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Comunicato Stampa

Milano, 2 Febbraio 2023 – È stato firmato questa mattina il protocollo di intesa tra il Cluster MinIt (Cluster Tecnologico Nazionale dedicato al Made in Italy) e il Cluster CL.A.N. (il CL.uster A.grifood N.azionale), con l’obiettivo di promuovere un percorso di lavoro comune e interdisciplinare, su alcuni specifici filoni tematici delle filiere Agrifood e Made in Italy.

Al termine di un incontro tra le due delegazioni dei Cluster – formate dalle rispettive presidenze e vice presidenze, oltre che dalle presidenze dei comitati scientifici – e con la partecipazione dei vari associati, è stata siglata la partnership strategica tra queste organizzazioni, a cui aderiscono centinaia di attori, appartenenti al mondo della Ricerca, delle Imprese e delle Agenzie territoriali, e assieme rappresentativi di uno dei più articolati e capillari sistemi di attori del Made in Italy.

Dagli interventi dei responsabili dei due CTN è emersa la necessità di un approccio strategico e congiunto al fine di sviluppare sinergie, costruire proposte concrete e stimolare le Istituzioni sui temi di interesse.

Il percorso si baserà sulla collaborazione tra gli organi scientifici, per accrescere il patrimonio di conoscenze scientifiche e tecnologiche nei settori del Made in Italy e dell’Agrifood; questa intesa dovrebbe favorire lo sviluppo di progettualità comuni e cross industrie, con il fine di determinare approcci integrati e sostenibili in ottica di economia circolare per le rispettive filiere di interesse.

Per raggiungere gli obiettivi previsti dall’accordo, CL.A.N. e MinIT si impegnano ad avviare una serie di attività, come ad esempio: costituzione di gruppi di lavoro ad hoc di alto profilo scientifico con esperti indicati da entrambi i Cluster; progetti comuni con modelli di open innovation e cross fertilization; azioni dirette a stakeholder di interesse e alle Istituzioni competenti.

“Ritengo di fondamentale importanza sviluppare un percorso di approfondimento congiunto strategico, al fine di sviluppare sinergie, costruire proposte concrete e stimolare le Istituzioni sui temi di interesse di entrambi i Cluster” sottolinea la presidente del Cluster MinIt Silvana Pezzoli. “Desideriamo come MinIt mettere a disposizione tutte le nostre competenze per poter costruire con CL.A.N. il necessario approccio strategico al fine di elaborare nuovi processi alimentari 2.0”.

Questo accordo di collaborazione pluriennale è anche finalizzato a promuovere una strategia di medio-lungo periodo per una efficace partecipazione congiunta, anche in contesti europei e internazionali, che permetta di posizionare e valorizzare a pieno il brand Made in Italy all’estero.

“In un contesto di forte incertezza come quello attuale” commenta Mauro Fontana, Presidente del Cl.uster A.grifood N.azionale CLA.N. “è più che mai importante promuovere sinergie volte a tutelare e supportare, attraverso l”introduzione di innovazioni tecnologiche e digitali, la competitività e la crescita sostenibile del food and beverage nazionale, vera eccellenza e asset strategico dell’economia del Paese”. “Il protocollo di intesa tra il Cluster CL.A.N. e il Cluster MinIt” continua Mauro Fontana “va in questa direzione e segna l”avvio di un percorso di lavoro comune e reciproca collaborazione per lo sviluppo di progettualità relative alle sfide interdisciplinari da raccogliere per la salvaguardia del Made in Italy agro-alimentare, dalla lotta alla contraffazione e all”Italian Sounding, alla valorizzazione della nostra dieta mediterranea e all’ulteriore sviluppo di innovazione nella qualità, sicurezza alimentare e sostenibilità di prodotti e processi, in continuità con il patrimonio agroalimentere italiano consolidato nel tempo”.

