Comunicato di martedì 23 gennaio 2018
 

Federalimentare: brutta sorpresa dall'accordo UE/Giappone

 

«L'accordo consente l'imitazione ingannevole dei formaggi italiani. Meno fretta nella conclusione di nuovi accordi e più attenzione ai dettagli applicativi di quelli in essere»

«Nell'accordo UE-Giappone, l'Unione Europea ha agito con assenza di trasparenza». A dirlo è Luigi Scordamaglia, alla luce di quanto emerso sui formaggi italiani DOP inseriti nell'accordo che risultano oggetto di pesanti eccezioni che di fatto consentono liberamente la loro imitazione ingannevole. «Saranno tutelati - spiega il presidente di Federalimentare - i nomi composti Grana Padano e Pecorino Romano ma chiunque potrà produrre un “grana” o un “pecorino”. Peggio ancora il caso del Parmigiano Reggiano per il quale viene liberamente legittimata la registrazione di un prodotto denominato “Parmesan”».

Per questo, nonostante l'industria italiana sia sempre favorevole allo strumento degli accordi di libero scambio internazionali quando questi favoriscono una globalizzazione governata e basata su regole serie e trasparenti, stavolta chiede di non ratificare l’accordo nell'attuale formulazione a partire dal Parlamento Europeo vista l''assenza di tutela di questi principi fondamentali, a meno che non si riescano ad apportare delle correzioni capaci di tutelare i nostri formaggi dop.

Inoltre, continua Scordamaglia: «Piuttosto che rincorrere nuovi accordi senza un'adeguata attenzione ai dettagli applicativi, la Commissione si concentrasse sulla verifica delle regole di implementazione degli accordi sottoscritti. È quello che sta succedendo nel caso del CETA in cui un elemento positivo era stato l’aumento della quota di formaggi europei (e quindi italiani) esportabili verso quel Paese. Peccato che il meccanismo di attribuzione delle quote ideato dai canadesi stia portando oggi a meccanismi di gestione poco trasparente delle quote stesse che vengono “affittate” con costi stranamente simili a quelli dei dazi formalmente cancellati».

«Di fronte a tali situazioni - conclude Scordamaglia - chiediamo all’Europa di bloccare il proliferare di nuovi accordi (Mercosur e Nuova Zelanda in primis) dedicandosi piuttosto alla condivisione e verifica dei dettagli applicativi che sono poi quelli che fanno la differenza».