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Comunicato stampa

Napoli, 7 febbraio 2022 – È stato siglato il protocollo di intesa tra il Cluster Tecnologico Nazionale CL.A.N. – Cl.uster A.grifood N.azionale e il Cluster Tecnologico Nazionale SPRING – Cluster italiano della Bioeconomia circolare, con l’obiettivo di accrescere il patrimonio di conoscenze scientifiche e tecnologiche nei settori afferenti la Bioeconomia circolare e l’alimentazione, nonché di promuovere progetti strategici di alto livello.

L’annuncio della sigla dell’accordo è avvenuto il 7 febbraio 2022 a Napoli, durante la giornata di avvio della V edizione del Master BIOCIRCE – Master Interuniversitario di II livello “Bioeconomy in the Circular Economy”. La scelta di questo momento è significativa poiché entrambi i Cluster sono fra i promotori del Master BIOCIRCE, che li vede impegnati in attività di formazione dei giovani sui temi della Bioeconomia Circolare insieme al Cluster BIG, a quattro Atenei (Università di Bologna, Università di Milano-Bicocca, Università di Napoli Federico II e Università di Torino), e a partner non accademici (Novamont S.p.A., Intesa Sanpaolo, GFBiochemicals S.p.A. e PTP Science Park di Lodi).

Il Cluster CL.A.N. e il Cluster SPRING sono nati per promuovere una crescita economica sostenibile, basata sulla ricerca e l”innovazione, e per fungere da cabina di regia nella relazione con le Istituzioni nazionali ed europee.
Siedono entrambi come componenti del Gruppo di Coordinamento Nazionale per la Bioeconomia, (istituito con DPCM del 14 gennaio 2021) presso il Comitato Nazionale per la Biosicurezza, le Biotecnologie e le Scienze della Vita (CNBBSV), un organismo di supporto del Governo e, in particolar modo, del Presidente del Consiglio dei Ministri, per l’elaborazione di linee di indirizzo scientifico, produttivo, di sicurezza sociale e di consulenza in ambito nazionale e comunitario.

“La bioeconomia circolare, che comprende l’agricoltura e le relative filiere agroalimentari e dei bioprodotti fino ai rifiuti organici, con al centro i territori, la salute e la rigenerazione dei suoli, rappresenta un fattore abilitante per affrontare in modo sistemico le grandi sfide che abbiamo di fronte, superando la cultura dello scarto e imparando a fare di più con meno” ha dichiarato Catia Bastioli, Presidente del Cluster SPRING “Crediamo che questo protocollo possa ulteriormente favorire l’interconnessione tra il comparto agroalimentare e quello della chimica bio-based e lo sviluppo di tecnologie trasformative e progetti di rigenerazione territoriale” ha concluso Bastioli.

“In un contesto come quello post-Covid “Sostenibilità” e “Nutrizione Sostenibile” sono sempre più le parole-chiave per l’evoluzione del Sistema Agroalimentare, per le sue implicazioni ambientali, sociali e di sviluppo di un’economia resiliente, responsabile e circolare – commenta Mauro Fontana, Presidente del Cl.uster A.grifood N.azionale CL.A.N. “Il protocollo di intesa tra il Cluster CL.A.N. e il Cluster Spring – continua Mauro Fontana – consente di superare le logiche settoriali e fare rete per utilizzare al meglio le risorse a disposizione, rafforzare e consolidare il know-how scientifico e tecnologico nei settori della Bioeconomia e del Food and Beverage del nostro Paese e favorire lo sviluppo di nuove competenze per creare nuove opportunità di crescita e competitività”.

Con questo accordo i Cluster riconoscono il carattere strategico della reciproca collaborazione e intendono collaborare per promuovere un percorso di lavoro comune correlato alle sfide tematiche connesse alla Bioeconomia.

