Federalimentare
IT
Modello italiano di cucina come ambasciatore del made in italy

Prof. Luca Piretta
Gastroenterologo e Nutrizionista
Università Campus Biomedico di Roma

Ogni paese si contraddistingue per alcune peculiarità culturali, produttive, territoriali, storiche, paesaggistiche o spirituali che gli permettono di essere riconoscibile e identificabile nel mondo ed essere, per una o più di queste caratteristiche, visitato o conosciuto da altre popolazioni. Tutti queste peculiarità rappresentano un biglietto da visita importante, e possono costituire una importante risorsa economica di ritorno per il paese stesso. L’Italia, forse più di qualunque altro paese, è portatrice di tesori culturali, storici e paesaggistici che sono identificativi della ricchezza di un patrimonio complessivo unico nel mondo. Un aspetto però non è mai stato troppo sottolineato come biglietto da visita del nostro paese ed è quello rappresentato dalla cucina italiana. Capita spesso che all’estero l’Italia venga identificata da un punto di vista gastronomico soltanto con la pasta e la pizza, mentre invece la ricchezza della cucina italiana va ben oltre. L’Italia è un Paese che storicamente racchiude centinaia di culture diverse, da nord a sud, costituite ancora oggi da tradizioni e piatti che si identificano con la storia di ogni singolo comune e che raccontano da soli la storia delle popolazioni che li abitano. Sarebbe troppo lungo e complicato segnalare ogni singolo piatto presente nella tradizione delle città e dei paesini italiani che a volte sono vanto e motivo di serrata rivalità anche solo nel come possono essere chiamati (basta pensare alla denominazione “rivale” tra arancino (Catania) e arancina (Palermo) motivo di diatribe decennali senza soluzione, oppure al senso di percepita offesa per un ligure che sente chiamare “pizza bianca” la focaccia). Mi limito a sottolineare quali sono i punti di forza complessivi della cucina italiana, ispirata alla Dieta Mediterranea da sempre (ricordo che Ancel Keys, padre della Dieta Mediterranea fece i suoi studi sui benefici della Dieta Mediterranea proprio a Pioppi, nel Cilento) e che dovrebbe essere considerata una vera e propria ambasciatrice del made in Italy nel mondo.

  1. La qualità della materia prima. L’Italia è indubbiamente un Paese fortunato da questo punto di vista. Il territorio distribuito tra mari e montagne ed esposto ad un clima mite costituisce il vero segreto delle enormi potenzialità della cucina italiana. L’eccellenza dei gusti, dei profumi e dei sapori della materia prima rende ogni piatto stimolante e piacevole al consumo. Ecco perché, a differenza della cucina francese, anch’essa molto ricca, quella italiana è tendenzialmente povera di salse e condimenti e lascia spazio alla capacità “espressiva” del prodotto naturale per non vanificarne le sue proprietà organolettiche naturali con l’aggiunta di ingredienti superflui.
  2. I principi nutritivi degli alimenti. I piatti della tradizione italiana sono correlati al territorio dal quale traggono gli alimenti che li compongono. Gli alimenti del territorio offrono quei principi nutritivi che poi introduciamo mangiando e che sono la base dello stato di salute. Questo riguarda non solo le verdure e la frutta che apportano antiossidanti, vitamine, sali minerali, e molecole bioattive insostituibili, ma anche i formaggi e carni conservate frutto di conoscenze e metodologie tradizionali che nella giusta misura forniscono completezza alla alimentazione
  3. Il “know-how” dei produttori. Non basta la materia prima di qualità per fare una cucina di qualità. È infatti fondamentale la conoscenza, la tradizione, il rispetto di alcune regole tramandate nella cultura del territorio, la capacità di ottenere ottimi risultati mischiando pochi ingredienti e accettare i tempi che richiedono alcuni alimenti per ottenere il massimo del loro sapore e della loro salubrità (per esempio la stagionatura dei formaggi, o la conservazione del pesce o delle carni). È importante ricordare che l’Italia è il Paese con il maggior numero di prodotti agroalimentari DOP e IGP.
  4. L’inventiva e il rispetto degli alimenti da parte di chef e cuochi. Uno dei segreti del sapore e della salubrità della cucina italiana è quello di riconoscere e accettare ciò che un alimento può dare senza necessariamente “rinforzarlo” con sapori estranei o condimenti aggiuntivi esagerati che, nella preparazione del piatto, andrebbero a modificare eccessivamente le qualità nutrizionali od organolettiche degli alimenti che fanno parte della ricetta del piatto.
  5. I metodi di cottura. I piatti tipici della cucina italiana non prevedono abitualmente (le eccezioni esistono ovviamente) metodi di cottura particolarmente complicati che mettono a repentaglio la qualità nutrizionale degli alimenti. Le alte temperature e le cotture prolungate possono minare i contenuti dei principi nutritivi presenti negli alimenti, ma la cucina italiana non è amante delle fritture e delle grigliate, per quanto siano presenti in molti piatti regionali, mentre tende a far risaltare i sapori e i profumi degli alimenti con metodologie collaudate dalle tradizioni.
  6. Gli abbinamenti. Questo è un aspetto molto importante. I piatti della tradizione culinaria italiana più o meno consapevolmente riuniscono nella stessa ricetta alimenti che potenziano i loro benefici oltre ai loro sapori. Basta pensare alle innumerevoli ricette di pasta che prevedono l’abbinamento di olio di oliva, pomodoro cotto e parmigiano. L’olio extravergine di oliva, ricchissimo di polifenoli, vitamine A ed E, antiossidanti, acidi grassi monoinsaturi rappresenta un veicolo ideale per sostanze come i carotenoidi, il licopene ed alcune vitamine liposolubili presenti nel sugo di pomodoro e nel parmigiano, favorendone l’assorbimento e l’utilizzo.
  7. Frugalità. Questa caratteristica della cucina italiana, identificativa della tradizione, si è andata perdendo negli anni lasciando spazio all’abbondanza e agli eccessi, soprattutto dagli anni 60 in poi. Sarebbe importante recuperare il valore della frugalità ed associarla ad una maggiore attività fisica per rendere la cucina italiana un veicolo fondamentale di salute.
  8. Convivialità. La condivisione del cibo è sempre stato un aspetto che ha contraddistinto la tradizione della cucina italiana. La cultura gastronomica italiana si è sempre avvalsa della tavola come punto di incontro e momento di condivisione non solo all’interno di una famiglia, ma anche come spunto di aggregazione sociale tra colleghi di lavoro, o come pausa di riposo e recupero da una qualunque attività, oppure come occasione di gratificazione collettiva o di ritualità (feste e ricorrenze). Oggi più che mai questo valore che ritroviamo nei piatti della cucina italiana andrebbe messo in risalto. Non solo rappresenta un viatico di educazione a condividere quanto di più prezioso ed essenziale esista per la vita dell’uomo (il cibo) ma il mangiare insieme a tavola insegna, soprattutto ai più piccoli, a sperimentare nuovi sapori assaggiando un piatto che forse non ci si sarebbe mai preparati da soli, a scoprire nuovi alimenti poco conosciuti e apprezzati e soprattutto la convivialità aiuta a ridurre gli sprechi. Questo aspetto è diventato un criterio fondamentale per la sopravvivenza e il rispetto, in quanto la crescita della popolazione mondiale in modo esponenziale ha messo sul tavolo della sostenibilità la problematica della “security” alimentare ovvero la difficoltà sempre maggiore a garantire cibo per tutti. Sappiamo che con gli alimenti che si sprecano nei paesi occidentali si risolverebbero tutte le carenze alimentari dei paesi in via di sviluppo e più poveri. Essere a tavola con amici o famigliari aiuta a condividere gli alimenti riducendo gli avanzi e gli sprechi. La convivialità inoltre è gioia, è motivo di piacere di stare con le persone, e questo attribuisce al cibo un valore sociale di unione, relazione interpersonale e conoscenza reciproca molto importante nella crescita affettiva e nella maturazione sociale e civica degli individui di una comunità.

