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“Nessun rincaro ingiustificato, ma solo la conseguenza della situazione drammatica che stiamo vivendo. L’industria alimentare non può, da sola, caricarsi di tutti gli aumenti delle materie prime che ci sono. Ne va della sopravvivenza delle nostre aziende, il tessuto del food&beverage di questo paese che dobbiamo assolutamente difendere” dice con fermezza Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, in merito ai rincari di molte materie prime del settore – solo per fare qualche esempio, il grano è aumentato del 100% rispetto a due anni fa, il mais e la soia registrano un +70% sul 2019 – ma anche in relazione ad altri aumenti che pure si ripercuotono sull’industria alimentare – è il caso dell’energia elettrica e del gas che sono raddoppiati, del costo dei noli, triplicato nell’ultimo anno e di quello dei container, di 4 volte maggiore rispetto al 2019. “Questi sono aumenti mai visti prima, che non conoscevamo e che mettono a dura prova l’esistenza stessa delle imprese. Siamo nel bel mezzo di una tempesta e se la situazione non si risolverà entro poche settimane, corriamo il rischio che le nostre aziende chiudano” dice Vacondio.

“Finora ci siamo fatti carico del problema perché sappiamo che questo aumento dei prezzi non è ingiustificato ma solo la conseguenza di una crisi globale che stiamo vivendo – spiega il presidente di Federalimentare – ma non possiamo più farlo da soli. È ovvio che anche noi siamo interessati a salvaguardare i consumi e a tutelare il consumatore, ma non possiamo non prendere atto del fatto che la situazione sia diventata insostenibile per le nostre imprese, perciò è necessario che questi aumenti siano presi in carico da tutti gli operatori del settore alimentare affinché diventino un problema condiviso da affrontare insieme”.

“Per questo – continua Vacondio – ci siamo detti subito favorevoli all’appello di sederci attorno a un tavolo con tutti gli attori della filiera alimentare e le istituzioni del governo. Appello che rinnoviamo oggi, con grande urgenza. La situazione così com”è è al collasso, abbiamo bisogno di un confronto e che ognuno faccia la sua parte” conclude Vacondio.

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“Salgono i prezzi dei prodotti energetici, la logistica risente della pandemia, la finanza specula: cerchiamo soluzioni condivise da tutto il comparto, colpito da questo tsunami già in atto” così Ivano Vacondio, Presidente di Federalimentare, accoglie l’invito, rivolto ai rappresentanti delle industrie di trasformazione e della distribuzione del settore alimentare, a sedersi attorno a un tavolo per discutere come gestire la complessa e difficile situazione e valutare misure comuni da presentare al governo.

Federalimentare già da alcuni mesi segnala pubblicamente la realtà dei fatti e cioè che il post pandemia si è caricato di problematiche interne e internazionali che non possono essere affrontate solo da alcune componenti della filiera. Gli aumenti non sono certo legati, come qualcuno dice, alla domanda in aumento, ma ad altri fattori in quanto le vendite alimentari sono sostanzialmente stazionarie e tutt’altro che remunerative. L’allarme è supportato dagli ultimi dati Istat sul fatturato del “food & beverage”: l’industria alimentare ha registrato sui primi 8 mesi dell’anno un +5,7% che si confronta col parallelo +5,3% della produzione. La forbice fra le variazioni percentuali dei due parametri appare estremamente esigua, a testimonianza di un apprezzamento della produzione alimentare, nel corso dell’anno, inadeguato e insoddisfacente. “La situazione è diventata insostenibile – prosegue il presidente Vacondio – la mancanza di offerta delle materie prime non è una bolla, non terminerà a breve e questo porta ad un incontrollato aumento di costo delle stesse a cui si aggiungono il costo esorbitante dell’energia e degli imballaggi, il caro noli e il caro container. La situazione è molto grave e noi siamo pronti a fare la nostra parte. Per questo chiediamo fermamente al Governo e ai nostri rappresentanti a Bruxelles di aiutarci a tutelare il settore, le aziende e i consumatori. Il rischio è una forte contrazione del mercato con gravi conseguenze sulle imprese soprattutto quelle meno strutturate e, in generale, sull’occupazione, con ulteriori riduzioni sulla capacità di acquisto dei consumatori” conclude Vacondio.