I Cluster Tecnologici Nazionali

Nel 2012 il Ministero dell”Istruzione, dell”Università e della Ricerca (MIUR), in linea con le priorità fissate dal Programma Quadro dell”UE per la Ricerca e l”Innovazione Horizon2020, ha promosso la creazione e lo sviluppo di 12 Cluster Tecnologici Nazionali. Dal 2019 con Decreto Direttoriale n. 392 del 6 marzo 2019 il MIUR riconosce ai Cluster Tecnologici Nazionali il ruolo di cabina di regia e interlocutore unico nella relazione con le istituzioni nazionali ed europee in materia di ricerca e innovazione, ciascuno per il proprio settore di specializzazione (Aerospazio, Agrifood, Chimica Verde, Fabbrica intelligente, Mezzi e sistemi per la mobilità di superficie terrestre e marina, Scienze della Vita, Tecnologie per gli ambienti di vita, Tecnologie per le Smart Communities, Patrimonio Culturale, Design, creatività e Made in Italy, Economia del Mare, Energia).
I Cluster Nazionali rappresentano strumenti strategici per attivare le eccellenze italiane nella ricerca e nell’innovazione in un’ottica di specializzazione intelligente del sistema Paese per competere in Europa e nel Mondo. L’obiettivo principale dei Cluster Nazionali è quello di creare uno stretto legame tra sistema industriale, sistema della ricerca e Istituzioni nazionali e regionali, a supporto delle linee strategiche nazionali di ricerca, di sviluppo e di formazione del capitale umano.

SPRING

Il Cluster Italiano della Bioeconomia Circolare nasce nel 2014, è un’Associazione riconosciuta e aggrega soggetti innovativi lungo tutta la filiera della chimica da fonti rinnovabili, per contribuire a consolidare un modello italiano di bioeconomia volto alla riduzione delle emissioni di CO2 e all’uso efficiente delle risorse.
L’obiettivo è contribuire a creare le condizioni per lo sviluppo di un contesto e di un tessuto industriale e accademico attrattivo, dinamico, innovativo, competitivo e in continua crescita. SPRING favorisce la creazione di una comunità forte, coesa e rappresentativa, ne rappresenta gli interessi di fronte alle istituzioni regionali, nazionali, europee ed internazionali, ne promuove la visibilità e la conoscenza da parte del pubblico generale e specialistico. Per raggiungere i propri obiettivi identifica e valorizza le sinergie esistenti e potenziali con tutti gli attori esistenti a livello regionale, nazionale, europeo e globale.
Gli Associati del Cluster hanno raggiunto il numero di oltre 120, con un’ampia rappresentanza in tutte le diverse categorie (ricerca pubblica, industria, organismi dediti al trasferimento tecnologico e alla disseminazione, entità territoriali, associazioni) e distribuiti su tutto il territorio nazionale.
Il Cluster si avvale inoltre del supporto di quattordici Regioni sostenitrici – Basilicata, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto e Provincia Autonoma di Trento – le cui strategie di sviluppo e di programmazione rispecchiano la visione e gli obiettivi dell’Associazione.

CL.A.N.