I Cluster Tecnologici Nazionali

Nel 2012 il Ministero dell”Istruzione, dell”Università e della Ricerca, in linea con le priorità fissate dal Programma Quadro dell”UE per la Ricerca e l”Innovazione Horizon2020, ha promosso la creazione e lo sviluppo di 12 Cluster Tecnologici Nazionali. Dal 2019 con Decreto Direttoriale n. 392 del 6 marzo 2019 il MIUR riconosce ai Cluster Tecnologici Nazionali il ruolo di cabina di regia e interlocutore unico nella relazione con le istituzioni nazionali ed europee in materia di ricerca e innovazione, ciascuno per il proprio settore di specializzazione (Aerospazio, Agrifood, Chimica Verde, Fabbrica intelligente, Mezzi e sistemi per la mobilità di superficie terrestre e marina, Scienze della Vita, Tecnologie per gli ambienti di vita, Tecnologie per le Smart Communities, Patrimonio Culturale, Design, creatività e Made in Italy, Economia del Mare, Energia).
I Cluster Nazionali rappresentano strumenti strategici per attivare le eccellenze italiane nella ricerca e nell’innovazione in un’ottica di specializzazione intelligente del sistema Paese per competere in Europa e nel Mondo. L’obiettivo principale dei Cluster Nazionali è quello di creare uno stretto legame tra sistema industriale, sistema della ricerca e Istituzioni nazionali e regionali, a supporto delle linee strategiche nazionali di ricerca, di sviluppo e di formazione del capitale umano.

Cluster Tecnologico Nazionale del Made in Italy (Cluster MinIT), è uno dei cluster riconosciuti dal Ministero dell”Università e della Ricerca. È composto dai principali enti pubblici e privati operanti sul territorio nazionale nell’ambito della ricerca industriale, della formazione e del trasferimento tecnologico: imprese, università, enti di ricerca pubblici e privati, start-up, incubatori e altri attori attivi nel campo dell”innovazione. Gli interessi strategici del Cluster Made in Italy sono moda, arredamento, nautica, cibo, design e creatività. L”intenzione del cluster è quello di supportare la crescita economica e sostenibile nei settori di sua competenza, operando in coerenza alle agende strategiche comunitarie e prestando particolare attenzione ai territori del Mezzogiorno.

CLUSTER CL.A.N. è un’Associazione multistakeholder nel settore Agrifood che aggrega Imprese, Associazioni di categoria, Università, Organismi di ricerca e Rappresentanze territoriali.
Nato sotto il coordinamento di Federalimentare e ART-ER in risposta all’Avviso MIUR del 2012 per lo sviluppo e il potenziamento di Cluster Tecnologici Nazionali, il CL.A.N. ha lo scopo di promuovere, difendere e incrementare lo sviluppo sostenibile della filiera agroalimentare, attraverso lo stimolo dell’Innovazione, l’accesso e la valorizzazione dei risultati della Ricerca, la creazione di nuove competenze, la collaborazione tra Ricerca, Imprese e Amministrazione pubblica.
Dal 2019 il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (MIUR), diventato dal 2020 Ministero dell’Università e Ricerca (MUR), riconosce al Cluster CL.A.N il ruolo di interlocutore unico nella relazione con le Istituzioni nazionali ed europee in materia di Ricerca e Innovazione per il sistema agroalimentare.

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Al via la presidenza di Paolo Mascarino, già vicepresidente di Federalimentare, che dal primo gennaio 2023 guiderà la Federazione per i prossimi 4 anni. Il passaggio di consegne tra Ivano Vacondio, presidente uscente, e Paolo Mascarino è avvenuto a Roma durante l’annuale Assemblea di Federalimentare.

Durante l’incontro, il neo presidente Mascarino ha presentato il nuovo Consiglio Generale della Federazione. I consiglieri, proposti da Mascarino e confermati dal voto dell’Assemblea, sono Riccardo Cassetta (presidente Assitol), Ettore Fortuna (vicepresidente delegato Mineracqua), Giangiacomo Pierini (presidente Assobibe), Alfredo Pratolongo (presidente Assobirra) e Marco Serafini (presidente Anicav) che ricopriranno il ruolo di vicepresidenti mentre Paolo Zanetti (presidente Assolatte) ricoprirà il ruolo di Consigliere Incaricato. L’organico è stato poi completato con la nomina di Raffaele Boscaini (Masi Agricola) e Nicola Levoni (Levoni S.p.A), che saranno i Consiglieri Elettivi proposti dall’Assemblea.

