Comunicato di mercoledì 4 dicembre 2013
 

FEDERALIMENTARE: SI’ A LOTTA ALLA CONTRAFFAZIONE MA NO A VISIONI INTEGRALISTE E PROTEZIONISTICHE DEL MADE IN ITALY ALIMENTARE

 

Roma, 4 dicembre 2013

La manifestazione odierna organizzata da Coldiretti al confine del Brennero richiama l’attenzione e il commento del Presidente di Federalimentare, Filippo Ferrua Magliani: “nei contenuti è una iniziativa ambigua e non condivisibile”.

“Accanto alla lotta alla contraffazione alimentare e all’Italian Sounding importato dall’estero sostenuta nella manifestazione, che è anche cavallo di battaglia di Federalimentare - sottolinea Ferrua - Coldiretti porta avanti una visione di tutela del Made in Italy protezionistica e pericolosa. L’industria alimentare italiana è pienamente rispettosa della legge europea, non inganna i consumatori e persegue obiettivi di eccellenza nella scelta delle materie prime per assicurare la qualità dei suoi prodotti.

Il Presidente Ferrua aggiunge che “l’industria alimentare italiana (132 miliardi di fatturato, quasi 400mila dipendenti, quasi 7mila aziende oltre la soglia dei 9 dipendenti), pur assorbendo oltre il 70% dei prodotti agricoli nazionali, è strutturalmente obbligata a importare materie prime agricole a integrazione di una produzione nazionale largamente insufficiente. Essa non può essere ostaggio di una visione integralistica e nazionalistica del Made in Italy alimentare”.

“Il Made in Italy – ribadisce Ferrua - non è fatto solo di prodotti con ingredienti di provenienza 100% italiani, ma il suo valore aggiunto è fatto per la gran parte di trasformazione, secondo ricette italiane, tradizioni italiane, competenza e conoscenza italiane”.

“Le ambiguità dei messaggi diffusi oggi con la manifestazione alla frontiera del Brennero - prosegue Ferrua - sono estremamente nocive e lontane dalla realtà oggettiva del mercato globale. Dispiace che a questi messaggi - conclude il presidente di Federalimentare - abbia dato supporto, senza i dovuti distinguo, anche il Ministro delle Politiche Agricole, dando così spazio alle ragioni della demagogia. L’agricoltura italiana non si difende impedendo l’entrata di prodotti agricoli, ma sostenendola per consentirgli di realizzare gli investimenti necessari per modernizzarla e allinearla con quella degli altri Paesi europei”.