Il CL.USTER A.GRIFOOD N.AZIONALE CL.A.N. è un partenariato di 113 soci, tra Imprese, Università, Centri di Ricerca, Rappresentanze Territoriali e altri stakeholder rilevanti della filiera agroalimentare. Nato sotto il coordinamento di Federalimentare e ART-ER in risposta all’Avviso MIUR del 2012 per lo sviluppo e il potenziamento di Cluster Tecnologici Nazionali, il 5 febbraio 2018 si è trasformato in Associazione riconosciuta e rientra tra i CTN ufficialmente riconosciuti dal Ministero. La mission del CL.A.N. è la promozione della crescita economica sostenibile della filiera agroalimentare dalla produzione agricola, alla trasformazione, ai settori industriali correlati, basata sulla Ricerca e Innovazione, favorendo sinergie tra Ricerca, Territori e Aziende. L’azione del CL.A.N. è finalizzata a valorizzare le eccellenze del Made in Italy e supportare l’incremento della competitività delle PMI, attraverso lo stimolo dell’Innovazione, la valorizzazione dei risultati della Ricerca e la creazione di nuove competenze.
Il CL.A.N. ha redatto la propria Roadmap di sviluppo tecnologico strutturata in tre Priorità di intervento verticali (Sostenibilità, Made in, Salute) e una orizzontale (Agrifood Smart) in cui disegna, con una visione strategica condivisa, scenari tecnologici di prospettiva e opportunità per il Food and Beverage nazionale.
Al Cluster CL.A.N. hanno aderito formalmente: Abruzzo, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, Piemonte, Puglia, Sardegna, Sicilia, Toscana, Provincia Autonoma di Trento, Umbria, Veneto. Sono rappresentate, attraverso Soci appartenenti ad altre categorie: Campania, Calabria, Lazio. Il Cluster ha anche istituito un Tavolo delle Regioni, composto da un referente per ognuna delle Regioni che hanno manifestato interesse ad aderire al Cluster, attraverso una struttura territoriale che le rappresenti all’interno della governance del CL.A.N.

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“La proposta di applicare un bollino nero agli alcolici è l’ennesimo attacco senza alcun fondamento scientifico alle nostre eccellenze alimentari” dice Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, sull’ultima notizia che riguarda il Nutriscore. Dopo il prosciutto crudo, l”olio d”oliva e il parmigiano reggiano, infatti, a finire nel mirino del Nutriscore sono le bevande a base di alcol che, secondo l”inventore del sistema di etichettatura francese, dovrebbero essere bollate con una lettera F nera.

“L’ennesima proposta scellerata di un sistema, quello del Nutriscore, che si basa sulla distinzione tra cibi salubri e insalubri, profondamente sbagliata – commenta Vacondio, che continua – Siamo di fronte a un attacco irrazionale. È chiaro che il consumo dell’alcol debba essere moderato e consapevole, ma bollarlo come qualcosa di sbagliato senza se e senza ma è l”ennesima scelta insensata di un sistema che penalizza le nostre eccellenze senza apportare nulla di buono alla salute dei consumatori”. E conclude Vacondio: “E ora che nell”occhio del ciclone entra anche il vino, sarei curioso di sapere cosa ne pensano i nostri amici francesi”.

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Un’inflazione che arriva al +4,8%, dopo il +3,9% di dicembre, livello che prima di oggi era stato raggiunto solo nel 1996, e prezzi al consumo in crescita con i prodotti freschi che sforano per la prima volta l’inflazione, salendo al +5,4%, dopo il +3,6% di dicembre, mentre i prodotti lavorati, quelli dell’industria alimentare, sono saliti dal +2,0% di dicembre al +2,4% di gennaio.

“Numeri che ci indicano come per tutto il 2021 e anche in questo inizio 2022 – dice Vacondio, presidente di Federalimentare – le nostre industrie si siano sobbarcate tutti gli aumenti relativi alle materie prime e all’energia, svolgendo un ruolo calmieratore e dunque un grande servizio al consumatore, che ha visto sui nostri prodotti incrementi tutto sommato modesti”.

Purtroppo, però, questi incrementi non accennano a fermarsi, tanto più che agli aumenti del 2021 si sono aggiunti quelli energetici. La spinta generale si lega infatti ai beni energetici saliti fino al +38,6% tendenziale di gennaio, dopo il +29,1% di dicembre. Gli energetici regolamentati, in particolare, sono arrivati quasi al raddoppio, con un +93,5% tendenziale, dopo il +41,9% di dicembre.

“Queste cifre sono allarmanti e l’industria alimentare è vicina a un punto di rottura. Nei prossimi mesi non riusciremo più a contenere l’inflazione dei nostri prodotti. Se non ci saranno interventi da parte del Governo e della Comunità Europea inevitabilmente il carrello della spesa aumenterà di molto” conclude Vacondio.