Mascarino ha ringraziato Vacondio per il lavoro svolto in un quadriennio particolarmente difficile, che ha visto succedersi una pandemia, una guerra in Europa e un tasso di inflazione che non si vedeva da quarant’anni. Il nuovo Presidente ha chiarito di aspettarsi un periodo altrettanto impegnativo nei prossimi quattro anni e si anche è detto fiducioso di poter collaborare con i nuovi Consiglieri per affrontare insieme le nuove sfide. “L’incertezza del quadro politico-economico internazionale e l’intreccio di gravi crisi come il costo dell’energia, l’alta inflazione, il rischio della recessione, la mancanza di alcune materie prime fondamentali per la nostra industria impone alla Federazione la necessità di sapersi muovere con determinazione e flessibilità di fronte a scenari in continua evoluzione” – ha detto Mascarino nella sua relazione all’Assemblea – “Per questo intendo guardare in avanti, con l’obiettivo non solo di uscire dalla crisi ma di uscirne più forti di prima, a vantaggio di tutto il Paese. Credo che gli imprenditori alimentari italiani siano i migliori del mondo. Più vi conosco e più mi rendo conto che ognuno di voi rappresenta prodotti, valori, famiglie che meritano di emergere nel panorama europeo e mondiale”.

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“Pur condividendo gli obiettivi generali relativi alla proposta di Regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, non possiamo non unirci al coro di critiche che sono state già lanciate a mezzo stampa da tutti i principali rappresentanti del mondo industriale” così Ivano Vacondio interviene sulla proposta che la Commissione Europea ha pubblicato all”interno del secondo pacchetto economia circolare il 30 novembre scorso in termini di prevenzione, riduzione e riutilizzo degli imballaggi immessi nel mercato.

Una misura che rischia di essere devastante, osserva il Presidente di Federalimentare, per tutto il settore alimentare e delle bevande: “L’impatto potenziale derivante dalla combinazione delle diverse misure contenute nella proposta di regolamento, in una fase congiunturale così difficile, risulterebbe insostenibile sia dal punto di vista economico, a causa dei maggiori costi e oneri sugli operatori economici sia dal punto di vista tecnologico, in relazione alle difficoltà logistiche e organizzative di non poco conto in capo alle imprese “impossibilitati” ad adeguarsi in così poco tempo. Senza contare le ricadute di un potenziale un effetto depressivo sui consumi e in contrasto con la forte propensione delle nostre imprese all’export” prosegue il presidente.

“Mi preme ribadire che la transizione verso imballaggi sempre più sostenibili non può avvenire tramite l’approccio “packaging free” che è nelle intenzioni della CE. L’imballaggio alimentare non è un semplice “contenitore” ma ha una funzione essenziale per mantenere inalterata la conservazione, la qualità, la sicurezza del prodotto alimentare lungo tutte le fasi della filiera. Le nostre imprese in questi anni hanno già fatto tantissimo: penso ad esempio alla riduzione e all’alleggerimento degli spessori, all’ecodesign, all’aumento di contenuto di materiale riciclato fino all’etichettatura ambientale degli imballaggi con la previsione di informazioni sempre più chiare ed accurate sulla composizione del materiale di imballaggio e quelle relative al corretto smaltimento dei consumatori nella raccolta differenziata. C”è dunque da parte delle nostre imprese tutto l”interesse a procedere in una direzione che sia quanto più possibile sostenibile dal punto di vista ambientale, ma non a discapito di una sostenibilità economica e sociale”. C”è poi un altro aspetto, affatto secondario, che riguarda il nostro modello circolare, spiega Vacondio: “La proposta di regolamento è costruita con un”impostazione fortemente ideologica che rischia di scardinare l’eccellenza del modello, rappresentato dal sistema CONAI, grazie al quale l’Italia ha già raggiunto gli obiettivi UE di riciclo al 2030″ conclude il presidente.