Ecco che all’improvviso la cucina italiana non rappresenta solo un insieme di ricette buone e appetitose, ma costituisce in realtà un modello di vita, fatto di cibi ovviamente, ma anche di cultura applicata alla tavola, non solo nella scelta degli alimenti ma anche nella profonda conoscenza di come coltivare, raccogliere, produrre e conservare le materie prime generate da un territorio molto generoso come quello italiano. Successivamente, questi prodotti alimentari vengono elaborati da cuochi (uomini e donne di casa inizialmente e oggi anche da chef stellati) per offrire piatti unici non solo nei loro sapori ma come abbiamo visto anche nella loro capacità di offrire salute. Non per niente la longevità in Italia è tra le più alte al mondo. Dobbiamo approfittare di questo tesoro che abbiamo a disposizione, promuovere le conoscenze e la cultura del rispetto del territorio e in particolare della stagionalità dei prodotti per non cercare nutrienti da un prodotto che se fuori stagione o proveniente da molto lontano probabilmente non ne contiene o forse sono molto poco presenti. Solo così la cucina italiana può diventare una vera ambasciatrice di cultura, sapori, saperi e stili di vita italiani nel mondo.

Servizio su evento “Strumenti moderni per una filiera agroalimentare sostenibile”.

Evento organizzato a CIBUS dal Gruppo Giovani Imprenditori di Federalimentare insieme ai Giovani di Confagricoltura-ANGA.

Servizio di Federalimentare a cura di Agrisapori.

All’evento il saper fare italiano sinonimo di "bello, buono e ben fatto"

In occasione della prima Giornata Nazionale del Made in Italy (#GiornataMadeInItaly2024) promossa dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy, il Cl.uster A.grifood N.azionale CL.A.N ha presentato presso la sala Pininfarina della Confindustria l’evento scientifico-culturale “Italian Food Design: cibo, persone, scienza e creatività per il Made in Italy” che per la prima volta ha unito due vere eccellenze di italianità: il cibo e il design.

L’evento, che ha visto la partecipazione di ricercatori, designer, tecnologi alimentari, rappresentanti delle istituzioni e aziende italiane, è stata l’occasione per aprire un dialogo fra alcuni settori strategici del nostro Made in Italy uniti da un unico denominatore: la qualità del saper fare italiano riconosciuto nel mondo, sinonimo di ‘bello, buono e ben fatto’.

