Comunicato di martedì 15 dicembre 2009
 

“OSSERVATORIO ITALIANO SULL’ALIMENTAZIONE”: ECCO IL NEO MENU NATALIZIO ALL’INSEGNA DEL “LOCALISMO NAZIONALIZZATO”

 

Il pranzo di Natale – preferito dal 65% dei nostri connazionali – “batte” la cena della Vigilia e il

Il pranzo di Natale – preferito dal 65% dei nostri connazionali – “batte” la cena della Vigilia e il Cenone di Capodanno. Una ricerca realizzata da GPF per il neonato “Osservatorio italiano sull’alimentazione” di Federalimentare tratteggia le prossime festività come dominate da un neofrugalesimo che spinge a dire sì alla qualità e al gusto
e no agli sprechi e alle abbuffate… Il settore alimentare sarà quello che risentirà di meno di una contrazione generale delle spese (denunciata dal 40% degli italiani). E comunque 4 milioni e mezzo di persone annunciano che per il mangiare spenderanno più dello scorso anno. Grazie all’industria, dicono gli italiani, panettone, pandoro, cotechino e spumante sono oggi patrimonio di tutto il Paese ed è possibile costruire un ricco menu, italianissimo,
alla portata di tutte le tasche.

Se fosse un derby il verdetto finale sarebbe un sonoro 6 a 2... Il pranzo di Natale “batte” infatti - essendo considerato dal 65,6% degli italiani (soprattutto over 55 abitanti nel Nord) l’appuntamento gastronomico clou delle festività - la cena della Vigilia. Quest’ultima preferita dal 26,9% dei nostri connazionali, molti dei quali giovani (under 34) e abitanti nel sud del Paese. Magro, invece, il bottino del cenone di Capodanno, apprezzato “solo” dal 7,5% del campione, in maggioranza uomini tra i 45 e i 54 anni del sud e delle isole.
Una ricerca realizzata dal neonato “Osservatorio italiano sull’alimentazione” di Federalimentare, in collaborazione con GPF, fotografando le abitudini degli italiani a tavola a Natale, ci restituisce un’inedita immagine, sospesa tra un forte radicamento nella tradizione e una decisa apertura alle novità.

QUEL NATALE ALL’ITALIANA CHE CI RAPPRESENTA ALL’ESTERO
I cibi che portiamo in tavola - tra Natale e Capodanno - non sono più esattamente gli stessi che i nostri nonni erano abituati a mangiare in queste occasioni. Ma hanno la stessa “anima”. Abbiamo infatti assistito - secondo il 75,1% degli italiani - alla nascita di una tradizione nazionale che può essere considerata la “sintesi” delle tante tradizioni regionali di partenza.
Un “localismo nazionalizzato” - così lo definisce la ricerca dell’Osservatorio italiano sull’alimentazione di Federalimentare - che dà il senso di un fenomeno più generale in corso in questi anni. Una piccola/grande rivoluzione avvenuta comunque nel segno della continuità: alcuni prodotti e tradizioni locali, come il panettone, il pandoro, lo spumante o il cotechino, prima patrimonio solo di alcune aree geografiche o città, “oggi sono diventati – lo crede l’85% del campione - abitudine di tutti gli italiani”.
Nel complesso si tratta di una nuova tradizione che al 70,3% del campione permette di parlare di “un modo tipicamente italiano di festeggiare il Natale a tavola che ci rappresenta ed è riconoscibile anche all’estero”.
Mentre l’acquisto di prodotti alimentari italiani resta un must per il 95% dei nostri connazionali, che li preferiscono senz’altro a quelli che arrivano dall’estero.