Rimini, 10 novembre 2022 – Sicurezza alimentare e transizione ecologica sono un binomio possibile grazie al ruolo delle tecnologie, che hanno fatto ingresso nel settore primario e della trasformazione con una visione innovativa e sostenibile.

È quanto è emerso nella tavola rotonda stamani a Ecomondo “Farm to Fork 2.0: filiere agroalimentari rigenerative, food security, competitività economica” con i presidenti di Confagricoltura, Massimiliano Giansanti; di Federalimentare, Ivano Vacondio, di Federchimica Assofertilizzanti, Giovanni Toffoli; di Federchimica Agrofarma, Riccardo Vanelli, e la vicepresidente di Federchimica Assobiotec, Elena Sgaravatti.

L’Italia, rispetto agli obiettivi della Farm to Fork, ha fatto molto, tuttavia – come è emerso nella relazione di Denis Pantini di Nomisma, che ha introdotto i temi della tavola rotonda – le recenti proposte normative, quali il regolamento sull’uso sostenibile dei fitofarmaci e la direttiva emissioni, potrebbero penalizzare pesantemente il nostro sistema agroalimentare e di conseguenza mettere a rischio la nostra “food security”.

“Nel dibattito relativo alla transizione ecologica – ha detto Massimiliano Giansanti – il settore primario è spesso sul banco degli accusati, tuttavia gli agricoltori stanno pagando duramente gli effetti della crisi climatica. L’interesse a intraprendere il percorso della sostenibilità è, quindi, vivo e reale, guidato dalla necessità di coniugare la salvaguardia dell’ambiente e della competitività aziendale. Purtroppo, nel dibattito in corso si tende ancora a contrapporre la sostenibilità ambientale con quella economica. La sicurezza alimentare, per il momento, è garantita ma non è scontata per sempre, ha bisogno di attenzione, di cure e di rinnovate strategie che la preservino. La strada prefigurata dalla commissione, fatta di divieti, tagli e burocrazia, mette a rischio il potenziale produttivo delle aziende e la sicurezza dei rifornimenti”.

“In merito al Farm to fork – ha affermato Ivano Vacondio – da subito ci siamo ripromessi di lottare per affermare il principio per il quale la sostenibilità va sempre vista in tutte le sue componenti (sociale, ambientale ed economica) ed evitare che si trasformi esclusivamente in uno strumento di politica commerciale tendente a compromettere interi settori e mettendo fuori mercato molti prodotti del Made in Italy alimentare, che rappresenta il fiore all’occhiello del nostro Paese. Fortunatamente qualche segnale positivo lo stiamo registrando. È il caso dell’etichettatura fronte pacco (FOP) – una proposta fortunatamente ancora in gioco. La Commissione sembra essersi resa conto della complessità del tema e delle ricadute di una eventuale scelta inadeguata sulla stabilità del mercato unico”.

“La sfida della sostenibilità – ha detto Elena Sgaravatti – corre parallela a quella della produttività e il sistema agroalimentare italiano deve affrontarle entrambe. Come conciliarle? Certamente una gestione oculata di tutte le risorse e le prospettive della digitalizzazione vanno in questo senso. Ma le scienze della vita, le biotecnologie avanzate, continueranno ad avere un ruolo determinante. La possibilità di intervenire con i metodi precisi del genome editing, per noi Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA), capaci di valorizzare la straordinaria biodiversità del patrimonio varietale italiano, apre strade che dobbiamo percorrere con determinazione. Produrre cibo abbondante e sicuro per tutti e difendere la competitività del “made in Italy” su tutti i mercati è quello che dobbiamo porci come obiettivo, disponendo di nuove varietà resistenti alle avversità e adeguate alle nuove condizioni climatiche. Questo può avvenire solo se disporremo di un quadro normativo adeguato e di investimenti sull’innovazione orientati a sostenere le eccellenze della nostra ricerca, che consentano di trasferire rapidamente al campo coltivato i successi ottenuti in laboratorio.”