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“Le pmi dell”industria alimentare sono con l”acqua alla gola e, se le cose non cambiano al più presto, entro il 2022 molte aziende chiuderanno con una perdita stimata di oltre 40mila posti di lavoro. Molte delle nostre industrie sono energivore tanto quanto quella dell”acciaio o della ceramica e come queste hanno bisogno immediato di attenzione e di aiuto, non possono essere dimenticate da nessuno”. Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, commenta così la drammatica situazione che l’industria alimentare sta vivendo per colpa degli aumenti dei costi energetici i quali, sommati a quelli delle materie prime, riducono drasticamente la marginalità delle aziende.

“È un momento critico per larga parte dell’industria, certo, ma l’alimentare ha un ruolo sociale fondamentale – spiega Vacondio – Se si fermano le nostre aziende a risentirne saranno i bisogni primari di tutti i consumatori e questo non possiamo permetterlo. Eppure stiamo andando verso una situazione sempre più disperata, tant’è che alcune delle nostre aziende hanno iniziato a fermare gli impianti nelle ore in cui il costo dell”energia è più alta, per poi riattivarli nelle fasce orarie in cui i consumi sono minori. Un segnale drammatico” continua il presidente di Federalimentare.

“Non vedo grandi soluzioni davanti a me: l’industria alimentare non può più sobbarcarsi l”intero costo della produzione e presto, inevitabilmente, parte di questi aumenti peseranno anche sulle spalle dei consumatori che, trovandosi in difficoltà, compreranno di meno con una conseguente diminuzione dei consumi, un danno per tutto il Paese”.

E sulle nuove misure a cui sta lavorando il governo per fornire aiuti a consumatori e aziende per il caro energia, Vacondio commenta: “Abbiamo chiesto aiuto al Governo inviando anche una lettera formale a Draghi in cui ribadiamo la situazione nella quale ci troviamo. Staremo a vedere, ma la mia paura è che non ci siano sufficienti risorse per risolvere questo problema diventato enorme. Anche perché la vera questione è che stiamo facendo i conti con la corsa alla sostenibilità ambientale che, semplicemente, non è sostenibile economicamente. È necessario che si rivedano i tempi di raggiungimento degli obiettivi delle agende 2030 e 2050 perché così come sono non tengono conto della sostenibilità sociale e di quella economica, che infatti stanno saltando. Questa situazione ne è la dimostrazione” spiega Vacondio.

E conclude: “Il food&beverage Made in Italy non è solo un”etichetta di eccellenza con cui farsi lustro all’estero, ma è la somma delle nostre aziende, le piccole e medie imprese che rappresentano la seconda industria manifatturiera del Paese e concorrono a quasi il 9% del PIL nazionale”.

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Roma, 18 gennaio 2022 – Per il comparto agroalimentare si prospetta un vero e proprio “rischio paralisi”, per via della situazione insostenibile causata dal combinato disposto dei rincari di energia elettrica e gas e dei costi delle materie prime”. Di qui l”appello al presidente del Consiglio Mario Draghi “affinché il Governo ponga in essere urgenti misure per arginare la situazione emergenziale e si faccia promotore di iniziative a livello europeo per l”adozione di provvedimenti che tutelino le imprese da speculazioni globali riconducibili anche a fattori di natura geopolitica”. È quanto hanno chiesto Giorgio Mercuri e Ivano Vacondio, presidenti rispettivamente di Alleanza cooperative Agroalimentari e Federalimentare in una lettera inviata al premier Draghi nella quale hanno espresso tutta la preoccupazione e i rischi delle imprese loro associate, che rappresentano oltre il 90% della produzione alimentare del Paese.