Dietro i buoni spunti di produzione ed export registrati nel corso dell’anno, il guado congiunturale attraversato dal settore è complesso e difficile. Esso impone un rapido superamento, da un lato, delle anomalie e delle compressioni interne di filiera e, dall’altro, delle intollerabili speculazioni internazionali che alimentano le attuali storture logistiche. Il rischio è quello di prosciugare del tutto, paradossalmente, i vantaggi non replicabili connessi alla fase di ripartenza ed espansione del PIL e dei mercati.

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Rimini, 26 ottobre 2021 – L’agroalimentare italiano durante la crisi pandemica non si è mai fermato, dando prova di resilienza, flessibilità e senso di responsabilità. Il settore ha esaltato ancora una volta le sue doti anticicliche, garantendo tenuta e capacità di assicurare la disponibilità di alimenti, anche in un contesto reso estremamente difficile dalla forte variabilità della domanda. Oggi, con la ripresa e il ritorno alla crescita, il Food&Beverage nazionale dovrà affrontare numerose sfide per assicurare il rilancio della competitività della filiera, soprattutto in ambito internazionale. È pertanto essenziale che le imprese del settore accelerino i processi di innovazione e colgano le opportunità messe a disposizione da qui al 2026 dai fondi europei e nazionali dedicati alla ripartenza. Sono questi i principali temi trattati nell’evento “Agrifood post Covid: necessità, criticità e opportunità attraverso le testimonianze delle imprese agroalimentari”, organizzato oggi a Ecomondo dal Cl.uster A.grifood N.azionale CL.A.N., l’Associazione multistakeholder nel settore Agrifood che aggrega, sotto il coordinamento di Federalimentare e ART-ER, Imprese, Associazioni di categoria, Università, Organismi di ricerca e Rappresentanze territoriali.

“Per il settore agroalimentare, sono fondamentali le relazioni di sistema che consentano di affrontare la ripartenza post Covid con un approccio unitario volto a rendere sostenibile e competitiva tutta la supply chain” – commenta il Presidente del Cluster CL.A.N. Mauro Fontana – “L’esigenza di fronteggiare il virus per tornare alla normalità il più rapidamente possibile ha portato la politica e l”opinione pubblica ad affidarsi al mondo scientifico, recuperando in molti casi un rapporto quanto meno discontinuo” – continua il Presidente Fontana, che conclude precisando che “in qualità di cabina di regia per la Ricerca e l’Innovazione del settore agroalimentare, che suggerisce al MUR e alle altre Istituzioni nazionali e regionali competenti le priorità e le relative necessità di investimento per la competitività della prima filiera produttiva del Paese, il Cluster potrà giocare un ruolo particolarmente strategico nel contesto post – Covid”.

Durante l’evento è stato presentato il “Position Paper del Cluster CL.A.N. su criticità e priorità del settore agrifood associate all’emergenza Covid”, con particolare riferimento alle strategie individuate dai Soci del Cluster per la ripartenza. “Le parole chiave per la competitività del settore agroalimentare nel contesto post-Covid sono digitalizzazione, ricerca, formazione e sostenibilità” – commenta il Presidente del Comitato Tecnico – Scientifico del Cluster Massimo Iannetta (responsabile della Divisione Biotecnologie e Agroindustria dell’ENEA), che continua precisando come sia “prioritario accelerare la digitalizzazione di tutta la filiera agroalimentare e favorire sistemi di ricerca, sviluppo e produzione più sostenibili, attraverso un approccio sistemico di bioeconomia circolare che coinvolga tutti gli attori della food chain e tenga conto dell’intero ciclo di produzione in ogni sua fase, riflettendosi positivamente anche sulle filiere collegate”.