“La nostra industria – ha affermato Riccardo Vanelli – condivide l’obiettivo di un sistema agroalimentare più sostenibile e ha assunto degli impegni volontari nelle aree dell’innovazione, della formazione e dell’economia circolare che vanno proprio in questa direzione. Ma abbiamo bisogno di un contesto normativo che valorizzi l’introduzione di nuove soluzioni e che, al contempo, tuteli la competitività del Made in Italy, e non di limiti quantitativi fissati senza un’adeguata valutazione d’impatto complessiva”.

“Grazie anche al nuovo Regolamento fertilizzanti – ha commentato Giovanni Toffoli – le imprese del settore stanno portando avanti attività di ricerca per prodotti sempre più sostenibili ed efficaci. Non possiamo, però, non considerare le criticità che stiamo vivendo in questo periodo storico, tra crisi energetica e conflitto in Ucraina. Per questo motivo – ha concluso – auspichiamo un sostegno concreto da parte delle istituzioni per garantire la capacità produttiva europea, ribadendo l’importanza della fertilizzazione per la sicurezza alimentare”.

Vacondio: “Il cibo è una questione centrale. Report di oggi è punto di partenza per raccontare l’evoluzione dell’industria alimentare attraverso la lente della sostenibilità”

Parma, 25 ottobre – Presentato oggi a Parma il primo report sulla sostenibilità di Federalimentare relativo alle attività svolte nel 2021, predisposto con il supporto di Deloitte. Volto ad illustrare l’impegno della Federazione riguardo alla sostenibilità, da intendersi nella sua più ampia accezione, il report è stato presentato oggi nell’ambito di Cibus Tec, alla presenza di Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, Franco Amelio, Deloitte Sustainability Leader, Paolo Andrei, Rettore università Parma e Antonio Matonti, Direttore Affari Legislativi Confindustria. Al suo interno, sono elencati i principali ambiti di azione in cui la federazione ha operato nel 2021, un anno di ripresa da una crisi economica e sociale senza precedenti che, insieme alle recenti difficoltà legate alle risorse e all’approvvigionamento, ha mostrato da un lato la centralità del settore e dall’altro l’importanza di sviluppare un sistema alimentare sempre più solido e resiliente. Su queste basi, il report fornisce una panoramica del settore – dai numeri dell’industria del food&beverage, alle politiche nutrizionali messe in atto, dall’attenzione ambientale, alle attività formative, dalle attività fieristiche, all’internazionalizzazione – che è anche uno strumento per capire come agire, mettendo al centro delle priorità le dimensioni ambientali, sociali ed economiche al fine di accompagnare la filiera verso modelli di produzione e consumo sempre più evoluti. In questo contesto, l’industria alimentare può giocare un ruolo unico per la ricchezza che produce, l’occupazione che crea, l’immagine che rappresenta nel mondo e le grandi potenzialità che la caratterizzano.

“La questione della sostenibilità non è ovviamente un tema nuovo, ma è una questione sempre più urgente soprattutto per la nostra industria che crea prodotti di importanza primaria per le persone. Una imprescindibilità che il 2021 e l’anno in corso ci stanno mostrando una volta di più, ribaltando completamente l’idea piuttosto comune del cibo come qualcosa di scontato – ha detto il presidente di Federalimentare Ivano Vacondio, che ha aggiunto – Lungi da essere un elemento ovvio, ciò che mangiamo è strettamente interconnesso con ciò che ci accade intorno. Il cibo, cioè, è una questione centrale e proprio per questa ragione ha senso parlare di sostenibilità. Una sostenibilità che deve essere ambientale, che è la grande sfida del nostro tempo, sociale ed economica. In questo senso è importante che coesistano istanze differenti come ad esempio la volontà di sprecare meno possibile, la volontà di mantenere alti i livelli occupazionali e la volontà di esportare sempre di più in sempre più Paesi e che vengano portate avanti insieme e con lo stesso impegno. Il report che presentiamo oggi, allora, si propone di essere proprio il punto di partenza di un percorso che nel tempo può raccontare l’evoluzione della federazione dell’industria alimentare italiana attraverso la lente della sostenibilità – conclude Vacondio.