Il costo dell’energia elettrica è passato in media dai 40-45 € megawatt/h ai 300 € Megawatt/h e quello del gas da 0,17 € al metrocubo a 1,30 € al metrocubo. A tali rincari si aggiungono poi quelli delle materie prime – con i prezzi di grano, mais, soia, ecc. che stanno portando i costi aziendali ormai fuori controllo – e degli imballaggi. Si va dall’incremento del 61% del legname a quello del cartone (+31%), della banda stagnata (+60%), della plastica per agroalimentare (+72%), del vetro (+40%), ai quali si aggiungono le impennate, dal 400% al 1000, di container e noli marittimi.

“La situazione, ove non fronteggiata – si legge nella missiva – frenerà inevitabilmente anche l’export dei prodotti agroalimentari, col rischio di compromettere in breve tempo gli importanti risultati conseguiti negli ultimi dieci anni dalle nostre produzioni sui mercati internazionali”.

Molte aziende, denunciano Alleanza Cooperative Agroalimentari e Federalimentare, “stanno valutando il blocco di alcune linee di attività e, nei casi di maggiore difficoltà, la chiusura degli impianti di trasformazione, col rischio di drammatiche conseguenze sociali e occupazionali”. Cooperative e industrie, indubbiamente, non intendono sospendere la propria produzione ma da sole non possono farcela, tenuto conto che “le attuali dinamiche commerciali con la GDO escludono infatti la possibilità di una revisione dei prezzi che possa compensare i maggiori costi sostenuti”.



“L”industria alimentare ha un ruolo sociale fondamentale per cui le nostre aziende non possono permettersi di chiudere, ma se i prezzi dell”energia continuano a lievitare in questo modo, con aumenti che arrivano oggi al +200-300%, la chiusura per molte pmi diventerà inevitabile. È per scongiurare questo scenario a tinte fosche che chiediamo ufficialmente aiuto al governo” dice Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare.

Il Presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentari Giorgio Mercuri ha aggiunto: “I problemi delle industrie alimentari di trasformazione portano con sé anche il rischio di una progressiva limitazione delle produzioni agricole: in alcuni casi sarà infatti necessario intervenire nella stessa programmazione delle prossime campagne produttive, contenendo proprio quelle coltivazioni che necessitano di una lavorazione industriale. E ciò avrà conseguenze anche sull’impiego di manodopera in campagna”.

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“Lo studio presentato oggi è molto importante perché testimonia due evidenze. Innanzitutto è un report che ha un valore scientifico e quindi che poco si presta a discussioni o interpretazioni, e poi ci mostra verso cosa è orientato il consumatore. Il punto di vista che emerge, infatti, è chiaro: per il consumatore è importante essere informati su ciò che si mangia, contro sistemi che vogliono imporre ciò che è salubre e ciò che è insalubre e contro la volontà di dirigere le modalità di acquisto di chi compra” commenta così Nicola Calzolaro, direttore di Federalimentare, l’indagine “Le etichette fronte pacco in 7 Paesi: Nutriscore VS NutrInform”, a cura dell”Osservatorio Waste Watcher International diretto dal professor Andrea Segrè, monitorata con Ipsos, Università di Bologna, campagna Spreco Zero e Agrinsieme e illustrata oggi a Roma, alla presenza del ministro Patuanelli, durante un evento a cui ha partecipato anche Federalimentare.

“Lo studio che è stato presentato oggi è un contributo importante perché rafforza la nostra posizione nella battaglia europea contro il Nutriscore” dice Calzolaro, facendo riferimento ai dati del report in cui sono analizzati ben 8 differenti paesi. Secondo i punteggi dello studio, il NutrInform risulta essere una delle modalità più apprezzate dal consumatore, con risultati positivi per tutti i paesi. Il Nutriscore invece è in assoluto l”etichetta meno gradita, con punteggi negativi in quasi tutti i paesi tranne Germania e Spagna. “Questo conferma anche i segnali che da qualche tempo stanno arrivando dagli altri paesi, come la stessa Francia, dove si registrano pareri più critici verso il Nutriscore. Senza contare la decisa presa di posizione italiana, con il presidente Draghi in prima linea in difesa della nostra dieta mediterranea e dei nostri prodotti” ha detto Calzolaro.

