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Comunicato Stampa

Roma, 18 gennaio 2022 – Per il comparto agroalimentare si prospetta un vero e proprio “rischio paralisi”, per via della situazione insostenibile causata dal combinato disposto dei rincari di energia elettrica e gas e dei costi delle materie prime”. Di qui l”appello al presidente del Consiglio Mario Draghi “affinché il Governo ponga in essere urgenti misure per arginare la situazione emergenziale e si faccia promotore di iniziative a livello europeo per l”adozione di provvedimenti che tutelino le imprese da speculazioni globali riconducibili anche a fattori di natura geopolitica”. È quanto hanno chiesto Giorgio Mercuri e Ivano Vacondio, presidenti rispettivamente di Alleanza cooperative Agroalimentari e Federalimentare in una lettera inviata al premier Draghi nella quale hanno espresso tutta la preoccupazione e i rischi delle imprese loro associate, che rappresentano oltre il 90% della produzione alimentare del Paese.


Il costo dell’energia elettrica è passato in media dai 40-45 € megawatt/h ai 300 € Megawatt/h e quello del gas da 0,17 € al metrocubo a 1,30 € al metrocubo. A tali rincari si aggiungono poi quelli delle materie prime – con i prezzi di grano, mais, soia, ecc. che stanno portando i costi aziendali ormai fuori controllo – e degli imballaggi. Si va dall’incremento del 61% del legname a quello del cartone (+31%), della banda stagnata (+60%), della plastica per agroalimentare (+72%), del vetro (+40%), ai quali si aggiungono le impennate, dal 400% al 1000, di container e noli marittimi.

“La situazione, ove non fronteggiata – si legge nella missiva – frenerà inevitabilmente anche l’export dei prodotti agroalimentari, col rischio di compromettere in breve tempo gli importanti risultati conseguiti negli ultimi dieci anni dalle nostre produzioni sui mercati internazionali”.

Molte aziende, denunciano Alleanza Cooperative Agroalimentari e Federalimentare, “stanno valutando il blocco di alcune linee di attività e, nei casi di maggiore difficoltà, la chiusura degli impianti di trasformazione, col rischio di drammatiche conseguenze sociali e occupazionali”. Cooperative e industrie, indubbiamente, non intendono sospendere la propria produzione ma da sole non possono farcela, tenuto conto che “le attuali dinamiche commerciali con la GDO escludono infatti la possibilità di una revisione dei prezzi che possa compensare i maggiori costi sostenuti”.



“L”industria alimentare ha un ruolo sociale fondamentale per cui le nostre aziende non possono permettersi di chiudere, ma se i prezzi dell”energia continuano a lievitare in questo modo, con aumenti che arrivano oggi al +200-300%, la chiusura per molte pmi diventerà inevitabile. È per scongiurare questo scenario a tinte fosche che chiediamo ufficialmente aiuto al governo” dice Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare.

Il Presidente di Alleanza Cooperative Agroalimentari Giorgio Mercuri ha aggiunto: “I problemi delle industrie alimentari di trasformazione portano con sé anche il rischio di una progressiva limitazione delle produzioni agricole: in alcuni casi sarà infatti necessario intervenire nella stessa programmazione delle prossime campagne produttive, contenendo proprio quelle coltivazioni che necessitano di una lavorazione industriale. E ciò avrà conseguenze anche sull’impiego di manodopera in campagna”.

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“Lo studio presentato oggi è molto importante perché testimonia due evidenze. Innanzitutto è un report che ha un valore scientifico e quindi che poco si presta a discussioni o interpretazioni, e poi ci mostra verso cosa è orientato il consumatore. Il punto di vista che emerge, infatti, è chiaro: per il consumatore è importante essere informati su ciò che si mangia, contro sistemi che vogliono imporre ciò che è salubre e ciò che è insalubre e contro la volontà di dirigere le modalità di acquisto di chi compra” commenta così Nicola Calzolaro, direttore di Federalimentare, l’indagine “Le etichette fronte pacco in 7 Paesi: Nutriscore VS NutrInform”, a cura dell”Osservatorio Waste Watcher International diretto dal professor Andrea Segrè, monitorata con Ipsos, Università di Bologna, campagna Spreco Zero e Agrinsieme e illustrata oggi a Roma, alla presenza del ministro Patuanelli, durante un evento a cui ha partecipato anche Federalimentare.

