Comunicato di mercoledì 15 giugno 2016
 

SCORDAMAGLIA su CETA: l'accordo con il Canada è un apripista strategico per il TTIP, l'UE vada avanti sul trattato senza essere ostaggio dei singoli Paesi

 

Roma, 15 giugno 2016

Il presidente Federalimentare Luigi Scordamaglia dà il suo appoggio alla linea del Ministro Calenda sul CETA, l’accordo fra UE-Canada “L’Ue vada avanti sull’approvazione del trattato senza essere ostaggio della ratifica unanime di 28 Parlamenti europei. D’altronde l’accordo è stato concluso su indicazioni precise che questi stessi Paesi hanno dato alla Commissione in fase di negoziato” .

“Non si può chiedere un maggior livello di integrazione comunitaria e poi negare alle istituzioni UE anche un semplice potere di ratifica di un accordo che ha portato a casa risultati importanti. Basta perciò – ribadisce Scordamaglia - con gli europeisti a corrente alternata. Occorre dare maggiore dignità e potere, specie in un momento critico come questo, alle istituzioni comunitarie”.

“Le procedure per la firma e l’entrata in vigore dell’accordo CETA devono concludersi nel più breve tempo possibile” questo l’auspicio del Presidente che sottolinea anche il valore strategico del trattato come “apripista per il TTIP” . “L’accordo CETA è il primo con un paese di diritto anglosassone, basato cioè sul sistema del marchio d’impresa e non sulle denominazioni di origine – continua Scordamaglia – e ciò nonostante prevede una migliore tutela dei prodotti italiani DOP” Saranno, infatti, 41 le indicazioni geografiche italiane protette in una lista annessa all''accordo. Altro fondamentale risultato è stato quello di aver vietato per alcuni prodotti alimentari false evocazioni di italianità ingannevoli per il consumatore canadese.“Principi questi fondamentali – ricorda il presidente di Federalimentare – che dovranno essere posti come condizione anche alla chiusura dell’accordo con gli Usa”

“Il principale strumento per dinamizzare la crescita di un mondo globalizzato è il commercio internazionale – prosegue Scordamaglia - La scarsa spinta espansiva di molte economie, a cominciare da quella italiana, sta proprio in un tasso di crescita del commercio globale insoddisfacente”. E conclude “La globalizzazione se è gestita attraverso accordi che ci vedono protagonisti è un’opportunità unica se invece è delegata ad altre aree del mondo è una vera minaccia”.