“Quella contro il Nutriscore è una battaglia in cui è necessario procedere senza compromessi: è grazie a questa linea se abbiamo raggiunto nel tempo importanti risultati e non capisco francamente alcune fughe in avanti che non fanno altro che indebolire la posizione italiana” ha aggiunto Calzolaro, che ha concluso: “È importante, ora più che mai, procedere compatti e uniti”.

Vacondio: “A chi giova questo gioco?”.

“Il Nutriscore è un sistema sbagliato senza se e senza ma. Non devono esserci eccezioni e non accettiamo compromessi” così Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare commenta alcune prese di posizione che sembrano abbozzare aperture di compromesso sul Nutriscore rivolte al ministro dello sviluppo economico Giorgetti, a quello della salute Speranza e al ministro dell’agricoltura Patuanelli e cioè di confermare l’esclusione dei prodotti a denominazione d’origine da sistemi di etichettatura nutrizionale.

“Se portiamo avanti l’esclusione di questi prodotti, combatteremo una battaglia a metà, che presta il fianco a facili attacchi – dice il presidente di Federalimentare Vacondio che ricorda che DOP e IGP, seppure importanti dal punto di vista dell’immagine, rappresentano intorno al 10-11% del fatturato dell’industria alimentare e il 20% dell’export”

“Sono tutte prese di posizione che indeboliscono la posizione italiana in Europa, da sempre unita e fortemente contraria al Nutriscore” dice Vacondio, che aggiunge: “Il governo italiano non può fare passi indietro adesso dopo che dubbi sul nutriscore vengono avanzati anche in Francia e, soprattutto dopo il forte sostegno del nostro presidente del Consiglio nella battaglia contro il nutriscore. A chi giova questo gioco?”.

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“Nessun rincaro ingiustificato, ma solo la conseguenza della situazione drammatica che stiamo vivendo. L’industria alimentare non può, da sola, caricarsi di tutti gli aumenti delle materie prime che ci sono. Ne va della sopravvivenza delle nostre aziende, il tessuto del food&beverage di questo paese che dobbiamo assolutamente difendere” dice con fermezza Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, in merito ai rincari di molte materie prime del settore – solo per fare qualche esempio, il grano è aumentato del 100% rispetto a due anni fa, il mais e la soia registrano un +70% sul 2019 – ma anche in relazione ad altri aumenti che pure si ripercuotono sull’industria alimentare – è il caso dell’energia elettrica e del gas che sono raddoppiati, del costo dei noli, triplicato nell’ultimo anno e di quello dei container, di 4 volte maggiore rispetto al 2019. “Questi sono aumenti mai visti prima, che non conoscevamo e che mettono a dura prova l’esistenza stessa delle imprese. Siamo nel bel mezzo di una tempesta e se la situazione non si risolverà entro poche settimane, corriamo il rischio che le nostre aziende chiudano” dice Vacondio.

“Finora ci siamo fatti carico del problema perché sappiamo che questo aumento dei prezzi non è ingiustificato ma solo la conseguenza di una crisi globale che stiamo vivendo – spiega il presidente di Federalimentare – ma non possiamo più farlo da soli. È ovvio che anche noi siamo interessati a salvaguardare i consumi e a tutelare il consumatore, ma non possiamo non prendere atto del fatto che la situazione sia diventata insostenibile per le nostre imprese, perciò è necessario che questi aumenti siano presi in carico da tutti gli operatori del settore alimentare affinché diventino un problema condiviso da affrontare insieme”.

“Per questo – continua Vacondio – ci siamo detti subito favorevoli all’appello di sederci attorno a un tavolo con tutti gli attori della filiera alimentare e le istituzioni del governo. Appello che rinnoviamo oggi, con grande urgenza. La situazione così com”è è al collasso, abbiamo bisogno di un confronto e che ognuno faccia la sua parte” conclude Vacondio.