LA TAVOLA DI NATALE OGGI: ALL’INSEGNA DI UNA TRADIZIONE IN CONTINUO DIVENIRE …
Ma cosa c’è di “tradizionale” e cosa c’è di “nuovo” nel neo menu nazionale che dominerà le tavole degli italiani a Natale?
Dallo studio scopriamo che la tradizione sarà ben rappresentata in primo luogo dal pesce, che sarà grande protagonista della cena “di magro” - con il baccalà e il capitone a farla da protagonisti - e dalle carni, baluardo del pranzo di Natale grazie al vitello e al manzo al forno ma anche al cappone (e al tacchino).
E la pasta? A portare lo stendardo della tradizione ci saranno soprattutto tortellini e altre paste ripiene (in brodo e asciutte). Mentre sul fronte dei dolci natalizi viene confermato l’inossidabile rapporto che lega gli italiani a panettone e pandoro.
Per lo spumante si annuncia un vero e proprio trionfo. Anche se l’abitudine a brindare al nuovo anno all’insegna delle bollicine italiane è una tradizione “giovane”, affermatasi solo negli ultimi decenni… A scapito dello champagne, una volta simbolo di lussuoso cenone di fine anno e oggi probabilmente vittima di un clima di austerità, raggiunto (quasi) dalla birra, sempre più trendy, che gli arriva a un’incollatura.
La tavola di Natale comincia infatti a essere caratterizzata anche dall’ingresso di alcuni piatti svincolati dallo stretto legame con le tradizioni regionali, ma divenuti, più in generale, un cardine delle abitudini alimentari degli italiani nelle occasioni di festa. Basti pensare che il primo piatto più presente nei tre appuntamenti gastronomici natalizi saranno le lasagne, simbolo della rinomata attenzione degli italiani verso il rito del pranzo della domenica, ma non presente nelle mille tradizioni gastronomiche natalizie di una volta…
Di questo “rinnovamento” del menu all’insegna del meglio dell’offerta gastronomica tricolore saranno protagonisti anche i salumi, a cui gli italiani non rinunceranno nemmeno per la cena di magro, contravvenendo quelle che una volta erano prescrizione dettate da ragioni religiose… E poi i formaggi – magari accompagnati da miele e mostarde - che accompagneranno gli italiani soprattutto verso il brindisi di fine anno. Senza dimenticare insalata russa, patè, salmone e frutta esotica… New entry che si apprestano a diventare esse stesse… tradizione.

L’INDUSTRIA “AIUTA A RISPARMIARE TEMPO (E DENARO) PER PREPARARE IL PRANZO DI NATALE”
Altro discorso, poi, per il ruolo assegnato all’industria alimentare nel modo di vivere e preparare il Natale a tavola. Quasi 7 italiani su 10 pensano che l’industria ha “permesso di costruire un ricco menu di Natale alla portata di tutte le tasche” e altrettanti ritengono che, negli anni, “ha reso possibile preparare un menu natalizio in poco tempo, senza passare un’intera giornata in cucina, come accadeva una volta”.

ALIMENTARE, IL SETTORE MENO COLPITO DA UN CLIMA DI TAGLI (40%) DEL BUDGET FAMILIARE
La crisi economica continua infatti a tenere alta l’attenzione degli italiani nei confronti di tutto ciò che è risparmio e convenienza. In vista del Natale viene confermata una tendenza generale a una contrazione delle spese da parte di 4 italiani su 10 (41,2%), con in particolare il 38,1% dei nostri connazionali che prevede un budget destinato ai regali in calo rispetto al 2008.
L’alimentare è però il settore che meglio tiene fra gli altri registrando il saldo migliore (-3,9%) tra chi pensa di spendere di meno e chi prevede di spendere di più, a fronte di performance negative a due cifre di settori importanti, nel periodo natalizio, come quello di svaghi e tempo libero fuori casa (-20,5%), abbigliamento (-15,4%), arredo e rinnovo casa (-14,4%), elettrodomestici (-13,5%), viaggi e vacanze (-11,5%).

IL CIBO E LE BEVANDE RESTANO UN’OTTIMA IDEA REGALO
In particolare. Lo zoccolo duro del 72,4% degli italiani non prevede di dover cambiare le proprie abitudini di spesa in fatto di cibo e bevande a fronte di un 15,2% di persone (soprattutto over 55 abitanti nel nord est e nelle isole) che pensa di rivedere i budget familiari al ribasso, mentre si affaccia una pattuglia di circa 4 milioni e 700 mila italiani - soprattutto giovani, fra i 21 e i 34 anni, ma anche 45-54enni - abitanti nel sud d’Italia, che a Natale prevedono di spendere di più in acquisti e consumi di cibo e bevande.
Il cibo come anche i vini e gli spumanti restano infatti un’ottima idea regalo: l’80% degli italiani pensano “che l’industria alimentare fornisce prodotti tipici e ricercati che costituiscono doni natalizi sempre più graditi”.

NO ALLE ABBUFFATE, AGLI SPRECHI E MEGLIO IL CENONE FESTEGGIATO A CASA CON GLI AMICI
E’ anche interessante notare che si affermano tendenze – condivise da 8/9 persone su 10 - che parlano di una neofrugalità condita di sensibilità etica: gli italiani a Natale diranno infatti no agli sprechi (“cercherò di riutilizzare gli avanzi nei giorni successivi”), no alle inutili abbuffate (“cercherò prodotti di qualità ma starò attento alle quantità”) e sì al mangiare a casa, in famiglia o con gli amici (“soprattutto in occasione del Cenone di San Silvestro eviterò di andare nei locali o ristoranti”).