Comunicato di lunedì 4 febbraio 2008
 

L’Industria Alimentare accoglie l’invito del Ministero dello Sviluppo Economico e continuerà a comportarsi in modo trasparente, efficiente e responsabile

 

Comunicato Stampa - Roma, 4 febbraio 2008

Federalimentare accoglie l’invito lanciato in mattinata dal Ministero dello Sviluppo Economico alla responsabilizzazione dei propri associati al fine di evitare fenomeni speculativi. Tuttavia, come ha sottolineato lo stesso Antonio Lirosi, siamo in presenza di aumenti dei prezzi “anomali”, in quanto non appartenenti al mercato interno, ma provenienti da fuori, innescati cioè dalle quotazioni internazionali delle materie prime, che in certi casi si sono addirittura triplicate.
L’Ufficio Studi di Federalimentare tiene a fare chiarezza su questo tema, dati Istat alla mano, facendo qualche confronto di carattere strutturale, riferito al periodo 1995-2007. Ebbene, i “prezzi medi annui al consumo” dell’”alimentare lavorato” nel periodo evidenziano un aumento (+25,2%), inferiore al parallelo tasso d’inflazione del periodo (+30%) di circa il 5%.
Nello stesso periodo, i “prezzi medi annui alla produzione” dell’industria alimentare mostrano un aumento (+19,9%) ancora più basso di quello dei prezzi alimentari al consumo e dell’inflazione complessiva.
Sul piano strutturale, perciò, è di tutta evidenza la grande funzione di contenimento dei prezzi e di freno all’inflazione esercitata negli anni dall’alimentare, soprattutto nel momento “alla produzione”, in quello cioè di competenza dell’industria.
Tuttavia la repentina recente accelerazione dei prezzi alla produzione sta facendo soffrire l’industria alimentare. La crescita media del settore, nel confronto tra giugno e dicembre 2007 tocca il +7,2%, mentre nel confronto dicembre/novembre 2007 segna un +0,7%.
In difficoltà soprattutto, non a caso, nell’ultimo semestre, i comparti “in prima linea” sotto il fuoco delle quotazioni internazionali: il molitorio (+27,2%), l’alimentazione animale (+13,7%), il lattiero-caseario (+8,7%): aumenti rilevanti che non possono essere assorbiti da utili di esercizio che viaggiano attorno a 1-2 punti percentuali, e che inevitabilmente si trasferiscono al consumo.
L’industria, come ha sempre fatto, continuerà a fare in modo responsabile e trasparente la sua parte responsabile. Ma dovrà in futuro garantire gli approvvigionamenti di materie prime a prezzi accettabili e continuerà ad assumere e promuovere atteggiamenti responsabili verso il consumatore anche attraverso il proprio sistema associativo.