Comunicato di giovedì 4 novembre 2010
 

SEGNALI DI RIPRESA PER L’INDUSTRIA ALIMENTARE ITALIANA: CRESCONO L’EXPORT (+9,2%) E LA PRODUZIONE (+2,7%)

 

Un 2010 positivo per l’industria alimentare italiana che, in occasione della quarta edizione di “Apertamente”

Un 2010 positivo per l’industria alimentare italiana che, in occasione della
quarta edizione di “Apertamente” dedicata alla sostenibilità ambientale, fa il punto sull’andamento del settore. In crescita la produzione (+2,7% nei primi otto mesi 2010)
e soprattutto l’export (+ 9,2%). Ma le vendite interne sono ancora molto deboli, con un calo su gennaio-agosto del -0,5%. La ripresa della produzione si lega, in sostanza, essenzialmente all’export, a testimonianza dei fattori frenanti che legano ancora la capacità di acquisto delle famiglie.

L’industria alimentare italiana, secondo comparto manifatturiero italiano con 123 miliardi di euro, mostra segnali di ripresa nel 2010 rispetto alla fase critica del biennio precedente. E’ quanto emerge dai dati economici evidenziati dal Centro Studi di Federalimentare presentati in occasione della quarta edizione di “Apertamente”: l’iniziativa ideata per raccontare al pubblico quanta attenzione, qualità, ma anche rispetto per l’ambiente c’è nei prodotti alimentari che ogni giorno arrivano sulle nostre tavole.
Dati Federalimentare alla mano, scopriamo che nei primi otto mesi dell’anno la produzione è cresciuta del +2,7% (in relazione allo stesso periodo del 2009) su dati grezzi e del +2,3% a parità di giornate lavorative. Un buon trend che potrebbe attestarsi su un consuntivo di fine anno fra il +2% e il +2,5%. Questo dato consentirebbe, ad ogni modo, di registrare un recupero apprezzabile, seppure incompleto, dei cali di produzione maturati, dopo anni di crescita ininterrotta, nel 2009 (-1,5%) e nel 2008 (-0,6%). I comparti che hanno mostrato le migliori performance di produzione sono: i piatti preparati (+28,6%), l’oleario (+11,4%) e la lavorazione del pesce (+8,2%).

È L’EXPORT IL MOTORE DELLA RIPRESA DELL’INDUSTRIA ALIMENTARE
Buone notizie soprattutto sul fronte dell’export alimentare, che dopo il -4,9% registrato nel 2009, ha raggiunto nei primi sette mesi 2010 la quota di 11.691,7 milioni di euro, con un incremento del +9,2%.
Tuttavia, il valore unitario dei prodotti alimentari esportati sta registrando cali crescenti, decisamente superiori al -2,2% medio emerso nel 2009. Essi confermano i sacrifici di prezzo e di utile effettuati dal settore alimentare per riscattare la forte debolezza del mercato interno, con lo sviluppo degli sbocchi oltre frontiera.
Molteplici comparti si sono distinti, infatti, per le loro performance sui mercati esteri. Per esempio, il settore dolciario, dopo aver “resistito” egregiamente nel 2009, ha registrato, nei primi sette mesi 2010, una spinta del +11,6%. Un altro comparto di grande spessore come il lattiero-caseario, dopo aver accusato un arretramento del -4,5% nel 2009, ha segnato un rimbalzo del +24,4% nello stesso periodo. Ma il comparto leader dell’export alimentare resta sicuramente quello enologico, che, dopo essere sceso del -5,7% nel 2009, è risalito del +9,4%. Da non dimenticare le performance del comparto della “birra” nazionale, sempre più apprezzata sui mercati esteri: dopo il +6,4% del 2009, ha registrato un salto del +59,6% nei primi sette mesi 2010; mentre le “acquaviti e liquori”, dopo il -2,2% raggiunto nel 2009, hanno messo a segno una spinta del +15,1%.
La competitività del comparto “food and drink” nazionale offre interessanti spunti di riflessione anche in chiave di mercati export. In vetta, al primo posto tra gli sbocchi dell’industria alimentare nazionale, c’è la Germania, che ha raggiunto nel primo semestre 2010 quota 1.729,7 milioni, con un incremento del +7,2%, dopo il -3,4% registrato in chiusura 2009. Il secondo mercato di sbocco, la Francia, ha toccato, nei mesi gennaio-giugno 2010, quota 1.222,9 milioni, con un incremento del +7,7% sullo stesso periodo dell’anno scorso, recuperando ampiamente il -2,1% registrato nel 2009. Al terzo posto, gli Stati Uniti hanno raggiunto nei primi sei mesi del 2010 la quota di 1.013,9 milioni, registrando un +10,5%, che riesce a coprire il -9,2% segnato a consuntivo 2009.
Infine, il quarto mercato, rappresentato dal Regno Unito, ha toccato nel semestre quota 952,4 milioni, con un incremento del +5,8%, vicino anch’esso a colmare il calo del -6,5% registrato a consuntivo 2009. A seguire, tutte le altre destinazioni: Svizzera, Spagna, Belgio, Paesi Bassi, Austria, Russia, Turchia. Il dato più curioso riguarda l’export alimentare in Cina. Esso ha raggiunto i 71 milioni, con un +86% sullo stesso periodo 2009 che fa bene sperare sull’apertura in prospettiva di questo mercato di enormi potenzialità.

CEDONO LEGGERMENTE LE VENDITE ALIMENTARI NEI PRIMI OTTO MESI DELL’ANNO
Nei primi otto mesi del 2010, le vendite alimentari complessive sul mercato interno hanno mostrato un lieve assestamento (-0,5%) rispetto allo stesso periodo del 2009. Considerando che la variazione è calcolata su valori correnti, ne esce una ulteriore e più marcata erosione in quantità, dopo le flessioni evidenziate nel biennio precedente. Non a caso, le rilevazioni Ismea-AC Nielsen sugli acquisti specifici delle famiglie, aggiornate a gennaio-agosto, indicano cali delle vendite alimentari, rispetto ai primi otto mesi del 2009, del -0,3% in quantità e del -1,7% in valuta. Sono dati che confermano purtroppo la “pesantezza” di fondo del mercato, legata in gran parte alle tendenze “low cost” della spesa degli italiani.
Dunque, il ritrovato passo espansivo della produzione made in Italy appare sempre più connesso al buon andamento dell’export: un elemento senza dubbio stimolante, che testimonia il prestigio e la competitività dei nostri prodotti alimentari sui mercati internazionali, ma che evidenzia altresì fattori di squilibrio e debolezza nell’attuale congiuntura.