Comunicato di giovedì 4 novembre 2010
 

APERTAMENTE 2010: L’INDUSTRIA ALIMENTARE ITALIANA APRE LE PORTE AL PUBBLICO ALL’INSEGNA DEL “GUSTO SOSTENIBILE”

 

Nell’ambito delle celebrazioni per il centenario di Confindustria, Federalimentare interviene nel

Nell’ambito delle celebrazioni per il centenario di Confindustria, Federalimentare
interviene nel dibattito sulla sostenibilità ambientale, per esprimere il proprio punto di
vista su una delle priorità dell’industria alimentare. Attraverso una ricerca, realizzata insieme a GPF, ci fa conoscere l’opinione dei consumatori e, con un dossier, ci racconta i risultati raggiunti dal settore in fatto di riduzione del consumo di acqua ed energia, uso efficiente delle materie prime e ottimizzazione degli imballaggi.
Ma, soprattutto, apre le porte al pubblico con l’iniziativa “Apertamente Gusto Sostenibile”, in programma dall’ 8 al 15 novembre, nelle più importanti aziende alimentari della nostra penisola.

L’attenzione degli italiani nei confronti dell’impatto ambientale dei loro consumi e stili di vita è aumentata di circa il 51% nell’arco di appena 12 mesi, a cavallo tra il 2009 e i primi mesi di quest’anno. Anche se la metà dei nostri connazionali ammette di non fare ancora abbastanza, in concreto, per tradurre nei fatti quest’attenzione di principio.
D’altra parte la sensibilità dell’industria alimentare nei confronti di questi temi è alta già da diversi anni, se è vero che oggi si raccolgono i frutti d’investimenti pluriennali che documentano risultati probabilmente poco noti e percepiti. Dai primi anni Novanta a oggi c’è stata una riduzione dei consumi di acqua di circa il 30/40%. Nell’ultimo decennio si è conseguito un risparmio energetico di circa il 15/20% e ci sono stati tagli nell’intensità delle emissioni di CO2 di circa il 30%. Nello stesso arco di tempo si sono ridotti del 40% il peso e il volume degli imballaggi utilizzati e sono diminuiti del 17% i costi relativi al loro trasporto incrementando del 10% la quantità di materiale riutilizzato. Il che significa non aver immesso sul mercato 300 milioni di imballi primari ed un risparmio del 20% circa delle emissioni di CO2.
Ecco perché Federalimentare - che con le sue 19 associazioni di categoria promuove e tutela l’industria alimentare italiana - è voluta intervenire nel dibattito sulla sostenibilità ambientale, evidenziando tutti gli sforzi profusi dal settore negli ultimi anni per garantire, nei processi produttivi, il rispetto dell’ambiente e perseguire l’obiettivo, strategico, di uno sviluppo davvero sostenibile.
Lo ha fatto, in primo luogo, ascoltando l’opinione dei cittadini attraverso un’indagine realizzata dall’Osservatorio Italiano sull’alimentazione Federalimentare-Gpf, che ha sondato il rapporto tra consumatori e ambiente e la percezione dei primi rispetto all’impegno prodotto dalle imprese alimentari in tema di sostenibilità. In secondo luogo, aprendo le porte degli stabilimenti produttivi di 50 tra le più importanti aziende alimentari italiane con la 4ª edizione di “Apertamente”: iniziativa promossa da Federalimentare e dalle associazioni di categoria ad essa aderenti, sostenuta quest’anno dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che ha conferito alla manifestazione una propria medaglia di rappresentanza.

8 GIORNI PER SCOPRIRE L’IMPEGNO DELLE AZIENDE ALIMENTARI A FAVORE DELLA SOSTENIBILITA’
Apertamente, declinata quest’anno nel concept “Gusto Sostenibile”, vedrà coinvolte dall’8 al 15 novembre 2010, le più importanti imprese del comparto alimentare situate su tutto il territorio nazionale, che apriranno i loro stabilimenti al pubblico. Con l’intento di sottolineare l’attenzione dell’industria alimentare nei confronti del tema della sostenibilità e lo sforzo quotidiano compiuto per migliorare l’impatto ambientale delle proprie attività.
“Il nostro obiettivo – afferma Gian Domenico Auricchio, Presidente di Federalimentare – è quello di continuare a produrre alimenti sicuri, di qualità e in linea con i nuovi stili di vita, adottando, al tempo stesso, politiche attente alla sostenibilità delle produzioni e dei consumi alimentari. I risultati raggiunti dalle nostre aziende in termini di risparmio energetico e di acqua, ottimizzazione degli imballaggi, valorizzazione dei sottoprodotti, prevenzione e corretta gestione dei rifiuti, sono un esempio concreto della serietà e della professionalità degli operatori dell’industria alimentare, anche a tutela dell’ambiente”.