“Lo studio che è stato presentato oggi è un contributo importante perché rafforza la nostra posizione nella battaglia europea contro il Nutriscore” dice Calzolaro, facendo riferimento ai dati del report in cui sono analizzati ben 8 differenti paesi. Secondo i punteggi dello studio, il NutrInform risulta essere una delle modalità più apprezzate dal consumatore, con risultati positivi per tutti i paesi. Il Nutriscore invece è in assoluto l”etichetta meno gradita, con punteggi negativi in quasi tutti i paesi tranne Germania e Spagna. “Questo conferma anche i segnali che da qualche tempo stanno arrivando dagli altri paesi, come la stessa Francia, dove si registrano pareri più critici verso il Nutriscore. Senza contare la decisa presa di posizione italiana, con il presidente Draghi in prima linea in difesa della nostra dieta mediterranea e dei nostri prodotti” ha detto Calzolaro.

“Quella contro il Nutriscore è una battaglia in cui è necessario procedere senza compromessi: è grazie a questa linea se abbiamo raggiunto nel tempo importanti risultati e non capisco francamente alcune fughe in avanti che non fanno altro che indebolire la posizione italiana” ha aggiunto Calzolaro, che ha concluso: “È importante, ora più che mai, procedere compatti e uniti”.

Vacondio: “A chi giova questo gioco?”.

“Il Nutriscore è un sistema sbagliato senza se e senza ma. Non devono esserci eccezioni e non accettiamo compromessi” così Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare commenta alcune prese di posizione che sembrano abbozzare aperture di compromesso sul Nutriscore rivolte al ministro dello sviluppo economico Giorgetti, a quello della salute Speranza e al ministro dell’agricoltura Patuanelli e cioè di confermare l’esclusione dei prodotti a denominazione d’origine da sistemi di etichettatura nutrizionale.

“Se portiamo avanti l’esclusione di questi prodotti, combatteremo una battaglia a metà, che presta il fianco a facili attacchi – dice il presidente di Federalimentare Vacondio che ricorda che DOP e IGP, seppure importanti dal punto di vista dell’immagine, rappresentano intorno al 10-11% del fatturato dell’industria alimentare e il 20% dell’export”

“Sono tutte prese di posizione che indeboliscono la posizione italiana in Europa, da sempre unita e fortemente contraria al Nutriscore” dice Vacondio, che aggiunge: “Il governo italiano non può fare passi indietro adesso dopo che dubbi sul nutriscore vengono avanzati anche in Francia e, soprattutto dopo il forte sostegno del nostro presidente del Consiglio nella battaglia contro il nutriscore. A chi giova questo gioco?”.

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“Nessun rincaro ingiustificato, ma solo la conseguenza della situazione drammatica che stiamo vivendo. L’industria alimentare non può, da sola, caricarsi di tutti gli aumenti delle materie prime che ci sono. Ne va della sopravvivenza delle nostre aziende, il tessuto del food&beverage di questo paese che dobbiamo assolutamente difendere” dice con fermezza Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, in merito ai rincari di molte materie prime del settore – solo per fare qualche esempio, il grano è aumentato del 100% rispetto a due anni fa, il mais e la soia registrano un +70% sul 2019 – ma anche in relazione ad altri aumenti che pure si ripercuotono sull’industria alimentare – è il caso dell’energia elettrica e del gas che sono raddoppiati, del costo dei noli, triplicato nell’ultimo anno e di quello dei container, di 4 volte maggiore rispetto al 2019. “Questi sono aumenti mai visti prima, che non conoscevamo e che mettono a dura prova l’esistenza stessa delle imprese. Siamo nel bel mezzo di una tempesta e se la situazione non si risolverà entro poche settimane, corriamo il rischio che le nostre aziende chiudano” dice Vacondio.

“Finora ci siamo fatti carico del problema perché sappiamo che questo aumento dei prezzi non è ingiustificato ma solo la conseguenza di una crisi globale che stiamo vivendo – spiega il presidente di Federalimentare – ma non possiamo più farlo da soli. È ovvio che anche noi siamo interessati a salvaguardare i consumi e a tutelare il consumatore, ma non possiamo non prendere atto del fatto che la situazione sia diventata insostenibile per le nostre imprese, perciò è necessario che questi aumenti siano presi in carico da tutti gli operatori del settore alimentare affinché diventino un problema condiviso da affrontare insieme”.

