Comunicato di venerdì 11 novembre 2011
 

FEDERALIMENTARE: NUOVA PAC DA RIDISEGNARE

 

L’INDUSTRIA ALIMENTARE ITALIANA HA BISOGNO DI APPROVVIGIONAMENTI AGRICOLI SICURI IN QUANTITA’ E QUALITA’. A RISCHIO IL FUTURO DELL''AGROINDUSTRIA ITALIANA

Cremona, 11 novembre 2011 – L’industria alimentare, secondo settore industriale del Paese (con 127 miliardi di fatturato, 410mila dipendenti, 6.500 aziende) critica fortemente il progetto PAC presentato a ottobre dalla Commissione UE. “Esso – afferma Filippo Ferrua, Presidente Federalimentare - si limita a ridistribuire “rendite”, senza sforzarsi di ricercare nuovi strumenti di stabilizzazione e sviluppo del mercato. Il “modello” proposto penalizza non solo l''Italia e la sua agricoltura, ma trascura anche di fornire risposte alle problematiche vere dell’agricoltura europea, quali la globalizzazione dei mercati e la volatilità dei prezzi”.

“L’industria alimentare italiana – ricorda Ferrua - consuma il 72% dei prodotti agricoli nazionali. Ha bisogno perciò di approvvigionamenti agricoli prossimi e affidabili in quantità e qualità”.

Questo l''allarme lanciato in occasione del primo Forum nazionale dell''Agroalimentare ''Un Paese, un''agricoltura'' da Federalimentare, che, già un anno fa, aveva fortemente criticato in sede Mipaaf il criterio per la ripartizione delle risorse tra gli Stati basato solo sulla SAU (Superficie agricola utilizzata).

“Nel 2014 le risorse destinate all’Italia caleranno del -6,8%, per approdare nel 2010 a un taglio finale in termini reali stimato al -17,5% - prosegue Ferrua. L’Italia è contribuente netto del bilancio comunitario. Negli ultimi anni lo squilibrio tra i contributi versati e le risorse ottenute si è accentuato, oscillando tra i 6 e gli 8 miliardi di euro. In parte tale situazione si lega alla posizione economica di cui l’Italia godeva dieci anni fa. Ma lo scenario è cambiato e oggi il PIL pro capite italiano è scivolato 6 punti sotto la media comunitaria.”

“Il modello è nato male, ribadisce Ferrua, perché non deriva dalla volontà di porre in essere strumenti nuovi e moderni per assicurare un futuro all’agroindustria europea, ma dall’esigenza di trovare soluzioni ragionieristiche alla redistribuzione del budget agricolo.”

Molti, infine, secondo Ferrua, gli elementi critici di debolezza della Nuova PAC: “Mancano, per esempio, misure adeguate in fatto di potenziamento degli stock, come anche l’auspicato azzeramento del “set aside”, che invece viene mantenuto a un livello elevato (7%). Ferrua sottolinea anche l’esigenza di risolvere il problema connesso ai vantaggi competitivi finora concessi alle OP di trasformazione, col risultato di distorcere in modo pesante la concorrenza nei confronti delle altre aziende.”

La conclusione, per Ferrua, è che le proposte della Commissione devono essere ridisegnate radicalmente, perché non forniscono risposta alcuna alle problematiche vere dell’agricoltura italiana. Per farlo, occorre sfruttare il processo di co-decisione col Parlamento e il Consiglio comunitari. Occorrono inoltre alleanze-Paese e una visione macroeconomica, a monte, che consideri la situazione economica italiana nel nuovo contesto europeo.