Ai lavori hanno preso parte: Paolo Mascarino, Presidente del Cl.uster A.grifood N.azionale CL.A.N e Presidente di Federalimentare, Federico Eichberg, Capo di Gabinetto del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Emanuele Marconi, Presidente CTS Cl.uster A.grifood N.azionale CL.A.N e Direttore del Centro di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (CREA), Laura Mongiello, Presidente del Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Tecnologi Alimentari (OTAN), Stefania Ruggeri, Prima ricercatrice CREA Alimenti e Nutrizione, Francesco Subioli, Food designer studio Kromosoma e docente IED Roma, Marco Brambilla, Corporate Communication & Pr Manager Ferrero Italia S.r.l., Cristina Gallina, Director of Global Discovery Center Barilla G.R. F.lli, Laura De Gara, Prorettore Vicario Università Campus Bio-Medico di Roma, Daniele Rossi, Vicepresidente del Cl.uster A.grifood N.azionale CL.A.N., Arduino Fratarcangeli, Presidente Associazione RES Ciociaria, Giorgia Pontetti, Ferrari Farm Società Agricola S.r.l., Nicoletta Amodio, Responsabile Ricerca e Innovazione Confindustria e Direttrice Fondazione “Giuseppina Mai”, Carlo Hausmann, Direttore Generale Agro Camera, Aurelio Latella, Founding Partner Ettore Fieramosca Private Equities & Venture e Andrea Pontarelli, Dirigente scolastico ITAGG – Istituto Agrario “Giuseppe Garibaldi e ITS Academy Agroalimentare Roma.

Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha inviato un video messaggio, affermando: “Noi siamo percepiti come leader di prodotti di qualità, per cui la Giornata Nazionale del Made in Italy che nasce in onore di Leonardo Da Vinci deve essere da ispirazione per le nuove generazioni affinché partecipino anche esse a questo straordinario processo che ha fatto dell’Italia il luogo più bello dove creare e produrre qualcosa che stupisca il mondo”.

Per Paolo Mascarino, Presidente del Cl.uster A.grifood N.azionale CL.A.N e di Federalimentare, “con il ruolo che svolgiamo in materia di ricerca e innovazione per il settore agroalimentare, l”evento di oggi è stata un”occasione molto importante per mettere in relazione fra loro due realtà molto rappresentative del nostro Made in Italy, come il cibo e il design. Grazie al confronto fra il mondo dei ricercatori, dei designer, dei tecnologi alimentari e delle aziende italiane, è emerso come sia possibile costruire sinergie per progredire nell”innovazione e nella ricerca da applicare al sistema agroalimentare. Una collaborazione proficua grazie alla quale renderemo il nostro Made in Italy alimentare sempre di più identificativo e alfiere della nostra italianità”.

Secondo Emanuele Marconi, Presidente CTS Cl.uster A.grifood N.azionale CL.A.N e Direttore del Centro di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (CREA): “oggi si sostanzia un nuovo modo di fare ricerca nel settore dell’agroalimentare italiano con una più stretta collaborazione tra tecnologi, nutrizionisti e designer del cibo, antropologi e altre figure professionali, che arricchiranno con le loro competenze il valore dei nostri alimenti. Un connubio più stretto tra discipline diverse per rafforzare e rendere ancora più unico e identitario il nostro Made in Italy”.

Per il Presidente del Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Tecnologi Alimentari (OTAN), Laura Mongiello: “in un”era caratterizzata da sfide globali senza precedenti, quali il cambiamento climatico, l’esplosione demografica, la lotta alla fame e la sostenibilità ambientale, l”innovazione nel settore agroalimentare emerge come un cruciale catalizzatore di soluzioni. In questo quadro, la ricerca rivolta ai cosiddetti ‘novel food’ e alle nuove tecnologie di produzione e trasformazione del cibo offre prospettive di grande interesse, da considerare senza pregiudizi ideologici, valutandone tanto i potenziali benefici quanto i possibili rischi, nella consapevolezza che è comunque urgente aprirsi a nuovi modelli alimentari. Come Tecnologi alimentari non possiamo che apprezzare ogni tentativo che vada nel senso di affrontare in modo efficace le problematiche che affliggono il pianeta, nella consapevolezza che solo un approccio sistemico, attuato a livello globale, possa portare a una loro soluzione”.

“Italian Food Design”: Università, Enti di ricerca, Imprese insieme per celebrare l’eccellenza del saper fare italiano in occasione della prima Giornata del Made in Italy

Martedì 23 aprile nell’evento organizzato dal Cl.uster A.grifood N.azionale CL.A.N. saranno protagoniste le eccellenze sinonimo in tutto il mondo della qualità, del gusto e dello stile italiano

Il Cl.uster A.grifood N.azionale CL.A.N., in occasione della prima Giornata Nazionale del Made in Italy (#GiornataMadeInItaly2024), presenta “Italian Food Design: cibo, persone, scienza e creatività per il Made in Italy”.

Al centro dell’evento scientifico-culturale, che si terrà martedì 23 aprile nella sala Pininfarina di Confindustria, a partire dalle ore 9.30, le eccellenze che rappresentano in tutto il mondo la qualità, la bellezza, lo stile italiano, unico e inconfondibile.

Italian Food Design vedrà il mondo della ricerca sulla scienza degli alimenti dialogare con il design italiano insieme alle aziende agroalimentari del nostro Paese. Un’occasione unica che coinvolgerà Imprese, Università, Associazioni di settore, ITS Academy del sistema agroalimentare e del Made in Italy.