“Per questo – continua Vacondio – ci siamo detti subito favorevoli all’appello di sederci attorno a un tavolo con tutti gli attori della filiera alimentare e le istituzioni del governo. Appello che rinnoviamo oggi, con grande urgenza. La situazione così com”è è al collasso, abbiamo bisogno di un confronto e che ognuno faccia la sua parte” conclude Vacondio.

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“Salgono i prezzi dei prodotti energetici, la logistica risente della pandemia, la finanza specula: cerchiamo soluzioni condivise da tutto il comparto, colpito da questo tsunami già in atto” così Ivano Vacondio, Presidente di Federalimentare, accoglie l’invito, rivolto ai rappresentanti delle industrie di trasformazione e della distribuzione del settore alimentare, a sedersi attorno a un tavolo per discutere come gestire la complessa e difficile situazione e valutare misure comuni da presentare al governo.

Federalimentare già da alcuni mesi segnala pubblicamente la realtà dei fatti e cioè che il post pandemia si è caricato di problematiche interne e internazionali che non possono essere affrontate solo da alcune componenti della filiera. Gli aumenti non sono certo legati, come qualcuno dice, alla domanda in aumento, ma ad altri fattori in quanto le vendite alimentari sono sostanzialmente stazionarie e tutt’altro che remunerative. L’allarme è supportato dagli ultimi dati Istat sul fatturato del “food & beverage”: l’industria alimentare ha registrato sui primi 8 mesi dell’anno un +5,7% che si confronta col parallelo +5,3% della produzione. La forbice fra le variazioni percentuali dei due parametri appare estremamente esigua, a testimonianza di un apprezzamento della produzione alimentare, nel corso dell’anno, inadeguato e insoddisfacente. “La situazione è diventata insostenibile – prosegue il presidente Vacondio – la mancanza di offerta delle materie prime non è una bolla, non terminerà a breve e questo porta ad un incontrollato aumento di costo delle stesse a cui si aggiungono il costo esorbitante dell’energia e degli imballaggi, il caro noli e il caro container. La situazione è molto grave e noi siamo pronti a fare la nostra parte. Per questo chiediamo fermamente al Governo e ai nostri rappresentanti a Bruxelles di aiutarci a tutelare il settore, le aziende e i consumatori. Il rischio è una forte contrazione del mercato con gravi conseguenze sulle imprese soprattutto quelle meno strutturate e, in generale, sull’occupazione, con ulteriori riduzioni sulla capacità di acquisto dei consumatori” conclude Vacondio.

Dietro i buoni spunti di produzione ed export registrati nel corso dell’anno, il guado congiunturale attraversato dal settore è complesso e difficile. Esso impone un rapido superamento, da un lato, delle anomalie e delle compressioni interne di filiera e, dall’altro, delle intollerabili speculazioni internazionali che alimentano le attuali storture logistiche. Il rischio è quello di prosciugare del tutto, paradossalmente, i vantaggi non replicabili connessi alla fase di ripartenza ed espansione del PIL e dei mercati.

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Rimini, 26 ottobre 2021 – L’agroalimentare italiano durante la crisi pandemica non si è mai fermato, dando prova di resilienza, flessibilità e senso di responsabilità. Il settore ha esaltato ancora una volta le sue doti anticicliche, garantendo tenuta e capacità di assicurare la disponibilità di alimenti, anche in un contesto reso estremamente difficile dalla forte variabilità della domanda. Oggi, con la ripresa e il ritorno alla crescita, il Food&Beverage nazionale dovrà affrontare numerose sfide per assicurare il rilancio della competitività della filiera, soprattutto in ambito internazionale. È pertanto essenziale che le imprese del settore accelerino i processi di innovazione e colgano le opportunità messe a disposizione da qui al 2026 dai fondi europei e nazionali dedicati alla ripartenza. Sono questi i principali temi trattati nell’evento “Agrifood post Covid: necessità, criticità e opportunità attraverso le testimonianze delle imprese agroalimentari”, organizzato oggi a Ecomondo dal Cl.uster A.grifood N.azionale CL.A.N., l’Associazione multistakeholder nel settore Agrifood che aggrega, sotto il coordinamento di Federalimentare e ART-ER, Imprese, Associazioni di categoria, Università, Organismi di ricerca e Rappresentanze territoriali.

