Comunicato di mercoledì 7 novembre 2018
 

La richiesta di rettifica di Federalimentare al Corriere della Sera

 

Articolo pubblicato sul Sito Internet www.corriere.it

L’articolo “Cibi cancerogeni e cibi anticancro: ecco cosa mettere a tavola”, firmato da Vera Martinella e pubblicato dal Corriere.it nella sezione dedicata alla salute il 10 ottobre u. s. è altamente lesivo della reputazione di numerosi prodotti alimentari di qualità e dei loro produttori. Diverse affermazioni contenute nell’articolo sono assai discutibili sul piano scientifico. Soprattutto è necessario sottolineare la semplificazione diseducativa in base alla quale viene impostato l’articolo. Per quanto efficace e semplice da un punto di vista comunicativo sia etichettare gli alimenti in “sì” e “no” altrettanto fuorviante e “disinformante” lo è da un punto di vista educativo e scientifico. La stessa esperta infatti è costretta a spiegare per esempio che la carne catalogata come “no” in realtà si può consumare fino a 500 gr a settimana (diciamo 3 volte)il che diventa un controsenso. Nel testo si parla di “evidenza convincente”, correlazione tra consumo di carni rosse o insaccati e il tumore al colon retto benché poi si ammetta candidamente che si fa riferimento a “studi osservazionali”, che com’è noto sono ai più bassi livelli nella valutazione dell’evidenza scientifica, ben più affidabile in caso di studi randomizzati e controllati (RCT), di meta analisi o di revisioni sistematiche. Anche la International Agency for Research on Cancer (AIRC), che tre anni fa aveva lanciato un ingiustificato allarme sul rapporto tra consumo di carni rosse o lavorate e insorgenza di tumori, ha dovuto fare marcia indietro, sottolineando che il suo rapporto riguardava un consumo di carne in quantità estremamente elevate e l’uso di conservanti o di altre sostanze non riconducibili alla carne in sé. E le raccomandazioni del 2002, confermate dalla stessa AIRC nel 2015, non escludono affatto la carne da un’alimentazione sana. Ancora più contestabile è il no sul pane bianco (oltre a grissini, crackers e merendine). I LARN raccomandano che il 45-60% delle calorie debbano provenire dai carboidrati e la demonizzazione delle farine bianche è priva di qualunque evidenza scientifica e catalogare come “no” tutti questi prodotti spinge il consumatore a consumi prevalenti di grassi e proteine in proporzioni necessariamente non salutari. La dieta mediterranea, l’unica con evidenze scientifiche rilevanti, è valida nel suo insieme e non scomposta nei suoi singoli alimenti. I dati della letteratura mondiale devono servire a modulare le proporzioni degli alimenti non a bandirne alcuni come responsabili di malattie. Gli zuccheri semplici, la carne rossa, il vino e gli stessi dolci non fanno male alla salute in quanto tali (altrimenti la stessa esperta non potrebbe poi specificare le quantità sicure) ma possono far male, favorire il sovrappeso o aumentare il rischio tumorale se consumate in eccesso o cucinate in modo poco salutare. In classe 2a (probabilmente cancerogeno per l’uomo) troviamo anche alcune sostanze contenute nel basilico e nello zafferano ma chi avrebbe il coraggio di mettere un bel “no” su questi prodotti? Inoltre, nelle farine integrali abbondano le lectine, sostanze termostabili che danneggiano la barriera epiteliale e ad alto potenziale pro-infiammatorio. Eppure questo non deve impedire a promuoverne il consumo (magari alternato a quello delle vituperate farine bianche). D’altronde se consumassimo 10 litri di acqua al giorno avremmo delle conseguenze nocive per la salute ma sfido l’esperta nutrizionista a mettere un “no” alla voce acqua. Inoltre, i toni allarmistici relativi al rischio di cancro, con ogni probabilità, indurranno tantissimi lettori ad evitare l’acquisto di una serie di prodotti che, se consumati nelle appropriate quantità, non sono affatto nocivi. E’ necessario ricordare che la carne rossa è fonte privilegiata di proteine nobili, ferro, vitamina B12, zinco e selenio. Perché privarsene se la letteratura scientifica mi dice che al di sotto di una certa soglia non aumenta il rischio di cancro? L’articolo, di conseguenza, può causare gravi danni all’industria alimentare, già costantemente sotto assedio a causa delle tante “fake news” sull’alimentazione che circolano sui social network, da cui sinceramente auspicavo che il Suo prestigioso giornale fosse alieno. Nel complesso, l’articolo è estremamente fuorviante, può nuocere molto seriamente molti produttori onesti, scrupolosi e sempre impegnati nel fornire ai consumatori cibi di alta qualità. L’articolo, inoltre, non rende neanche un servizio ai consumatori, che vengono invitati ad evitare il consumo di tanti alimenti che, se consumati con la giusta moderazione, non solo non sono dannosi ma sono anche benefici per la salute. Mi auguro, a nome dei nostri associati, che in futuro presterà più attenzione alle conseguenze che articoli di questo tenore possono comportare per la reputazione della nostra industria e delle nostre tradizioni alimentari, nonché per la stessa sopravvivenza di tantissime piccole imprese a conduzione familiare.

https://www.corriere.it/salute/sportello_cancro/18_novembre_06/richiesta-rettifica-federalimentare-8e45af5c-e19f-11e8-9522-64e616a61d3d.shtml