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Comunicato Stampa

Rimini, 26 ottobre 2021 – Diventare il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050, attuando gli obiettivi del Green Deal. È questo l’ambizioso obiettivo dell’Unione Europea che prevede tra gli attori in campo anche tutta la filiera agroalimentare. E proprio gli obiettivi e le sfide di cui, all’interno di questa cornice, devono occuparsi l’agricoltura e l’industria alimentare sono al centro dell’evento che si è tenuto questo pomeriggio a Ecomondo, la fiera di riferimento in Europa dedicata alla transizione ecologica e ai nuovi modelli di economia circolare e rigenerativa.

“Gli obiettivi europei di neutralità climatica: politiche e investimenti per una filiera agroalimentare competitiva e sostenibile” è il titolo dell’evento organizzato da Federalimentare, Confagricoltura ed Enea, che ha visto la presenza di istituzioni e aziende per riflettere insieme sui prossimi passi da compiere. La riduzione dell’impatto ambientale pone infatti tutti gli attori della filiera agroalimentare di fronte a obiettivi e sfide ai quali non è semplice rispondere, come la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, la promozione dell’efficienza energetica e di tecnologie innovative a basse emissioni di CO2. La realizzazione di questi obiettivi, però, non può prescindere dal sostegno delle autorità europee e nazionali e misure agevolative che possano realmente supportare gli investimenti necessari da parte degli operatori della filiera agroalimentare.

“L’industria alimentare italiana ha fatto moltissimo negli ultimi anni sulla via della sostenibilità in relazione alle caratteristiche nutrizionali e sul versante ambientale – dice Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare – Abbiamo riformulato oltre 4mila prodotti, riporzionandone oltre 3500, riducendone così quantità unitaria e densità energetica. Non solo: abbiamo diminuito del 30% in 20 anni i consumi di energia, dimezzato in 30 anni l’utilizzo di acqua, ridotto del 40% in 10 anni l’uso dei materiali da imballaggio e aumentato le pratiche di recupero e riciclo. Siamo tra i protagonisti di questa transizione energetica – continua Vacondio – eppure, a livello comunitario ci sentiamo spesso trattati più come destinatari delle misure che vengono prese che veri protagonisti del cambiamento. Vorremmo dunque che i decisori politici, a livello comunitario, riconoscessero in qualche modo il percorso fatto dall’industria. Per il futuro, allora, auspichiamo che i maggiori sforzi richiesti all’industria nel suo complesso siano accompagnati da un piano straordinario di investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica, scongiurando provvedimenti punitivi come divieti e tassazioni ad hoc”.

“Secondo i dati resi noti dalla Commissione europea – rileva il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – negli ultimi anni sono stati ridotti il ricorso alla chimica nei processi di produzione e l’emissione di gas ad effetto serra (meno 25% dal 1990), senza però tagliare le produzioni. Siamo consapevoli che dobbiamo accrescere il nostro contributo alla transizione ecologica, ma non servono i divieti. La strada da seguire è quella delle innovazioni e degli investimenti. Il settore agricolo è dalla parte delle soluzioni. La transizione ecologica dovrà comunque essere sostenuta da soluzioni innovative sui diversi comparti, al fine di mantenere la competitività del settore e rispondere alle esigenze messe in evidenza dall’emergenza Covid: garantire l’approvvigionamento di prodotti agricoli, sempre più di qualità e a prezzi contenuti”.

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“L’aumento dei prezzi delle materie prime che avevamo denunciato mesi fa è oggi uno dei problemi principali anche per l’industria alimentare – dice Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare – Per questo è necessario tutelare le nostre aziende. Vale a dire che l”aumento dei prezzi dei prodotti del food&beverage che si verificherà a breve sarà inevitabile, pena la chiusura di tante nostre imprese”.