OSSERVATORIO FEDERALIMENTARE-GPF: GLI ITALIANI, IL CIBO E LA SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE
Ma partiamo dal punto di vista del consumatore. La prima notizia è che i nostri connazionali sono sempre più responsabili e attenti in fatto di sostenibilità ambientale. La seconda è che il giudizio nei confronti dell’impegno portato avanti dall’industria alimentare per garantire, nei propri processi produttivi, uno sviluppo sostenibile è positivo. Questo scenario, incoraggiante, arriva dall’indagine realizzata dall’Osservatorio Italiano sull’alimentazione Federalimentare-GPF, intitolata “Gli italiani, il cibo e la sostenibilità ambientale” (vedi comunicato allegato).
La metà del campione intervistato (54%) ritiene che gli Italiani prestano molta attenzione al valore della sostenibilità ambientale, anche se nei comportamenti individuali potrebbero fare di più. Tra le pratiche più radicate: la raccolta differenziata dei rifiuti (90,7%), il consumo responsabile di acqua (90,3%) e la riduzione degli sprechi di energia (86,5%).
C’è poi un dato sorprendente: la sostenibilità ambientale - per l’86% degli Italiani - è il primo fattore di scelta, insieme al prezzo, all’atto d’acquisto di un prodotto alimentare.
Passando al ruolo dell’industria alimentare, 3 italiani su 4 pensano che, negli ultimi anni, siano stati fatti importanti passi in avanti per perseguire, nell’ambito delle proprie produzioni, uno sviluppo davvero sostenibile.
Rispetto al tema delle emissioni di gas con effetto serra, l’86,2% degli Italiani ha sentito parlare di CO2, ma i nostri connazionali ancora non hanno perfettamente chiari i pesi dei vari attori della filiera alimentare rispetto alla produzione di biossido di carbonio. Infatti, confrontando i dati della ricerca con quelli europei forniti da Eurobarometro, scopriamo che gli Italiani sovrastimano il peso dell’industria e dei trasporti e sottostimano, invece, il ruolo dell’agricoltura e dei consumatori stessi.
Terminiamo accendendo i riflettori sul tema degli imballaggi alimentari. Secondo il 72,6% degli Italiani, il packaging è amico dell’ambiente, consentendo di ridurre la deperibilità di un prodotto ed evitando, quindi, anche sprechi delle risorse necessarie alla sua produzione.
Infine, per concludere, solo il 15,8% degli Italiani sa che l’industria alimentare, attraverso il sistema CONAI, ha già raggiunto e superato gli obiettivi europei, con oltre il 70% degli imballaggi alimentari recuperati.

LA SENSIBILITA’ AMBIENTALE AL CENTRO DELLE SCELTE DELL’INDUSTRIA ALIMENTARE
Se questa è l’opinione dei consumatori, il comparto risponde con dei numeri che parlano da soli. Partiamo dalle emissioni di gas serra. In Europa, dai primi anni Novanta ad oggi, il valore dell’industria alimentare è cresciuto complessivamente del +57%, mentre le emissioni di CO2 hanno avuto una crescita molto più contenuta, pari al +6%. Senza contare che dal 2000, il bilancio delle emissioni ha prima toccato il valore 0 di crescita, per 3 anni, per iniziare poi, dal 2003, a diminuire a un ritmo di circa l’1-3% annuo. L’intensità complessiva delle emissioni di gas a effetto serra del comparto alimentare – in relazione ai tassi di sviluppo economico - è perciò diminuita di circa il -32%.
L’industria alimentare italiana è, inoltre, da tempo impegnata nella promozione di un consumo idrico responsabile, in particolare attraverso investimenti in tecnologie salva-acqua. L’Italia, infatti, è, dopo la Spagna, il Paese europeo con il miglior risultato già ottenuto: 230 milioni di m3 di acqua riciclati e riutilizzati, e con il potenziale più ampio: circa 500 milioni di m3, nell’arco dei prossimi 15 anni. Negli ultimi 20 anni in Italia, i dati presentati dal dossier di Federalimentare documentano risparmi di acqua del 30-40% in media, con punte – nel caso di importanti aziende alimentari italiane - del 60-70% per tonnellata di prodotto e del 40-50% in valori assoluti.
Passiamo ora ad analizzare il tema degli imballaggi. Oggi, nel Vecchio Continente, il settore alimentare produce circa il 3% dei rifiuti totali e il 65% di quelli da imballaggio. In questo contesto, l’industria alimentare italiana, coordinata dal sistema Conai (Consorzio Nazionale imballaggi), ha già raggiunto e superato ampiamente gli obiettivi di recupero e riciclo fissati a livello europeo: nel 2009, ha toccato il 72,3% di recupero e il 59,4% di riciclo complessivi sull’immesso al consumo.
Infine, il comparto pone sempre una grande attenzione alla ricerca. Oggi l’investimento annuo dell’industria alimentare in R&D a favore dell’innovazione di prodotto e di processo è pari a 2 miliardi di euro (circa l’1,6% del fatturato dell’intero comparto).