“L’iniziativa – commenta il presidente del Clu.ster A.grifood N.azionale CL.A.N e Presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino – è una prima assoluta per valorizzare “il bello, il buono e il ben fatto” del saper fare italiano, frutto della creatività e delle radici culturali delle nostre imprese alimentari, e vedrà protagoniste le imprese italiane insieme ai progressi scientifici nel settore agroalimentare e nel design”.

Ai lavori parteciperanno Federico Eichberg, Capo di Gabinetto del Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Emanuele Marconi, Presidente CTS Cl.uster A.grifood N.azionale CL.A.N, Laura Mongiello, Presidente del Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Tecnologi Alimentari (OTAN), Stefania Ruggeri, Prima ricercatrice CREA Alimenti e Nutrizione, Francesco Subioli, Food designer studio Kromosoma e docente IED Roma, Marco Brambilla, Corporate Communication & Pr Manager Ferrero Italia S.r.l., Cristina Gallina, Director of Global Discovery Center Barilla G.R. F.lli, Laura De Gara, Prorettore Vicario Università Campus Bio-Medico di Roma, Daniele Rossi, Vicepresidente del Cl.uster A.grifood N.azionale CL.A.N., Arduino Fratarcangeli, Presidente Associazione RES Ciociaria, Giorgia Pontetti, Ferrari Farm Società Agricola S.r.l., Nicoletta Amodio, Responsabile Ricerca e Innovazione Confindustria e Direttrice Fondazione “Giuseppina Mai”, Carlo Hausmann, Direttore Generale Agro Camera, Aurelio Latella, Founding Partner Ettore Fieramosca Private Equities & Venture, Andrea Pontarelli, Dirigente scolastico ITAGG – Istituto Agrario “Giuseppe Garibaldi e ITS Academy Agroalimentare Roma.

Sarà possibile seguire l”evento anche su Youtube:
https://www.youtube.com/channel/UChdPq6Y5-8lfTy2Vjc2cpOw

Comunicato Stampa

“Come Federalimentare sposiamo totalmente quanto sostenuto dal Ministro della Salute, Orazio Schillaci, d’intesa con il Ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara di introdurre nelle scuole lo studio dell’educazione alimentare basato sui principi della dieta mediterranea”.

Lo dichiara in una nota il Presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino.

“Questa proposta – prosegue – va nella direzione da sempre auspicata dall’industria alimentare, che da sempre sostiene che l’educazione ad una sana alimentazione e ai corretti stili di vita passi da un insegnamento corretto e costruttivo: non tanto allarmando i consumatori con la distinzione fra ‘cibi sani’ o ‘cibi non sani’, concetto privo di validità scientifica, quanto sulla promozione positiva alle ‘diete sane’, con un giusto equilibrio nella somministrazione di tutti gli alimenti, nelle giuste porzioni”.

“In questo contesto, Federalimentare ha aderito con grande interesse alla Giornata del Made in Italy, promossa dal Ministro Adolfo Urso e sostenuta dal Ministro Francesco Lollobrigida, che ringraziamo, e in questa occasione abbiamo ribadito come il ‘saper fare’ dei nostri imprenditori è un vantaggio competitivo da promuovere e tutelare.

Trasformare materie prime in prodotti dal gusto straordinario, unici e inimitabili non è una competenza che si può acquistare sul mercato ma che deve nascere e svilupparsi nelle scuole e crescere nelle imprese. Il know-how che caratterizza l’industria – aggiunge Mascarino – è frutto di molteplici personalità leonardesche, capaci di conciliare una profonda competenza tecnica con uno straordinario spirito artistico. Parliamo di un ingegno tipicamente italiano, che occorre saper trasferire alle nuove generazioni evitando di disperderlo. In questo senso l’avvio del liceo del Made in Italy può essere il luogo didattico-formativo per eccellenza dove creare gli imprenditori alimentari del domani, che sapranno conservare, preservare e promuovere nel tempo e, di generazione in generazione, il nostro ‘saper fare’ che ci rende unici nel mondo”, conclude Mascarino.

Comunicato Stampa

“Come Federalimentare ringraziamo il ministro Adolfo Urso per aver dato vita alla prima Giornata Nazionale dedicata al Made in Italy, con un calendario di eventi che rende omaggio anche alle imprese, ai distretti e alle filiere del settore alimentare italiano, che con il loro lavoro e impegno contribuiscono a valorizzare la nostra cultura gastronomica, il nostro stile di vita e i nostri prodotti alimentari nel mondo”. Lo dichiara il Presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino, in occasione dell’avvio della Giornata Nazionale del Made in Italy.

“L’industria alimentare è un comparto sano e in costante crescita – prosegue Mascarino – e siamo il primo settore per export che si rivolge direttamente ai consumatori internazionali con i propri marchi e prodotti unici e inimitabili, rappresentando quindi un vero alfiere del Made in Italy nel mondo. Nel 2023, le nostre esportazioni hanno registrato il valore record di 52 miliardi di euro, con una crescita del +7% rispetto all’anno scorso. Un dato che certifica come l’industria alimentare sia uno dei settori più performanti del Made in Italy, sia in termini economici che di contributo all’immagine del nostro Paese nel mondo”.

“Per celebrare la creatività e le radici culturali italiane delle nostre imprese alimentari – conclude Mascarino – nell’ambito delle iniziative della Giornata del Made in Italy abbiamo deciso di promuovere, insieme al Cluster CL.A.N Agrifood Nazionale e al Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Tecnologi Alimentari (OTAN) un evento scientifico-culturale che si terrà a Roma il 23 aprile dal titolo “Italian Food Design: Cibo, Persone, Scienza e Creatività”. Un evento che, per la prima volta, unirà due importanti eccellenze del nostro Made in Italy: il cibo e il design”.