Un allarme supportato dagli ultimi dati Istat sul fatturato del food&beverage: l’industria alimentare ha registrato sui primi 8 mesi dell’anno un +5,7%. Su questi 8 mesi, il citato tendenziale del fatturato si confronta col parallelo +5,3% della produzione. La forbice fra gli indici percentuali tra i due parametri appare estremamente esigua, a testimonianza, stavolta, di un apprezzamento della produzione alimentare, nel corso dell’anno, inadeguato e insoddisfacente. Non a caso le vendite alimentari in valore sui primi 8 mesi dell’anno segnano un +1,1%, mentre quelle in volume registrano in parallelo un +1,2%. Ne esce una forbice che significa addirittura una marginale erosione di fondo del valore unitario del venduto sul mercato interno.
La compressione di prezzo sul mercato interno operata dalla GDO, a insufficiente e tardivo riconoscimento dei maggiori costi di produzione legati a materie prime ed energia, unita al caro-noli e al caro-container, che penalizzano enormemente la logistica internazionale e i prezzi dei prodotti franco destino, delineano un trend dei margini di contribuzione del settore insoddisfacente e pericolosamente in declino. Dietro i buoni spunti di produzione ed export registrati nel corso dell’anno, il guado congiunturale attraversato dal settore è complesso e difficile. Esso impone un rapido superamento, da un lato, delle anomalie e delle compressioni interne di filiera e, dall’altro, delle intollerabili speculazioni internazionali che alimentano le attuali storture logistiche. Il rischio è quello di prosciugare del tutto, paradossalmente, i vantaggi non replicabili connessi alla fase di ripartenza ed espansione del PIL e dei mercati.

“La situazione è diventata insostenibile – prosegue il presidente – questa mancanza di offerta della materia prima non credo sia una bolla, non terminerà a breve e non è dovuta solo alla troppa richiesta ma soprattutto alla mancanza di offerta, unita anche a uno smisurato aumento di costo di tutte le materie prime (in primis dell”energia elettrica che è più che raddoppiata), degli imballaggi, del caro noli e del caro container che penalizzano il nostro settore – continua Vacondio – La situazione è molto grave e ognuno deve fare la sua parte: gli attori della filiera in primis”.

“È auspicabile – conclude Vacondio – che si intervenga per contenere la speculazione della finanza in un settore, come quello del food, così eticamente delicato”.

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“Aver scongiurato il no deal è una buona notizia in un anno per niente facile per l”economia italiana e per le nostre eccellenze alimentari in particolare” così Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, commenta l”accordo tra UK e Ue raggiunto in queste ore.

“Federalimentare è sempre stata a favore degli accordi bilaterali e lo è ancora di più in questo caso: il Regno Unito è il quarto mercato per il food&beverage italiano con un export che vale 3,4 miliardi di euro e senza un accordo avremmo perso, soprattutto in una prima fase, diversi punti percentuali. In questo modo, invece, le nostre eccellenze e il nostro export vengono tutelati”.

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Mauro Fontana (Soremartec – Gruppo Ferrero) è il neo Presidente del Cl.uster A.grifood N.azionale CL.A.N. “Il Cluster – afferma Mauro Fontana – è la cabina di regia per la Ricerca e l’Innovazione nel settore agroalimentare, che suggerisce al MUR e alle altre Istituzioni nazionali e regionali competenti le priorità di R&I del settore e le relative necessità di investimento in Ricerca e Formazione. Ma è anche un’area di fondamentale importanza per la condivisione strutturata di conoscenze e per la conseguente attivazione congiunta di attività e progetti di Ricerca, Innovazione e Formazione tra i suoi numerosi Soci dell’Industria, dell’Accademia e delle Istituzioni locali”. “Mai come in questo momento – prosegue Fontana – con la necessità di un rapido e poderoso piano nazionale per reagire e superare i problemi economici causati dalla pandemia Covid, sarà preziosa un’azione congiunta Aziende/Accademia/Istituzioni focalizzata sul Food System, cioè un approccio integrato su tutti gli aspetti connessi alla Filiera, da quelli ambientali a quelli della Nutrizione sostenibile, fino alla Qualità e alla Sicurezza Alimentare”.

