Comunicato di venerdì 18 novembre 2011
 

L’EXPORT DELL’INDUSTRIA ALIMENTARE SEGNA UN +10,3% NEI PRIMI NOVE MESI DELL’ANNO. MA LA PRODUZIONE SCENDE IN PARALLELO DEL -0,8%

 

IL PRESIDENTE FERRUA: “BENVENUTO AL NUOVO GOVERNO CHE DOVRA’ LAVORARE SUL RILANCIO DEI CONSUMI INTERNI E SULLA COMPETITIVITA’ DELLA FILIERA AGRO-INDUSTRIALE

Roma, 18 novembre 2011 – L’industria alimentare continua, in un contesto economico sempre più difficile, a mantenere un buon passo espansivo dell’export. Settembre ha registrato una crescita del +9,9% sullo stesso mese del 2010, mentre il tendenziale dei primi nove mesi dell’anno mantiene una crescita a due cifre (+10,3%).

“Il successo sui mercati di esportazione del “food and drink” nazionale – sottolinea il Presidente Federalimentare Filippo Ferrua – è lusinghiero. Ma non basta, tuttavia, a controbilanciare l’andamento molto deludente, in quantità e qualità, del mercato interno. Le vendite di prodotti alimentari si avviano, infatti, a concludere l’anno con un calo in quantità di quasi 2 punti percentuali. Che si somma al taglio in quantità di 6 punti accumulato nei quattro anni precedenti e alle sempre più evidenti tendenze low cost della spesa”.

Le conseguenze si vedono sulla produzione alimentare. Essa, malgrado il sostegno dell’export – prosegue Ferrua - scende a settembre infatti del -4,6% sullo stesso mese 2010, portando il tendenziale di produzione dei primi nove mesi in territorio negativo (-0,8%).

“La crisi di consumi “rigidi” come quelli alimentari sottolinea pesantemente la caduta di capacità di acquisto delle famiglie italiane. La crisi - conclude Ferrua - conferma quindi la necessità di misure urgenti di rilancio, a pena di possibili impatti sociali ed economici anche in un settore anticiclico come l’alimentare che, da sempre, contribuisce positivamente allo sviluppo del Paese. Auspichiamo che il nuovo Governo – al quale formuliamo i migliori auguri di buon lavoro! – possa non solo recuperare le norme sulla ricostituzione dell’ICE, assenti dalla recente Legge di Stabilità, ma adottare delle misure concrete, anche a costo zero, di rilancio dei consumi interni e più in generale della competitività della filiera agro industriale.”