, vuole ancora essere impegnato a favore della crescita, nella consapevolezza di rappresentare un patrimonio nazionale nella produzione di alimenti di qualità, unici e con marchi riconoscibili. Quei prodotti del Made in Italy che, grazie all’industria alimentare italiana, costituiscono da sempre un vanto nel mondo”.

Per Massimiliano Valerii, Direttore Generale del CENSIS: “L’ingente contributo all’economia italiana dell’industria alimentare, con 179 miliardi di euro di fatturato e 50 miliardi di export in un anno, porta con sé anche un elevato valore sociale in termini di benessere diffuso, qualità della vita e coesione delle comunità locali. Ecco le ragioni della fiducia che l’86,4% degli italiani ha nell’industria alimentare italiana, a cui riconosce di aver dato nel tempo un contributo essenziale alla conquista e alla tutela del benessere. Il Rapporto FEDERALIMENTARE-CENSIS dimostra che l’intera filiera del cibo italiano, che vale complessivamente 607 miliardi di euro, un valore del 31,8% se rapportato al Pil, costituisce oggi un patrimonio identitario: la sua tutela e la sua valorizzazione rientrano a pieno titolo nel perimetro dell’interesse nazionale”.

Per maggiori informazioni consultare il sito web: http://rapportofederalimentarecensis.it

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“Ringrazio il Governo Meloni, e in particolare i Ministri Urso e Lollobrigida, per aver avviato oggi il Tavolo sulle Politiche Agroindustriali, organismo di coordinamento del settore agroalimentare, motore dell’economia italiana e alfiere del made in Italy nel mondo”. È quanto dichiara Paolo Mascarino, Presidente di Federalimentare. “Sono sicuro – prosegue Mascarino – che l’iniziativa promossa dai due dicasteri, che definirà una politica industriale e un piano di sviluppo medio/lungo periodo del settore, darà grandi frutti. L’industria alimentare è pronta ad impegnarsi al massimo su questa iniziativa. Lavorando con obiettivi comuni tutti insieme, Istituzioni, settore privato e corpi intermedi, potremo certamente dare ulteriore impulso alla crescita del settore, che non ha rivali a livello internazionale, dando così un sostegno alle imprese e un contributo importante allo sviluppo del Paese”.

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