“Per il settore agroalimentare, sono fondamentali le relazioni di sistema che consentano di affrontare la ripartenza post Covid con un approccio unitario volto a rendere sostenibile e competitiva tutta la supply chain” – commenta il Presidente del Cluster CL.A.N. Mauro Fontana – “L’esigenza di fronteggiare il virus per tornare alla normalità il più rapidamente possibile ha portato la politica e l”opinione pubblica ad affidarsi al mondo scientifico, recuperando in molti casi un rapporto quanto meno discontinuo” – continua il Presidente Fontana, che conclude precisando che “in qualità di cabina di regia per la Ricerca e l’Innovazione del settore agroalimentare, che suggerisce al MUR e alle altre Istituzioni nazionali e regionali competenti le priorità e le relative necessità di investimento per la competitività della prima filiera produttiva del Paese, il Cluster potrà giocare un ruolo particolarmente strategico nel contesto post – Covid”.

Durante l’evento è stato presentato il “Position Paper del Cluster CL.A.N. su criticità e priorità del settore agrifood associate all’emergenza Covid”, con particolare riferimento alle strategie individuate dai Soci del Cluster per la ripartenza. “Le parole chiave per la competitività del settore agroalimentare nel contesto post-Covid sono digitalizzazione, ricerca, formazione e sostenibilità” – commenta il Presidente del Comitato Tecnico – Scientifico del Cluster Massimo Iannetta (responsabile della Divisione Biotecnologie e Agroindustria dell’ENEA), che continua precisando come sia “prioritario accelerare la digitalizzazione di tutta la filiera agroalimentare e favorire sistemi di ricerca, sviluppo e produzione più sostenibili, attraverso un approccio sistemico di bioeconomia circolare che coinvolga tutti gli attori della food chain e tenga conto dell’intero ciclo di produzione in ogni sua fase, riflettendosi positivamente anche sulle filiere collegate”.

Sul tema sono state ascoltate qualificate testimonianze di imprese appartenenti a diverse filiere agroalimentari: Mauro Brunelli di Ortogest – Confagricoltura, Myriam Rosaria Finocchiaro di Granarolo S.p.A., Marianna De Benedectis di Bolton Food S.p.A., Andrea Minisci di Vallefiorita Catering S.r.l. e Giulio Gherri di Terre Ducali – ASSICA.

Nel corso dell’evento il Presidente del Cluster Mauro Fontana ha illustrato il Piano di Azione Triennale del CL.A.N., il documento programmatico triennale, aggiornato annualmente, in cui il CL.A.N. definisce le attività da svolgere e le relative modalità operative per le proprie aree di competenza, con un focus specifico sulle azioni già avviate. “L’elaborazione del Piano – precisa il Presidente – è il frutto di un dibattito scientifico partecipato che ha portato ad affrontare le tematiche più trasversali sotto diversi punti di vista, aprendo la strada a una progettualità condivisa in grado di affrontare le grandi sfide con un approccio globale e sinergico”.

Le priorità d’intervento in ricerca e innovazione, individuate nella Roadmap Tecnologica e di Sviluppo del Cluster per rafforzare la competitività del settore, sono state invece presentate dai tre Coordinatori e membri del Consiglio di Presidenza e Comitato Tecnico – Scientifico del Cluster: Patrizia Brigidi, per l’“Agrifood Heatlhy”, Michele Suman, per l’“Agrifood Made In”, e Daniele Rossi, per l’“Agrifood Sustainable”.

Ne emerge un settore che non solo è pronto ad affrontare l’impatto del difficile contesto generato dalla pandemia, ma che è pienamente consapevole sia del valore e dell’aiuto che può portare alla ripresa del sistema economico e sociale del Paese, sia di ciò che serve per sprigionare e amplificare il potenziale della tecnologia e delle competenze esistenti al suo interno, partendo proprio dal grande dinamismo del Food&Beverage italiano.

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Rimini, 26 ottobre 2021 – Diventare il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050, attuando gli obiettivi del Green Deal. È questo l’ambizioso obiettivo dell’Unione Europea che prevede tra gli attori in campo anche tutta la filiera agroalimentare. E proprio gli obiettivi e le sfide di cui, all’interno di questa cornice, devono occuparsi l’agricoltura e l’industria alimentare sono al centro dell’evento che si è tenuto questo pomeriggio a Ecomondo, la fiera di riferimento in Europa dedicata alla transizione ecologica e ai nuovi modelli di economia circolare e rigenerativa.