Secondo il Censis per gli italiani sono importanti i valori etici e sociali che li orientano nella scelta dei prodotti. Il 66,7% è pronto a rinunciare a prodotti che potrebbero essere dannosi per la salute

Roma, 13 marzo 2024 – In un’epoca caratterizzata da sfide globali senza precedenti, quali il cambiamento climatico, la crescita demografica e la necessità di una produzione alimentare sostenibile, il ruolo della ricerca e delle tecnologie alimentari risulta fondamentale per delineare il futuro della società e il benessere delle popolazioni. Il convegno odierno, “Ricerca e tecnologie per il futuro dell’industria agroalimentare”svolto al Senato e promosso dal Consiglio dell’Ordine Nazionale dei Tecnologi Alimentari (OTAN) e da Federalimentare, ha voluto proprio sottolineare l’importanza delle tecnologie agroalimentari per il benessere collettivo e il ruolo che l’innovazione tecnologica, applicata all’industria alimentare, può garantire per favorire un accesso al cibo sicuro e di elevata qualità.

Secondo il Censis per gli italiani sono importanti i valori etici e sociali che li orientano nella scelta dei prodotti. Il 66,7% è pronto a rinunciare a prodotti che potrebbero essere dannosi per la salute, il 52,6% a quelli non in linea con criteri di sicurezza alimentare, il 43,3% a quelli la cui produzione e distribuzione non rispetta l’ambiente e il 35,6% a quelli per la cui produzione non sono tutelati i diritti dei lavoratori e dei fornitori. Accanto a questi numeri, emerge inoltre come l’industria alimentare abbia una elevata reputazione sociale verso la quale l’86,4% degli italiani dichiara di avere fiducia ed è una fiducia trasversale, che coinvolge il 93,8% degli anziani, l’84,2% degli adulti e l’81,6% dei più giovani. Tutto ciò certifica come, grazie alla ricerca, alla scienza e alla tecnologia gli alimenti e l’industria di trasformazione abbiano prodotto una rivoluzione positiva nelle abitudini e nelle scelte degli italiani che ricercano cibi sicuri e di qualità.

Food Science: le tecnologie alimentari motore dell’evoluzione sociale

Nel corso dei secoli la capacità primaria dell’essere umano è sempre stata quella di procacciarsi cibo e di utilizzare tecniche sempre più avanzate per garantirne la conservazione. L’evoluzione storica e culturale di questa necessità, facilitata dalle scoperte delle scienze microbiologiche, chimiche, fisiche, ingegneristiche e meccaniche, ha portato alla nascita del Food Science ovvero la Scienza e Tecnologia degli Alimenti. Gli obiettivi principali di questa scienza applicata alla lavorazione tecnologica degli alimenti, sono stati quelli di rendere ottimali i processi produttivi; di garantire la salubrità degli alimenti; di garantire il massimo apporto nutrizionale; di migliorare la qualità sensoriale degli alimenti e di allungare la vita commerciale dei prodotti destinati ai consumatori. Questo progresso ha permesso, e permette, di fornire prodotti sicuri e nutrienti alla popolazione, adeguandosi nel tempo alle sempre nuove necessità dettate dall’evoluzione della società e dalle problematiche che si trova ad affrontare.

Ricerca tecnologica e innovazione per affrontare le sfide globali

La ricerca nel settore delle tecnologie alimentari è in costante sviluppo. Uno sviluppo teso a soddisfare sia i bisogni relativi alla “food security” (accessibilità del cibo alla popolazione), sia ad assicurare il “food safety” (qualità e sicurezza). Questo sviluppo sta indirizzando gli studi scientifici verso nuovi campi di ricerca complementari come l’intelligenza artificiale, come lo sviluppo di tecnologie alimentari volte al riutilizzo di materie prime, fino alle ricerche sul packaging. Ricerca e innovazione, dunque, risultano decisive per affrontare le sfide globali legate alla produzione, alla distribuzione e al consumo di alimenti proprio per creare un futuro più sostenibile, sicuro ed equo del sistema alimentare globale coinvolgendo tutta la filiera agroalimentare.

Verso un’agricoltura intelligente e avanzata

La rintracciabilità della filiera alimentare può essere fortemente supportata dalla tecnologia della blockchain già a partire dalle attività in campo. Per questo si parla sempre più spesso di agricoltura di precisione o digitale proprio perché le soluzioni innovative nel settore agricolo stanno trasformando il modo in cui vengono coltivati i prodotti agricoli e le modalità di gestione degli allevamenti. Avere a disposizione dati precisi e in tempo reale, permette di agire in modo tempestivo sui sistemi agricoli riducendo gli sprechi e prevenendo il diffondersi di fitopatie a carico dei campi coltivati. In questo sistema complesso, dunque, la sinergia tra i professionisti della produzione primaria e i professionisti della trasformazione costituisce un connubio imprescindibile per lo sviluppo del sistema agroalimentare e per la tutela degli stakeholder più importanti, ovvero l’ambiente ed i consumatori.