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“Salgono i prezzi dei prodotti energetici, la logistica risente della pandemia, la finanza specula: cerchiamo soluzioni condivise da tutto il comparto, colpito da questo tsunami già in atto” così Ivano Vacondio, Presidente di Federalimentare, accoglie l’invito, rivolto ai rappresentanti delle industrie di trasformazione e della distribuzione del settore alimentare, a sedersi attorno a un tavolo per discutere come gestire la complessa e difficile situazione e valutare misure comuni da presentare al governo.

Federalimentare già da alcuni mesi segnala pubblicamente la realtà dei fatti e cioè che il post pandemia si è caricato di problematiche interne e internazionali che non possono essere affrontate solo da alcune componenti della filiera. Gli aumenti non sono certo legati, come qualcuno dice, alla domanda in aumento, ma ad altri fattori in quanto le vendite alimentari sono sostanzialmente stazionarie e tutt’altro che remunerative. L’allarme è supportato dagli ultimi dati Istat sul fatturato del “food & beverage”: l’industria alimentare ha registrato sui primi 8 mesi dell’anno un +5,7% che si confronta col parallelo +5,3% della produzione. La forbice fra le variazioni percentuali dei due parametri appare estremamente esigua, a testimonianza di un apprezzamento della produzione alimentare, nel corso dell’anno, inadeguato e insoddisfacente. “La situazione è diventata insostenibile – prosegue il presidente Vacondio – la mancanza di offerta delle materie prime non è una bolla, non terminerà a breve e questo porta ad un incontrollato aumento di costo delle stesse a cui si aggiungono il costo esorbitante dell’energia e degli imballaggi, il caro noli e il caro container. La situazione è molto grave e noi siamo pronti a fare la nostra parte. Per questo chiediamo fermamente al Governo e ai nostri rappresentanti a Bruxelles di aiutarci a tutelare il settore, le aziende e i consumatori. Il rischio è una forte contrazione del mercato con gravi conseguenze sulle imprese soprattutto quelle meno strutturate e, in generale, sull’occupazione, con ulteriori riduzioni sulla capacità di acquisto dei consumatori” conclude Vacondio.

Dietro i buoni spunti di produzione ed export registrati nel corso dell’anno, il guado congiunturale attraversato dal settore è complesso e difficile. Esso impone un rapido superamento, da un lato, delle anomalie e delle compressioni interne di filiera e, dall’altro, delle intollerabili speculazioni internazionali che alimentano le attuali storture logistiche. Il rischio è quello di prosciugare del tutto, paradossalmente, i vantaggi non replicabili connessi alla fase di ripartenza ed espansione del PIL e dei mercati.

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Rimini, 26 ottobre 2021 – L’agroalimentare italiano durante la crisi pandemica non si è mai fermato, dando prova di resilienza, flessibilità e senso di responsabilità. Il settore ha esaltato ancora una volta le sue doti anticicliche, garantendo tenuta e capacità di assicurare la disponibilità di alimenti, anche in un contesto reso estremamente difficile dalla forte variabilità della domanda. Oggi, con la ripresa e il ritorno alla crescita, il Food&Beverage nazionale dovrà affrontare numerose sfide per assicurare il rilancio della competitività della filiera, soprattutto in ambito internazionale. È pertanto essenziale che le imprese del settore accelerino i processi di innovazione e colgano le opportunità messe a disposizione da qui al 2026 dai fondi europei e nazionali dedicati alla ripartenza. Sono questi i principali temi trattati nell’evento “Agrifood post Covid: necessità, criticità e opportunità attraverso le testimonianze delle imprese agroalimentari”, organizzato oggi a Ecomondo dal Cl.uster A.grifood N.azionale CL.A.N., l’Associazione multistakeholder nel settore Agrifood che aggrega, sotto il coordinamento di Federalimentare e ART-ER, Imprese, Associazioni di categoria, Università, Organismi di ricerca e Rappresentanze territoriali.