Sul tema sono state ascoltate qualificate testimonianze di imprese appartenenti a diverse filiere agroalimentari: Mauro Brunelli di Ortogest – Confagricoltura, Myriam Rosaria Finocchiaro di Granarolo S.p.A., Marianna De Benedectis di Bolton Food S.p.A., Andrea Minisci di Vallefiorita Catering S.r.l. e Giulio Gherri di Terre Ducali – ASSICA.

Nel corso dell’evento il Presidente del Cluster Mauro Fontana ha illustrato il Piano di Azione Triennale del CL.A.N., il documento programmatico triennale, aggiornato annualmente, in cui il CL.A.N. definisce le attività da svolgere e le relative modalità operative per le proprie aree di competenza, con un focus specifico sulle azioni già avviate. “L’elaborazione del Piano – precisa il Presidente – è il frutto di un dibattito scientifico partecipato che ha portato ad affrontare le tematiche più trasversali sotto diversi punti di vista, aprendo la strada a una progettualità condivisa in grado di affrontare le grandi sfide con un approccio globale e sinergico”.

Le priorità d’intervento in ricerca e innovazione, individuate nella Roadmap Tecnologica e di Sviluppo del Cluster per rafforzare la competitività del settore, sono state invece presentate dai tre Coordinatori e membri del Consiglio di Presidenza e Comitato Tecnico – Scientifico del Cluster: Patrizia Brigidi, per l’“Agrifood Heatlhy”, Michele Suman, per l’“Agrifood Made In”, e Daniele Rossi, per l’“Agrifood Sustainable”.

Ne emerge un settore che non solo è pronto ad affrontare l’impatto del difficile contesto generato dalla pandemia, ma che è pienamente consapevole sia del valore e dell’aiuto che può portare alla ripresa del sistema economico e sociale del Paese, sia di ciò che serve per sprigionare e amplificare il potenziale della tecnologia e delle competenze esistenti al suo interno, partendo proprio dal grande dinamismo del Food&Beverage italiano.

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Rimini, 26 ottobre 2021 – Diventare il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050, attuando gli obiettivi del Green Deal. È questo l’ambizioso obiettivo dell’Unione Europea che prevede tra gli attori in campo anche tutta la filiera agroalimentare. E proprio gli obiettivi e le sfide di cui, all’interno di questa cornice, devono occuparsi l’agricoltura e l’industria alimentare sono al centro dell’evento che si è tenuto questo pomeriggio a Ecomondo, la fiera di riferimento in Europa dedicata alla transizione ecologica e ai nuovi modelli di economia circolare e rigenerativa.

“Gli obiettivi europei di neutralità climatica: politiche e investimenti per una filiera agroalimentare competitiva e sostenibile” è il titolo dell’evento organizzato da Federalimentare, Confagricoltura ed Enea, che ha visto la presenza di istituzioni e aziende per riflettere insieme sui prossimi passi da compiere. La riduzione dell’impatto ambientale pone infatti tutti gli attori della filiera agroalimentare di fronte a obiettivi e sfide ai quali non è semplice rispondere, come la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, la promozione dell’efficienza energetica e di tecnologie innovative a basse emissioni di CO2. La realizzazione di questi obiettivi, però, non può prescindere dal sostegno delle autorità europee e nazionali e misure agevolative che possano realmente supportare gli investimenti necessari da parte degli operatori della filiera agroalimentare.

“L’industria alimentare italiana ha fatto moltissimo negli ultimi anni sulla via della sostenibilità in relazione alle caratteristiche nutrizionali e sul versante ambientale – dice Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare – Abbiamo riformulato oltre 4mila prodotti, riporzionandone oltre 3500, riducendone così quantità unitaria e densità energetica. Non solo: abbiamo diminuito del 30% in 20 anni i consumi di energia, dimezzato in 30 anni l’utilizzo di acqua, ridotto del 40% in 10 anni l’uso dei materiali da imballaggio e aumentato le pratiche di recupero e riciclo. Siamo tra i protagonisti di questa transizione energetica – continua Vacondio – eppure, a livello comunitario ci sentiamo spesso trattati più come destinatari delle misure che vengono prese che veri protagonisti del cambiamento. Vorremmo dunque che i decisori politici, a livello comunitario, riconoscessero in qualche modo il percorso fatto dall’industria. Per il futuro, allora, auspichiamo che i maggiori sforzi richiesti all’industria nel suo complesso siano accompagnati da un piano straordinario di investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica, scongiurando provvedimenti punitivi come divieti e tassazioni ad hoc”.