Per il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso: “Grazie alla ricerca e alla tecnologia, negli ultimi anni la sicurezza alimentare è cresciuta e i costi di produzione sono diminuiti, portando sia a significative riduzioni dei prezzi che a una larga diffusione di un”alimentazione completa, varia ed equilibrata. Il cibo che oggi è sulle nostre tavole è il frutto di una continua innovazione che partendo dalle migliori tradizioni le arricchisce, affinché arrivino a soddisfare sempre più le nostre esigenze. In questo frangente il Governo è consapevole che è richiesto uno sforzo in termini di investimenti per avviare nuovi modelli produttivi in grado di coniugare l’efficienza e la sostenibilità, assicurando il rispetto dell’ambiente senza rinunciare al profitto. In questo percorso il Piano 5.0, con i suoi 13 miliardi a disposizione delle imprese, contribuisce a sostenere la rivoluzione verde e digitale. Inoltre, insieme al MASAF abbiamo dedicato un tavolo al settore agroalimentare che, oltre a essere uno degli ambasciatori del Made in Italy, rappresenta una leva indispensabile all’autonomia strategica nazionale”.

Gian Marco Centinaio, Vicepresidente del Senato della Repubblica, ha dichiarato: “Attraverso la ricerca scientifica e tecnologica siamo sempre stati considerati i primi, quindi dobbiamo dettare la linea agli altri senza essere comunque troppo autoreferenziali. La filiera, dal mondo agricolo fino alla distribuzione, deve essere consapevole che insieme si deve andare nella giusta direzione. In Europa serve inoltre maggiore collaborazione tra politica e privato, ed è prioritario ascoltare chi è sul campo per portare le istanze all’attenzione delle istituzioni europee, senza voli pindarici e senza regole che creerebbero disagio sociale”.

Mirco Carloni, Presidente Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, ha affermato: “L’Agricoltura riuscirà a essere più competitiva e a dare più redditività agli agricoltori nella misura in cui ci sarà un maggiore trasferimento di competenze che riguardano anche la tecnologia e l”innovazione. Ogni sapienza, che può essere innovativa o tradizionale e che, in qualche modo, favorisce il miglioramento produttivo di un’azienda agricola, è da ritenersi importante. A tal proposito, la legge che ho presentato come primo firmatario sull”imprenditoria giovanile, approvata definitivamente, vede nella ricerca e nella formazione un elemento fondamentale della nuova competitività delle aziende agricole”.

Per Francesco Battistoni, Vicepresidente della Commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati: “Il convegno odierno ha acceso un faro di conoscenza sul ruolo che i tecnologi alimentari svolgono lungo tutta la filiera alimentare per garantirci cibo sicuro e sostenibile. I progressi tecnologici, come l’agricoltura di precisione, le TEA e l’intelligenza artificiale, sono alcuni esempi virtuosi che ci dicono come la ricerca e la scienza, applicate in campo alimentare, possano contribuire a rendere l’industria alimentare sempre più un luogo sicuro per i cittadini che ne riconoscono affidabilità, qualità e fiducia”.

Sergio Marchi, Capo Segreteria Tecnica del Ministro dell’Agricoltura della Sovranità Alimentare e delle Foreste, delegato dal Ministro Francesco Lollobrigida, ha dichiarato: “I tecnologi alimentari rappresentano una figura chiave per il sistema agroalimentare. Come Ministero siamo convinti che la salvaguardia del settore sia per questo motivo fondamentale per il Paese. L’agroalimentare, infatti, traina lo sviluppo dell’innovazione e dell’economia. Pensiamo quindi che il dialogo tra sicurezza alimentare e sostenibilità sia importante oggi. In questo senso, potenziare la ricerca e lo sviluppo delle aree rurali, è una priorità del MASAF. Molti fondi del Pnrr saranno dunque finalizzati a ottenere cibo buono e per tutti, un modello che caratterizza il sistema italiano”.

Per Laura Mongiello, Presidente del Consiglio dell”Ordine Nazionale dei Tecnologi Alimentari: “Questa iniziativa, la prima di una lunga serie che organizzeremo insieme a Federalimentare, ha come intento quello di costruire un percorso volto a contribuire alla gestione della complessità della filiera agroalimentare, nella consapevolezza che non esiste progresso senza scienza, e la scienza degli alimenti, svolge da sempre un ruolo cruciale sull’evolversi della società. Le sfide che ci attendono sono tante e importanti a cominciare dal dover garantire a tutti l’accesso al cibo sicuro da un punto di vista igienico-sanitario, nutriente e di elevata qualità, nel rispetto dell’ambiente e dei principi etici. In questo senso, la ricerca e le tecnologie agroalimentari diventano uno dei pilastri sui quali costruire risposte efficaci, e su questo percorso si muove l’Ordine dei tecnologi alimentari che vigila sul rispetto di un rigido codice deontologico, e quindi dei principi etici, dei suoi iscritti”.

Secondo Paolo Mascarino, Presidente di Federalimentare: “I tecnologi alimentari svolgono un ruolo poco conosciuto ma fondamentale, e questo convegno ha voluto porre l’attenzione proprio sulla loro importanza all’interno dei processi di produzione degli alimenti. La tecnologia applicata al settore alimentare ha consentito a tutti di poter accedere a cibi sicuri e certificati, ottenuti attraverso processi di trasformazione delle materie prime rispettosi delle loro qualità nutrizionali e organolettiche. Le tecnologie alimentari e la ricerca scientifica stanno favorendo la transizione verso una filiera agroalimentare di alta qualità che soddisfi i nuovi e sempre più articolati bisogni dei consumatori”.