“Per il settore agroalimentare, sono fondamentali le relazioni di sistema che consentano di affrontare la ripartenza post Covid con un approccio unitario volto a rendere sostenibile e competitiva tutta la supply chain” – commenta il Presidente del Cluster CL.A.N. Mauro Fontana – “L’esigenza di fronteggiare il virus per tornare alla normalità il più rapidamente possibile ha portato la politica e l”opinione pubblica ad affidarsi al mondo scientifico, recuperando in molti casi un rapporto quanto meno discontinuo” – continua il Presidente Fontana, che conclude precisando che “in qualità di cabina di regia per la Ricerca e l’Innovazione del settore agroalimentare, che suggerisce al MUR e alle altre Istituzioni nazionali e regionali competenti le priorità e le relative necessità di investimento per la competitività della prima filiera produttiva del Paese, il Cluster potrà giocare un ruolo particolarmente strategico nel contesto post – Covid”.

Durante l’evento è stato presentato il “Position Paper del Cluster CL.A.N. su criticità e priorità del settore agrifood associate all’emergenza Covid”, con particolare riferimento alle strategie individuate dai Soci del Cluster per la ripartenza. “Le parole chiave per la competitività del settore agroalimentare nel contesto post-Covid sono digitalizzazione, ricerca, formazione e sostenibilità” – commenta il Presidente del Comitato Tecnico – Scientifico del Cluster Massimo Iannetta (responsabile della Divisione Biotecnologie e Agroindustria dell’ENEA), che continua precisando come sia “prioritario accelerare la digitalizzazione di tutta la filiera agroalimentare e favorire sistemi di ricerca, sviluppo e produzione più sostenibili, attraverso un approccio sistemico di bioeconomia circolare che coinvolga tutti gli attori della food chain e tenga conto dell’intero ciclo di produzione in ogni sua fase, riflettendosi positivamente anche sulle filiere collegate”.

Sul tema sono state ascoltate qualificate testimonianze di imprese appartenenti a diverse filiere agroalimentari: Mauro Brunelli di Ortogest – Confagricoltura, Myriam Rosaria Finocchiaro di Granarolo S.p.A., Marianna De Benedectis di Bolton Food S.p.A., Andrea Minisci di Vallefiorita Catering S.r.l. e Giulio Gherri di Terre Ducali – ASSICA.

Nel corso dell’evento il Presidente del Cluster Mauro Fontana ha illustrato il Piano di Azione Triennale del CL.A.N., il documento programmatico triennale, aggiornato annualmente, in cui il CL.A.N. definisce le attività da svolgere e le relative modalità operative per le proprie aree di competenza, con un focus specifico sulle azioni già avviate. “L’elaborazione del Piano – precisa il Presidente – è il frutto di un dibattito scientifico partecipato che ha portato ad affrontare le tematiche più trasversali sotto diversi punti di vista, aprendo la strada a una progettualità condivisa in grado di affrontare le grandi sfide con un approccio globale e sinergico”.

Le priorità d’intervento in ricerca e innovazione, individuate nella Roadmap Tecnologica e di Sviluppo del Cluster per rafforzare la competitività del settore, sono state invece presentate dai tre Coordinatori e membri del Consiglio di Presidenza e Comitato Tecnico – Scientifico del Cluster: Patrizia Brigidi, per l’“Agrifood Heatlhy”, Michele Suman, per l’“Agrifood Made In”, e Daniele Rossi, per l’“Agrifood Sustainable”.

Ne emerge un settore che non solo è pronto ad affrontare l’impatto del difficile contesto generato dalla pandemia, ma che è pienamente consapevole sia del valore e dell’aiuto che può portare alla ripresa del sistema economico e sociale del Paese, sia di ciò che serve per sprigionare e amplificare il potenziale della tecnologia e delle competenze esistenti al suo interno, partendo proprio dal grande dinamismo del Food&Beverage italiano.

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