“Secondo i dati resi noti dalla Commissione europea – rileva il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – negli ultimi anni sono stati ridotti il ricorso alla chimica nei processi di produzione e l’emissione di gas ad effetto serra (meno 25% dal 1990), senza però tagliare le produzioni. Siamo consapevoli che dobbiamo accrescere il nostro contributo alla transizione ecologica, ma non servono i divieti. La strada da seguire è quella delle innovazioni e degli investimenti. Il settore agricolo è dalla parte delle soluzioni. La transizione ecologica dovrà comunque essere sostenuta da soluzioni innovative sui diversi comparti, al fine di mantenere la competitività del settore e rispondere alle esigenze messe in evidenza dall’emergenza Covid: garantire l’approvvigionamento di prodotti agricoli, sempre più di qualità e a prezzi contenuti”.

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“L’aumento dei prezzi delle materie prime che avevamo denunciato mesi fa è oggi uno dei problemi principali anche per l’industria alimentare – dice Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare – Per questo è necessario tutelare le nostre aziende. Vale a dire che l”aumento dei prezzi dei prodotti del food&beverage che si verificherà a breve sarà inevitabile, pena la chiusura di tante nostre imprese”.

Un allarme supportato dagli ultimi dati Istat sul fatturato del food&beverage: l’industria alimentare ha registrato sui primi 8 mesi dell’anno un +5,7%. Su questi 8 mesi, il citato tendenziale del fatturato si confronta col parallelo +5,3% della produzione. La forbice fra gli indici percentuali tra i due parametri appare estremamente esigua, a testimonianza, stavolta, di un apprezzamento della produzione alimentare, nel corso dell’anno, inadeguato e insoddisfacente. Non a caso le vendite alimentari in valore sui primi 8 mesi dell’anno segnano un +1,1%, mentre quelle in volume registrano in parallelo un +1,2%. Ne esce una forbice che significa addirittura una marginale erosione di fondo del valore unitario del venduto sul mercato interno.
La compressione di prezzo sul mercato interno operata dalla GDO, a insufficiente e tardivo riconoscimento dei maggiori costi di produzione legati a materie prime ed energia, unita al caro-noli e al caro-container, che penalizzano enormemente la logistica internazionale e i prezzi dei prodotti franco destino, delineano un trend dei margini di contribuzione del settore insoddisfacente e pericolosamente in declino. Dietro i buoni spunti di produzione ed export registrati nel corso dell’anno, il guado congiunturale attraversato dal settore è complesso e difficile. Esso impone un rapido superamento, da un lato, delle anomalie e delle compressioni interne di filiera e, dall’altro, delle intollerabili speculazioni internazionali che alimentano le attuali storture logistiche. Il rischio è quello di prosciugare del tutto, paradossalmente, i vantaggi non replicabili connessi alla fase di ripartenza ed espansione del PIL e dei mercati.

“La situazione è diventata insostenibile – prosegue il presidente – questa mancanza di offerta della materia prima non credo sia una bolla, non terminerà a breve e non è dovuta solo alla troppa richiesta ma soprattutto alla mancanza di offerta, unita anche a uno smisurato aumento di costo di tutte le materie prime (in primis dell”energia elettrica che è più che raddoppiata), degli imballaggi, del caro noli e del caro container che penalizzano il nostro settore – continua Vacondio – La situazione è molto grave e ognuno deve fare la sua parte: gli attori della filiera in primis”.

“È auspicabile – conclude Vacondio – che si intervenga per contenere la speculazione della finanza in un settore, come quello del food, così eticamente delicato”.