“Il tema della sostenibilità costituisce da tempo uno degli ambiti nei quali l’Università di Parma si sta impegnando con grande determinazione, coinvolgendo tutte le sue missioni principali (didattica, ricerca e rapporto con la società) – ha dichiarato il Rettore Paolo Andrei – Si tratta di un principio di primaria importanza nelle sue implicazioni economiche, sociali e ambientali, e sul quale si gioca una partita fondamentale per il nostro presente e per il nostro futuro: una responsabilità da cui nessuno può esimersi e che coinvolge pienamente l’intera filiera delle produzioni e dei consumi alimentari”.

“In un contesto così complesso come quello attuale, la sostenibilità è ormai una dimensione imprescindibile per le imprese, anche per quelle del settore Food&Beverage” – conclude Franco Amelio, Deloitte Sustainability Leader. “Per le aziende è infatti essenziale ormai dotarsi di una strategia climatica, sia nel breve che nel lungo termine, che deve tenere conto degli aspetti ambientali, economici e sociali e declinarsi in obiettivi concreti in termini di metriche, processi e rendicontazione. Per questo siamo lieti di aver supportato Federalimentare nella realizzazione del loro primo report dedicato a tali aspetti”.

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L’Assemblea di Federalimentare ha eletto Paolo Mascarino alla presidenza della Federazione per il quadriennio 2023-2026. Mascarino succederà a Ivano Vacondio a partire dal 1° gennaio 2023.

Paolo Mascarino è Vice Presidente Affari Istituzionali del Gruppo Ferrero e già Vice Presidente di Federalimentare con delega alla Nutrizione, Informazione al Consumatore e Educazione alimentare.

Nel ringraziare per la fiducia, Mascarino ha assicurato agli associati “il massimo impegno per garantire che Federalimentare sia unita, autorevole, efficace e competente così da poter affrontare adeguatamente le complesse sfide future”.

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“Finalmente dopo tanti tentativi andati a vuoto, questo accordo rappresenta un segnale positivo” così il presidente di Federalimentare, Ivano Vacondio, commenta l’accordo sull’export di grano (e non solo) tra Ucraina e Russia che dovrebbe essere firmato oggi pomeriggio.

“Come conseguenza alla notizia della firma, questa mattina i fondi ne hanno preso atto, riducendo i quantitativi che avevano nel loro portafoglio e causando una perdita del 5% del valore in pochi minuti” prosegue Vacondio, che aggiunge “Ora bisogna attendere le ricadute che avremo sui prezzi delle transazioni nelle borse merci tra gli operatori del settore. Uno scenario su cui sapremo di più solo nei prossimi giorni”.

“Questo accordo era comunque quello di cui avevamo bisogno non solo da un punto di vista economico per il nostro Paese, che è costretto a importare il 50% dei cereali di cui necessita, ma soprattutto per la sicurezza alimentare di paesi come quelli nord africani e del bacino del Mediterraneo”.

“Adesso aspettiamo di conoscere i particolari dell’accordo. Bisognerà sapere al più presto la quantità e i tipi di cereali, ma anche dove e se verranno consegnati sul mercato in tempi ragionevoli” conclude il presidente di Federalimentare.

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“Serve il massimo senso di responsabilità da parte di tutte le forze politiche affinché in un momento così complesso a livello nazionale e internazionale non si arrivi alla caduta del Governo e quindi alle elezioni”. Questa la posizione di Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, sulla crisi di Governo che si è aperta l”altro ieri. Una posizione che va ad aggiungersi a quella di Confindustria, che con una nota stampa, ha auspicato “che l’azione del Presidente Draghi prosegua per il bene del Paese, delle imprese e delle famiglie italiane”.

