CIBUS BRASIL

 

Intervento Dr. Demetrio CORNO - Vice Presidente FEDERALIMENTARE - in occasione del Cibus Brasil (20/24 novembre 2002)


Gentili Signore, Signori, Autorità, Colleghi ed Amici,

nella mia posizione di Vicepresidente della Federalimentare, Vi porto il caldo saluto degli industriali del settore agroalimentare italiano!

Devo innanzitutto complimentarmi per come la “Fiere di Parma”, della quale siamo partner in Cibus, abbia organizzato questa iniziativa di promozione del prodotto italiano: merito dell’accanimento con il quale il Cibus ha creduto, e crede, nella potenzialità di questo favoloso quanto imprevedibile Paese.

Conosco il Brasile da più di 40 anni, conosco i suoi primi tentativi nel campo industriale del nostro settore, ma tornerò più tardi, “fuori sacco”, su questo aspetto: vorrei ora darVi qualche flash sui compiti ed obiettivi di Federalimentare.

Federalimentare rappresenta e coordina 18 Associazioni di categoria: dal lattiero-caseario, al vino, all’olio, alle bevande, dalle conserve - animali o vegetali - ai dolciari, dal riso alla pasta, dai prodotti trasformati refrigerati ai surgelati e quant’altro si possa trasformare in un prodotto alimentare finito o di prima trasformazione.

Il suo impegno è diretto ad attuare azioni coerenti con la competitività e sviluppo dell’industria agroalimentare ma, particolarmente a:

1. Sostenere e consolidare la qualità e la sicurezza del prodotto alimentare industriale;

2. Promuovere condizioni che rafforzino la capacità delle imprese alimentari di competere sul mercato interno ed internazionale mediante rapporti con il mondo agricolo, con il sistema distributivo, con tutti gli organismi di Bruxelles, con tutti gli organismi internazionali quali il W.T.O. o il Codex Alimentarius e la C.I.I.A. in modo da garantire all’industria alimentare italiana un quadro d’azione equilibrato e competitivo;

3. Stimolare una politica della ricerca ed innovazione tecnologica per assicurare una giusta politica della nutrizione;

4. Rafforzare la proiezione internazionale delle imprese valorizzando il “food and drink” italiano nelle meritate posizioni di portabandiera di un’industria avanzata “Made in Italy” al pari di altri settori, come la moda, anche con una politica di promozione delle esportazioni e della visibilità del sistema alimentare con delle concrete proposte utilizzando anche l’organizzazione di Cibus.


Fatta questa premessa, vorrei darVi qualche dato:

  • L’industria alimentare europea rappresenta il 15% dell’intera produzione continentale e costituisce il primo settore industriale della Comunità, con un fatturato di 650 miliardi di Euro ed oltre 2,5 milioni di dipendenti; con questo supera largamente l’industria degli Stati Uniti ed è la prima industria alimentare del mondo.
  • L’industria alimentare italiana rappresenta il secondo settore industriale italiano, dopo il metalmeccanico. Esprime 90 miliardi di Euro di fatturato, più 13 miliardi di Euro in export, 7.000 aziende, medie e grandi, per 270.000 dipendenti ed un corollario di 30.000 aziende piccole ed artigianali con una occupazione globale di circa 400.000 addetti.
    Dal ’95 al 2001, la produzione nazionale dell’industria alimentare italiana è cresciuta del 16% ( l’industria italiana, nel suo complesso, è cresciuta del 7%)

SICUREZZA E QUALITA’ – KNOW-HOW
Su questi temi l’industria alimentare italiana è sempre stata in “pole position” a garanzia del consumatore, a tutela della propria immagine, in Italia e nel mondo, poiché abbiamo sempre considerato la sicurezza del cibo parte intrinseca della sua qualità.

A questa posizione ultimamente si sta aggiungendo anche la “rintracciabilità” che, al flusso degli alimenti lungo la filiera produttiva, affianca anche il flusso di informazioni su tutti i passaggi compiuti dall’alimento ed i soggetti coinvolti nella sua preparazione.

Non devo spendere molte parole inoltre per segnalare la vastissima esperienza che l’Italia può offrire nel settore della trasformazione alimentare, oltre al livello di qualità molto elevato, una grande potenzialità di know-how in tutti i settori dell’agro-alimentare.

COMMERCIO CON L’ESTERO
L’industria italiana, nel 2001, ha raggiunto, sui mercati esteri, 13 miliardi di Euro di ricavi totali (+ 7%) e rappresenta il 14% del mercato globale del settore. Non siamo contenti di questa posizione, che consideriamo inferiore alla potenzialità del settore ed alla sua grande immagine internazionale. La Comunità esprime una quota del 17% del proprio fatturato. E ancora: il 65% della nostra esportazione è realizzata nella Comunità stessa. Da qui la necessità di trovare nuovi sbocchi al di fuori di questi confini. Importante ci sembra l’andamento delle esportazioni verso il Giappone.

