Comunicato di martedì 31 agosto 2021
 

Assemblea di Federalimentare “Made in Italy alimentare: la ripartenza comincia da qui”

 

Vacondio: “È una nuova stagione per l’alimentare: obiettivo 50 miliardi di export e fatturato che punta a +8% per 154 miliardi”

Parma, 31 agosto - “Il raggiungimento dell’obiettivo dei 50 miliardi di export agroalimentare entro la fine del 2021 rappresenta un momento simbolico a cui voglio pensare come un nuovo punto di partenza anziché un punto di arrivo: i cambiamenti e la ripresa che stiamo vivendo, infatti, sono tutti segnali che è in atto una fase di transizione che ci porterà verso un nuovo paradigma economico e sociale e il food&beverage ha tutte le carte in regola per essere tra i protagonisti di questa nuova era”. Così Ivano Vacondio ha esordito all’assemblea di Federalimentare, “Made in Italy alimentare: la ripartenza comincia da qui”, che si è tenuta oggi nella giornata inaugurale di Cibus.

“Da un lato, il settore alimentare ha subito dei rallentamenti - i 50 miliardi di export, ad esempio, erano un obiettivo del 2020 - ma dall’altro ha fatto fronte in pochissimo tempo a cambiamenti epocali, tenendo duro durante la fase più critica della pandemia e rivelando la sua strategicità prima, dando risposte nuove a nuovi tipi di consumatori - più digitali, più attenti al territorio e alla sostenibilità - poi. Pur con tutti i cambiamenti in atto - ha sottolineato il presidente di Federalimentare - la nostra industria ha già ripreso a crescere, come testimoniano i numeri”. Se le esportazioni rappresentano senza dubbio il fiore all’occhiello del settore con tassi espansivi a due cifre, tali da poter far registrare a consuntivo 2021 un passo leggermente superiore al 10% e raggiungere la quota di 40 miliardi che, sommati all’export primario, porteranno quasi sicuramente l’export complessivo sulla soglia dei 50 miliardi, anche la produzione alimentare non sarà da meno e potrebbe chiudere l’anno con un tasso espansivo attorno al 6,5%. Il fatturato, spinto anche dai prezzi alla produzione, potrebbe arrivare attorno a quota 154 miliardi, con un incremento dell’8%. Una menzione anche alle produzioni a indicazione geografica garantita, il cui valore si può stimare ormai attorno ai 17 miliardi di euro. La loro crescita negli ultimi anni è stata costantemente superiore a quella del settore alimentare aggregato e oggi esse incidono per oltre l’11% sul fatturato dell’industria alimentare.

“È su queste basi solide - ha continuato Vacondio - che voglio inaugurare una nuova stagione per l’industria alimentare, andando incontro alle nuove sfide, cogliendo le opportunità future ma restando sempre pronti a fronteggiare le minacce che incombono sulle nostre eccellenze”.

Alla questione dell’export è legata la grande sfida del commercio internazionale che, per l’industria alimentare, rappresenta senza dubbio una grande opportunità: “Poiché i consumi interni sono da anni ormai stagnanti, dobbiamo puntare sulle esportazioni molto più di quanto già facciamo. Con questo mi riferisco all’indispensabilità degli accordi di libero scambio. Dobbiamo continuare e tutelare quelli già atto - come quello con la Cina o quello sulla Brexit - ma spingerci anche verso economie emergenti, dove i nostri prodotti possono conquistare grandi fette di mercato con fortissime spinte espansive, come dimostrano i numeri: secondo gli ultimi dati export, il food&beverage è cresciuto a due cifre in Vietnam (+37,3%), in Malaysia (+36,6%) e in Corea (+52,4%). In questo senso, il Patto per l’Export e la Cabina di regia per l’internazionalizzazione rappresentano senza dubbio due segnali positivi” ha commentato Vacondio.

Altra questione è il PNRR, strumento che coinvolge il settore alimentare sul territorio dell’innovazione, della digitalizzazione, della logistica, delle dotazioni infrastrutturali e sul versante della sostenibilità. Su quest’ultimo punto, in particolare, ha detto Vacondio: “L’industria alimentare ha già messo in atto da anni politiche volte a una maggior tutela dell’ambiente e si dice pronta a farlo ancora, nella convinzione però che non si possa parlare di sostenibilità ambientale senza parlare di quella economica e sociale e che le tre cose vadano affrontare insieme, in un unico contesto e come un unico discorso. La sostenibilità ambientale, infatti, è un processo che dobbiamo assolutamente percorrere ma è bene essere chiari: essa comporta enormi sacrifici sul piano economico e sociale e più restringiamo i tempi, più i sacrifici delle aziende e dei cittadini saranno maggiori”.

A fronte di queste grandi opportunità, alcune minacce, di portata nazionale e internazionale, incombono sull’industria alimentare. Dalle grandi politiche “nutrizionali”, agli attacchi alla dieta mediterranea e fino al Nutriscore: “Temi diversi con uno schema unico - ha spiegato Vacondio - quello secondo il quale dietro l’idea di paventare problemi alla salute dei consumatori e alla sostenibilità del pianeta si nascondono azioni protezionistiche che attaccano principalmente le nostre eccellenze Made in Italy”. E sempre in nome della salute e della sostenibilità, l’industria alimentare ha delle minacce in casa: “Si tratta della sugar e della plastic tax” - ha commentato il presidente di Federalimentare. La prima è basata su un approccio opposto rispetto a quello che l''Italia ha scelto di far valere nelle battaglie europee contro politiche nutrizionali che discriminano cibi specifici, nella convinzione che ogni alimento possa essere mangiato nella giusta quantità. La seconda, invece, lungi dal risolvere il problema del riciclo, farebbe solo aumentare i prezzi al consumo del 10% con punte fino al 60% su prodotti con basso valore aggiunto. “È evidente che in entrambi i casi si tratta di balzelli che nulla hanno a che fare con la salute o la sostenibilità ma che, se approvati, ricadrebbero sulle spalle delle imprese prima e su quelle dei consumatori poi, con il solo obiettivo di fare cassa da parte dello Stato” ha detto Vacondio.

“L’augurio che posso fare a tutti, allora, celebrando questa nuova stagione del food&beverage, è quello di far cadere le maschere per lavorare in collaborazione: l’industria alimentare insieme a tutta la filiera, con la distribuzione e con le istituzioni. Perché questo nuovo paradigma possa essere all’insegna della ripresa, della sostenibilità, della digitalizzazione ma soprattutto della cooperazione. È il solo modo per fare sempre di più, sempre meglio” - ha concluso il presidente Vacondio.