Il neo Presidente sarà affiancato dal Vice Presidente Esecutivo Paolo Bonaretti (ART-ER Emilia – Romagna) e da altri 5 Consiglieri espressione del mondo produttivo, della ricerca e dei territori regionali: Patrizia Brigidi (Università di Bologna), Massimo Iannetta (ENEA), Emanuele Marconi (CERERE Molise), Daniele Rossi (Confagricoltura), Luigi Scordamaglia (Inalca).

Il rinnovo della governance ha previsto anche l”elezione del “nuovo” Comitato Tecnico Scientifico che, con i suoi 15 componenti, rappresenta alcune tra le maggiori eccellenze sul fronte della ricerca ed innovazione a disposizione del Cluster.

È una sfida importante quella che attende il Cluster CL.A.N. nel prossimo triennio, in quanto dovrà implementare, secondo le direttive del MUR, il suo Piano di Azione Triennale, in un’ottica di sviluppo del settore agroalimentare il quale, nonostante abbia dato prova di resilienza, flessibilità e senso di responsabilità, non è esente dalla crisi che sta affliggendo l’economia del Paese a causa della pandemia.

Vacondio: “Coerente fermezza del governo contro il Nutriscore”

“Federalimentare accoglie con grande soddisfazione le notizie provenienti da Bruxelles, dove la Ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, assieme ai colleghi di Grecia e Repubblica Ceca, ha posto il veto alle conclusioni della presidenza tedesca su etichettatura nutrizionale fronte pacco, profili nutrizionali ed etichettatura d’origine”.

Lo riferisce il presidente Ivano Vacondio, secondo il quale “l’Italia ha giustamente respinto conclusioni che non hanno tenuto conto delle posizioni espresse dall”Italia e da altri Stati europei e avrebbero affidato alla Commissione carta bianca su quale sistema di etichettatura adottare. Se tali conclusioni fossero diventate conclusioni del Consiglio, la Commissione avrebbe potuto facilmente procedere con la proposta del Nutriscore quale sistema di etichettatura nutrizionale fronte pacco armonizzato a livello europeo”. “Ringraziamo il Governo e in particolare la Ministra Bellanova – ha concluso Vacondio – per la fermezza e la coerenza dimostrate in questo contesto, a difesa dei produttori, dei consumatori e degli agricoltori italiani, contro un sistema che penalizza gran parte delle nostre produzioni d’eccellenza e i principali caposaldi della dieta mediterranea”.

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“La nostra posizione è perfettamente in linea con quella espressa dal ministro Bellanova” così Ivano Vacondio ribadisce ancora una volta la forte opposizione al Nutriscore e il totale appoggio alle parole del ministro Bellanova che oggi ha ribadito come non sia intenzione dell”Italia proseguire il negoziato europeo per un testo di conclusioni del Consiglio Agrifish sulle etichettature alimentari.

“Il nutriscore è da bloccare perché rappresenta una minaccia alle nostre eccellenze, al nostro export e alla dieta mediterranea, la migliore al mondo – ha continuato Vacondio – Non possiamo che ritenerci soddisfatti perciò del punto che il ministro Bellanova ha deciso di mantenere e assicuriamo, come sempre fatto, il nostro appoggio nel batterci a livello europeo per uno schema di etichettatura scientifico e informativo, com”è il NutrInform battery che a breve entrerà in vigore in Italia”.

Vacondio: "Il Parlamento posticipi le due imposte o sarà l'ennesima tegola sulle nostre industrie"

Roma, 27 novembre – “Le limitazioni delle vendite dovute al lockdown e la chiusura del canale Horeca sono condizioni che inevitabilmente porteranno a un ritardo nella ripresa e nel rilancio dei consumi, avendo già determinato per il comparto del food&beverage una riduzione del 40% del fatturato nel 2020 con la previsione di una contrazione del 25% nel 2021. Non possiamo accettare un’altra mannaia: per questo, abbiamo proposto alcuni emendamenti che speriamo il parlamento recepisca sul rinvio di plastic e sugar tax. Le proposte di emendamento, supportate anche da una lettera ad alcuni ministri, riguardano la necessità di posticipare almeno al 1° gennaio 2022 le due tasse” così Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, si esprime sulla questione delle imposte di plastica e zucchero che, secondo quanto scritto nel ddl bilancio, dovrebbero entrare in vigore il 1 luglio 2021.