“Gli obiettivi europei di neutralità climatica: politiche e investimenti per una filiera agroalimentare competitiva e sostenibile” è il titolo dell’evento organizzato da Federalimentare, Confagricoltura ed Enea, che ha visto la presenza di istituzioni e aziende per riflettere insieme sui prossimi passi da compiere. La riduzione dell’impatto ambientale pone infatti tutti gli attori della filiera agroalimentare di fronte a obiettivi e sfide ai quali non è semplice rispondere, come la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, la promozione dell’efficienza energetica e di tecnologie innovative a basse emissioni di CO2. La realizzazione di questi obiettivi, però, non può prescindere dal sostegno delle autorità europee e nazionali e misure agevolative che possano realmente supportare gli investimenti necessari da parte degli operatori della filiera agroalimentare.

“L’industria alimentare italiana ha fatto moltissimo negli ultimi anni sulla via della sostenibilità in relazione alle caratteristiche nutrizionali e sul versante ambientale – dice Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare – Abbiamo riformulato oltre 4mila prodotti, riporzionandone oltre 3500, riducendone così quantità unitaria e densità energetica. Non solo: abbiamo diminuito del 30% in 20 anni i consumi di energia, dimezzato in 30 anni l’utilizzo di acqua, ridotto del 40% in 10 anni l’uso dei materiali da imballaggio e aumentato le pratiche di recupero e riciclo. Siamo tra i protagonisti di questa transizione energetica – continua Vacondio – eppure, a livello comunitario ci sentiamo spesso trattati più come destinatari delle misure che vengono prese che veri protagonisti del cambiamento. Vorremmo dunque che i decisori politici, a livello comunitario, riconoscessero in qualche modo il percorso fatto dall’industria. Per il futuro, allora, auspichiamo che i maggiori sforzi richiesti all’industria nel suo complesso siano accompagnati da un piano straordinario di investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica, scongiurando provvedimenti punitivi come divieti e tassazioni ad hoc”.

“Secondo i dati resi noti dalla Commissione europea – rileva il presidente di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti – negli ultimi anni sono stati ridotti il ricorso alla chimica nei processi di produzione e l’emissione di gas ad effetto serra (meno 25% dal 1990), senza però tagliare le produzioni. Siamo consapevoli che dobbiamo accrescere il nostro contributo alla transizione ecologica, ma non servono i divieti. La strada da seguire è quella delle innovazioni e degli investimenti. Il settore agricolo è dalla parte delle soluzioni. La transizione ecologica dovrà comunque essere sostenuta da soluzioni innovative sui diversi comparti, al fine di mantenere la competitività del settore e rispondere alle esigenze messe in evidenza dall’emergenza Covid: garantire l’approvvigionamento di prodotti agricoli, sempre più di qualità e a prezzi contenuti”.

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“L’aumento dei prezzi delle materie prime che avevamo denunciato mesi fa è oggi uno dei problemi principali anche per l’industria alimentare – dice Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare – Per questo è necessario tutelare le nostre aziende. Vale a dire che l”aumento dei prezzi dei prodotti del food&beverage che si verificherà a breve sarà inevitabile, pena la chiusura di tante nostre imprese”.

Un allarme supportato dagli ultimi dati Istat sul fatturato del food&beverage: l’industria alimentare ha registrato sui primi 8 mesi dell’anno un +5,7%. Su questi 8 mesi, il citato tendenziale del fatturato si confronta col parallelo +5,3% della produzione. La forbice fra gli indici percentuali tra i due parametri appare estremamente esigua, a testimonianza, stavolta, di un apprezzamento della produzione alimentare, nel corso dell’anno, inadeguato e insoddisfacente. Non a caso le vendite alimentari in valore sui primi 8 mesi dell’anno segnano un +1,1%, mentre quelle in volume registrano in parallelo un +1,2%. Ne esce una forbice che significa addirittura una marginale erosione di fondo del valore unitario del venduto sul mercato interno.
La compressione di prezzo sul mercato interno operata dalla GDO, a insufficiente e tardivo riconoscimento dei maggiori costi di produzione legati a materie prime ed energia, unita al caro-noli e al caro-container, che penalizzano enormemente la logistica internazionale e i prezzi dei prodotti franco destino, delineano un trend dei margini di contribuzione del settore insoddisfacente e pericolosamente in declino. Dietro i buoni spunti di produzione ed export registrati nel corso dell’anno, il guado congiunturale attraversato dal settore è complesso e difficile. Esso impone un rapido superamento, da un lato, delle anomalie e delle compressioni interne di filiera e, dall’altro, delle intollerabili speculazioni internazionali che alimentano le attuali storture logistiche. Il rischio è quello di prosciugare del tutto, paradossalmente, i vantaggi non replicabili connessi alla fase di ripartenza ed espansione del PIL e dei mercati.