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“Aver scongiurato il no deal è una buona notizia in un anno per niente facile per l”economia italiana e per le nostre eccellenze alimentari in particolare” così Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, commenta l”accordo tra UK e Ue raggiunto in queste ore.

“Federalimentare è sempre stata a favore degli accordi bilaterali e lo è ancora di più in questo caso: il Regno Unito è il quarto mercato per il food&beverage italiano con un export che vale 3,4 miliardi di euro e senza un accordo avremmo perso, soprattutto in una prima fase, diversi punti percentuali. In questo modo, invece, le nostre eccellenze e il nostro export vengono tutelati”.

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Mauro Fontana (Soremartec – Gruppo Ferrero) è il neo Presidente del Cl.uster A.grifood N.azionale CL.A.N. “Il Cluster – afferma Mauro Fontana – è la cabina di regia per la Ricerca e l’Innovazione nel settore agroalimentare, che suggerisce al MUR e alle altre Istituzioni nazionali e regionali competenti le priorità di R&I del settore e le relative necessità di investimento in Ricerca e Formazione. Ma è anche un’area di fondamentale importanza per la condivisione strutturata di conoscenze e per la conseguente attivazione congiunta di attività e progetti di Ricerca, Innovazione e Formazione tra i suoi numerosi Soci dell’Industria, dell’Accademia e delle Istituzioni locali”. “Mai come in questo momento – prosegue Fontana – con la necessità di un rapido e poderoso piano nazionale per reagire e superare i problemi economici causati dalla pandemia Covid, sarà preziosa un’azione congiunta Aziende/Accademia/Istituzioni focalizzata sul Food System, cioè un approccio integrato su tutti gli aspetti connessi alla Filiera, da quelli ambientali a quelli della Nutrizione sostenibile, fino alla Qualità e alla Sicurezza Alimentare”.

Il neo Presidente sarà affiancato dal Vice Presidente Esecutivo Paolo Bonaretti (ART-ER Emilia – Romagna) e da altri 5 Consiglieri espressione del mondo produttivo, della ricerca e dei territori regionali: Patrizia Brigidi (Università di Bologna), Massimo Iannetta (ENEA), Emanuele Marconi (CERERE Molise), Daniele Rossi (Confagricoltura), Luigi Scordamaglia (Inalca).

Il rinnovo della governance ha previsto anche l”elezione del “nuovo” Comitato Tecnico Scientifico che, con i suoi 15 componenti, rappresenta alcune tra le maggiori eccellenze sul fronte della ricerca ed innovazione a disposizione del Cluster.

È una sfida importante quella che attende il Cluster CL.A.N. nel prossimo triennio, in quanto dovrà implementare, secondo le direttive del MUR, il suo Piano di Azione Triennale, in un’ottica di sviluppo del settore agroalimentare il quale, nonostante abbia dato prova di resilienza, flessibilità e senso di responsabilità, non è esente dalla crisi che sta affliggendo l’economia del Paese a causa della pandemia.

Vacondio: “Coerente fermezza del governo contro il Nutriscore”

“Federalimentare accoglie con grande soddisfazione le notizie provenienti da Bruxelles, dove la Ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, assieme ai colleghi di Grecia e Repubblica Ceca, ha posto il veto alle conclusioni della presidenza tedesca su etichettatura nutrizionale fronte pacco, profili nutrizionali ed etichettatura d’origine”.

Lo riferisce il presidente Ivano Vacondio, secondo il quale “l’Italia ha giustamente respinto conclusioni che non hanno tenuto conto delle posizioni espresse dall”Italia e da altri Stati europei e avrebbero affidato alla Commissione carta bianca su quale sistema di etichettatura adottare. Se tali conclusioni fossero diventate conclusioni del Consiglio, la Commissione avrebbe potuto facilmente procedere con la proposta del Nutriscore quale sistema di etichettatura nutrizionale fronte pacco armonizzato a livello europeo”. “Ringraziamo il Governo e in particolare la Ministra Bellanova – ha concluso Vacondio – per la fermezza e la coerenza dimostrate in questo contesto, a difesa dei produttori, dei consumatori e degli agricoltori italiani, contro un sistema che penalizza gran parte delle nostre produzioni d’eccellenza e i principali caposaldi della dieta mediterranea”.