Federalimentare ha più volte ribadito come plastic e sugar tax siano due tasse da abolire totalmente perché messe in campo per “fare cassa” senza essere in grado di risolvere i problemi di riciclo nel primo caso e nutrizionali nel secondo, gravando però fortemente sulle industrie già prima della pandemia. L’imposta sulla plastica, che colpisce più o meno tutta l’industria alimentare, ad esempio, farà aumentare mediamente i prezzi al consumo del 10% con punte fino al 60% su prodotti con basso valore aggiunto. Non solo: quando entrerà in vigore, si aggiungerà alla levy tax, la tassa europea sui volumi di plastica non riciclata che sarà introdotta a breve. Quella sugli zuccheri, invece, è basata su un approccio opposto rispetto a quello che l’Italia ha scelto giustamente di far valere nelle battaglie europee contro politiche nutrizionali che discriminano cibi specifici, nella convinzione che ogni alimento possa essere mangiato nella giusta quantità. Tutto questo senza contare che è dimostrato come le tasse siano misure economiche inefficaci nel conseguire livelli più elevati di salute pubblica.

“Ma se la nostra posizione di netta opposizione a queste tasse non può essere presa in considerazione, crediamo che almeno nella proposta degli emendamenti in relazione alle tempistiche di entrata in vigore delle due imposte, il Parlamento possa ascoltarci. L’operatività della tassa da luglio 2021 obbligherebbe le aziende già in difficoltà a farsi carico entro poco tempo degli aspetti organizzativi e contabili. Le nostre imprese, invece, hanno bisogno di un periodo ben più lungo per adeguarsi a queste misure. Dobbiamo almeno uscire totalmente dalla pandemia e avviarci verso la ripresa, cosa che non succederà prima della fine del 2021” conclude Vacondio.

La competizione leale crea valore dal campo alla tavola, a vantaggio del consumatore

Milano, 23 novembre 2020 – Le imprese appartenenti al comparto industriale, rappresentate in Centromarca, Federalimentare e IBC – Associazione Industrie Beni di Consumo, e le imprese del comparto distributivo, rappresentate in Federdistribuzione, ANCC-Coop, ANCD-Conad, insieme ad ADM – Associazione Distribuzione Moderna, hanno raggiunto un”intesa per proporre ai legislatori alcune linee guida sull’integrazione della Direttiva UE 2019/633 nell”attuale quadro normativo nazionale per contrastare le pratiche sleali e anticoncorrenziali nel mercato italiano. L”accordo è un importante tassello, concordato da distribuzione e industria del largo consumo, per affermare con sempre maggior impegno la legalità e la correttezza delle relazioni commerciali e il contrasto a qualunque pratica sleale a tutti i livelli della filiera agroalimentare, anche a vantaggio del consumatore finale.

Per le aziende della distribuzione e del largo consumo la libera e leale concorrenza e il rispetto della legalità sono due principi portanti della filiera, fondamentali per continuare a offrire ai consumatori prodotti di qualità al giusto prezzo, per tutelare la sana occupazione e per sostenere la rete delle PMI, in particolar modo in campo agricolo, favorendone l’efficienza e dunque la crescita, anche attraverso una maggiore competitività, sia nel mercato italiano sia a livello internazionale.