Oltre a obiettivi comuni quali l’implementazione del PNRR, la legge di bilancio 2023 e le riforme strutturali, alla crisi innescata dal conflitto in Ucraina, agli impegni assunti dal Governo con il Paese e alla necessità di avere un chiaro indirizzo in relazione all”Europa, è l’emergenza legata al sistema alimentare a preoccupare Federalimentare. “In primis c”è la questione dell’aumento dei prezzi che, per quanto riguarda il cibo, significa una crescita sempre maggiore della disparità alimentare, con più consumatori che non possono permettersi una dieta sana ed equilibrata. Legata a questo tema c’è quello che riguarda la sicurezza alimentare, una tematica che ha bisogno della massima attenzione perché la carenza delle materie prime non deve in alcun modo portare a un abbassamento degli standard di ciò che mangiamo. Infine, c’è la battaglia contro il Nutriscore, su cui l’Italia si è sempre presentata compatta di fronte istituzioni europee e mai come ora è necessario che il nostro Presidente del Consiglio abbia l’autorevolezza di difendere gli interessi del nostro Made in Italy e della nostra dieta mediterranea”.

“Questo è per tutti un momento di grande crisi, in cui persino il cibo, che da decenni è stato dato per scontato, è vittima dell’instabilità della situazione internazionale. Un’instabilità anche interna non farebbe che aggravare ancora di più un clima già tesissimo” conclude il presidente di Federalimentare.

IL 6 GIUGNO ALL’HUB DI FMTS GROUP IL CONFRONTO TRA RAPPRESENTANTI DI SETTORE, ISTITUZIONI, IMPRESE, MONDO DELLA FORMAZIONE E DELLA RICERCA

Pontecagnano Faiano (SA), 6 giugno 2022. La lunga emergenza generata dalla pandemia ha evidenziato la necessità di accelerare il processo di digitalizzazione anche in un settore tradizionale come quello agroalimentare, nel quale le tecnologie 4.0 tendono a penetrare più lentamente che in altri comparti, proprio per via delle caratteristiche spesso ancora artigianali delle produzioni.

Quello del Food and Beverage italiano è un contesto imprenditoriale estremamente diffuso, con una prevalenza significativa di PMI, in cui la tradizione e il forte legame con il territorio convivono con una costante innovazione dei processi di produzione e dei prodotti.

Il lockdown degli scorsi anni ha favorito la crescita dell’e-commerce e del food delivery nel settore agroalimentare e ha comportato il ricorso forzato a strumenti quali lo smart working e lo smart learning, dando centralità alla ricerca, all’innovazione, ma soprattutto alla formazione del capitale umano, indispensabile per colmare il gap di professionalità altamente specializzate e difficili da reperire.
Alla luce di questa premessa e considerate le misure previste dal PNRR per favorire il rilancio del sistema produttivo nazionale attraverso le leve strategiche dell’innovazione e della digitalizzazione, come si sta attrezzando il sistema agroalimentare italiano e il mondo formativo del nostro Paese per far fronte alla sfida delle competenze 4.0?

Sono questi alcuni dei principali temi trattati nel corso dell’evento “Competenze digitali per il settore Agrifood”, organizzato ieri dal Cl.uster A.grifood N.azionale CL.A.N., l’Associazione multistakeholder nel settore Agrifood che aggrega, sotto il coordinamento di Federalimentare e ART-ER, Imprese, Associazioni di categoria, Università, Organismi di ricerca e Rappresentanze territoriali, assieme a FMTS Group che ha ospitato l’evento nel suo Hub.


“Il Cluster Agrifood, con i suoi oltre cento soci – afferma il Presidente del Cluster Mauro Fontana – è pronto a giocare un ruolo in prima linea al fianco delle Istituzioni del Paese per rispondere alle sfide del PNRR e rilanciare la competitività del Made in Italy alimentare sui mercati internazionali, ponendo al centro della sua strategia di sviluppo la valorizzazione del capitale umano, al fine di favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro qualificato”.