Per Giorgio De Rita, Segretario Generale Censis: “Il dato più interessante che emerge oggi è che cresce la fiducia degli italiani nell’industria alimentare nonostante i tanti momenti di crisi. La fiducia riguarda il progresso e l”avanzamento tecnologico dell’industria che si poggia su due basi: la capacità di seguire i cambiamenti degli stili di consumo e una tecnologia in evoluzione rispetto a una domanda sempre più articolata e sofisticata che richiede attenzione, sicurezza e informazione. Gli italiani ritengono che l’industria alimentare sia fonte del welfare privato, una sorta di ammortizzatore privato. C’è una consapevolezza diffusa di come l’industria alimentare, di fatto, sia una delle principali fonti del benessere individuale. L’industria alimentare deve avere la capacità di stare al passo con queste dinamiche oltre a garantire agli italiani sicurezza, informazione e una varietà di scelta alimentare”.

Marco Dalla Rosa, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Alimentari, Università di Bologna ha dichiarato: “Stiamo lavorando in campo accademico perché la sostenibilità diventi sempre più centrale nel settore industriale e agroalimentare. Il lavoro dei tecnologi alimentari è quello di garantire prodotti sempre più sicuri che diano una maggiore componente salutare, un migliore apporto nutrizionale e sostenibile con il fine di raggiungere nuovi mercati e nuovi consumatori. Occorre quindi valorizzare i prodotti dell”industria alimentare che ha l”obiettivo di ridurre gli scarti e le inefficienze della filiera per conferire maggiore credibilità e solidità al settore. Grazie ai prodotti più sicuri e controllati anche la speranza di vita della popolazione si è allungata”.

Secondo Stefano Zardetto, Presidente Ordine Tecnologi Alimentari Veneto e Trentino Alto Adige (OTAV): “Ogni giorno noi tecnologi alimentari dobbiamo garantire un’alimentazione sicura e sostenibile a tutti. Stiamo cambiando le nostre abitudini di vita, stiamo consumando oltre quella che è la capacità generativa del pianeta e questo perché sta aumentando il numero della popolazione. In tal senso, abbiamo necessità di trovare altre fonti ed è fondamentale avere una visione sostenibile del settore. Ci sono ancora molti disequilibri nel mondo e il cammino che abbiamo da fare è lungo. La ricerca e l”innovazione tecnologica sono necessarie per trovare nuove soluzioni per migliorare la sostenibilità, ridurre lo spreco e garantire la sicurezza dei prodotti”.

Per Flavio Pezzoli, Presidente Ordine Agronomi e Forestali della Provincia di Roma (ODAF): “L”agricoltura è per sua origine innovazione e l”agricoltore è per sua natura innovatore. Le nuove tecnologie devono essere in grado di fronteggiare il cambiamento climatico, l”uso consapevole della chimica, il risparmio dell”acqua e l”impoverimento del suolo in sostanza organica. In tal senso, dobbiamo preservare la terra e il suo benessere attraverso l”uso consapevole delle nuove tecnologie che creano un link tra noi professionisti del mondo della produzione e i professionisti della processazione”.

Comunicato Stampa

“C’è grande soddisfazione da parte di Federalimentare per l’impegno garantito dal Governo alle imprese nel corso della Cabina di Regia sull’Internazionalizzazione promossa dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy”. Lo ha dichiarato il Presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino al termine dell’incontro di oggi.

“Il settore agroalimentare – ha spiegato Mascarino – è stato inserito tra i settori prioritari sui quali investire nell’ambito del sostegno all’export italiano. Ringraziamo quindi i ministri Adolfo Urso e Antonio Tajani per averci trasmesso, ancora una volta, un messaggio di grande impegno e attenzione, riconoscendo il ruolo centrale dell’industria di trasformazione in Italia, certificato da un export che vale il 40% del PIL”.

“Come Federazione – ha proseguito il Presidente – condividiamo le linee guida strategiche e operative riassunte nel documento della Cabina di Regia che ha recepito anche i nostri suggerimenti, e confidiamo che l’Italia potrà sostenere anche in Europa la centralità dell’industria alimentare in tutte le sedi istituzionali. Federalimentare sta collaborando con le istituzioni per rendere sempre più competitive le imprese del settore, così da far arrivare le nostre eccellenze alimentari sui mercati internazionali con i giusti prezzi. Anche grazie al concreto sostegno del Governo – ha concluso Mascarino – l’export dell’industria alimentare continuerà a contribuire all’agenda di sviluppo del nostro Paese”.

Latte e yogurt, un decalogo ne spiega i benefici

Una sana alimentazione passa inevitabilmente anche dal consumo quotidiano di latte e yogurt. A tracciarne le linee guida il “Decalogo per il corretto consumo di latte & yogurt nell’alimentazione quotidiana”: elaborato dal Tavolo Tecnico sulla Sicurezza Nutrizionale (TaSiN), al quale siede Federalimentare, che si occupa di sorveglianza nutrizionale ed esprime una visione autorevole e concordata su argomenti considerati sensibili e importanti per la popolazione. 

Il documento sottolinea l’importanza di consumare ogni giorno latte e yogurt; alimenti preziosi e unici per la ricchezza e la qualità dei loro nutrienti. 