Entrando nel dettaglio, l”intesa tra distribuzione e industria propone la creazione di un ampio ambito di applicazione della norma, coinvolgendo tutti i soggetti della filiera senza limiti di fatturato, in un contesto di reale reciprocità, quindi di tutela sia dei “fornitori” che dei “clienti” di tutti i comparti interessati. È necessario che a vigilare sull’applicazione della normativa venga individuato un soggetto super partes rispetto ai diversi comparti interessati, che sia dotato delle adeguate risorse e completamente autonomo. Il nuovo quadro normativo dovrebbe valorizzare la concorrenza e salvaguardare la libera contrattazione, diventando un punto di riferimento per comportamenti corretti da parte di tutti i soggetti. È perciò utile approfondire l’ipotesi di opportune modalità di conciliazione. Infine si ribadisce la necessità di garantire la riservatezza in eventuali fasi istruttorie, il diritto alla difesa e sanzioni dissuasive commisurate alla gravità dei fatti, ma che non compromettano la continuità delle imprese e il loro equilibrio economico.

L’accordo si inquadra dunque in una più ampia intesa tra i due comparti, che puntano sempre più alla modernizzazione delle filiere, ad una equilibrata remunerazione degli operatori, al rispetto dei diritti delle persone e dei lavoratori nella produzione, raccolta, trasformazione e distribuzione dei prodotti alimentari. In coerenza con questa prospettiva, distribuzione e industria dei beni di consumo sono impegnate da anni in un percorso di buone pratiche di sostenibilità sociale, ambientale ed economica.

Federalimentare: "Allentare la stretta è un segnale economico e sociale importante"

“Le riaperture che il governo sta valutando, ma anche i chiarimenti sulla possibilità per i cittadini residenti nelle zone rosse e arancioni di poter fare spesa anche al di fuori del proprio comune di residenza se necessario sono posizioni rassicuranti e importanti” commenta Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare.

La precisazione del governo fatta sulla possibilità di mobilità dal proprio comune per far sì che i cittadini possano acquistare prodotti in punti vendita necessari alle proprie esigenze “è un segnale di vicinanza sia per i consumatori che possono, nonostante il periodo straordinario che stiamo vivendo, mantenere almeno le proprie abitudini alimentari all”interno delle mura domestiche potendo scegliere tra più punti vendita – spiega Vacondio – sia per i negozi e quindi i produttori”.

Molta attenzione anche alla questione Dpcm dedicato al periodo natalizio: “È giusto allentare la stretta su ristoranti e orari, senza naturalmente abbassare la guardia sulle regole anti contagio: non si possono fare miracoli, ma questi sono piccoli segnali dal punto di vista economico e sociale” commenta Vacondio. “Segnali che però – precisa il presidente di Federalimentare – non possono sostituire la necessità di sostegni economici per il settore della ristorazione. Su questo punto, seguiamo con molto interesse anche lo studio del governo sulla possibilità di abbattimento dei costi di locazione per bar e ristoranti: sarebbe un gesto concreto che potrebbe aiutare i pubblici esercizi che stanno cercando di resistere”.

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“La posizione del ministro Bellanova sul sistema di etichettatura a semaforo rappresenta un passo fondamentale nella difesa del Made in Italy” ha detto il presidente di Federalimentare Ivano Vacondio, a seguito delle parole espresse ieri dal ministro dell”agricoltura durante il suo intervento all”Agrifish a Bruxelles.

“Interventi come questo del ministro Bellanova, ma anche azioni come quella compiuta dal ministro Speranza la scorsa settimana a Bruxelles, quando ha incontrato la nuova Commissaria alla Salute Stella Kyriakides alla quale ha manifestato le preoccupazioni italiane sul Nutriscore, o il lavoro che ha svolto il ministro degli Affari europei Vincenzo Amendola insieme a tutto il governo, sono fondamentali in questa “guerra tra etichette”. L”Italia non può permettersi di perderla né da un punto di vista economico ma soprattutto dal punto di vista della salute dei consumatori”. “La dieta mediterranea – ha concluso Vacondio – è la migliore al mondo e c”è bisogno che tutte le parti politiche facciano il massimo sforzo per difendere le nostre eccellenze sotto attacco”.

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