“Siamo onorati di aver ospitato nel nostro Hub il Cl.uster A.grifood N.azionale CL.A.N. che sta facendo un lavoro straordinario per la promozione e la valorizzazione della filiera agroalimentare – ha commentato Giuseppe Melara, Presidente e AD di FMTS Group – Oggi assistiamo ad una innovazione così spinta per la quale è necessario un confronto continuo tra coloro che rendono operativa la filiera stessa. Intercettare best-practice, metterle a sistema e creare occasioni di dialogo tra istituzioni, imprese, mondo della ricerca e della formazione sono e saranno le grandi occasioni per il cambiamento”.

Partendo dagli stimoli e dagli indirizzi forniti dal White Paper “Il digitale e l’innovazione tecnologica a supporto dell’agrifood italiano”, presentato da Simone Marchetti (Coordinatore Tavolo Filiere Produttive 4.0 di Anitec-Assinform), i relatori si sono confrontati sulle traiettorie tecnologiche dello smart agrifood a supporto della crescita del settore agroalimentare, con particolare riferimento a quanto evidenziato nella Roadmap del Cluster CL.A.N. illustrata dal Presidente del Comitato Tecnico – Scientifico Massimo Iannetta.

Altri temi oggetti del confronto sono stati l’espansione della digitalizzazione e di come impatta sui processi, sui prodotti, sull’organizzazione e sulle strategie, determinando la richiesta di adeguate conoscenze, l’offerta formativa attualmente disponibile e le nuove metodologie didattiche. Al dibattito sono intervenuti: Simone Orlandini (Chair del GdL CL.A.N. “Analisi e fabbisogno competenze nell’Agrifood”), Michele Distefano (Direttore ENAPRA), Nicola Calzolaro (Direttore Generale Federalimentare), Francesco Loreto (Professore Università degli Studi di Napoli “Federico II”), Giuseppe Maggi (Direttore tecnico della Fondazione ITS Agroalimentare Puglia), Immacolata Stizzo (Responsabile Area Didattica FMTS Group), Rosario Rago (Presidente Rago Group), Deborah Morriello (Direttrice In Cibum Lab), Igor Calderari (Scientific Officer Assitol), Giovanni Pallavicini (Relazioni Istituzionali Assica).

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“Non sono più solo i prezzi alle stelle del grano a preoccuparci, ma il rischio di carenza di questa materia prima anche in Italia” questo l’allarme lanciato da Federalimentare in conseguenza del blocco russo nei porti ucraini.

Il prezzo del grano è aumentato da febbraio a oggi del +52% e solo nell’ultimo mese l”aumento è stato del +16%. A questo problema oggi se ne aggiunge un altro, spiega Vacondio: “Ho sempre detto che l’Italia non avrebbe mai avuto problemi di approvvigionamento di cereali, ma una serie di eventi hanno cambiato questa condizione”. “In parte il problema è logistico, perché il blocco sul mar Nero non permette all’Ucraina di esportare, mentre dall”altra parte la Russia ha ridotto le sue esportazioni. C”è poi un problema di ritenzione, perché quasi tutti i paesi europei esportatori stanno rallentando l’offerta/export”.

“La conseguenza è che non solo nei paesi in via di sviluppo ma anche in paesi come l”Italia, importatore per il 60% di grano tenero, rischiamo di assistere a concrete difficoltà di approvvigionamento di cereali. Se le cose andranno avanti in questo modo, la mancanza di offerta che si sta verificando si ripercuoterà su aziende alimentari e consumatori molto più duramente di quanto non stia già accadendo con l’aumento dei prezzi, tanto più che i cereali sono trasversali a tutti i settori alimentari e quindi questa situazione non sarà relativa solo a qualche prodotto, ma a tutta la filiera (carne, uova, pasta, formaggi, latte, ecc)”.

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