È importante sottolineare come, a livello internazionale e nazionale, le linee guida per una corretta alimentazione siano concordi nello stabilire l’importanza di consumare quotidianamente latte e yogurt, e gli studi effettuati, nel rapporto quantità-benefici, hanno stabilito che latte, yogurt e i loro derivati possono essere dei validi alleati per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, ictus, ipertensione, obesità e osteoporosi.

Il Decalogo analizza i benefici di latte e yogurt partendo dall’assunzione quotidiana di questi alimenti per poi delinearne le proprietà nutritive, i benefici, le capacità energetiche fino ad evidenziarne le qualità salutari per l’organismo e l’idoneità di consumo ad ogni età. (vedi decalogo)

Secondo i dati raccolti dagli esperti, nell’ultima decade, la percentuale di coloro che consumano quotidianamente latte è passata dal 62,2% al 48,1%, determinando soprattutto un aumento del consumo non giornaliero e più occasionale di questo prezioso alimento, coinvolgendo maggiormente la fascia di età 6-24 anni.

Dati che hanno indotto gli esperti TaSIN a ribadire il corretto posizionamento di latte e yogurt nell’ambito di una dieta sana ed equilibrata: latte, yogurt e derivati sono prodotti essenziali per l’organismo e se consumati nelle quantità consigliate (375 ml pari a 3 bicchieri al giorno) contribuiscono ad accrescere il benessere psico-fisico.  

Per conoscere da vicino il latte e suoi derivati, saperne di più su lavorazione, caratteristiche e qualità, il modo migliore per farlo, è affidarsi a chi ogni giorno realizza questi prodotti (Lattendibile.it e Assolatte.it).

Autore: Comitato di Redazione

Sicurezza alimentare, una priorità per l’industria alimentare italiana e per i consumatori

La sicurezza alimentare da sempre è al vertice delle priorità dei consumatori che, soprattutto nell’era del post Covid, si dimostrano più attenti a ciò che consumano, alla qualità dei prodotti e agli impatti del processo produttivo. Accanto a questo requisito preliminare e irrinunciabile, viene riconosciuta crescente importanza alla sostenibilità e alla capacità delle scelte alimentari di contribuire al benessere nell’ambito di una dieta equilibrata e di stili di vita corretti: si tratta di aspetti al centro delle politiche nazionali e comunitarie dedicate al settore agroalimentare rilanciate dalla strategia Farm to Fork dell’UE, che andrà declinata e implementata con un approccio equilibrato e realistico, nel rispetto dei tre pilastri della sostenibilità: ambientale, economico e sociale.  

Fra i 27 Stati membri dell’Ue, l’Italia è la Nazione che maggiormente ha investito e investe nella “sicurezza alimentare”, tanto che le industrie del food & beverage applicano standard elevatissimi in materia, dedicando capitoli di spesa specifici proprio per garantire la sicurezza dei prodotti. Risorse economiche e know-how ma anche ricerca e innovazione, controlli, tracciabilità degli alimenti e dei loro ingredienti e dei materiali a contatto, informazione al consumatore e comunicazione sono i driver per promuovere e garantire la sicurezza dei prodotti alimentari in risposta alle esigenze dei consumatori.  

Secondo i dati più recenti, più di 3 miliardi di euro, pari a oltre il 2% del fatturato dell’industria alimentare è stato dedicato nel 2021 alla sicurezza dei prodotti, mentre ammontano a 10 miliardi di euro (8% del fatturato) gli investimenti in attività di ricerca e sviluppo, in buona parte destinati a sicurezza, qualità e continuo miglioramento delle caratteristiche nutrizionali dei prodotti. Accanto all’aspetto finanziario, c’è il capitale umano: oltre 85.000 persone che l’industria alimentare impegna ogni giorno in attività di analisi e controllo sicurezza e qualità; le stime sui dati delle imprese del Sistema Associativo Federalimentare, quantificano in circa 2,8 milioni al giorno le analisi realizzate in autocontrollo, per 1 miliardo di analisi all’anno, cui si aggiungono 700.000 controlli ufficiali da parte delle Autorità competenti.

In materia di controlli pubblici finalizzati a garantire la sicurezza alimentare, poi, l’Italia può contare su un sistema all’avanguardia e strutturato, che vede lavorare in sinergia le Autorità centrali, a partire dal Ministero della Salute insieme agli altri Organismi e Amministrazioni funzionalmente competenti – con il sistema delle Regioni e delle Autorità sanitarie dislocate sul territorio e con gli operatori del settore alimentare, per garantire una filiera produttiva sicura, e conforme al rigido quadro delle norme UE e nazionali. 

Il consumatore, in qualità di destinatario finale del prodotto, diventa parte integrante della filiera, con un ruolo centrale per l’efficace funzionamento del sistema di sicurezza alimentare. Tale funzione si esplica nelle fasi di acquisto, conservazione, manipolazione, preparazione e consumo di un prodotto alimentare. È infatti nella responsabilità individuale del consumatore verificare le informazioni in etichetta, come ad esempio la data di scadenza e la presenza di allergeni, conservare correttamente gli alimenti, nonché segnalare eventuali anomalie alle aziende produttrici oppure alle autorità competenti. E sono proprio i consumatori i giudici più attenti del prodotto finale, e i beneficiari ultimi dei grandi investimenti realizzati dall’Industria degli alimenti e delle bevande in sicurezza, qualità e sostenibilità per fornire loro prodotti eccellenti e guadagnarsi la loro fiducia.

Autore: Comitato di Redazione

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