L’import 2001 ha raggiunto circa 11,5 miliardi di Euro e quindi un saldo attivo di 1,5 miliardi di Euro. Il 2002 segna un miglioramento di tale saldo.

Le realtà economiche, italiana e brasiliana, due interfacce che offrono ottime possibilità di crescente integrazione.

Tuttavia l’evoluzione commerciale più recente fra i due Paesi appare in flessione e non del tutto soddisfacente.

Le scarse esportazioni italiane del settore agro-alimentare sono più che dimezzate negli ultimi anni ed il Brasile è scivolato dal 13° al 19° posto dell’export agroalimentare italiano, con una quota pari appena allo 0,3%.
Molto più solida, ma senza spunti espansivi, la situazione dell’import agro-alimentare dal Brasile che rappresenta, con il 2,5% del totale, l’11° fornitore dell’Italia.

A correggere quanto sopra bisogna segnalare che le iniziative di grandi complessi come Parmalat, Cirio, Barilla e, se volete, Findim, ci pongono in un’ottica più positiva nel giudicare la “presenza dell’Italia” in Brasile.

Premesso quanto sopra, e visto la situazione non “adeguata” dei nostri rapporti con il Brasile, ci dobbiamo chiedere, come industriali, se non stiamo sottovalutando il Brasile; Noi, titolari di una delle più attrezzate industrie agro-alimentari dell’Europa, titolari di un know-how invidiato ed imitato in tutto il mondo, possiamo non accettare ed ignorare la provocazione che ci pone questo Cibus San Paolo?

Il Brasile è in grande crescita e, presto o tardi, con questa realtà ci dovremo confrontare.

Qui vivono 150 milioni di persone, che sono in continua evoluzione, aperti alle novità del mercato alimentare mondiale; 35 milioni di oriundi italiani, con cultura italiana e gusto italiano.

E’ vero che in questo particolare momento forse non è facile fare una semplice operazione commerciale se non per prodotti specifici quali la pasta ed il vino, ma, in un mondo che si sta’ evolvendo e globalizzando velocemente, ci corre l’obbligo di “alzare il volume delle nostre antenne” per capire meglio i messaggi che questo Paese ci manda - se è vero, come è vero, che si colloca al 10° posto dell’economia mondiale.

E’ vero che il Sud America soffre di crisi cicliche ma, particolarmente per il Brasile, io le considero “sofferenti passaggi di crescita” e comunque indubbiamente deve essere considerato il Paese più industrializzato del Centro Sud America.

Ma guardiamoci in giro, guardate San Paolo dall’alto dei suoi grattacieli: potete immaginare che questo Brasile, a medio – lungo andare ed oggi, non possa essere considerato, una priorità vera dell’industria italiana?
E ancora: il nuovo assetto politico, temuto in un primo tempo, non ha creato allarmi particolari negli ambienti economici.

Il nostro mondo industriale è molto variegato; il medio ed il piccolo imprenditore hanno le loro esigenze, i loro obiettivi, certo distinti da quelli delle grandi imprese, ma non possiamo lasciare questo Paese senza aver proposto un passo avanti, almeno a livello di verifica. Propongo di istituire, da oggi, un “tavolo Federalimentare” (A.B.I.A.) che consenta ai due Gruppi industriali di mettere sullo stesso tavolo, in modo trasparente, le esigenze e le aspettative di ciascuna parte.

Sicuramente scopriremo delle sinergie che consentiranno di porre i nostri rapporti su un piano più in linea con la giusta posizione che un mondo moderno vorrebbe da noi.

Grazie !

P.S.: A seguito della proposta suesposta si è ritenuto possibile un primo incontro fra i due Gruppi entro la primavera 2003.

Nel frattempo si è ritenuto utile porre nel sito i seguenti documenti che riteniamo possano servire per stimolare l’interesse degli imprenditori del settore:

  1. Indicazioni sintetiche generali sul Brasile
  2. I.C.E.: Presentazione del mercato Brasiliano dei prodotti alimentari;
  3. SIMEST in Brasile;
  4. Camera di Commercio Italo-Brasiliana: Opportunità in Brasile per i prodotti italiani del settore agroalimentare;
  5. A.B.I.A.: Perspectivas para a industria da alimentaçao no Brasil

Per informazioni: Dr. Luigi Pelliccia - FEDERALIMENTARE - Tel. 065903472
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