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“La nostra posizione è perfettamente in linea con quella espressa dal ministro Bellanova” così Ivano Vacondio ribadisce ancora una volta la forte opposizione al Nutriscore e il totale appoggio alle parole del ministro Bellanova che oggi ha ribadito come non sia intenzione dell”Italia proseguire il negoziato europeo per un testo di conclusioni del Consiglio Agrifish sulle etichettature alimentari.

“Il nutriscore è da bloccare perché rappresenta una minaccia alle nostre eccellenze, al nostro export e alla dieta mediterranea, la migliore al mondo – ha continuato Vacondio – Non possiamo che ritenerci soddisfatti perciò del punto che il ministro Bellanova ha deciso di mantenere e assicuriamo, come sempre fatto, il nostro appoggio nel batterci a livello europeo per uno schema di etichettatura scientifico e informativo, com”è il NutrInform battery che a breve entrerà in vigore in Italia”.

Vacondio: "Il Parlamento posticipi le due imposte o sarà l'ennesima tegola sulle nostre industrie"

Roma, 27 novembre – “Le limitazioni delle vendite dovute al lockdown e la chiusura del canale Horeca sono condizioni che inevitabilmente porteranno a un ritardo nella ripresa e nel rilancio dei consumi, avendo già determinato per il comparto del food&beverage una riduzione del 40% del fatturato nel 2020 con la previsione di una contrazione del 25% nel 2021. Non possiamo accettare un’altra mannaia: per questo, abbiamo proposto alcuni emendamenti che speriamo il parlamento recepisca sul rinvio di plastic e sugar tax. Le proposte di emendamento, supportate anche da una lettera ad alcuni ministri, riguardano la necessità di posticipare almeno al 1° gennaio 2022 le due tasse” così Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, si esprime sulla questione delle imposte di plastica e zucchero che, secondo quanto scritto nel ddl bilancio, dovrebbero entrare in vigore il 1 luglio 2021.

Federalimentare ha più volte ribadito come plastic e sugar tax siano due tasse da abolire totalmente perché messe in campo per “fare cassa” senza essere in grado di risolvere i problemi di riciclo nel primo caso e nutrizionali nel secondo, gravando però fortemente sulle industrie già prima della pandemia. L’imposta sulla plastica, che colpisce più o meno tutta l’industria alimentare, ad esempio, farà aumentare mediamente i prezzi al consumo del 10% con punte fino al 60% su prodotti con basso valore aggiunto. Non solo: quando entrerà in vigore, si aggiungerà alla levy tax, la tassa europea sui volumi di plastica non riciclata che sarà introdotta a breve. Quella sugli zuccheri, invece, è basata su un approccio opposto rispetto a quello che l’Italia ha scelto giustamente di far valere nelle battaglie europee contro politiche nutrizionali che discriminano cibi specifici, nella convinzione che ogni alimento possa essere mangiato nella giusta quantità. Tutto questo senza contare che è dimostrato come le tasse siano misure economiche inefficaci nel conseguire livelli più elevati di salute pubblica.

“Ma se la nostra posizione di netta opposizione a queste tasse non può essere presa in considerazione, crediamo che almeno nella proposta degli emendamenti in relazione alle tempistiche di entrata in vigore delle due imposte, il Parlamento possa ascoltarci. L’operatività della tassa da luglio 2021 obbligherebbe le aziende già in difficoltà a farsi carico entro poco tempo degli aspetti organizzativi e contabili. Le nostre imprese, invece, hanno bisogno di un periodo ben più lungo per adeguarsi a queste misure. Dobbiamo almeno uscire totalmente dalla pandemia e avviarci verso la ripresa, cosa che non succederà prima della fine del 2021” conclude Vacondio.

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