“La situazione è diventata insostenibile – prosegue il presidente – questa mancanza di offerta della materia prima non credo sia una bolla, non terminerà a breve e non è dovuta solo alla troppa richiesta ma soprattutto alla mancanza di offerta, unita anche a uno smisurato aumento di costo di tutte le materie prime (in primis dell”energia elettrica che è più che raddoppiata), degli imballaggi, del caro noli e del caro container che penalizzano il nostro settore – continua Vacondio – La situazione è molto grave e ognuno deve fare la sua parte: gli attori della filiera in primis”.

“È auspicabile – conclude Vacondio – che si intervenga per contenere la speculazione della finanza in un settore, come quello del food, così eticamente delicato”.

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“Aver scongiurato il no deal è una buona notizia in un anno per niente facile per l”economia italiana e per le nostre eccellenze alimentari in particolare” così Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, commenta l”accordo tra UK e Ue raggiunto in queste ore.

“Federalimentare è sempre stata a favore degli accordi bilaterali e lo è ancora di più in questo caso: il Regno Unito è il quarto mercato per il food&beverage italiano con un export che vale 3,4 miliardi di euro e senza un accordo avremmo perso, soprattutto in una prima fase, diversi punti percentuali. In questo modo, invece, le nostre eccellenze e il nostro export vengono tutelati”.

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Mauro Fontana (Soremartec – Gruppo Ferrero) è il neo Presidente del Cl.uster A.grifood N.azionale CL.A.N. “Il Cluster – afferma Mauro Fontana – è la cabina di regia per la Ricerca e l’Innovazione nel settore agroalimentare, che suggerisce al MUR e alle altre Istituzioni nazionali e regionali competenti le priorità di R&I del settore e le relative necessità di investimento in Ricerca e Formazione. Ma è anche un’area di fondamentale importanza per la condivisione strutturata di conoscenze e per la conseguente attivazione congiunta di attività e progetti di Ricerca, Innovazione e Formazione tra i suoi numerosi Soci dell’Industria, dell’Accademia e delle Istituzioni locali”. “Mai come in questo momento – prosegue Fontana – con la necessità di un rapido e poderoso piano nazionale per reagire e superare i problemi economici causati dalla pandemia Covid, sarà preziosa un’azione congiunta Aziende/Accademia/Istituzioni focalizzata sul Food System, cioè un approccio integrato su tutti gli aspetti connessi alla Filiera, da quelli ambientali a quelli della Nutrizione sostenibile, fino alla Qualità e alla Sicurezza Alimentare”.

Il neo Presidente sarà affiancato dal Vice Presidente Esecutivo Paolo Bonaretti (ART-ER Emilia – Romagna) e da altri 5 Consiglieri espressione del mondo produttivo, della ricerca e dei territori regionali: Patrizia Brigidi (Università di Bologna), Massimo Iannetta (ENEA), Emanuele Marconi (CERERE Molise), Daniele Rossi (Confagricoltura), Luigi Scordamaglia (Inalca).

Il rinnovo della governance ha previsto anche l”elezione del “nuovo” Comitato Tecnico Scientifico che, con i suoi 15 componenti, rappresenta alcune tra le maggiori eccellenze sul fronte della ricerca ed innovazione a disposizione del Cluster.

È una sfida importante quella che attende il Cluster CL.A.N. nel prossimo triennio, in quanto dovrà implementare, secondo le direttive del MUR, il suo Piano di Azione Triennale, in un’ottica di sviluppo del settore agroalimentare il quale, nonostante abbia dato prova di resilienza, flessibilità e senso di responsabilità, non è esente dalla crisi che sta affliggendo l’economia del Paese a causa della pandemia.

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